Scoprire Genova - Appartamento in Affitto

Il diario di Walter

parte 3


25 Giugno 97

Bene, riprendo a scrivere dopo parecchi giorni di latitanza, giorni nei quali, peraltro, non è successo assolutamente nulla di particolarmente importante.
Un paio di giorni fà, qui’ è arrivata un coppia di italiani: lui, attorno ai 45, giornalista sportivo in TV privata di Bologna, la moglie più o meno la stessa età. È venuto a chiamarmi Bruno, uno dei fratelli adulti, quello che fa l’autista, dicendo che avevano una coppia di italiani che non parlavano inglese, invece, qualcosa (moolto poco) lui lo parla, lei invece quasi nulla. Comunque ho fatto volentieri da interprete, cosi’ si sono stabiliti qui’ (avevano in mente di andare in un’altra isola, consigliati dal solito libretto), solo che il giorno in cui sono arrivati (vengono da 3 settimane in Sud Africa) erano stravolti e se ne sono andati a dormire tutto il pomeriggio. Ieri, poi, sono andati in cerca di una barca per andare nell’isola dove c’è il resort consigliato, ma non sono riusciti a trovare nessuno: in quell’isola non ci sono altri abitanti al di fuori del resort, ed i collegamenti sono assicurati dal gestore che viene qui’ 2 volte a settimana a fare rifornimenti, e che torna a casa in giornata dopo la spesa: la cosa, vista da questa parte, è un barca che va li’, e torna qui’ dopo 2 giorni.
Comunque sia, stamattina la loro prima disavventura: i 2 avevano messo, per la notte, le scarpe sul patio al di fuori del bungalow, e stamattina la sorpresa: le scarpe non c’erano più. Una di lei era in mezzo al prato, tutta masticata, una sua di lui ancora li’ dove l’aveva messa, delle altre 2 scarpe non si sa nulla. Sembra che il misfatto sia stato commesso da uno dei 2 cani del tedesco degli sport acquatici li’ a fianco.. qui’ i cani devono procurarsi il cibo da soli, e quello, per la prima volta in vita sua, ha avuto il modo di affondare i denti su della vera pelle e vero cuoio. Qualcuno dei presenti ha detto che quel cane andava ammazzato subito, io però ho osservato che, piuttosto che ucciderlo, meglio sarebbe dargli da mangiare, cosicché, in effetti, ho salvato la pelle alla povera bestia (ma se si azzarda ad assaggiare qualche altra scarpa, sono certo che non durerà poi molto).
Ed ora le news. In questo periodo, dopo il matrimonio dell’americano, Telnisi non si era fatto vivo, l’avevo incontrato solo un sera, al distributore di benzina, ma avevo da fare e l’ho solo salutato; anzi ero indeciso se andarlo a cercare o meno.
Stamane, mentre tornavo a piedi dalla città, lui in macchina mi ha superato e si è fermato a chiacchierare un poco, poi mi ha portato a casa sua, ove abita, nel villaggio vicino, per vedere la casa e prendere un caffè, quindi a vedere un altro paio di case sue in città, poi un pò in giro per l’isola, a vedere un pò di posti, sia di interesse turistico, sia altri per la sua costruenda guest house: qualche sito l’ho scartato, altri glieli ho dati validi, tra questi ce n’è uno delizioso, a sud della città, in mezzo ad un’insenatura sabbiosa, stile "Laguna Blu", poco reef, li’ vicino c’è pure un pezzetto con acque profonde e pesci (si vedevano saltare fuori dall’acqua), che si potrebbero forse pescare anche da riva.
Ne ho approfittato per qualche altro consiglio: poiché ha un paio di cavalli (che nessuno dei turisti prende mai in affitto, perché non esistono selle e bisogna cavalcarli a pelo), gli ho consigliato di chiedere a qualche americano di informarsi negli stores di surplus, per acquistare delle selle dei vecchi reparti di cavalleria, dovrebbero essercene ancora, e non dovrebbero costare molto, per cui, importare 3 o 4 selle dovrebbe permettergli poi di noleggiare i cavalli sellati almeno a 15$ al giorno (da noi vogliono 15.000 all’ora, se basta) ed il business dovrebbe essere valido, con pochissimo da investire, se poi non tirasse, i cavalli può sempre mangiarli, esattamente come fà ora, e la spesa delle selle, comunque dovrebbe recuperarla. Gli ho piazzato anche qualche altra perla, quando ha parlato di un ristorante, l’ho sconsigliato: qui’ i tongani NON vanno a mangiare fuori, e di turisti, per il ristorante, ce n’è troppo pochi per garantire un ritorno dell’investimento; rompere un poco a quelli del Visitors Bureau a Nuku’alofa perché pubblichino anche qualche depliant sulle Ha’apai, che attualmente sono quasi ignorate.
Poi ho affrontato il MIO discorso "Scuola di Computer", chiedendo consigli.. Si e addirittura entusiasmato alla cosa, ha detto che già questo venerdì, in occasione del suo viaggio mensile a Nuku’alofa, ne parlerà direttamente al re, e che se quello darà la cosa per fattibile, non c’è barba di funzionario che possa permettersi di dire di no, saprò qualcosa (se non si tratta di palle) la settimana prossima.
Mi ha chiesto quanto avrei fatto pagare gli studenti, ed anche per questo, ho chiesto consigli: lui ha detto che il corso base, di una ventina/trentina di ore, dovrebbe costare attorno ad 1$ l’ora per ogni studente (cosi’ si perde, lungo la strada, tutta la fuffa), inoltre, nel corso base non è richiesto l’uso del computer, basta fargli vedere il portatile una volta. Quelli che poi sono interessati e vogliono continuare, ho pensato, li divido in gruppetti di 4 persone, ognuno paga 7/8$ l’ora, ed a quelli, metto a disposizione il portatile.  Per i primi tempi, in attesa di vedere se l’idea attira gente o no, avrei in uso un capannone, poi, se c’è gente, potrei andare in una delle classi delle scuole primarie: i corsi sarebbero serali.
Altra cosa, che potrei fare, è un appello elettronico, in New Zealand, per hardware obsoleto o dismesso, da mandare "as gift" a quel povero cristo che stà facendo il volontario per addestrare tongani all’uso di computer, sono certo che 5 o 6 macchine complete e funzionanti riuscirei a metterle assieme, magari anche di più.. in tal caso, sposterei l scuola da qulche altra parte, seralmente terrei i corsi (come alibi), e giornalmente affitterei "ore di computer".
Ho visto, la settimana scorsa, come hanno reagito i ragazzi qui’ del Niu Akalo, dopo che ho installato una decina di giochini: Commander Keen e simili, più Doom, Heretic e qualcos’altro. Il risultato:
peggio che una droga, impossibile staccarli, uno gioca e gli altri come ipnotizzati dietro a guardare, tant’è che, vista la loro reazione, ho deciso di cancellare dal portattile tutti i giochi, altrimenti me li trovavo qui’ sempre.. Se l’effetto di un computer game è questo, sono certo di poter affittare i computers (della scuola)n per 5/6$ l’ora a chiunque, basta fargli trovare installato un giochino qualsiasi, e di quelli, ne ho una mezza tonnellata, nei CD-ROM.
Quindi, se Telanisi riesce a spuntarla col re (ma non ho dubbi al riguardo), ecco il progetto: aprire subito un corso serale a basso costo, 2 o 3 sere a settimana. Contemporaneamente, cercare in NZ hardware obsoleto, ma funzionante, da farmi regalare e qualcuno degli spedizionieri NZ che accetti di infilarli in un container non pieno diretto a Tonga (gratis, s’intende). Per la bisogna posso, attraverso qualche turista NZ, cercare di farmi contattare da qualche sysop Fido pescato sulla nodelist, per postare un paio di messaggi per stimolare entrambe le cose, magari anche su qualche forum internet. Poi, se c’è interesse a sufficienza nei corsi, spostarmi in una delle classi delle scuole governative. Se e quando, poi, saranno arrivate almeno un paio di macchine, aprire i corsi di specializzazione (a tariffe più remunerative), se è il caso, poi, cercare un sito ove installare tale hardware, e spostare li’ la scuola.
Di giorno, le macchine della scuola, potrebbero essere affittate sia a chi ne abbia bisogno, sia come "Video games" (e questo sarebbe in effetti il business reale). Ovviamente, uno o due studenti più validi, potrebbero godere di una "borsa di studio" (in ore macchina), per impratichirsi, o magari per affrontare la programmazione, servirebbe anche quello come alibi, unici costi da sostenere sarebbero quelli di impianto (riattare o ripulire i locali, qualche tavolo e sedie, sistemare l’impianto elettrico) e per la gestione, di fatto, solo  l’affitto locali e l’energia elettrica. Ma comunque sia, tutto potrebbe avere costi bassi, visto che si tratterebbe di un’opera educativa fatta sulla base del volontariato :-).
Alla fin fine, se tutto va, in qualche modo, più o meno in quella direzione, avrei un’attività esentasse e meritevole di benemerenze sociali (si tratterebbe ufficialmente di volontariato) che potrebbe fruttare più di qualche soldino, il visto di soggiorno ed i mezzi per vivere cosi’ assicurati. Il tutto con il patrocinio e l’assenso della real casa, e se qualcuno dice qualcosa circa la "sala giochi", ho già la scusa: devo pur procurarmi i $$ per vivere e mantenere la scuola che a quel punto DOVRÀ essere (con il ricavo dei corsi) in pareggio di bilancio, o magari anche in rosso; anzi, non escludo, se dovesse esserci esuberanza, di vendere tra qualche tempo, qualcuna delle macchine della scuola, magari un 286 per 500$ o giù di li, poi, si sa mai, qualche consulenza ogni tanto, qualche alimentatore o disco di ricambio.
Altra cosa di stamattina, Telanisi, parlando del più e del meno, mi ha chiesto se fossi già stato in giro per le isole, gli ho detto che per il momento ancora no, ma che avevo in mente di trovare qualcuno per il tour, ma che necessariamente bisogna aspettare di avere altra gente interessata. Lui mi ha proposto di aggregarmi ad un missionario itinerante, che una volta al mese, fa in barca il giro delle isole esterne, ne visita 7 e stà in giro esattamente una settimana. Ci penserà Telanisi a chiedere al missionario di portarmi con se, in tal caso avrei il viaggio gratis o quasi, ed in quanto alle sistemazioni per dormire e mangiare, voglio proprio vedere CHI mi farà pagare se arrivo in compagnia del loro parroco, comunque sia, anche se dovrò pagare, sono certo che si tratterà di minuzie.
 

13 Luglio 97

Un sacco di giorni senza riportare news, uniche cose da rimarcare per questo periodo: il 30 giugno ho chiesto l’estensione temporanea della patente di guida, hanno voluto vedere la patente e 10$ di tassa governativa, ora posso guidare automobili e furgoni.
Festeggiati ieri i 51 anni di vita, qui’ c’è pure una coppia di americani, padre e figlio, il padre è qualcosa come provveditore agli studi nel Wisconsin, il figlio è nei Peace Corps, e fa l’insegnante a Savai, nelle W. Samoa. Nota di colore, ieri, sia io che il figlio abbiamo festeggiato il compleanno, io i 51 e lui i 25.. solo "The Bests" festeggiano il 12 luglio :-). Ieri mattina qui’ si sono un pò preoccupati a causa delle varie chiamate che stavo improvvisamente ricevendo dall’Italia, poi ho spiegato il busillis e si sono acquietati, anzi hanno deciso di preparare, per festeggiare entrambi, uno "special food" per la sera: alle cose di tutti i giorni (gisà impossibili a terminare) hanno preparato un pesce, qualcosa di simile alla cernia, il nome inglese sembra essere "Coral Bracker", pesava attorno ai 25 chili, ovviamente, quello era la parte forte della cena, ma non mancano le delicatezze, quali il pesce parrochetto crudo, marinato nella crema di cocco, un paio di aragoste ed altre cosucce sul genere (a cena, per tutta quella roba, eravamo in 5).
Stamane, fuori dalla chiesa, stavo parlando con Seletute, e ci ha arpionato una giapponese (che sono certo di aver conosciuto, ma non ricordo proprio quando e dove), cosicché Sela ed io abbiamo un invito a cena per domani sera a casa della giapponese, spero, onde evitare topiche, mi torni in mente dove l’ho già incontrata :-(.
Oggi, Bruno, il maggiore degli adottati da Seletute, ha portato i 2 americani alla fine di Foa (l’isola attaccata a Lifuka), e dato che non avevo nulla da fare, ci sono andato pure io, al ritorno Bruno ha finto di essere assonnato e mi ha dato il pullmino da guidare (sapeva della mia patente tongana e credo volesse controllare di persona la mia abilità alla guida); i primi momenti ho dovuto stare un pò sul chi vive: qui’ si viaggia sulla sinistra, il posto di guida è a destra e si cambia con la sinistra, precedenze e tutto il resto sono come da noi.. limiti di velocità 45 kmh nei villaggi e 50 fuori.
Per domani, qui’ al Niu ‘Akalo, aspettano un guest importante: il Ministro di Polizia (l’equivalente del nostro Ministro dell’Interno), per il fatto che è un ministro, dovrebbe trattarsi di un nobile, mi dicono che è mezzo tongano e mezzo palangi (la madre credo fosse europea), avrò cosi’ occasione di vedere come sono i "titolati" da queste parti.
Il tempo in questo periodo si è mantenuto sul bello stabile fin dai primi di giugno, e non è piovuto nemmeno nottetempo, questo ha portato al quasi esaurimento delle scorte d’acqua dolce nelle raintanks: da circa una settimana l’acqua dolce viene usata solo in cucina e poco più. Ce ne danno, chiedendola, in bottiglioni, e la usimo con molta parsimonia. Servizi igienici, doccia e quant’altro solo con acqua salata. Qui’, tra l’altro, siamo ancora ben messi, in quanto c’è a disposizione ancora un serbatoio di circa 25k litri, ma nel resto dell’isola, già da qualche tempo, le autorità devono intervenire per rifornire chi ne ha bisogno. Ha piovuto un poco soltanto Negli ultimi 3 giorni, ma non abbastanza; oggi e tornato il sereno cosicché il problema rimane. Nessuno, comunque, si lamenta dell’inconveniente.
Spesso ho parlato del cocco, ed approfitto per tenere una brevissima concione al riguardo.. Parlando col Sergio, ci si chiedeva se fruttificassero tutti nello stesso periodo o cosa, ebbene, ciascun albero continua a produrre nuove foglie, ed ogni 3 o 4 foglie butta fuori un grappolo con un centinaio di frutti del diametro di circa 1 cm l’uno. Crescendo, una parte cade senza essere cresciuta, ma alla fine da ogni grappolo pendono una dozzina abbondante di noci mature.  Sullo stesso albero si hanno contemporaneamente diversi grappoli a stadi diversi di maturazione: quasi sempre c’è un grappolo appena uscito, uno con noci da 7/8 cm, uno da 12/15, uno fa 25/30 cm, un’altro che comincia ad ingiallire ed uno con le noci già mature (esteriormente sembrano secche) e che cadono quando tira un po’ di vento, per cui, cosa importantissima (per i tongani è un comportamento istintivo), mai stare direttamente sotto ad una palma da cocco: una noce che ti cada in testa da una dozzina di metri di altezza può facilmente fracassarti il cranio e lasciarti stecchito.
Una precisazione per quelli che mangiano il "cocco bello, cocco fresco" venduto dai marocchini sulle spiaggie: in quel modo, si tratta di cibo per i porci. Il cocco può essere bevuto quando la noce ha raggiunto la dimensione finale, sui 30 cm, ma è ancora verde: bisogna arrampicarsi e tirarli giù, poi con il machete viene tagliata la parte inferiore e praticato un foro: all’interno c’è circa un litro d’acqua con un sapore abbastanza forte, è ottima da bere e piena di vitamine (per che ne apprezza il gusto), a volte c’è anche un leggero strato di polpa, ancora parecchio morbida, che viene mangiata. Se non colta verde, la noce diventa prima giallina, poi color bruno e l’esterno si secca, quindi cade. A quel punto viene normalmente raccolta in mucchi e lasciata seccare completamente. Quando ne hanno bisogno, le sbucciano aiutandosi con un palo di ferro piantato nel terreno, quindi spaccano la noce in 2 meta, contiene ancora dell’acqua che si può bere, anche se non è considerata buona e viene buttata, le due mezze noci, cosi’ come sono vengono date ai maiali che ne mangiano la polpa all’interno (quella che noi compriamo sulle spiaggie). Altrimenti estraggono la polpa, la fanno seccare e la vendono (secca si chiama copra) per farne olio e derivati.
Per usi personali, la polpa viene grattuggiata dall’interno delle  2 mezze noci, poi dalla polpa macinata, strizzando, estragono il latte che servirà come componente di base in un sacco di ricette, la polpa gratuggiata, dopo spremuta ed estratto il latte, va alle galline o ai maiali.
C’è un ultimo uso che si può fare della noce: quando cade la si lascia a terra, e quella, dopo un pò, butta radici e germoglio.  Quando il germoglio è sui 30/40 cm, si estirpa la noce, la si sbuccia, si apre in 2 ed all’interno, l’acqua e la polpa si sono amalgamate tra loro, riempiendo l’interno con una palla morbida leggermente spugnosa, che viene mangiata cosi’ com’è: è deliziosa.
Unico guaio è che in quel modo si può gustare solo fresca sul luogo:
già 24 ore dopo avere estirpata la noce, la polpa all’interno non è più buona.
 

16 Luglio 97

Nessuna cena a casa della giapponese: è venuta lei a cena qui’. Si tratta della giapponese che avevo incontrato a casa di Caroline, al Breeze Inn, a Nuku’alofa, quella che fa un pò da tour operator con il Giappone, e che mi aveva consigliato, a suo tempo, circa il problema di stabilirmi definitivamente, di contattare i Moelangi alla W. Samoa, in quanto li conosce bene e personalmente, ed il loro capofamiglia è uno dei capitribu’. Ho pure scoperto che la giapponese fa parte della famiglia allargata di Seletute: il marito (morto l’anno scorso) era un tongano imparentato in qualche modo con Seletute.
Il ministro che aspettavamo per lunedì, in effetti è venuto ieri, con un una decina tra assistenti e scorta di sicurezza.
Solitamente, dopo cena, noi si chiacchiera una mezz’ora e poi ognuno se ne và a dormire, ieri sera, avevamo appena finito di cenare, quando sono arrivati i primi tongani, tutta gente dell’entourage del ministro più un paio di prigionieri (galeotti che sarebbero stati utilizzati come assistenti per la kava), hanno sistemato un paio di stuoie a terra, si sono seduti, ed hanno cominciato i preparativi.
Nel frattempo è arrivato il secchio (un bidone di plastica per alimenti da 20 litri) pieno di kava già pronta, hanno sistemato la boule di legno ed un paio di coppette (gusci di noce di cocco, perfettamente ripuliti e lucidati), poi hanno filtrato la kava con una retina. Alla fine, c’erano una quindicina di tongani (tutti maschi, sembra che le donne non partecipino, anche se non è che sia vietato), seduti a terra in circolo, ed hanno cominciato il loro party.
Noi, 9 palangi, eravamo anche interessati a vedere che succedeva (tra i due gruppi, a meno di tre metri di distanza, nemmeno una parola: ciascuno ignorava l’altro gruppo, come se non esistesse proprio), per cui noi siamo andati avanti a chiacchierare per i fatti nostri e loro a bere e chiacchierare per i loro. Comunque, dopo un’oretta, (intanto era arrivato un secondo secchio di kava), il gruppo ha iniziato a cantare, in coro, qualcosa di molto cadenzato, che potrebbe stare benissimo come accompagnamento ad una danza di guerrieri, anche se, da qualche parola qui’ e là mi è sembrato che si trattasse di una canzone nostalgica che inneggia alle Ha’apai. Dopo la prima canzone abbiamo lasciato che andassero avanti per i fatti loro, e ce ne siamo andati tutti a letto, quelli (mi hanno detto oggi) hanno continuato a bere kava ed a cantare, seduti a terra sotto un portico, in riva all’oceano, fin dopo mezzanotte.
Oggi, ogni tanto, qualcuno dell’entourage veniva a chiedere qualcosa, ma comunque nessuno ci ha rivolto la parola, ne noi a loro. Stasera, verso le 6, ero da solo, nella hall, e stavo leggendo, quand’è venuto uno per telefonare, probabilmente pensava che non ci fosse nessuno, ed invece ha trovato me in un’angolo :-). Comunque nulla di più di un cortese saluto tra estranei, anche se, a quanto ne so, si tratta delle uniche parole che qualcuno del gruppo abbia scambiato con i palangi in questi giorni.
Qui’, pensavano che molto probabilmente il ministro si sarebbe fermato a cena, e la sua compagnia per un’altra serata di kava (tant’è che Talo mi aveva chiesto se fossi stato interessato, nel caso le cose andassero in quel modo, a partecipare alla bevuta; io per l’occasione, vestivo tongan style, un "must" in tali circostanze), invece, all’improvviso, poco dopo le 7 alcuni poliziotti della scorta hanno preso Sione (uno dei ragazzi della casa) e se lo sono portati via, sembrava quasi un’arresto. Il ministro non si è visto.
Dieci minuti fà (sono quasi le 11) Sione è tornato a casa, e si è scoperto il busillis: era sulla spiaggia, e stava tirando sabbia (dice lui, ma quando gliel’ho chiesto, sembra che ci fosse anche qualche conchiglia, e perché no anche qualche bel pezzo di corallo (=pietre)) contro il bungalow dov’era il ministro, tant’è che sono arrivati quelli della sicurezza e l’hanno blindato. Poi, al comando di polizia, quando l’hanno interrogato, ha detto che a tirare i sassi era un’altro ragazzo, uno con la maglietta rossa (lui l’aveva blu’), e per sua fortuna, un poliziotto locale, amico della famiglia e che lo conosce, che era di guardia sulla spiaggia, ad un centinaio di metri di distanza, gli ha fatto il grande piacere di mentire spudoratamente e di confermare la sua storia. Nel frattempo si era fatta notte, per cui l’hanno rilasciato e quello se n’è tornato a casa: domani o dopo spero di saperne di più sulla vicenda.

17 Luglio 97

Oggi si prevedeva, per stasera, un’altro kava party, per cui mi sono presentato a cena in abiti tongani. Mentre noi si cenava soto al portico, nella sala accanto c’è stata una riunione di vari funzionari. Avevo lasciato detto a Talo che, se fosse stato possibile, avrei partecipato volentieri ad un giro di kava, per cui non sono stato molto sorpreso quando, verso le nove, è venuto a chiamarmi.
Li’, sotto al portico in fronte all’oceano, seduti per terra su delle stuoie, c’era tutta la compagnia: il maestro della kava (un prigioniero), ed alla sua sinistra nell’ordine: un altro prigioniero che gli faceva da assistente, un paio di tongani che suppongo essere poliziotti, ma già attempati, quindi uno sulla trentina che ho poi scoperto essere qualcosa a metà tra il segretario e la guardia del corpo del ministro; sulla destra tre tizi sui 25/30 anni, suppongo della sicurezza, quindi un’ispettore di Nuku’alofa (credo sia il capo degli ispettori) ed il capo della polizia delle Ha’apai. pure lui ispettore (qui’ un’ispetore ricopre un incarico come l’assieme trà un nostro questore ed un pubblico ministero)
Al mio arrivo ho salutato (in tongano) e mi sono presentato: per loro è stata una mezza sorpresa (normalmente, chi arriva ad un kava party non si presenta: si siede e partecipa), ma a partire da quello di Nuku’alofa, quelli importanti si sono presentati da sè, gli altri sono stati presentati dal capo.
Avevano lasciato posto vicino a David (il segretario), per cui mi sono seduto li’, e dopo qualche parola di convenevole, mi hanno chiesto se avessi già bevuto kava altre volte: ho citato l’esperienza al Tongan National Center, per cui il maestro ha deciso che dovevo essere trattato come uno alla prima volta.
Hanno cominciato subito a rifornirmi, la cosa funziona cosi’: ci sono due tazze, una per la fila a destra e l’altra per quella a sinistra, (però i singoli partecipanti possono avere le loro tazze personali) nel mio caso hanno usato anche una terza tazza solo per me. Il maestro, usando una sua ciotola di lavoro, rimesta nella boule, quindi, sempre usando la sua come mestolo, versa una razione nella tazza che viene poi fatta passare di mano in mano fino all’utimo della fila che a quel punto beve e poi passa la tazza vuota all’assistente, che la fa riempire e quindi la fa passare fino al penultimo, e cosi’ via. Mentre una ciotola passa di mano in mano, e quello di turno beve, il maestro riempie e l’assistente fa passare quella dell’altra fila, quando tutti hanno bevuto, le tazze vengono posate e si resta a cantare o conversare una decina di minuti o finché qualcuno non fa nuovamente cenno o chiede al maestro, a quel punto incomincia un altro giro. Il maestro tiene d’occhio tutta la compagnia, e basta un inarcare delle sopraciglia, o un minimo cenno per fargli capire se ne vuoi di meno o di più, o se per quel giro decidi di saltare. Le ciotole non sono altro che dei mezzi gusci di noce di cocco, perfettamente ripuliti da ogni fibra legnosa, sia all’interno che all’esterno, fino ad avere uno spessore di circa 1 mm, di colore nero lucido.
Dopo tre tazze (a dire il vero si e trattato sempre di mezze tazze, ci ha pensato il maestro a riempire solo per metà la mia, mentre le altre le riempiva ben bene) mi sono accorto che io bevevo, e gli altri no, per cui ho chiesto a David come mai, e quello ha risposto che loro avevano già fatto diversi giri, e prima di continuare, dovevo mettermi alla pari. Comunque, dopo un po, hanno ripreso tutti a fare i giri regolari. Tra una tazza e l’altra, se c’è qualche cantante che faccia da capofila, si canta, altrimenti si parla un pò di tutto.  Non c’erano cantanti, cosi’ la serata è stata di conversazione: loro, per parecchie cose, parlavano tongano, per altre in inglese, cosi’ è stato facile capire quando la mia attenzione era richiesta da tutta la compagnia, e quando, invece, la conversazione era solo a due con David (il più vicino) o qualcun altro. Comunque anche i due ispettori, parlando del più e del meno, hanno fatto un sacco di domande.. (so riconoscere un’interrogatorio, anche se condotto in modo estremamente gentile ed amichevole).
Dopo una mezzora circa è arrivato il ministro: (lui si è seduto su una sedia), nessuna presentazione, David ha scambiato con lui quattro rapide parole, ed altrettanto ha fatto l’ispettore capo. Il ministro mi ha rivolto alcune domande, tutte del tipo a cui non puoi rispondere si o no, ma devi dare spiegazioni, era interessato sopratutto al fatto che mi fossi stanziato qui’, e non ho avuto problemi a dire che, a mio parere, a Nuku’alofa c’è troppo casino, troppa gente, e tutti che tendono proprio a raggiungere quel "progresso" dal quale io sono fuggito. Per le Vava’u, invece, sempre a mio parere, la gente ha lasciato le vecchie abitudini e la tradizione, e sono tutti a caccia del denaro portato dai boat-people. Ovvio, che il denaro in sè serve, ma c’è modo e modo per procacciarselo: mia opinione è stata che li’ lo facciano in modo troppo sfrontato. Inoltre, è vero che il "progresso" porta istruzione e beni di consumo su larga scala per tutti, ma porta anche inquinamento, immondizie, lassismo ed alla fine è facile che porti anche microcriminalità. È stato molto interessato (o almeno, cosi’ sembrava) alla mia "analisi sociale", ed alla fine, mi ha chiesto come facevo a sapere che il cosidetto progresso, i beni di consumo e la civiltà portano all’inquinamento ed alle immondizie, gli ho risposto chiaro e tondo "We did", e sembra questa semplice affermazione l’abbia decisamente colpito.
Comunque il colloquio col ministro è durato una quindicina di minuti (il giro della kava, per gli altri, nel frattempo era stato sospeso), poi ha ringraziato e salutato e se n’è andato (suppongo a dormire).  La conversazione generale è quindi ripresa, e la kava ha ricominciato a girare, per tutti tranne che per il maestro (ne beveva una mezza tazza ogni tanto) e per il prigioniero suo assistente (quest’ultimo ha approfittato abbondantemente solo verso la fine del secondo secchio, finché non si è preso una pedata di sottobanco dal maestro, perché stava esagerando). Comunque sia, la serata è andata avanti, bevendo, conversando e fumando, fin verso mezzanotte, quando, dopo finito il secondo secchio, ce ne siamo andati tutti a nanna (io stò scrivendo).  Il maestro mi ha avvisato che, è possibile che la kava, bevuta come abbiamo fatto noi stasera, abbia effetto soporifero, e che domani mattina io non mi svegli molto presto (lui però non sa che ho spesso problemi d’insonnia, e che al mattino mi alzo alle 9 o anche alle 10, comunque vedremo domani.
Quando ci siamo salutati, mi hanno chiesto se, essendoci in futuro qualche altra occasione, sarei stato interessato a partecipare, ovvio che ho detto di si. Da come è andata tutta la serata, direi che avevano capito benissimo che sarei stato lieto di partecipare, e che il ministro abbia approfittato per sentire le opinioni di un palangi qualsiasi, il fatto poi che io fossi uno che stà qui’ a lungo, e che abbia scelto le Ha’apai, rispetto a quasi tutti gli altri palangi che se ne stanno a Nuku’alofa o alle Vava’u, molto probabilmente l’ha incuriosito un poco.
Per il colto e l’inclito: la kava è ottenuta triturando molto finemente le radici dell’albero del pepe, tagliate, scortecciate e lasciate poi seccare. Si mette tale "farina" nell’acqua (vendono i sacchetti già pronti, un sacchetto di circa 200 gr per 10 litri d’acqua). Si beve fresca, appena fatta, basta mescolare un paio di minuti, poi, a mestolate, viene estratta dal secchio e versata nella boule filtrandola attraverso un retino a maglia molto fine sarà poi servita dalla boule. Non è alcoolica, si dice che abbia un leggero effetto narcotico, non so se nel senso delle droghe o nel senso che fà dormire, comunque sia, fino ad ora nessun effetto, se non quello di dover svuotare la vescica (ma l’avrei dovuto fare anche dopo un paio di litri di birra, o di qualsiasi altro liquido). L’apparenza è di acqua leggermente fangosa, giallastra, Il gusto è amarognolo, verso la fine della tazza, quando arriva quel pò di polvere in sospensione, leggermente piccante, non è certamente quella che noi definiremmo una "squisitezza", comunque neanche male, anche se qualcuno l’ha definita "solo acqua sporca".
 

19 Luglio 97

Ieri, con la bassa marea, sono andato a recuperare la nassa: dopo una settimana ancora nessun cattura, per cui ho buttato il tutto nelle immondizie.
La kava dell’altra notte non ha avuto alcun effetto narcotico, anzi, ho continuato a rigirarmi nel letto fino quasi a mattina: ecco sfatata una leggenda.
Ieri sera si è ripresentata quasi tutta la compagnia: rispetto all’altra sera, qualcuno mancava ma c’era qualche faccia nuova, comunque, sostanzialmente tutto come l’altra volta. In più, c’era un tongano del Ministero della Pesca, che è qui’ come accompagnatore ufficiale di un cinese e della sua interprete. Avevamo fatto colazione assieme al mattino, poi loro se n’erano andati in giro per l’isola con un furgone per tutta la giornata, li ho ritrovati, tutti e tre, a cena assieme agli altri guests (un australiano con le due figlie, una sui 15 e l’altra sui 12 anni): il cinese, l’interprete ed il tongano hanno mangiato quasi nulla, l’australiano, le figlie ed io abbiamo spazzolato quasi tutto.
Dopo cena, al kava party (lo chiamano cosi’ per distinguerlo dalla "kava cerimony" che è molto più formale, ed è riservata alle grandi occasioni ufficiali, e che molto spesso prevede il numero chiuso dei partecipanti) eravamo in 13, compreso l’accompagnatore del cinese, più David che però ha continuato ad andare e venire tutta la serata.
Il kava party, in effetti, è solo un’occasione di socializzare e di passare la serata. Quando si conversa è molto simile a quanto succede agli ospiti del Costanzo Show, ognuno parla di qualcosa, anche se qui’ non c’è un argomento preferenziale, inoltre mancano del tutto pubblico e TV, mentre, in più, ogni tanto si beve una tazza di kava.
Altra ottima serata, ad un certo punto l’accompagnatore ha dato alla compagnia 10$ per la sua partecipazione, per cui, visto che era la seconda volta che partecipavo, ho dato 10$ pure io: un pò hanno obbiettato, che non erano necessari, poi un paio si sono alzati e se ne sono andati col camioncino, sono tornati dopo 10 minuti con altri 4 sacchetti di kava, buoni per altri 40 litri. Credo che, con quei 10$, mi sono comprato il capo della polizia delle Ha’apai: diverse volte, durante la serata, mi ha chiesto se c’era qualcosa che potesse fare per me, inoltre, ha chiesto se l’estensione del mio visto turistico fosse la prima o la seconda (a Nuku’alofa mi avevano detto che NON era possibile avere altre estensioni, ma evidentemente, qualcosa al riguardo è possibile).
Stamattina Seletute mi ha detto che erano rimasti colpiti dal fatto che ho messo qualche $ per l’acquisto della kava, e che erano tutti molto soddisfatti (il fatto che lo sappia Seletute, significa che probabilmente lo sà anche mezza isola, e che l’altra metà lo saprà prima di sera).
Comunque sia, ieri sera ci siamo scolati 3 secchi, ed oramai era mezzanotte e mezza, per cui mi hanno chiesto (erano avanzati 2 dei 4 sacchetti presi con i miei soldini)) se volevo andare avanti per un’altro secchio: ho detto che per me potevamo chiudere, e che quanto avanzato sarebbe andato benissimo per la prossima occasione, loro, stasera, visto che il ministro se n’è andato a Nuku’alofa per il weekend ma tornerà lunedì, terranno il kava party alla stazione di polizia in città, ma non ho intenzione di andarci), non credo mancheranno occasioni in futuro. Anche ieri il maestro mi ha tenuto a razioni ridotte, però già più abbondanti di quelle dell’altra sera.
Storia rimarchevole udita nella serata, raccontata dall’accompagnatore del cinese (in effetti, essendo nuovo della compagnia, ha tenuto banco con la conversazione per quasi tutta la serata): approfittando dell’occasione in cui io mi stiravo le ginocchia (non è facile restare 3 o 4 ore seduti a terra a gambe incrociate), ha raccontato l’episodio accaduto anni fà in occasione del compleanno dei 60 (o dei 70) del Re. Avevano preparato, su un’isolotto, una grande festa, in cui tutti i notabili se ne stavano seduti a gambe incrociate per terra su delle stuoie, con il Re al centro: gli addetti al servizio portavano quindi a ciascuno da mangiare e da bere; poi, dopo la mangiatoria di prammatica, sul prato antistante hanno sfilato vari gruppi, con danze, musiche, cori e via discorrendo, insomma, il meglio di una festa campestre, mentre tutti i notabili continuavano a starsene li’ seduti ad ammirare lo show. Tra i notabili, c’era pure l’ambasciatore inglese, ormai avanti con gli anni, che è rimasto per varie ore, seduto li’ impassibile, come tutti gli altri. Solo che, finita la festa, gli altri si sono alzati, mentre lui è rimasto li’ inchiodato: hanno dovuto in due prenderlo di peso, sollevarlo e portarlo da qualche altra parte, dove hanno provveduto, con opportuni stiramenti delle gambe e massaggi, a rimetterlo in qualche modo in piedi, anche se non in piena efficienza. Sembra che dopo tale disavventura, abbia partecipato anche a numerose altre feste tongane, solo che oramai sapeva cosa aspettarsi, e non ha atteso di restare inchiodato prima di muoversi e sgranchirsi un poco. Quando è stato sostituito, come ambasciatore, ha abbandonato la carriera diplomatica, si è costruito una villa sulla laguna di Tongatapu e li’ ha vissuto finchè, dopo qualche anno, non è morto.
Altra cosa interesssante: ad un certo punto, rammentandogli il suo incarico di funzionario del Ministero della Pesca, gli ho chiesto, tra il serio ed il faceto, come mai, quando io vado a pescare, non prendo mai nulla: non l’avessi mai detto, la reazione degli astanti è stata un’esplosione di risate, la migliori della serata.. lui se l’è cavata molto brillantemente, dicendo che il pesce, perché venga, bisogna chiamarlo, un pò come si deve fare con una bella ragazza, e che, probabilmente, io devo ancora imparare come si deve fare (con il pesce).
Il prigioniero assistente era lo stesso di ieri, e, dato che era a volte troppo insistente a chiedere kava fuori turno, ad un certo punto il maestro gli ha dato un colpo che gli ha fatto volare la tazza in mezzo al prato, mi dà l’impressione che, se continua cosi’, prima o poi avremo un nuovo aiutante per il maestro. Un ultima nota: la prima volta che ho assaggiato la kava, al Tongan National Center, mi era sembrata solo acqua fangosa, l’altra sera andava già meglio, ieri sera l’ho trovata gradevole.
I guests, in questo periodo sono piuttosto insipidi, oggi, ad esempio, sono arrivate 2 tizie australiane (sembrano madre e figlia) che hanno chiesto espressamente che la loro acqua venisse bollita: credo che abbiano letto troppi racconti di avventure prima di venire qui’.

22 Luglio 97

Ieri si è fatto vivo Telanisi, mi ha procurato un’appuntamento con la direttrice del St Joseph College, l’unica scuola superiore di Pangai.  Risultato del colloquio: lei provvederà a recuperare un computer che attualmente è da qualche parte a Nuku’alofa (fermo perché nessuno sa usarlo), con quello comincerò le lezioni. Inizialmente terrò lezioni serali aperte a tutti (pagheranno 1$ l’ora), in seguito probabilmente terrò anche un corso agli studenti dell’ultimo anno (compenso da stabilire, ma forse la direttrice riuscirà a farmi entrare nel programma ufficiale di aiuti da parte dei volontari, in tal caso sarà il governo tongano a pagarmi un regolare stipendio, eguale a quello degli altri volontari). Ovvio che in tal caso il visto di un paio d’anni è assicurato. Contemporaneamente dovrò darmi da fare per recuperare in New Zealand qualche PC di quelli che le aziende oramai non usano più, perché obsoleti, qualche 286 o 386, magari, se sono fortunato, un 486, andrebbe molto bene anche una stampante, non pretendo una laser, ma una inkjet, o male che vada una ad aghi dovrei recuperarla.
Per contattare i possibili donatori, ho a disposizione 3 strade:
1) L’Hight Commissioner (=Ambasciatore) neozelandese a Nuku’alofa
2) Contattare qualche Sysop Fido in NZ (attraverso qualche guest che passa par di quà), e far mettere un appello in qualche echoarea.
3) Fare un appello attraverso Internet, per la spedizione di quanto eventualmente dovesse arrivare, spero che nella mailing list della CARGOL ci sia anche qualche spedizioniere NZ di buon cuore, magari uno che già per altri motivi spedisce carichi alle Tonga.

Ieri sera altro kava party, solo che stavolta è stato differente:
era una serata musicale. Sono arrivati, verso le 8, in una decina, con due chitarre ed un ukulele, hanno preparato la kava e poi si sono messi a cantare, tutte canzoni tongane. La kava gira solo nelle pause tra una canzone e l’altra. Dopo un pò, ha cominciato ad arrivare altra gente, qualcuno se ne andava ed altri arrivavano. In tutto, stasera, avranno partecipato circa 40 persone, mai però più di una quindicina nel circolo. I nuovi arrivati spesso portavano chi uno, chi due sacchetti di kava, altri portavano sigarette per la compagnia, si sedevano e prendevano a cantare con il coro, dopo un pò qualcuno se ne andava ed altri arrivavano, cosi’ i nuovi ne prendevano il posto. Gli altri palangi (2 inglesi e 4 australiani) si sono messi sulle sdraio, sul prato antistante, ad ascoltare. Non ho contato i secchi, ma credo che siano stati 7 od 8, comunque, visto il ritmo, sasera ho saltato diversi turni, finchè abbiamo chiuso la serata dopo la una e mezza.
Mi hanno detto che, ieri sera, c’erno parecchi prigionieri: qui’, quando mettono qualcuno in galera in effetti lo mandano ai lavori forzati, si tratta di piantagioni governative, i prigionieri devono lavorare, gli danno da mangiare e da bere e li fanno dormire al coperto, in baracche/dormitorio in comune. il recinto di filo spinato della locale prigione è alto circa 120 cm, il cancello ancora più basso, però non ci sono evasioni: dove diavolo potrebbe andarsene un evaso, in un’isola lunga 8 km e larga poco più di 1, certo, potrebbe starsene nascosto nel bosco, ma tant’è che resti in prigione, almeno dorme al coperto ed ha da mangiare, e non è che la "libertà" di uno sbandato nel bosco, ricercato, sia poi una cosi’ grande conquista.. I prigionieri vengon però usati anche per altre cose, ad esempio, il cameriere del ministro è un prigioniero, rispetto ad altri e ben vestito, mangia di lusso, e tutto considerato fa una vita forse migliore come carcerato di quanto la facesse da libero, sicuramente migliore comunque di parecchi commoner liberi.
E stata una serata decisamente piacevole: nella prima ora si è suonato e cantato, poi hanno messo da parte gli strumenti ed hanno continuato senza bisogno di accompagnamento. Lo stile adottato nella serata, visto che c’erano un paio di prigionieri che cantano abbastanza bene, è stato quasi sempre: per ogni strofa c’è un attacco di 2 o 3 voci soliste che cantano in falsetto un paio di versi, poi il coro, con voci da basso, riprende e canta tutta la strofa. Sarebbe stato molto interessante avere a disposizione qualche buon microfono ed un registratore.. peccato.
Mi hanno detto che quello del pesce dell’altra sera è direttore generale, al Ministero della Pesca, e, che prima di assumere quell’incarico, è stato ambasciatore a Londra per diversi anni; ha viaggiato parecchio, è stato pure in Italia (credo in ferie in Calabria), suo fratello (ora morto) è stato il Ministro di Polizia prima di quello attuale. Sembra si sia anche complimentato con il resto del gruppo, per l’ottima scelta fatta nel far entrare il palangi (io) nel giro, dev’essere stato lui a spargere la voce che avevo contribuito anch’io per la kava.
Non so se qui’ ci sono più personalità importanti che gente comune (un pò come nel nostro esercito, ove ci sono più alti ufficiali e generali che soldati semplici), oppure se sono capitato in un qualche giro particolare, comunque sia, mi stanno capitando un sacco di personalità tongane. Telanisi ha detto che vuole presentarmi al Re, quando verrà qui’ per lo Show, attorno al 20 di agosto (o settembre, non si sa bene, qualcuno dice agosto, altri settembre).
I poliziotti, stasera, erano parecchio eccitati: qui’ a Pangai è stato commesso un crimine! Un coltivatore è andato a lamentarsi che qualcuno gli ha fregato un pò di yam dal campo. Adesso ci sono due detectives anziani ad investigare sulla faccenda. Il capo della polizia ha detto (a metà tra il serio e lo scherzo), che il secondo maggior sospettato è proprio uno dei due investigatori :-) (n.d.a.  L’altro investigatore ha l’alibi, era a Nuku’alofa col ministro).  Comunque sia, giusto per fare un confronto, e come se uno dei nostri contadini andasse dai CC a lamentarsi che qualcuno, nottetempo, è andato nel suo campo, si e raccolto e fregato un cesto di patate. In effetti è un pò strano, perché col sistema che hanno qui’, chiunque abbia necessità di roba da mangiare, non occorre che la freghi: basta che la chieda, e chiunque gliene darebbe molto volentieri.
Altra cosa da non credersi: ad un chilometro da Pangai (2500 abitanti), c’è il villaggio di Holopeka, (500 abitanti): fino alla fine degli anni 70 gli abitanti dei due paesi non si potevano proprio vedere, ed accadeva spesso che, a quei tempi, ci fossero delle zuffe colossali tra i due gruppi. Poi, su consiglio del Ministro di allora, i poliziotti hanno cominciato ad organizzare dei kava party, sia qui’ che là, portando ogni volta con se qualche abitante dell’altro paese, in tal modo i villici hanno cominciato prima a conoscersi tra loro e, dopo qualche anno, le zuffe e le liti sono cessate.
 

23 Luglio 97

Ieri sera, altra serata interessantissima. Innanzitutto, oggi il ministro se n’è ritornato a Nuku’alofa, quindi niente più kava party qui’ al Niu Akalo, però riprenderanno a farli in città, alla stazione di polizia o da qualche altra parte, in questi giorni li hanno fatti qui’ soltanto perché parechi dovevano stare qui’ di servizio. Ieri sera, serata d’addio per la compagnia, hanno chiamato 4 tizi che normalmente cantano in un kava club a Holopeka, non professionisti (non vengono pagati, il loro compenso, oltre al divertimento di passare la serata, stà nel fatto che non partecipano alla spesa per la kava). Questi però erano di livello decisamente ottimo. Dei quattro, 2 suonavano la chitarra un terzo l’ukulele, il quarto cantava e basta. Avevano un quadernaccio con almeno 200 pagine, su ciascuna c’erano i testi di una o più canzoni in repertorio (solo i testi, perché le musiche se le ricordano a memoria). Lo stile è stato molto diverso da quello dell’altra sera: attacco musicale, poi strofe cantate, interludio musicale e strofe finali. Tutte canzoni dolcissime, di stile polinesiano, ovviamente, oltre ai 4 cantanti, cantavano più o meno tutti quanti. Quello che mi meraviglia è che nessuna delle guide o dei depliants cita tali serate musicali, sono certo che un sacco di gente, se lo sapesse, parteciperebbe volentieri, anche pagando, anzi, volendo farne un business, si potrebbero organizzare addirittura dei concerti: la qualità c’è di sicuro.
Per gli interessati, un sacchetto di kava, buono per farne 10 litri di bevanda costa 3 $, è normale, come presentazione, mettere a disposizione della serata un paio di sacchetti. È buona norma usare abiti tongani, tant’è che ai prigionieri che sono venuti qui’, qualcuno deve aver prestato tu’penu, ta’ovala e kafa (si vedeva dalle misure dei tu’penu), anche se, in occasioni cosi’ informali viene accettato qualsiasi stile.
Il costume tradizionale tongano prevede: camicia con taschino, maniche corte o lunghe, non ha importanza, poi il tu’penu, una specie di gonna portafoglio, la parte doppia sul davanti, lunga fino a metà polpaccio, la ta’ovala, che può essere una stuoia oppure anche qualcosa di più raffinato (la mia è fatta con fibre di pandana lavorate all’uncinetto), la ta’ovala viene avvolta alla vita, fa un giro e mezzo, la parte doppia dietro, e viene tenuta in posizione dalla kafa, una corda fatta con fibre ricavate dalle noci di cocco ancora verdi, quelle da bere. Ai piedi, di prammatica i sandali, oppure scalzi. Per i colori, c’è ampia scelta, camicia e tu’penu possono essere di qualsiasi colore (entrambi però neri per le persone a lutto, e, visto l’intreccio delle famiglie estese, ognuno passa un buon terzo della vita vestendo il nero). La ta’ovala normale è di fibre chiare, giallino, quasi bianco, per quelli a lutto la ta’ovala può essere di colore rossastro, a volte rosso bruno, oppure anche chiara, spesso con inframezzati disegni e decorazioni in nero.  Ta’ovala e kafa, più sono usate e più acquistano di valore, spesso se le passano da una generazione all’altra. È possibile usare pantaloni lunghi al posto del tu’penu, ma comunque ta’ovala e kafa sono un "must", anche sui pantaloni.
Se poi fa freddo (per loro, 20 gradi è freddo), indossano maglioni, felpe e giacche a vento, anche pesanti, berretti di lana e cose simili, rarissimi i calzini, anche se spesso usano scarpe pesanti o scarponi.
 

26 Luglio 97

Oggi è tornato un po’ di sole, anche se non credo durerà molto: il cielo è comunque quasi completamente coperto. Erano oramai quattro giorni pioveva, non proprio ininterrottamente, e non una pioggia battente, comunque una bel po’ di pioggia. Se ne sentiva veramente il bisogno, erano più di 20 giorni che non pioveva, e prima ancora oltre un mese di siccità. Ora, qui’ hanno ripristinato l’acqua dolce, il che significa che anche le raintanks hanno accumulato una certa scorta. Con la pioggia tirava anche il vento da Sud-Ovest (la direzione normale qui’ è Nord-Est), un po’ più forte del normale, specie di notte, per cui, tra la pioggia sul tetto di lamiera, l vento sugli alberi e le ondate della risacca a non più di 7 metri (con l’alta marea) a volte era un po’ duro addormentarsi sonno. Anche la temperatura era calata, direi attorno ai 18 gradi, con pochissima differenza tra il giorno e la notte, anche perché, di giorno, il cielo era completamente coperto. Una consolazione: col freddo, i galli, che solitamente cantano a qualsiasi ora del giorno e della notte (e quando uno comincia, tutti gli altri nei dintorni non si negano certamente la soddisfazione di rispondere), dicevo, col freddo, se ne stanno parecchio più quieti. Anche mosche e zanzare, col freddo, sembrano sparite e non danno quasi nessun fastidio.
Per i galli, a dire il vero, è abbastanza facile addestrarli (almeno quelli vicini) a non rompere nottetempo: basta, a metà di un chicchirichi’, tirare un manciata di sassi o ghiaia in mezzo alle frasche dell’albero che gli fa da pollaio, si becca quasi sicuramente o lui, o qualche gallina, il risultato è lo stesso: una decina di secondi di starnazzare furioso, quindi il silenzio. Dopo quattro o cinque sassate per un paio di notti consecutive, e, o il gallo ha imparato a starsene quieto di notte (manco risponde più ai richiami degli altri), oppure semplicemente si cercano un’altro albero come pollaio, e,  se è ancora troppo vicino, un’altra sassata porta il messaggio a destinazione.
È curioso, comunque, vedere, di giorno, l’accostamento tra i palangi in calzoncini corti e maglietta, ed i tongani con giacche a vento pesanti e berretti di lana: per loro questo è pieno inverno, e (sempre per loro) fa parecchio freddo. Se ne fregano, invece, della pioggia, il bagnato non gli dà alcun fastidio. Anche quando devono entrare in mare per qualche motivo, semplicemente ci vanno, coi vestiti e tutto, e quando ne escono, non importa se sono bagnati fino alle ginocchia, alla cintola, o fino al collo: continuano a fare le loro cose come se fossero asciutti.
Quand’ero andato a mettere la nassa per pescare, mi ero ferito uno stinco su una testa di corallo, al momento nulla di più di un semplice graffio. Ho comunque curato la cosa col Gentalyn (pomata, antibiotico a largo spettro), anche se, dai risultati, sembra che lo spettro non sia poi cosi’ largo: in un paio di settimane la ferita si è infettata ed allargata, fino ad un diametro di circa 1 cm, anche la parte circostante è gonfia e tumefatta: la classica infezione da corallo. Ieri mi sono stufato della pomata, ho ripulito ben bene la ferita e l’ho medicata con l’Halòe (nome locale). Già stamattina la ferita ha un aspetto migliore: ha incominciato a fare la crosticina pulita, non quella infetta dei giorni scorsi, anche il fastidio ed il prurito sono cessati quasi del tutto. Continuerò il trattamento con l’erba degli stregoni (alla faccia del PP Bianki) per una settimana prima di decidere se è più o meno efficace dei favolosi prodotti della moderna farmacopea occidentale, anche se, già dopo una sola nottata, propendo per gli stregoni.
Halòe: si tratta di una pianta, cactacea, di origine messicana, largamente diffusa in tutto il mondo. Cresce anche da noi, anche se, a quanto ne so’, da noi è tenuta a soli scopi ornamentali. La pianta ha una forma simile a quella dell’agave, solo che parecchio più piccola, alta 20/30 cm, foglie lunghe altrettanto, morbide, senza spina in punta, larghe 2/3 cm, e spesse 0.5/1 cm, le foglie, lungo i bordi esterni, hanno un principio di spine morbide, ma si tratta solo di un principio; il colore è verde pisello chiaro con piccole macchioline quasi bianche allineate sulla lunghezza.
L’uso (solo esterno) è molto semplice: si taglia da una foglia un pezzetto di uno o 2 cm, lo si apre a metà lungo lo spessore (all’interno c’è solo succo, una specie di gelatina completamente trasparente), e si usa il succo spalmandolo direttamente con la foglia sulla ferita. Ha effetto disinfettante, astringente, leggermente anestetico (è fresca e toglie quasi subito il prurito). Dopo circa un quarto d’ora il succo si asciuga lasciando una sottilissima pellicola che ricopre la parte trattata, pellicola morbida e senza crosta, che però lascia respirare la ferita (non occorrono quindi cerotti e garze, a menoché ci sia qualcosa che tende a sfregare sulla parte trattata). Proprio perché il succo si essica in breve tempo,il pezzetto di foglia dev’essere fresco, appena tagliato. Mosche ed insetti, normalmente attirati da un principio d’infezione, vengono respinti (credo sia l’odore), e, cosa più importante di tutte, stimola notevolmente il processo di guarigione. Si fanno 2 o 3 applicazioni al giorno: la medicazione precedente viene lavata via con semplice acqua, quindi si asciuga e si fa un’ulteriore applicazione.  Fare attenzione: il succo, sui tessuti, lascia macchie giallastre molto difficili da togliere. Le caratteristiche medicamentose dell’halòe sono molto conosciute e largamente sfruttate (anche se non da noi <grin>, nda).
Le informazioni di cui sopra le ho avute, in parte dal folk locale, ed in parte da Robert, un medico neozelandese (anche se non medico praticante: lavora pure lui in un laboratorio di analisi). Per il nome botanico (mi era anche stato detto, ma non l’ho segnato) o ulteriori infos al riguardo, rivolgersi al già citato PP Bianki, in quel di Stradella City, contado dei Burgundi.
Già che c’ero, mi sono affidato alla medicina delle erbe anche per la psoriasi, da cui sono affetto da quasi 30 anni, seppure a fasi alterne, e per la quale la medicina ufficiale non ha cure particolarmente efficaci, ne tantomeno definitive. C’è qui’, in visita, una tizia di Nuku’alofa, una della famiglia estesa (e dell’età) di Seletute, è stata lei a consigliare la loro cura: dice che che ne soffrono anche parecchi tongani, ma che la cura, oltre che efficace, è pure definitiva. Non è che io ci creda troppo (ed è un peccato, perché so’ che la credenza, spesso, fa più della medicina stessa), comunque sia, ho deciso di provare.
Si usano le foglioline di un arbusto molto comune, simile nell’aspetto alla nostra robinia, si triturano col macinatutto fino a farne un’impiastro, di odore non sgradevole, che poi viene applicato, spremendone contemporaneamente il succo, sulle parti colpite, massaggiando dolcemente. Si ripete l’applicazione per 5 giorni di seguito, senza lavarsi. Il sesto giorno ci si lava e si sfrega abbondantemente, poi si ricomincia un altro ciclo di 5 giorni, e cosi’ via, fino alla completa guarigione (mi dicono che generalmente necessitano 3 o 4 cicli). Certo è piuttosto seccante non potersi lavare, pazienza, vuol dire che starò sottovento a tutti :-).
Comunque sia, ho concordato che, se durante la cura, ci fossero qui’
altri guests (attualmente non c’è nessun altro), prenderò i pasti da
solo, per non imporre agli altri la mia presenza verde e puzzolente
:-).
 
 

15 Agosto 97

Riprendo dopo un paio di settimane.. Per la ferita da corallo allo stinco, ai primi di agosto, la ferita superficiale stava guarendo, pero tutto attorno ed in profondità, l’infezione stava aumentando, per cui ho dovuto ricorrere alle cure del medico all’ospedale: $2.50 per la vistita e $7.50 per una manciata (34) capsule di antibiotico in dosi da cavalli (alla farmacia dell’ospedale le tirano fuori da un bidone che ne contiene almeno 5 kg, e te ne danno, quante ne ha prescritte il medico, in una bustina di plastica), in una settimana l’infezione è sparita, per la cura della ferita, non più infetta, poi l’halo è stato più che sufficiente, niente cerotti, garze e simili, oggi si è staccata l’utima crosticina e nulla rimane se non la pelle nuova e fresca. Unico inconveniente, con quelle dosi di antibiotico, è stata, alla fine della settimana di cura, una bella diarrea di paio di giorni (d’altronde già in preventivo), dovuta, credo, al ricambio forzato della flora intestinale.
Anche per la psoriasi nulla di fatto: la cura delle foglioline non ha funzionato proprio per niente.. un certo giovamento invece, l’ho trovato usando il "profumo". Si tratta, in effetti, di olio di cocco aromatizzato con erbe e radici varie: per farne 3 o 4 litri, Seletute ha lavorato (ed ha fatto lavorare gli altri) per più di 15 giorni pieni, ed ha usato il latte di almeno 200 noci di cocco. L’ha preparato per l’"Agricultural show" che si apre il 19, e, dopo la prima bollitura (l’equivalente della prima spremitura di olive), il più prezioso e più profumato, me ne ha regalata una boccetta (circa 1/8 di litro), un’altra bottiglietta della prima bollitura (1/2 litro) andrà in omaggio al Re. Bene, ho notato che usandolo regolarmente tiene parecchio sotto controllo la cosa, anche se non la guarisce.  Ora, parecchi si sono fatti avanti, consigliandomi chi queste foglie, chi quelle altre: Ofa, la ragazza tongana del WaterSport con le sue, Melino (l’"artigiano tradizionale", ufficiale, nonché mezzo stregone/sciamano di Pangai, titolare dell’omonima "Melino Handicraft", un minivillaggetto di una decina di casupole e capanne, in cui vive lui con tutta il suo clan, confinante a sud con la proprietà del Niu Akalo), con una sua cura di altre foglie, un altro che ha un amico medico e che voleva che mi vedesse... io semplicemente non ci credo più.
Il tempo, da un paio di settimane, si mantiene sul bello e fà pure caldo, qualche volta ha piovuto, ma solo nottetempo. Nessun ulteriore problema con l’acqua dolce. Qui’ poca gente in questo periodo: una decina di giorni fà sono arrivati, una mattina, 4 ragazzotti italiani, (dalla parlata direi che sono originari da sotto il Po, anzi, a dire il vero, parecchio più a sud del Po) ma poi non si sono fermati qui’ e sono andati alla Meletonga Guest House, circa 800 metri più a nord, ove i prezzi sono un pelo più bassi.
Ospiti qui’, per un  paio di settimane, la sorella della madre (=zia) di Thimoty, con relativo marito: canadesi, molto simpatici, lei sui 30, lui sui 40, sembravano quasi in remake del viaggio di nozze. Ieri sera, ultima serata della loro permanenza qui’, hanno organizzato un cenone particolare, con tanto di porchetta arrostita (ci ha pensato Puluno, che io chiamo Bruno, a scannare il maialino, scuoiarlo ed arrostirlo), nonché cibi cucinati nell’umu (buca scavata in terra, un bel falò, pietre messe sopra  ad arroventarsi e si alimenta il falò per una mezz’ora, quindi si tolgono le braci e si mettono i cibi avvolti in foglie di banano sopra le pietre roventi nella buca, si copre il tutto con la terra e si lascia li’ a cuocere per 2/3 ore), Thimoty ha portato anche la ragazza (almeno credo sia la sua ragazza attuale, una che sta’ pure lei nei Pace corps), e con lei sono venuti pure il padre, la madre ed un fratellino, in visita qui’ dagli USA in questi giorni (assolutamente insipidi, tutti e 3). Ovvio che c’erano pure i suonatori/cantanti amici di Thimoty, ottima serata, ma non all’altezza dell’altra volta, anche perché l’americano e la moglie non sembravano gradire granché questo genere di musica.
Alla fine della serata, regali per tutti (cose di nessun valore, ma molto gradite). Non sapevo cosa regalare ad Arnold ed alla moglie (i 2 canadesi in partenza), poi mi sono ricordato che qui’, il 18 ed il 19 ci sarà la luna piena, e che mentre il 18 sorge ancora di giorno, il 19 sorge dal mare, ad est, già di notte, cosi’, visto che in quei giorni saranno alle W. Samoa, ho settato il mio programma di trace del Sole e della Luna con le coordinate di Apia ed ho controllato: il mio regalo è stato di dirgli di andare alla sera del 19 su una collinetta a circa 1 km dalla città (trovato il posto sul libro degli ancoraggi del Pacifico), da cui è possibile vedere sia il tramonto del sole ad ovest, sia il sorgere della luna, una mezz’oretta più tardi, direttamente dal mare ad est (sperando che quel giorno sia sereno). È qualcosa che già qui’ succede molto di rado (una volta ogni 2 o 3 anni), e che sicuramente loro a Vancouer non hanno mai visto nè mai avranno occasione di vedere; Arnold sembrava contentissimo dell’info.
Stasera a cena c’era una coppia di americani (attorno ai 60, non ospiti dell’albergo), lui commercia in vaniglia (Tonga è il 4ø produttore mondiale, famoso, sembra, per la sua alta qualità, anche se in effetti il prodotto non è poi molto, perché il 90% del mercato mondiale è coperto dal Madagascar), la moglie parla pochissimo..  Attualmente abitano alle Vava’u, e stasera sono venuti a cena al Niu Akalo, espressamente per conoscere me ("l’italiano che stà alle Ha’apai"), non so chi gliene abbia parlato, ma la voce si sta’ spargendo in giro :-). Erano tutti felici di sfoggiare qualche "buonasera" e "buonanotte", nonché addirittura un "ciao". Sono qui’ perché ne hanno le oo piene di Neiafu, quanto a Nuku’alofa neanche a parlarne: troppo casino secondo loro; hanno chiesto info riguardo a Pangai, ove (magari) stabilirsi.
Notizia pazza: alla bacheca del Tongan Visitors Bureau, ho visto che è stata indetta una gara, iniziata il 1 luglio, e terminerà il 31 ottobre: vince chi perde più peso. Sono previsti premi "di tappa" una volta al mese, e premi finali a fine gara. Per partecipare, basta iscriversi e pesarsi, poi ci si pesa almeno a fine di ogni mese (ma si possono fare pesate di controllo settimanali), ed alla fine della gara. Può iscriversi chiunque abbia compiuto i 18 anni, escluse espressamente dalla gara le donne gravide.
Altre news del periodo: settimana scorsa Sailosi (il capo della polizia delle Ha’apai) mi ha detto che, se volessi richiedere il visto come "residente", (2 anni, rinnovabile), per "me" non dovrebbero esserci problemi di sorta ad ottenerlo. Cosi’ ho iniziato a preparare i documenti richiesti: una raccomandazione da Seletute che dovrebbe essere la "famiglia garante" (che però mi ha consigliato di aspettare, perché la settimana ventura dovrebbe tornare, in occasione dello show, il ministro di polizia, e di parlare direttamente con lui) 4 fotografie (2 per la patente e 2 per la carta d’identità), T$75 di tasse governative varie e T$15 per il costo dei vari documenti, bolli e pratiche varie, dovrò poi riempire un modulo e presentare il tutto in via ufficiale ed aspettare.
In questo periodo ho partecipato ad un paio di kava party, a Faleloa, (un villaggio di Foa, l’isola subito a nord di Lifuka, le 2 isole sono collegate da una strada bianca costruita sopra il reef, transitabile anche in macchina), anche qui’ hanno degli ottimi suonatori e cantanti, anche se non del calibro di quelli di Holopeka. A Faleloa tengono il party il mercoledi’, in quello che è chiamato il "Peace Club" (*), mentre a Holopeka (e a Pangai) lo tengono il venerdì.  Magari, se mi accettano, più avanti chiederò di diventare socio del club di Holopeka (più vicino, e migliori musiche e canti, inoltre, il venerdì è meglio: la gente, al sabato, non deve andare a lavorare).
· Peace Club
È un kava club, i soci si radunano una o due volte a settimana, dopocena, in quello che sembra un vecchio magazzino riattato (stanzone unico, nessun mobile, solo stuoie sul pavimento, 1 porta in mezzo a ciascuna delle 4 pareti, un sacco di finestre dappertutto, senza vetri, chiuse da pannelli di legno incernierati sul lato superiore), e qui’ passano la serata bevendo kava, chiacchierando e cantando.
Quando se lo possono permettere, preferiscono avere una ragazza a servire la kava, cosi’ chiamano qualcuna (devono pagarla per l’occasione). Il costo per una serata a servire la kava (occupazione rispettabilissima: nei tempi andati, quella che serviva la kava era una mezza sacerdotessa, e tutt’ora è una posizione molto onorata) è di T$!0, (circa 14.000 lire), ed anche se per un tongano sembrano parecchi, non è vero che lo siano: intanto si comincia verso le 8/9 di sera, e si finisce a mezzanotte o all’una, ma capita spesso che la serata vada avanti anche tutta notte, ed a volte anche il giorno successivo), poi la ragazza essere giovane e carina, appartenere ad una famiglia importante (nei vechi tempi, il compito era solitamente affidato ad una delle figlie del capotribu), DEVE essere vestita con abiti tradizionali, e tutta in ghingheri come nelle grandi occasioni.  Lei NON beve kava, ma si limita a rimestarla ed a pescarla dalla bowle e riempire le coppette tenute dai 2 assistenti, che poi le faranno circolare. Quando è una ragazza a servire, anzichè il maestro, il maestro stesso siede subito a fianco dell’ospite d’onore (il posto dei capi), che tale ospite d’onore ci sia o meno.
Quando ci sono andato la prima volta, serviva il maestro, ma dopo una mezz’oretta, il presidente ha fatto una brevissima inchiesta, dopodiché fermi tutti: sono andati a chiamare una ragazza per far servire la kava. Il presidente ha detto che con un palangi come ospite (io di mio, avevo portato 2 sacchetti di kava), per il circolo era un MUST avere una ragazza che servisse, e finchè, dopo una ventina di minuti, non è arrivata, tutto fermo e congelato, poi il giro è ripreso con piena soddisfazione di tutti quanti, la seconda volta la ragazza (non la stessa, un’altra) era già li’, anche se non sapevano che sarei arrivato pure io.
Il Peace Club conta una quarantina di soci, con tanto di presidente e segretario, nonché, ad ogni incontro, elenco dei partecipanti, sul libro delle riunioni del club, versamenti in denaro (3/5 $ per l’acquisto della kava e stipendio ragazze) e relativo libro di cassa, con entrate ed uscite, tenuto dal segretario e controllato e siglato dal presidente ad ogni meeting :-))
Nota simpatica: il 22 di dicembre, subito prima di Natale, il presidente ed il segretario fanno il giro delle case di tutti i soci ed aspiranti, e DEVONO avere il permesso scritto e firmato dalle mogli, i cui mariti vogliono partecipare. In tali occasioni, quando i 2 arrivano, se il marito è in casa se ne deve andare (ma in genere non c’è mai: lo sà e non si fà trovare li’), in modo che la moglie non sia condizionata dalla sua presenza. Se la moglie non è più che soddisfatta, ma anche solo accenna a fare storie od a lamentarsi, l’iscrizione del marito viene rfiutata senza spiegazioni, viene pure rifiutata, senza spiegazioni, l’iscrizione di qualcuno, se un certo numero di soci si oppone. I celibi NON necessitano di approvazione di familiari, ma solo quella degli altri soci.
Approposito di celibi: qui’, oramai in parecchi, mi hanno fatto notare che non è bene che uno come me viva da solo, ma dovrebbe proprio trovarsi una ragazza da prendere come moglie (N.B. Nessuno parla di "sposare" ma di "prendere come moglie", le due cose differiscono notevolmente, almeno da queste parti.)
Visto che qui’, si sposano tutte abbastanza giovani, semplicemente NON esistono donne libere oltre i 22/25, se non le vedove (ma queste di solito con un codazzo di 4/6 figli), e quando ho fatto notare che non esistono donne libere adatte alla mia età, mi hanno detto "Prendila giovane, che è meglio, e se poi quella che hai preso non ti va bene, cambiala!". Cosi’, non escludo, se mi danno il visto da residente, di trovarmi una ragazzotta tongana (ma dev’essere una di taglia palangi, non tongana :-), e se anche non la pretendo ricca, che sia almeno di famiglia benestante) e di mettere su casa e famiglia un’altra volta.
Lo so che cosi’ espresso, il discorso farà insorgere ed inorridire tutte le femministe del mondo, ma devo dire che tali consigli mi sono arrivati per la maggior parte da donne, oltre che da qualche uomo (oggi anche da un americano, quasi 70 anni, che 4 anni fà è arrivato qui’, ne ha presa una di 22, ed oggi l’ho trovato attorniato dalla moglie e dai 3 figli, tutti felici a sorbirsi il gelato nel piccolo parco davanti al porto), per cui, contento io, contenta la ragazzotta, contenti i tongani (donne e uomini), contenti tutti, alla faccia del femminismo d’oltremare.
Ho pensato di mettere su’ un’attività: qui ci sono parecchi cavalli, non che siano proprio dei purosangue, ma hanno tutti 4 zampe, una testa ed una coda, alcuni decisamente decenti. I proprietari li affittano, se qualcuno li vuole, a 5/6 $ al giorno, ma senza sella e finimenti, che qui’ semplicemente non esistono. La mia idea è di reperire, da qualche parte negli USA, inizialmente 3 serie di finimenti, in seguito altre 2 o 4, anche di seconda mano (meno costosi), comprare un cavallo (200/250$) con il quale girare (ottima cosa andare all’aeroporto, quando arriva l’aereo, lasciare il cavallo parcheggiato sul prato davanti al terminal (un chiosco come l’edicola di un giornalaio), finchè i nuovi arrivati non ritirano i bagagli, quindi rimontare ed andarmene al piccolo trotto, oppure, andare in città a cavallo, anziché a piedi: tutta ottima pubblicità.
Per mantenerlo, non dovrebbe costare nulla: basta picchettarlo o legarlo ad un albero con una corda di 5/6 metri e lasciarlo li’ (*): se ha fame mangia l’erba, se piove si bagna e quando torna il sole si asciuga, una o due volte al giorno dargli acqua da bere, e sellarlo e usarlo quando serve. (* non importa di chi sia il terreno, una qualsiasi piantagione di cocchi va bene, nessuno si sognerebbe mai di negare il permesso di pascolo per un cavallo, sulla sua proprietà, e se proprio proprio uno dovesse farlo, qui’ le piantagioni di cocchi non mancano certo, e si trova qualcun altro).
Tutto ciò dovrebbe (almeno in teoria) portare i visitatori a prendere in affitto cavalli sellati con cui andare in giro. Quando ciò dovesse capitare, avvisare uno dei locali con cui avere preventivamente concordato la cosa, che mi porti 1 o 2 dei SUOI animali a ¾$ al giorno ciascuno, bardarli con i MIEI finimenti e rigirare la frittata al turista di turno per 15 o 20$ al giorno, + 2$ per portarglielo o riprenderlo se in Lifuka, o 5 se in Foa (a Foa c’è solo il Sandy Beach, e i suoi clienti, se pagano 140$ per dormire + 40 a pasto, possono permettersi anche di pagare 10$ per farsi portare il cavallo alla mattina e farlo ritirare alla sera). Avvisare ovviamente, dell’attività tutti i vari alberghi e guest houses dell’isola (8 in tutto), più il Tongan Visitors Bureau.
Poiché in genere i turisti sono a coppie, penso di poter dare via abbastanza regolarmente 4 cavalli quasi tutti i giorni (stima effettuata vedendo quanti sono quelli che di riffa o di raffa prendono in affitto, per 8$ al giorno, una bicicletta, dall’unico che le affitta da queste parti, e che rimanda la gente a piedi perché ne ha solo 6), può anche capitare che mi si chieda di accompagnarli, ma in tal caso, una mia giornata come "scout" in giro per le isole vale almeno altri 80/100$. Altra cosa, che si potrebbe fare, è di
affittare cavallo e calesse, ma non credo qui’ esistano calessi, ne tantomeno qualcuno in grado di costruirne. Comunque sia, SE lo dovessi fare, ho già il nome dell’impresa: "Walter’s Stables Ltd - Ha’apai"  :-))

Se poi gli affari non dovessero andare come previsto, bhe, vendo i finimenti (qui’ o a Nuku’alofa, un paio di serie non dovrebbe essere difficile) e recupero l’investimento, il mio cavallo o lo tengo per andarci in giro, oppure lo rivendo come carne da macello, non dovrei rimetterci, nella peggiore delle ipotesi, più di una cinquantina di $ ma è molto più facile che ci guadagni su’ qualcosina.
Per la scuola di computers, ancora nulla di fatto: La direttrice del St Joseph College non si è fatta ancora viva, e tantomeno Telanisi, magari ha trovato difficoltà a farsi dare il PC di Nuku’alofa..  Comunque l’idea di massima è di aprire un corso di lezioni in una dei Colleges locali, farmi cosi’ registrare ufficialmente come "Volunteer" e farmi dare il relativo stipendio governativo (dovrebbero essere 400$ al mese, a quanto mi dicono, oltre ad avere il diritto di stare, a costi preconcordati col governo, presso una delle famiglie "adottanti" volontarie che ospitano normalmente i Peace Corps), oltre a ciò aprire una scuola privata, e magari vendere un po’ di tempo macchina, se qualcuno ne avesse necessità.
Comunque sia, cambiando argomento, in settimana (il 19) si apre ufficialmente l’Agricultural Show, prevista anche la presenza del Re, sicuramente qui’ al Niu Akalo ci sarà di nuovo il Ministro di Polizia con il suo entourage, magari anche qualche altro ministro, si sa mai..  Il Re dovrebbe restare a Pangai diversi giorni (quando viene, stà nel "Palazzo Reale": una casa di legno (=baracca) ad 1 piano, tetto in lamiera ondulata, forse un tantino più grande, ma altrettanto bisognosa di manutenzione e, da parecchi anni, di una buona mano di vernice, quanto tutte le altre case della città).
Per lo Show sono previsti anche spettacoli vari, danze, canti, bande, mangiatorie, sfilate di studenti etc. etc. Il fatto è che quasi tutti, nelle Ha’apai, esporranno qualcosa, ma il guaio è che a vedere quanto esposto, ci saranno poco più che il Re, loro stessi e qualche ospite temporaneo. Però l’occasione è buona: quelli del Work Ministery (=lavori pubblici) stanno ripulendo tutta l’isola (almeno dove si vede), falciano l’erba e tolgono i cespugli di infestanti nei cimiteri, stanno pure riparando le buche più grandi della strada asfaltata (meglio la buca o il monticello dopo la riparazione? :-( ).
Sempre quelli del Work Ministery, visto che avevano finito i soldi, ed i fondi del nuovo anno fiscale non sono ancora arrivati, per le spese relative allo show, hanno organizzato un megapicnic, costo 5$, con mangiata generale (le cibarie per il picnic venivano dalle piantagioni in carico al ministero dei lavori pubblici, il pesce dai colleghi del ministero della pesca, e qualcosa da quelli del ministero dell’agricoltura e foreste, quindi il tutto, per loro, a costo 0). Io, da parte mia, gli ho dato i miei 5$ e la sera del picnic sono andato a mangiare da loro, anziché qui’ al Niu Akalo: come cucina non è che fosse un granché, ma vivaddio, per la patria, si fa questo ed altro :-). Sempre sperando che, per lo Show, non venga un temporale, come per il Festival dei primi di giugno, ad interrompere tutto.
Nulla di fatto, fin’ora, nemmeno per il giro delle isole col "missionario", però con il nuovo anno fiscale (inizia ai primi di luglio, ma i fondi non sono ancora arrivati) Sailosi ha detto che dovrebbe ricevere abbastanza fondi per il carburante, cosi’ dovrei poter andare in giro, almeno qualche volta, con il "motor vessel" (=motolancia) della polizia quando vanno a pattugliare le altre isole dell’arcipelago, Opino che, quello di pattugliare, sia solo il paravento e che se ne vadano solo a pescare, e poi a fare atto di presenza qui’ o là, per farsi vedere e giustificare cosi’ il viaggio.
Stasera Talo (uno degli 11 figli adottivi di Seletute (*), 15 anni (anche se lui dice 16), è andato al suo primo ballo. Per l’occasione, mi ha chiesto in prestito le scarpe: visto che il mio 43 gli va bene gliele ho prestate: gli ho fatto scegliere tra quelle da ginnastica di tela bianca, quelle di gomma bianche e blu, e quelle normali scure, ha scelto quelle di gomma a suola tassellata bianche e blu, gli ho pure prestato un paio di calzini, ha promesso che domattina me le rende; credo siano le prime scarpe che ha occasione di indossare; fino ad ora solo sandali e tongs, oppure scalzo.
(*) I figli di Seletute
Seletute ha 67 anni, attorno ai 100 kg, da giovane, prima di sposarsi, ha adottato il primo dei suoi 11 figli adottivi (Puluno), poi ne ha adottati altri 4 o 5, nel frattempo si è sposata ed ha messo al mondo una figlia sua Lotolua, non sposata, 35 anni (alta 1.65 mt, 120kg circa) che è l’unica della prima serie a vivere ancora con la madre.  Dopo la nascita della figlia, per una ventina di anni o giù di li’ si è accontentata dei figli che già aveva, nel frattempo, quelli sono cresciuti, alcuni sposati, altri emigrati, ed hanno lasciato la famiglia.
Il marito (Villiami, ma per tutti Willy), si imbarcò la prima volta nel 59, sempre imbarcato, e stato quasi in tutto il mondo tranne in Europa, si uni’ poi ad una squadra di ricerche petrolifere in Australia, e poiché trovarono il petrolio, all’epoca fece un sacco di grana, si mise a fare la vita del "sciur" senza dare più notizie di sè ed abbandonando moglie e famiglia. La moglie seppe della sua "fortuna" da una trasmissione alla radio, in cui parlavano, per l’appunto, dei tongani espatriati ed arricchitisi, cosi’ radunò i figli davanti alla radio e li fece ascoltare, dopodichè disse loro che non avevano più un padre e considerò finito il matrimonio.  Willy, poi, finiti i soldi (o almeno il grosso dei soldi), nel 92, oramai vecchio, tornò a Tonga e si stabili’ a Nuku’alofa. Il mese scorso è tornato alle Ha’apai, attualmente vive a casa di Puluno e dà una mano col negozio, ma spesso, il pomeriggio, passa di quà: generalmente intruppa i ragazzini che ci sono in giro e li dirige (bisogna marcarli stretti) a ripulire il prato ed i dintorni. Ora sta diventando vecchio, ha problemi pesanti di circolazione ai piedi, cammina a fatica (anche a causa della classica corporatura tongana, peserà, credo, sui 140), Credo stia tentando di trovare presso la vecchia moglie, che bene o male un po’ di fortuna, col proprio lavoro l’ha fatta, un posto ove passare gli ultimi anni, meglio se curato e servito. Ufficialmente il Niu Akalo Hotel è in società tra Willy ed il figlio maggiore Puluno.
Una quindicina di anni fà, Seletute ha adottato Talo (il primo della seconda serie, attualmente il più vecchio di quelli che ci sono qui’), quando è stato adottato aveva 7 giorni. Poi Tufui e Teukalupe (10 anni, sorelle di Talo, gemelle monozigoti, difficilissime da distinguere, nel dubbio, anzichè per nome, anch’io, come gli altri, le chiamo "mahanga" che significa "gemella", perché se ne chiami una col nome sbagliato, quella mica ti risponde, anzi, prima che tu la chiami col nome giusto quella se la svigna: il modo più semplice per distinguerle stà nel fatto che Teu è quasi sempre sorridente, mentre Tufui è quasi sempre immusonita, però non sempre, per cui, se sono di umore diverso dal loro solito, ecco che si sbaglia nome, Teu in tal caso, offesa, ti dice che lei NON è Tufui, mentre Tufui semplicemente ti ignora), poi c’è Kalisi (femmina, 5 o 6 anni, sua nonna è la moglie del governatore delle Ha’apai, ed è in qualche modo imparentata anche con la regina), quindi c’è Puluno-si (3 anni) e Loleto-si (femmina, 2 anni). (il "-si" attaccato al nome è equivalente al "Jr" degli americani, e viene usato per il più giovane dei 2 quando, nella stessa famiglia/gruppo ci sono 2 con lo stesso nome)
Tutti questi della seconda tornata chiamano "mamma" sia Lotolua (che di fatto li cura come una mamma) che Seletute, che dirige la famiglia (è un casino capire, quando ti vengono a dire che "la mamma ti cerca", da chi devi andare). Oltre a questi, qui’ ci sono quasi sempre anche Sione (14 anni, maschio), Netty (12 anni, maschio) che da piccolo ha avuto un attacco di febbre cerebrale con danni permanenti, non e mai andato a scuola (sconsigliata dal medico), non spiccica una parola di inglese e gira sempre quà attorno, e per i boschi, con un machete, assolutamente sporco e lacero, come un selvaggio della Nuova Guinea, figlio di Lisia/cucina (*). Quasi sempre, dopo la scuola, qui’ ci sono pure i figli di Puluno: Sosefo e Paula, (maschi, 12 e 5 anni) ed un’altro ragazzino di cui non conosco nemmeno il nome, sugli 11.  Spesso, poi, c’è pure Mele (17 anni, carina, sorella di Sione e di Lisia/ufficio)
(*) Lisia: a dire il vero qui’ ce ne sono due: Lisia-si 21 anni, sorella di Sione, lavora in ufficio, riceve le telefonate, fa le pulizie nella hall e poco altro, belloccia per una tongana, ma parecchio stronza, l’altra Lisia, quella di cui sopra, 30 o 35 anni, lavora qui’ dalla mattina presto a sera tardi, e fà di tutto: pulizie, sguattera, cuoca, bucato, stira, spacca e grattuggia noci di cocco e ne estrae il latte, raccoglie le patate, porta l’acqua, fà legna nel bosco, e fa qualsiasi altra cosa ci sia da fare, qualcosa di molto simile al concetto che abbiamo noi di una schiava. Ho visto la sua casa, una baracca in mezzo al bosco, più piccola di quella in cui stò io, li’ ci vivono: Lisia con i 3 figli, il fratello di Lisia con la moglie e gli 11 figli. Non so esattamente cosa faccia o non faccia il fratello, però, a quanto mi risulta, è Lisia, col suo lavoro, a mantenere tutti e 17, e qui’, oltre allo stipendio, credo le passino anche parecchi cesti di yam, di taro,  tapioca, patate e simili alimentari autoprodotti.
 

17 Agosto 97

Oggi, tornando dalla chiesa, ho trovato Sailosi, tutto in ghingheri, aveva pure la giacca e la cravatta: tornava pure lui dalla chiesa (metodista), ove era andato assieme al Governatore ed al Ministro per la Terra e Risorse Naturali (arrivato ieri). Mi ha detto che domani arriva il Ministro di Polizia, e, come portavoce del suo Ministro, che sono ufficialmente invitato allo Show, alla tribuna delle autorità: quindi obbligatori abiti tongani e arrivare almeno verso 9.30, poiché alle 10 è previsto l’arrivo del Re, che dev’essere l’ultimo e dopo di lui quell’ingresso viene chiuso.
Ieri pomeriggio, tornavo dalla città, e mi ha fermato il direttore del Work Ministery, giovane, sui 35 anni, parla un inglese addirittura peggiore del mio; mi ha chiesto se poteva venire a farmi visita al Niu Akalo, oggi verso le 18 (ha detto per bere una birra in compagnia e parlare un poco) e naturalmente gli ho detto di si. Ho il sospetto che pure lui sia in caccia di "ospiti d’onore" da portare allo Show: non è che ce ne siano poi molti qui’ in giro, sicuramente sono più i ministeri (e ogni ministero ha un suo ufficio qui’ a Pangai) che le persone "invitabili". Staremo a sentire stasera cosa in effetti vuole: magari sul serio vuole solo farsi una birra in santa pace, o magari ha una sorella o una parente da propormi come moglie :-).

18 Agosto 97

Il bigolo dei lavori pubblici, ieri sera, mica s’è fatto vivo, chissà mai cosa voleva.. In cambio, oggi pomeriggio, dovrebbe arrivare, con l’aereo grande, una barcata di gente: oltre al Ministro di Polizia, al Niu Akalo ci saranno Il Primo Ministro (che attualmente è incaricato pure per l’Agricoltura e per il Tesoro), probabile anche quello per Industria e Commercio, e magari anche qualcun’altro che si attaccherà all’ultimo momento, visto che c’è ancora un falè disponibile :-) (ovviamente, credo, ciascuno con i propri bussatori di Swiftiana memoria). Mi sà che gli uomini di Sailosi avranno un periodo di superlavoro.
 

19 Agosto 97

Previsione completamente errata: il Ministro di Polizia non è venuto, probabilmente aveva altri impegni o semplicemente non glie ne frega nulla dell’Agricultural Show, mentre il Primo Ministro è arrivato ieri senza accompagnatori nè guardie del corpo, NIENTE BUSSATORI!!.
Comunque, andiamo per ordine, ieri, metà pomeriggio, ho visto 3 tongani davanti al falè previsto per il Premier, cosi’ sono andato da quella parte ed ho dato loro il "welcome", abbiamo scambiato i soliti convenevoli e parlato del più e del meno per una decina di minuti, poi me ne sono andato. Talo, quando mi ha visto ritornare mi ha detto che quello con cui stavo parlando era per l’appunto il Primo Ministro, gli altri 2 erano rispettivamente il direttore dell’agricoltura (che già conoscevo) e quello del tesoro (mai visto prima).
Tutta notte ha fatto cattivo tempo: fin verso le 6 pioggia e vento; cosi’ stamattina, gli espositori dello show hanno chiesto di ritardare almeno di 1 ora l’apertura (l’arrivo del Re è stato spostato alle 11). Fin verso le 9 il cielo era coperto, poi un sole da spaccare le pietre, ed io  me ne sono ito allo Shoew: circa 500 espositori provenienti da tutte le isole dell’arcipelago. In esposizione prodotti agricoli, pesce (tra gli altri un bel marlin, attorno ai 100 kg, un paio di bei tonni e parecchi snappers), bestiame, artigianato locale e qualche altra piccolezza. Veramente notevoli i prodotti d’artigianato, le stuoie ed i lavori in legno e le coperte ricamate. Dopo un giro di ricognizione me ne sono andato all’ombra, sotto la tribuna delle autorità(=intelaiatura in rami grezzi, alta un paio di metri e larga 3, parete di fondo e soffitto realizzate con foglie di cocco intrecciate). Puntuale, alle 11, è arrivato il Re, quasi 79 anni, mooolto mal ridotto. Alla TV, al Costanzo Show, avevo sentito quel tizio che diceva di essere l’accompagnatore atletico del Re, e che spesso andavano in giro a fare footing assieme.. bhe, può anche essere stato vero, ma SE è vero, sicuramente più di 10 anni fa, forse anche 20: il Re, attualmente, si muove solo in macchina, per salire o scendere viene aiutato (per non dire sorretto o puntellato) da alcuni soldati delle guardie reali, cammina a stento appoggiandosi a 2 bastoni (sempre aiutato dalle guardie reali), ma fa fatica a spostarsi di 5 metri. Quando ha dovuto fare il giro per vedere le cose esposte, l’hanno portato con una specie di Ape, col cassone trasformato per portare passeggeri. Assieme al Re c’era pure la regina, uno che credo sia il principe ereditario (ma non assomiglia per nulla alle foto ufficiali, fatte almeno 15 anni fà) e la figlia (principessa Pilolevu), quelle il giro l’hanno fatto a piedi.
Comunque, dopo una breve introduzione di uno ed un paio di lunghi discorsi di 2 ministri (3/4 d’ora in tutto), il Re ha detto la sua per 3 o 4 minuti, poi, la premiazione dei migliori espositori: sono stati premiati TUTTI almeno con un riconoscimento, parecchi con più di uno (è facile, quando si danno primo, secondo e terzo premio per ciascuna categoria, e le categorie NON sono prefissate anticipatamente, cosi’ si possono dare i 3 premi per il "miglior pomodoro" per il "miglior cetriolo" e per la "miglior carota"), il premio stesso consiste in un diploma :-)).
È quindi seguito uno spettacolo ginnico dei ragazzi di un paio di Colleges, quindi una decina di danzatrici in danza sincronizzata, poi qualche coro e tutto è finito verso l’una e mezza. Durante lo spettacolo, ai presenti nel palco delle autorità (una quarantina di persone in tutto) hanno distribuito rinfreschi. Tra le "autorità" solo 3 palangi: Virginia (quella che gestisce il museo), il tizio che qualche mese fà si è sposato invitando tutti, ed io. Tutti gli altri palangi, sia residenti che turisti (circa una trentina, tedesco del Sandy Beach compreso) e 5 o 6 boat-people, tutti con il folk, anche se ho visti parecchi di loro vestire, per l’occasione, tupenu e ta’ovala :-)). Sailosi, per la grande occasione, vestiva in uniforme, addirittura con le scarpe, berretto con visiera e sfollagente, ad un certo punto, dovendo passare davanti al palco del Re, si è esibito in un impeccabile saluto militare, solo che ha sbagliato il passo, ed ha preso pure male la mira, per cui con la mano si è buttato per aria il berretto :-)
 

20 Agosto 97

Ieri sera, subito dopo cena, Talo è venuto a chiamarmi, richiesti gli abiti tongani dall’etichetta: il Premier, la notte prima, aveva avuto un mezzo incubo, sognando che un mezzo fantasma era entrato nella sua stanza, lasciandolo parecchio scosso, ed ha chiesto se c’era qualcuno che potesse dormire nell’altra stanza dello stesso falè, cosi’ ci siamo andati Talo ed io. Ho passato un’ottima serata, chiacchierando un pò su stutto: principalmente sulla diversità dei rispettivi paesi, ma anche ottimi aneddoti e storielle di colore vario, di musica, di kava, di un primo ministro di non so quale paese orientale, che girava sempre con dietro di lui le sue 12 mogli/schiave (in fila indiana, dalla più vecchia della sua stessa età, alla più giovane di circa 12 anni), dei profughi del Burundi che morivano di stanchezza fame e malattia lungo la strada, cercando di sfuggire la morte da arma, dei messicani che forniscono agli americani spazio per le discariche di rifiuti in cambio di milioni di $, poi il discorso è caduto su di me, sul perché Tonga e non qualche altra nazione, e perché Ha’apai e non qualche altra isola, ovviamente, quando il discorso è venuto buono, gli ho piazzato il fatto (senza farlo pesare) che stò richiedendo la residenza, ma che dipenderà parecchio dalle autorità tongane.
Gli ho chiesto come mai girasse senza scorta ed accompagnatori, e quello ha risposto che semplicemente NON ne ha bisogno, "Qui’" ha detto tra l’altro, "sono tra la mia gente, sicuramente non corro alcun pericolo, ne tantomeno ho bisogno di servitori o aiutanti al di fuori delle necessità dell’ufficio, come sembra avere qualche mio collega" a me, sono venuti in mente i NOSTRI ministri, nonché politicanti, magistrati, e via via fino ad arrivare addirittura ai cantanti di canzonette ed ai presentatori TV, che, se non hanno almeno tre o quattro auto di accompagnatori e scorta, sembra non contino un beneamato cazzo di niente, anzi, comincio a sospettare che effettivamente tutta quella pletora di mangiapane a tradimento non sia assolutamente capace di fare alcunché, e che segretari, portavoce, sottosegretari, portaborse e simili, nonché le relative scorte, siano li’ solo a nascondere quel semplice fatto.
Stamane, mentre facevamo colazione sulla veranda, è arrivata Seletute chiedendo non so bene cosa (parlavano Tongano) riguardante la figlia Lotolua, comunque credo abbia avuto un’ottima risposta, perché pareva tutta contenta, poi sono andati avanti a parlare una buona quindicina di minuti, non ho capito di cosa. Poi, dopo colazione un’altra chiacchieratina, quindi è arrivata la macchina (furgone pick-up Toyota, 4x4, simile al mio ex Nissan) a prelevarlo per portarlo all’aeroporto: cordiali saluti e via.
Dopo una mezz’oretta, Seletute è venuta, tutta eccitata, a relazionarmi sulla loro chiacchierata: sembra che il Premier le abbia detto che non devo affatto preoccuparmi per il visto da residente, e di tenermi e trattarmi con cura, come uno della famiglia, questo anche se dovessi rimanere senza soldi o altro, perché (sempre a detta del P. Ministro, nonché barone nonsochecosa, nonché reggente durante i 6 mesi di lutto, qual’ora il Re dovesse morire, insomma il nø 2 del paese :-)), sembra io non sia sono come i turisti che vengono e vanno, e nemmeno uno dei palangi che vengono qui’ ad investire (ed a fare su’ qualche $), ma (sempre secondo lui) un vero amico dei tongani (io mi ero limitato a dirgli che mi piace sia il paese che la sua gente).  Sembra abbia detto anche (Seletute era parecchio emozionata, e non si esprimeva molto bene) che se in futuro io dovessi necessitare di qualcosa, è compito di Seletute e della sua famiglia di farglielo sapere, che se appena appena gli sarà possibile, ci penserà lui. Ha detto pure che, potrei rivelarmi, in futuro, come un altro "Tullio Massasso" (probabilmente, all’inizio era Masazzo, storpiato poi dai tongani fino a Massasso) italiano, venne qui’ a Tonga, già anziano, parecchi anni fà, e chiese di restare: gli diedero il visto, e, dopo qualche tempo, gli assegnarono anche un piccolo appezzamento di terra, ove costruì la casa e si mise a coltivare l’orto.
Sembra sia stato tale Tullio Massasso ad introdurre qui’ l’orticultura e ad insegnare ai tongani a coltivare carote, pomodori, cetrioli, insalata cipolle ed altri ortaggi, prima di lui o del tutto sconosciuti, oppure solo importati. Poi, qualche anno fà, mori’, sembra che al suo funerale ci fossero una valanga di persone, qualcuno anche dall’Italia, tra cui un suo giovane nipote (figlio della sorella), che si stabili’ qui’, in quella che era la casa dello zio, a Nuku’alofa, e che ora porta avanti lui, casa, famiglia, orto ed insegnamento dell’orticulrura. Tale Tullio Massasso, godeva qui’ di tale considerazione, che dopo la sua morte ben 2 dei nobili attuali hanno dato nome "Massasso" a qualcuno dei loro figli, mutuandolo dal suo cognome.
Giovedi’ ho in programma di andare (con la nave) a Nuku’alofa, a cercare uno che 3 o 4 anni fà aveva un laboratorio di equipaggiamento per cavalli, però di lui ho solo il nome ed un mezzo indirizzo, dovrò trovarlo. Porterò con me Talo (sua prima visita a Nuku’alofa), approfittando del fatto che ora ha 3 settimane di "vacanze invernali".  Io pago il viaggio per entrambi (AR=100$, forse molto meno se riesco a farmi passare per "residente"), saremo ospitati, fino a lunedì tutti e 2, a casa della sorella di Seletute (una scatola grande di corneed beef come "presente" sarà più che sufficiente a ripagarla dell’ospitalità), quindi per me sarà comunque un risparmio, rispetto a pagare i 30$ al giorno del Breeze Inn + i pasti. È stato Talo, a dire il vero, a chiedermi SE lo portavo a Nuku’alofa, per cui ho pensato che potevo farlo, approfittandone per occuparmi dei miei "affari". Talo ha anche insistito per andare in aereo (non ha mai volato), ma ho obiettato che, per tutti e 2, andata e ritorno in aereo, ci vogliono circa 280$, e che si trattava di troppi soldi, quindi o la nave o niente del tutto, prendere o lasciare: ha deciso che la nave va benissimo. Io copro il costo del viaggio, lui (o chi per lui) a provvedere, in qualche modo, al soggiorno a Nuku’alofa.
Per il cavallo, Telanisi mi ha offerto di prestarmi, gratis, il suo, finché ne avrò bisogno: lui ha un cavallo, l’ho pure visto, niente di eccezzionale, ma ha tutte e 4 le zampe, la testa e la coda :-).
Quando ho chiesto a Seletute il permesso di pascolo, me l’ha dato senza problemi, ma mi ha pure detto che, forse, è meglio se rifiuto il cavallo gratis da Telanisi, e me ne compro uno io. Questo perché qui’, quando uno riceve un favore, è di fatto obbligato a renderlo, non importa cosa poi gli venga chiesto, e Telanisi potrebbe facilmente chiedere qualche altra cosa o favore, molto più costoso del cavallo, e di starci molto cauto. Lei lo conosce piuttosto bene, sono parenti alla lontana: il padre di Telanisi ed il nonno di Seletute erano fratelli, (sospetto però che tra i due non corra molto buon sangue).  Visto che a questo punto non posso rifiutare l’offerta di Telanisi (si tratterebbe di un’offesa), ho deciso che prenderò il cavallo, lo terrò in prova per un giorno o due e poi glielo renderò, con una qualche scusa plausibile per cui il cavallo NON mi va bene (cosi’ nessun favore da rendere); nel frattempo contatterò il locale direttore del MAF (=Min. Agricoltura e Foreste), che già conoscevo, e che ha passato con il Primo Ministro (& Min. dell’Agricoltura) e me una parte della serata di ieri, per farmi indicare qualcuno che abbia dei cavali atti alla bisogna, e che si faccia convincere (a questo punto da lui, non più da me) a cedermene uno per "puro poco prezzo", non freca se "pentito poi per poco pagato": lui è in debito con me, perché IO ho tenuto compagnia al SUO ministro: avrebbe dovuto essere LUI quello chiamato a passare qui’ la notte.
 

25 Agosto 97

Non sono andato a Nuku’alofa: Talo ha aspettato troppo a fare la sua parte, e non ho avuto nessuna conferma su dove saremmo andati a dormire, per cui, al mattino (la nave arriva verso le 8 di sera e riparte dopo un paio d’ore) io ho accusato un (diplomatico) brutto mal di schiena e rinviato la partenza a data da destinarsi. Tra l’altro, Talo è da due giorni all’ospedale: una brutta bronchite (se non polmonite), l’ho visto stasera, è di buon umore, ma fisicamente parecchio giu’, vorrebbe tornare a casa domani, ed è possibile che il medico anche lo dimetta, però con l’obbligo di starsene a letto.
Stamattina, ero in giro per Pangai (vado a piedi in città, tempo permettendo, almeno una volta al giorno, solo per fare un po’ di esercizio), comunque ho trovato Sailosi: ha ricevuto i fondi assegnati (o almeno una parte), per cui, con la motovedetta ha organizzato un giro di 3 settimane; andranno in 3 isole, una settimana ad isola e mi hanno invitato ad andare con loro, dormiremo nelle "caserme", per il vitto dovrebbe pensarci il governo, ma sono convinto, da come vivono qui’, che verremo foraggiati dalla popolazione locale, di mio, ci metterò qualche pacchetto di sigarette e qualche sacchetto di kava.
In merito alla kava, domenica sera sono andato con Telanisi al kava club di Holopeka (è di fronte alla casa di Telanisi), però essendo domenica, purtroppo niente musica ne canti :-(. Di forza mi hanno assegnato il posto di fronte al maestro, con Telanisi accanto a me.  Dopo una serata un pò noiosetta, verso le 23, mi hanno chiesto se per me andava bene fare l’ultimo giro, appena ho detto di si, uno (contadino, nonché prete metodista), ha tirato giù una preghiera/filastrocca in tongano 7/8 buoni minuti, con un’altro che ogni tanto diceva "io" (=si) o qualche altra parola di commento risposta, alla fine un bell’"amen" generale, quindi ultimo giro di beveraggio e tutti a casa. Mi hanno invitato a tornarci, ma dovrò aspettare il rientro dal tour delle isole, e comunque solo al venerdì che è serata di musica.
Ho approfittato del previsto viaggio di 3 settimane per forzare un po’ la mano a Seletute: ho detto che al ritorno dal giro, non ci sarà più tempo per avere il visto, per cui devo presentare tutti i documenti entro mercoledì, cosi’ Sailosi li esaminerà il giovedì e poi li manderà (o li farà mandare) a Nuku’alofa, mentre saremo in giro in "crociera": se tutto va bene, al rientro avrò già pronto il foglio di soggiorno da residente, se va male, rischio di dover prendere l’aereo il 14 ottobre.
Per la questione cavalli, quello del MAF ha detto che il prezzo per un cavallo è attorno ai 200/300 $, a seconda dell’animale e dello stato di bisogno del venditore, invece brutte notizie per l’equipaggiamento: in questi giorni sono ospiti qui’, tra gli altri, 3 neozelandesi: marito e moglie e la madre di lui (la vecchia. fino a qualche anno fà, aveva un allevamento di cavalli vicino ad Auckland), e la brutta notizia è che in NZ una sella costa almeno NZ$ 1000, più  altri 200 per le briglie. Mi hanno consigliato l’Australia: li’ sono molto più a buon mercato (meno tasse, in quanto in NZ tutto ciò che riguarda i cavalli è considerato oggetto di lusso), e forse li’ c’è pure un mercato dell’usato, oppure cercare negli USA. Certo che, se i prezzi sono quelli, addio definitivo al progetto scuderia.
 

26 Agosto 97

Stasera sono andato a Holopeka, ad un kava party. La serata è stata organizzata per raccogliere qualche soldino per la chiesa metodista del luogo, per cui entrata 3$, dentro bevuta libera a volontà (con 3 $ si fanno 10 litri di kava, e sfido chiunque a consumarne tanta in una serata). C’erano 6 bule ed altrettanti gruppi di bevitori, in 5 gruppi c’erano delle ragazze a servire, ma nel sesto c’era un uomo. In tutto, nella sala, stimo ci fossero dalle 100 alle 150 persone. I cantanti (il trio di Holopeka più altri 3 unitisi per l’occasione) facevano gruppo a se stante, ma senza boule della kava, loro bevevano chi di quà, chi di là, da 3 dei gruppi circostanti; gli altri, a volte cantavano ed a volte chiacchieravano tra loro. Nel complesso un’ottima serata, anche se, a causa di tutta quella gente, a volte la musica era disturbata, una sola volta si sono uniti tutti in coro, ed è stato terrificante sentire i 6 cantanti con voce in falsetto, e poi 120 persone, a voce alta, tutti in coro in tonalità bassa.  Rientrando, ho sentito alla radio la chiusura delle trasmissioni: il silenzio, nell’esecuzione di Nini Rosso.
Ho trovato, in un vecchio elenco delle imprese tongane, uno che (dice lui) produce sellerie e equipaggiamento per i cavalli. In questi giorni c’è qui’ uno di Nuku’alofa (suo padre neozelandese e sua madre tongana), lui ha sposato una neozelandese e ha una ditta di esportazioni, conosce, almeno di nome, il tizio delle sellerie: si tratta di uno che in effetti ha una piccola industria (=artigiano) che lavora sul cuoio, è ben conosciuto come produttore di sandali, borse e cinture; anche per lui è stata una sopresa scoprire che quello, almeno in teoria, fa anche sellerie e finimenti. Comunque sia, lunedì prossimo sarà a Nuku’alofa, e mi ha promesso di contattare il ciabattino/sellaio e di farmi mandare un catalogo con descrizioni e prezzi: gli ho detto che mi serve TUTTO, che da parte mia avrei solo il cavallo, tutto il resto dovrà essermi fornito. Gli ho anche detto che, se esiste, sono interessato anche al mercato dell’usato, e che inizialmente, se il prezzo sarà accessibile, prenderò un singolo equipaggiamento, in seguito sarebbero previsti altri quattro o cinque; staremo a vedere che succede.
Sarebbe opportuno riuscire ad avere (grazie Markus!) tutte le FAQ che si riesce a trovare relative all’allevamento dei cavalli, nutrizione, beveraggi etc. utili nonché info riguardo a come si ferrano, ogni quanto tempo e via di seguito: probabilmente dovrò importare ferri e chiodi, e quindi ferrarmelo da solo, perché non credo proprio che qui’ ci sia un maniscalco, oppure usarlo non ferrato.
Domani faccio su’ i bagagli e metto in magazzino tutto quanto NON mi serve in giro per le isole, provvederò inoltre a spedire questa parte del diario, poi, per almeno 3 settimane, non sarò reperibile.
 
 
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