Scoprire Genova - Appartamento in Affitto

Il diario di Walter

Diario del viaggio e della permanenza alle Friendly Islands
© 1997 by \//.\\\ascarin, Pangai - Tonga Kingdoom.
Capitolo 9 -
 

29 Novembre / 15 Dicembre 97 - Ha’afeva

Arrivo in Ha’afeva in serata, forse le 8 e mezza o poco più, sto’ rientrando a Pangai, dopo una decina di giorni passati nell’inferno di Tofua, e 2 giorni di sosta e riposo a Kotu. Sono parecchio malconcio:

ho problemi alla schiena, ma il peggio sono le gambe: sono massacrate, piene di piaghe purulente ed infette, l’infezione è piuttosto profonda, anche il solo camminare è causa di forti dolori. La navigazione è stata quieta e tranquilla, il mare calmo ed io me ne sono stato disteso nel sottoponte a dormicchiare. Poco dopo mezzanotte dovrebbe arrivare la Tau Tahi proveniente da Nuku’alofa, mi imbarcherò su quella, ripartirò all’1 ed alle 4 sarò a Pangai, e li’, dal porto, dritto all’ospedale, alle 6 dovrei già aver avuto tutte le cure del caso e potrò andarmene a casa a dormire.

Buttiamo l’ancora, ed il barcaiolo lascia andare la barca alla deriva fino a farla arenare di poppa sulla spiaggia. Già in Tofua avevo finito le sigarette, a Kotu anche il tabacco per la pipa ed i due negozi avevano esaurito le scorte (i rifornimenti gli arriveranno stanotte, la stessa barca che ha  portato qui me deve prelevare merci varie dalla Tau Tahi e portarli a Kotu). Cosi’ dico che vado a cercare sigarette, scendo, attraverso la spiaggia e risalgo il villaggio fino al negozio di Auka.
Quello è un punto d’incontro fisso per la gente di tutte le isole qui attorno: nelle sere in cui arriva la Tau Tahi o l’Olovaha (4 sere a settimana) il negozio rimane aperto fin dopo mezzanotte, molto spesso quelli delle barchette che portano gente e merci alla/dalla nave necessitano di cibo, oppure di approvvigionamenti vari da riportare alle loro isole, e da Auka, trovano quasi sempre quanto serve. Oltre a cio’, davanti al negozio c’è una veranda, con delle panche sui lati, c’è una brezza fresca, e ci sono sempre alcuni perditempo, il luogo invita a fermarsi e chiacchierare. Li’ Auka tiene corte, normalmente sta fuori del negozio, ha una sua sedia personale, lui siede su quella, gli altri sulle panche. Li’ si raccontano le novita’ e si scambiano le notizie di ogni e qualsiasi tipo, è come se fosse un giornale orale, chiunque arriva chiede cosa sia successo in giro e racconta agli altri le sue ultime news, poi da li’, le notizie si spargono per tutto l’arcipelago, non c’impiegano molto, forse uno o due giorni e tutti sanno tutto. Se da qualche parte è successo qualcosa Auka ne è al corrente, sempre! E questo e un servizio forse ancora più importante delle merci vendute dal negozio.

Al mio arrivo saluto Auka e gli chiedo delle sigarette, lui mi riconosce, ci eravamo visti in agosto, non che si sia particolarmente amici, però ci si conosce di vista e di nome, e contentissimo di vedermi, mi dice che le sigarette sono finite, arriveranno stanotte, però me ne offre un paio delle sue, mi chiede da dove vengo e che ci faccio li’, gli altri fanno posto su una delle panche, cosi’ mi siedo e spiego che vengo da Kotu/Tofua/Kotu e vado a Pangai, l’unica notizia interessante che ho da riferire è che il vecchio Pohiva ha lasciato l’isola, e che non credo ci tornerà più, anche gli presenti altri concordano, lo conoscono: Pohiva non tornerà più a Tofua.

Mi chiedono se a Kotu ho visto qualcosa dello show di Natale, dico di si, che sono anche molto bravi, poi scopro che non si tratta di uno show a Kotu per Natale, ma che la settimana ventura, martedì, qui comincerà il festival di Natale, durerà 3 giorni, però a volte la festa va’ avanti anche una settimana. Un anno lo tengono  Nomuka e l’anno successivo ad Ha’afeva, viene gente da tutte le Ha’apai, tranne che dal gruppo di Lifuka (Lifuka, Foa, Kau Vai, Uiha e Lofanga): quelli tengono un loro festival a cavallo del Natale a Pangai, ed un’altro (aperto a tutte le Ha’apai), i primi di giugno, sempre a Pangai. Dico ad Auka che mi piacerebbe assistere, che tornerò giovedì notte con l’Olovaha e lo prego di trovarmi una qualsiasi accomodation presso qualche famiglia, a partire da quel giorno, resterò li’ fino alla fine del festival e ripartirò per Pangai con la prima barca disponibile, al limite il lunedì successivo con la Tau Tahi.

Mi chiede se ho affari urgenti da sbrigare a Pangai, ed avutane risposta negativa, mi dice che non occorre che ci vada e che torni indietro giovedì, posso stare li’ da lui fino alla fine del festival, e anche dopo, se cosi’ mi aggrada, finché ne ho voglia. Nella casa dove dorme Sonny (figlio di primo letto di sua moglie Luceana, per tutti solo Luce), c’è una stanza libera, la stessa che a suo tempo avevo diviso con Sailosi, li’ ora c’è pure un letto, posso sistemarmi li’ a mio piacere, prenderò i pasti con loro. Se non mi va, lui può chiedere in giro, è sicuro che chiunque mi ospiterà volentieri, ed assolutamente non occorre che vada a Pangai. Per le mie gambe, dice che qui c’è un medico, stanotte e domani non c’è: e stato chiamato da qualche parte, ma dovrebbe tornare domani notte, cosi’ mercoledì mattina potrò ricevere le cure che mi necessitano. Non ci penso su troppo, ed accetto la sua offerta, dico che devo solo andare a prendere i bagagli rimasti sulla barca, lui incarica un ragazzo di accompagnarmi e di portare i bagagli, cosi’ ce ne andiamo.

Auka Folau, da queste parti è un’istituzione. Era insegnante delle GPS ad Uiha, sposato e senza figli, quando è rimasto vedovo ha chiesto il trasferimento e l’hanno mandato ad Ha’afeva. Dopo qualche tempo ha sposato Luce (vedova pure lei, con 3 figli, il maggiore Sonny, ha 22 anni, le seconda e Sivi, 20 anni, sposata e con una figlia (Lovely) di 2 anni, la terza figlia è Amelia, 15 anni, si è sposata un paio di mesi fa’ ed ora vive col marito a Nuku’alofa). Auka ha 67 anni, ora è in pensione ed aiuta la moglie nel negozio, Luce è più giovane, ha 45 anni, dal loro matrimonio non sono nati figli. Una grossa fetta degli abitanti di Ha’afeva (e parecchi emigrati in altre isole), dai 40 anni in giù, sono stati studenti di Auka, qui è amato e rispettato. Ancor oggi, anche se oramai in pensione da 7 anni, fa parte del consiglio scolastico: l’esperienza, qui,  è un patrimonio che non viene mai sprecato.

Risalgo nuovamente la spiaggia ed ho la prima sorpresa, li’, ad aspettarmi c’è la mia tou’a, è bellissima, e mi fa piacere rivederla, sapere che è li’ per darmi il benvenuto, però c’è anche il fatto che non si è fatta viva in alcun modo per più di 3 mesi, per lei sembra quasi che quei 3 mesi non siano nemmeno esistiti, come se ci si fosse lasciati ieri sera, per me invece quei 3 mesi pesano parecchio, forse troppo perché possa pensare di riprendere il discorso e glielo dico, lei però non mi ascolta nemmeno, vuole sapere quanto tempo mi fermo, dico fin dopo il festival, le va bene, dice che ci sarà tempo per parlare, ora deve andare e scappa. Saprò poi che tutti i lunedì ed il martedì sera, dopo che sono passato di qua per andare a Kotu ed a Tofua, ha mandato un ragazzino a monitorare le barche provenienti da Kotu (qui le conoscono a vista), con l’incarico di correre a chiamarla se mi avesse visto. Solo il lunedì ed il martedì, perché sono le uniche serate nelle quali avrei potuto arrivare e ripartire quasi direttamente, in qualsiasi altro momento fossi arrivato l’avrebbe saputo ed avrebbe potuto comunque vedermi prima che fossi ripartito. E questa sera è stato proprio il ragazzino che mi ha visto sbarcare che è corso a chiamarla.

Arrivo alla mia nuova casa e Luce ha già preparato il letto, ci ha messo sopra due stuoie grosse a fare da materasso, e sopra quelle una tapa, il ragazzo ha mollato qui i miei bagagli e se n’e’ andato, torno al negozio. Li davanti, oltre ai soliti sfaccendati, c’è una coppia di ragazze, forse sui 20, ed un gay, inequivocabilmente culo.  Una delle due, cosi’  freddo, mi chiede se foglio farmi il gay, stanotte, le dico che forse ha capito male e la pianto in asso, viste cosi’ mi danno l’idea di una coppia di puttane, non sono interessato e lascio perdere, sotto la veranda c’è pure Luce, mi da’ il benvenuto e dice che ha messo sul fuoco qualcosa da mangiare, ma devo aspettare un poco. In effetti ho fame, il pasto leggero, qualche ora prima di partire è solo un vago ricordo, vado con loro in cucina, avevo conosciuto anche Luce, mesi fa’ ma solo una conoscenza superficiale, ci avevo parlato poco, era solo la padrona di casa ove dormivamo, e con lei aveva parlato Sailosi (credo suo related), ora invece sono un vecchio amico, quasi un familiare, che torna dopo una lunga assenza, e vogliono sapere tutto. Tireremo l’una, li in cucina, ogni tanto arriva qualcuno che cerca qualcosa nel negozio (chiamono dalla finestra e dicono cosa vogliono), più di qualche volta (a seconda di cio’ che è richiesto) i due rispondono “domani”, altre volte uno va ad accantentare lo scocciatore di turno, sempre interrompendomi e dicendomi di aspettare il suo ritorno prima di continuare. è strano, li conosco da un’ora e mi sento a casa.

Passo una buona nottata, le gambe vanno sempre peggio per cui, piuttosto che niente vado dal dottore tongano del villaggio, la vecchia Helenga, manda Saia (il culo di ieri sera), credo suo nipote, a prendere delle foglie, poi le pesta e me le applica, purtroppo non serviranno a nulla. Saia si fa avanti nuovamente, gli dico tomorrow, per lui, quando domani si farà vivo, la mia risposta sarà ancora e sempre tomorrow, ed in questo periodo, qui d Ha’afeva, parecchi cominceranno a chiamarlo proprio Tomorrow, anziché Saia.

A casa di Auka ci sono un sacco di ragazzi e ragazze, anche qualche adulto, su un tabellone alla parete c’è il testo di una canzone, Sione ed un’altro suonano la chitarra, gli altri cantano e ci danno dentro di brutto, si stanno esercitando per un loro numero al festival. Tra gli altri mi colpisce particolarmente una ragazza, difficile darle un’eta’ a prima vista, forse 20, forse 25, forse anche di più, ha un sorriso incantevole; però lei non canta, quando le chiederò perché dirà che è stonata.
Più tardi vado con Auka a casa di Fussi: è la bellezza locale, non solo qui ma in tutte le Ha’apai, il sogno di ogni tongano, per me’ è troppo stagna, pesante. Comunque è un’ottima ballerina (danze tradizionali), Auka ne ha bisogno e va dalla madre a chierere il suo aiuto: vuole che sia lei a creare una danza che si acompagni bene con la canzone, che addestri altre 3 ragazze ad eseguirla, e che alla fine esegua il numero, con le altre, al festival. Auka, orgoglioso, dice che è stata uno dei suoi migliori studenti, che ha finito l’High School a Nuku’alofa, e che i risultati del suo esame finale sono stati valutati anche secondo lo standard neozelandese, con un’ottimo punteggio, per cui le hanno mandato il diploma NZ anche da Auckland.  La madre dice che per lei va bene, ma dice che dipende dalla figlia che non è li’, riferira. Più tardi verra da Auka anche Fussi, e mentre gli altri canteranno, lei in’un’altra stanza cerchera e trovera, strofa per strofa, i movimenti di danza che più le sembrano indicati. Sarò seduto vicino ad Auka, quando questo succederà, il coro canta e non vede la ballerina, Auka ed io in posizione strategica vediamo questi e quella. Lei ascolta una strofa, poi la fa rieseguire e prova qualche movimento, spesso fa segno di ricominciare ed Auka fa riprendere dal punto indicato, non è una cosa buttata li’, c’è dietro parecchio studio. Cosi’ una strofa alla volta finché la la coreografia è stabilita, poi fa eseguire la canzone 3 o 4 volte, da cima a fondo per ricordarsi bene i vari passi, domani comincerà ad insegnare la danza alle altre tre. Fussi, in quel tipo di danza è effettivamente bravissima, ne ho viste altre, ma nessuna che gestisse in modo cosi’ armoniosoo, tra una mossa e l’atra c’è sempre continuita’, come se si trattasse di un gesto unico, dall’inizio alla fine, anche le gambe ed i piedi, nello stesso tempo mai in movimento e mai fermi.

Arriva la ragazza stonata, mi chiede se posso andare a casa sua a sistemare il videoregistratore che non funziona, ci vado, per strada le chiedo come si chiama, dice Ena, (Luce, poi, dirà che ha un’altro nome che tradotto significa “ciclone, uragano” forse è il suo nome cristiano, ma lei ha detto Ena ed Ena sia, almeno in questo diario) e giovane, 20 anni, molto carina. Nell’attesa che trovino ed accendano un generatore passano almeno ¾ d’ora, nel frattempo parlo con uno sui 35, è insegnante di matematica in una High School di Nuku’alofa (in seguito diventeremo amici), parlo un po’ anche con altri della famiglia, sempre nell’attesa della corrente, mi offrono un ananas, the e biscotti. In giro per casa ben 4 apparecchi stereo, chiedo come mai 4 e mi dicono che nessuno funziona, forse sono rotti, ma li’ non c’è nessuno che sappia cosa guardare o ripararli. Quando finalmente si sente lo scoppiettio regolare del generatore accendo il tutto, metto il VCR su segnale di test, cerco il segnale sul TV: è il canale 32, lo memorizzo, poi rimetto il VCR in normal, chiedo un nastro qualsiasi e lo faccio partire, si vede benissimo, il miracolo è avvenuto: l’esperto ha aggiustato il coccio!.

Ena mi riaccompagna a casa (non è che ce sia bisogno, la strada e diritta), però sembra le faccia piacere stare a parlare con me (e piace anche a me), quindi cammino molto piano, la scusa delle gambe doloranti non è che sia proprio solo una scusa, ma la necessita’ di sedermi e riposare si’, lo sappiamo benissimo entrambi ma fingiamo entrambi che cia vero, cosi’ ci sediamo sotto un albero per continuare la nostra conversazione. Ci impiegheremo 1 ora e mezza, per fare quei 250 metri.
A tutti quelli che passano e chiedono che facciamo, Ena dirà che ho riparato il VCR a casa sua, e mi sta’ riaccompagnando a casa, ma che mi fanno male le ferite alle gambe e che mi sto’ riposando. Qui è cosa normalissima: tutti quelli che incontri ti chiedono <fefe ake?>, oppure solo <sai?> (come va?), cui puoi rispondere <sai pe> o <sai aupito> (Va bene appena uno spizzico, o Va benissimo), la seconda domanda, se sei in movimento è <dove vai?> rispondi <la> e col dito indichi avanti, ed al <da dove vieni> dici <la> ed indichi dietro. Se sei fermo ti chiedono cosa fai, in genere si risponde <niente>, o solo <faccio!> a volte una qualsiasi cosa che possa essere accettabile per l’interlocutore. Dopo 5 minuti ti sentirai rifare le stesse domande, a volte da qualcun altro, a volte dalla stessa persona.

A casa di Auka Sonny ha tirato fuori il televisore ed il VCR, suppongo lo stesso proplema, qui però le cose sono leggermente diverse: c’è solo il cavo per collegare il VCR all’antenna del TV, sul bocchettone d’antenna del TV c’è una bella etichetta che dice che per evitare disturbi e interferenze il TV filtra e taglia fuori i canali dal 32 al 36, e di usare, per il VCR, le prese audio/video. Provo lo stesso, setto il TV sul 32 e faccio partire un nastro, sono tutti contenti, perché qualcosa si vede, però la qualita’ dell’immagine fa schifo, l’audio va’ un po’ meglio, ma non troppo. Chiedo ad Auka se gli hanno dato qualche altro cavo, ma dice di no. Gli spiego che deve procurarsi un cavo nuovo, faccio uno schizzo del cavo con la descrizione, e gli spiego dove, a Nuku’alofa può trovarlo. è dubbioso, gli dico che il cavo costerà più o meno 5 o 7 $, e che comunque, senza quel cavo, questo è il meglio che si possa ottenere. La settimana dopo tornerà da Nuku’alofa col cavo (al negozio gli avranno detto che non serve, che quello che ha è sufficiente, ma lui avrà insistito (si fiderà più di me che del negoziante, glielo avranno fatto pagare 10$ (14.000 lire), però quando arriverà a casa, Sonny verra a chiamarmi, monterò il cavo ed il risultato promesso sarà li’, evidente. Da quel momento non cesserà di raccontare a chiunque (di Ha’afeva e delle isole) della mia abilita’ come esperto elettronico, mi chiameranno per riparare (sic) oltre i TV+VCR, un fuoribordo, un generatore elettrico, una lavatrice etc. etc.

Ho quasi finito i negativi per la macchina fotografica, ho ancora 5 scatti, e martedì inizia il festival, cosi’ telefono a Pangai, a Seletute, le spiego che mi servono 2 rullini, Talo sa esattamente di quale tipo, la prego di prenderli e di spedirmeli x posta, dice che una ragazza che lavora da Puluno prenderà la Tau Tahi x Nuku’alofa giovedì notte, e che me li porterà lei.

Luce è una cuoca favolosa, ho pranzato con un grosso pesce (fritto), cotto perfettamente sia fuori che dentro, non so come abbia fatto a friggerlo dentro senza bruciarlo fuori, c’era anche del tacchino, le ho detto che se Auka la dovesse piantare, se mi fa da mangiare sempre in quel modo la prenderò io, ridono tutti.

Nel pomeriggio vado a prendere fresco sulla spiaggia, ci trovo una delle 2 corpivendole, proprio quella che voleva rifilarmi Tomorrow, però ora si comporta da persona civile, si scusa per come mi ha assalito ieri sera, dice di chiamarsi Star e che è stato Tomorrow a spingerla a comportarsi cosi’, che si è accorta della gaffe dalla mia reazione, molto fredda ed affatto amichevole. Dice che è qui per il festival, che prima era Nuku’alofa, ha 20 anni, poi parliamo di me, le solite cose: da dove vengo?, moglie?, fidanzata? Poi dice che dato che non ho una girlfriend, le piacerebbe esserlo lei, non è carina, un po grossina, però forse non è nemmeno la troia che mi aveva dato l’impressione di essere a prima vista, io comunque non ci rimetto nulla, quindi dico perché no? Ora ho una girlfriend, forse due (* 1)

Rivedo Ena, ci parlo ancara un po’, poi le faccio un paio di damande che non lasciano dito a dubbi circa le mie intenzioni, ma senza fare alcuna proposta o domanda impegnativa, le dico di pensarci un po su, nei prossimi giorni, se saràinteressata, vorrei parlare ancora con lei e probabilmente avrò qualcos’altro da chiederle. Sa di cosa parlo, e dice che ci pensera, e che si farà vedere, magari non domani o dopo, ma lo farà comunque.

Dopo cena arriva il gruppo dei cantanti e dei suonatori, arrivano anche le tre aspiranti ballerine, poi Fussi comincia ad impartire le prime lezioni, vedo le tre ragazze fare movimenti molto legnosi, senza alcuna grazia, dove invece Fussi è un unico gesto armonico, hanno circa una settimana per imparare, non credo che ce la faranno.

Dopo le prove, Auka mi dice che stasera, sul tardi, lui ed io andremo ad un fai kava. Mi suona un po strano, ma dico di si. Partiamo che è quasi mezzanotte, andiamo in fondo a Ha’ake, dall’altro lato del paese, Auka addirittura perde la strada e non sa più dove andare, niente paura: si avvicina ad una casa ove tutti dormono e comincia a chiamare sottovoce, esce uno che chiaramente dormiva, ma non è incazzato come lo sarei io se uno mi buttasse giù dal letto per chiedermi dove siamo, Auka gli chiede info, avute le necessarie spiegazioni ce ne andiamo e raggiungiamo finalmente la nostra destinazione: è la casa della mia ex tou’a, presenti solo lei, io, due ragazzi che fanno da assistenti, il padre della ragazza ed Auka.  Non riesco a capire perché mi ci abbia portato e chi abbia organizzato tutto cio’, ma la situazione è tale per cui non posso chiedere lumi ad Auka, semplicemente mi siedo lontano e defilato, ma non serve a nulla, la ragazza mi chiama e devo spostarmi vicino a lei oppure andarmene, mi sposto, passeremo cosi’ quasi 4 ore: i 2 assistenti zitti come mummie, Auka che intrattiene il padre ed io a parlare con la ragazza. Dice che si, che accetta di sposarmi, obbietto che l’avevo chiesta 3 mesi fa e che avrebbe dovuto dirmi qualcosa entro una settimana, che per me il suo silenzio è stato solo un no, che la mia proposta, ora non è più valida etc. etc., è un continuo tira e molla, lei insiste ed io mi tiro indietro. Alle 4 finiamo, io non ho chiesto nulla e sono rimasto sul no.

Il mattino dopo, a colazione, Auka si complimenta con me, la famiglia ha annunciato pubblicamente il fidanzamento, il padre, visto che la figlia sposerà un palangi è cresciuto di statura di 10 cm, e la famiglia stessa ha fatto un balzo in alto in considerazione sociale.  dice che ieri sera, anziché kava, ho bevuto una grossa coppa d’amore, e lei con me! Io obbietto, dico che non ho chiesto assolutamente nulla, e che anzi ho detto di no. Poi spiego come erano andate le cose (quelle non di pubblico dominio) tra me e la ragazza all’epoca, e la sua latitanza. Auka dice che da come parla la famiglia, sembra che io ieri sera abbia chiesto di sposare la ragazza, c’è poi il fatto che tutti si ricordano della scelta fatta a suo tempo dalla ragazza come tou’a, ed il fatto che io ora sia tornato e che ci sia stato, dopo un solo giorno, quel fai kava (a lui avevano detto solo di portarmici, ricordandogli della scelta della ragazza, e pure lui credeva fossi tornato per lei), il tutto rende estremamente credibili le loro affermazioni, io posso solo smentire. Poi lui tira fuori la soluzione: conosce bene la ragazza, è una che agisce solo ed esclusivamente sotto l’impulso del momento, questo spiega anche l’annuncio fatto: la ragazza non ha minimamente preso in considerazione la mia opinione, probabilmente ha detto alla famiglia non come è andata, ma come avrebbe voluto che andasse, e la famiglia se l’e’ bevuta, ed ha agito senza aspettare che io mi rivolgessi, come d’uso, allo zio, consiglia di non smentire ora, darebbe solo origine a ulteriore confusione, ma di aspettare, dice che non ci vorrà molto prima che lei faccia qualcosa che mi darà un valido motivo per chiudere definitivamente il discorso. Non sono molto convinto, è rischioso, ma decido di seguire il suo consiglio.

Sono andato dal medico (e’ un Falevai, famiglia di Willy e di Seletute), mi ha drenato e ripulito le piaghe (un male d’inferno), poi ci ha messo su una soluzione che dovrebbe favorire la cicatrizzazione, coperto con una garza leggera per evitare le mosche e lo sporco, mi ha dato antibiotici per 5 gioni, e dovrò tornare domani a rifare la medicazione, nel frattempo, finché le piaghe sono aperte, divieto assoluto di bagnarle con acqua di mare. Le cure, comunque servono a lenire un po il dolore, ora posso camminare quasi senza problemi.

Più tardi, in mattinata, dopo le prove dei cantanti e delle ballerine, sono sotto la veranda e passa Star, mi chiede se voglio andare con lei sulla costa ovest, ove stanno costruendo il nuovo molo.  Per andarci si prende la strada delle piantagioni, poi si attraversa un pezzo di bosco e si arriva alla spiaggia, la proposta mi sembra allettante e ci vado. è però strano, la notizia del mio “fidanzamento” ha già fatto il giro dell’isola, dovrebbe esserne al corrente pure lei, quindi il “girlfriend” dovrebbe essere ipso facto rotto e dimenticato, però in effetti si tratta solo di andare all’altra spiaggia, ci sediamo all’ombra a parlare, ma qui il suo comportamento cambia totalmente, fino a quel momento era stato simile a quello delle nostre parti, li’ diventa tongano tradizionale, ogni e qualsiasi approccio è completamente respinto, non so proprio che pesci pigliare, dopo un po’ torniamo indietro, sono anche un po’ frustrato ed incazzato. Nel pomeriggio la incontrerò di nuovo in paese, sarà con la madre, e mi salutera con un “hi swetiee”, èla prima volta in vita mia che mi capita di essere sweetie.
In serata passa qui davanti il padre della mia “fidanzata”, viene in bicicletta, si ferma, non parla con nessuno, mi guarda e mi studia un poco, poi se ne va soddisfatto. Più tardi, verso mezzanotte, vedo che lo zio della ragazza (quello che a suo tempo aveva fatto da giudice, che però è fratello della madre e non del padre), e che ogni volta che mi vede scuote la testa perplesso, bussa alla porta di Auka e va a parlargli, non so di cosa, Auka non mi farà mai alcun cenno di quel colloquio, non so se è stato lo zio ad andare da Auka o se sia stato Auka a convocarlo per anticipargli quello che succederà, o forse c’è andato per parlare di affari loro.

In mattinata si rifa’ la medicazione, non va molto bene, speravo meglio, ma ci vuole il suo tempo, dovrò tornare anche domani. Più tardi incontro Star, è insolitamente fredda e formale: ha saputo del mio “fidanzamento” con un giorno di ritardo :-), probabilmente pensa che l’abbia presa in giro. Ena, dopo quel primo giorno non si è più fatta viva, l’ho vista un paio di volte da lontano, ma coi casini che ho in piedi non mi è sembrato il caso di andarla a cercare.

Nel pomeriggio vado a vedere un drahma, verrà presentato al festival, la storia, più o meno è questa: Un ragazzino, resta accidentalmente ucciso mentre gioca con un’altro; quest’ultimo viene processato, ci sono 4 tizie che raccontano com’e’ andata, ci sono altri 3 testimoni, l’accusa propende per un incidente, ma il giudice è di tutt’altra opinione, fa una terribile reprimenda, la madre del ragazzo chiede misericordia per suo figlio, ma il giudice, dopo consultato un librone dice che che la legge parla chiaro “una vita per una vita”, e lo condanna a morte. Il ragazzo viene portato alla forca, gli mettono il cappuccio ed il cappio al collo, poi interviene nuovamente la madre, chiede di salutare un ultima volta il figlio e le viene concesso, gli sfila il cappio ed il cappuccio, lo bacia e gli dice addio, poi dice che la legge va rispettata, ma che la legge dice “una vita”, senza precisare quale, indossa lei il cappuccio, si mette il cappio al collo e si lancia nella botola. Il figlio da l’addio alla madre morta, il giudice capisce troppo tardi di aver emesso una sentenza sbagliata, e se ne va tra i rimorsi. Recitano bene, però sono completamente fuori tema, questo, con la pace, non c’entra per nulla.

La mia “fidanzata” recita nel drahma, riesco a parlarle per meno di un minuto, mi dice che ha gia parlato col padre, il quale ha dato l’assenso, ma la madre è  Nuku’alofa, rientrerà lunedì notte, ed anche se non è mai successo che la moglie dicesse no, quando il marito ha già detto di si, bisogna aspettare lo stesso anche il suo consenso. Ne prendo atto, dico però che dobbiamo parlare, un sacco, e che non ho molto tempo: finito il festival me ne andrò, parlato o meno, e che non tornerò qui un’altra volta solo per parlare, quindi che trovi un po’ di tempo anche per noi, che io sono completamente libero tutto il giorno, e che dipende solo da lei, ma che non mi facesse aspettare troppo, perché stavolta non aspetterò una settimana per niente, la volta scorsa mi è bastata.
Ieri notte è passata la Tau Tahi diretta a Nuku’alofa, nessuna notizia dei rullini che ho chiesto, probabilmente la ragazza si è addormentata ed ora sono laggiù :-(. Anche Auka, in nottata è andato a Nuku’alofa, deve riapprovviggionare il negozio, anche in vista della folla che arriverà qui la settimana ventura.

Mi chiamano due volte  per vedere dei VCR, uno, quello di Feke, non manda fuori più alcun segnale (almeno sembra), non ho a disposizione alcuno strumento, manco un cacciavite, con le sole dita a disposizione e’ difficile fare una diagnosi più precisa, figuriamoci ripararlo.  Mando Sonny a cercare il cavo audio/video di Auka, per provare su quelle uscite, ma torna indietro dicendo che il VCR è stato prestato, da Auka a qualcuno, e lui non sa chi, quindi non posso fare nemmeno quella prova. L’altro caso è un classico (almeno da noi): il tizio ha acquistato TV e VCR usati, ma non è mai riuscito  farli andare, provo a regolarli, ma il nastro non gira nemmeno, apro il VCR e vedo che è stato già aperto e richiuso (male), poi vedo che il motore non da alcun segno di vita, manco un cenno allo spunto iniziale. Richiudo il tutto e faccio dire da Sonny (che mi fa da interprete) che li consiglio di rendere il TV ed il VCR a quello che gliel’ha venduto e di rifarsi dare indietro i soldi (se ci riescono), perché quell’altro sapeva benissimo che gli stava tirando il bidone. Il tizio (Villiiami) e molto triste, non so quanto tempo fa abbia fatto l’affare, se è poco tempo può provare a farsi ridare i soldi, ma se sono passati mesi, con uno che volutamente ti tira un bidone, addio Nina :-(.
Col nuovo molo che verrà ultimato (dicono) verso aprile, non è difficile prevedere che abbastanza presto arriveranno i primi camioncini e le prime auto, poi necessaramente un deposito di carburanti (ne ho ccennato a Feke, che è il titolare del commercio dei carburanti qui, ora movimentano la benzina, usata per i fuoribordo ed i generatori, nei fusti da 200 lt), predicendo quel tipo di espansione. Entro uno o due anni la Electric Power Board dovrebbe portare la luce elettrica. Se deciderò di trasferirmi qui, potrei aprire una piccola attività di riparazioni varie, magari anche installatore ed elettricista, se comincio io per primo, l’eventuale concorrenza, in seguito, è già sconfitta prima di iniziare. Potrei anche fare il fotografo alle feste varie, sia qui che in giro per le isole, il mercato potenziale non è molto vasto, ma potrebbe essere un’attivita integrativa, le spese, tra negativi, sviluppo, stampa e spese postali, per un rullino da 24 sono di circa 25$, potrei vendere le foto a 2$ l’una (e le foto delle feste solitamente si vendono in più copie), spese di trasporto, sbafate ed alloggio a carico cliente ed almeno 50$ di utile ad ogni intervento, non granche’, ma si può fare.

Il giorno dopo, nel tardo pomeriggio vado a vedere il numero di lakalaka di un’altro gruppo, sono accompagnati solo da un tamburo a 4 mani, sono bravi, solo che la musica e la canzone, rispetto  quella del gruppo di Kotu, e assolutamente insipida. Verso la fine, una delle donne, anziana, verso i 60, si alza, e danzando a passettini arriva davanti a me, mi infila l collo una collana di fiori e proprio mentre il lakalaka termina si inchina e resta chinata, il resto del pubblico pplaude e grida <molie’> (brava). A casa di Auka la chiamiamo Ohiawee, perché qualche giorno fa, non so perché un’altra donna ha avuto da ridire con lei, Ohiawee è magra e mingherlina, l’altra grossa ed abbondante, comunque dopo qualche questione, la grossa le ha rifilato un pugno in un’occhio, e quella si e mezza accasciata con un “Ohiawee” di dolore.

Alla sera vado al club di Feke, per un po’ di kava, ma non mi diverto per niente, dopo un poco me ne vado  dormire.

Con le cure mediche le gambe vanno meglio, molto meglio, gli antibiotici fanno il loro effetto, le piaghe non suppurano quasi più, il dottore (anche perché ha finito il cerotto) dice che è meglio lasciare le ferite scoperte, asciugheranno prima. Ho provato a cercare Auka al telefono (la ragazza che dovrebbe avere i miei rullini e sorella del dottore e mi sono fatto dare da lui il suo numero di telefono a Nuku’alofa), volevo chiedere ad Auka di provare a recuperarli, in difetto di andare in un negozio di foto ed acquistarne un paio, solo che Auka non è in casa. Prendo in giro tutto il giorno Luce, col fatto che Auka è a Nuku’alofa a fare “shopping”. Vedo la “fidanzata” 2 minuti davanti al negozio, protesto vivamente, dico che vedo e parlo con tutte le ragazze dell’isola tranne che con lei, che settimana prossima, comunque sia io parto, e fatto o no, non torno più, se vuole qualcosa dovrà muoversi lei, dice che ci vedremo in serata, e domani, a parte la chiesa, sarà libera tutto il giorno.  Inutile dire che oggi non la vedrò più.

Verso le 10 di sera vado nella baracca dela Telecom, ci stanno tenendo un fai kava (senza tou’a), fa niente, però la compagnia è buona e mi diverto, qualcuno mi chiede come mai ieri sera me ne sono andato via cosi’ presto, al club, dico che non mi divertivo, che probabilmente ero in un gruppo sbagliato, ma che non mi andava di cambiar gruppo, cosi’ me ne sono andato. Tra gli altri c’è anche lo zio della fidanzata, stasera non ha scosso la testa.

Oggi è domenica, al mattino in chiesa dai wesleyani, Luce mi dice che e’ passata la fidanzata a dire che passerà subito dopo la chiesa: buona donna, mi ha detto che quando viene possiamo stare in casa, che nessuno disturbera. Solo che ne’ in mattinata, ne’ nel pomeriggio, ne’ in serata quella si fa viva. Sono incazzato nero, anche Luce è arrabbiata, si sente presa in giro e la capisco, mi sento allo stesso modo.

Verso le 9 tiro su un pacco di kava e dico a Sonny che andiamo a un fai kava, dice che il club, oggi è chiuso, lo so, e comunque il club non mi va, dico di andare da qualche ragazza, lo preferisco. Lui candido: Dalla tua ragazza? Casco dal pero, mi faccio confermare la cosa, e lui conferma: quattro ragazzotti sbandati le hanno chiesto di fare la tou’a per loro, e lei ha accettato, hanno chiesto ad altri di andarci ma nessuno ha voluto, perché alla ragazza non spetta più di fare la tou’a, credeva lo sapessi pensava che volessi andare li’  cioccare e già pregustava la cosa, quando mi ha visto prendere su la kava. Dico di no, che non ne sapevo niente, ma che comunque li non ci vado più, nemmeno per fare casino, propongo di andare da Fusssi, lui dice di no, che Fussi e SUA girlfriend, l’unica che ha, e che a me, li’, non mi ci porta proprio, dice che sono troppo pericoloso, se voglio andarci devo andarci da solo. Scartiamo anche quella, dico che qualsiasi altra va bene, lui dice ok, che ne ha in mente una, ma che dovrò essere io a chiederle di fare la tou’a per noi, se lo facesse lui, o Fohiva (con Lisiate sono un trio inseparabile, ma oggi Lisiate è sparito), quasi sicuramente quella direbbe di no, invece se lo chiedo io sarà contentissima di farlo, cosi’ partiamo in tre, ma non occorre fare molta strada, 4 case più in la’ bussa ad una porta, arriva Ohiawee, (quella che l’altro giorno, durante la danza, è venuta a farmi l’inchino), Sonny in tongano le dice che vorremmo parlare con la nipote, quella la chiama e Sonny manda avanti me, quando arriva la riconosco, è una che mi mi chiama e mi saluta molto cordialmente almeno 3 o 4 volte al giorno, ma sempre da lontano, non sono mai riuscito a vederla da vicino, ne’ a scambiarci due parole, anche stasera mi saluta festosa. avanzo la mia richiesta, dico che vorremmo bere un po’ di kava e che ci piacerebbe che fosse lei a servircela, sicuramente non ho fatto la richiesta nel modo formale corretto, però accetta subito, dice che per me lo farà molto volentieri. Gli altri due spariscono per andare a cercare l’armamentario, io entro in casa, lei dice qualcosa ad Ohiawee (la zia), quella risponde qualcosa e se ne va. La ragazza dice la zia ha detto che all’una dovremo comunque ndarcene, per me sta’ bene.

Poi arrivano i due giannizzeri (ho detto a Sonny di prendere un secondo pacco di kava), preparano la kava mentre la ragazza va a cambiarsi, poi cominciamo, si parla e si beve, ogni tanto una sigaretta, di fatto sto monopolizzando la ragazza, ma se gli altri due non protestano per me va bene. Mi chiede come mai sono li’ e non di la’, al riguardo sono lapidario: “finito!”. Anche Sonny fa un salto, come finito, dopo soli 5 giorni?, Dico di si, che non mi piace essere preso in giro, che una ragazza che ha già scelto come tou’a , e che addirittura è gia stata chiesta ed ha detto di si, non può più fare la tou’a in casa, se lo fa, significa che non ha preso sul serio ne la sua stessa scelta ne la mia richiesta, e che io, una ragazza cosi’ non la voglio proprio, quindi finito parliamo d’altro e godiamoci la serata. Ridono tutti come matti, sembra quasi una risata liberatoria.  Poco dopo arrivano altri 2, hanno visto la luce, mi vedono e restano perplessi, uno chiede se possono bere la mia kava, dico che certamente si, e che non ocorre chiedere. Uno poi chiede a Sonny come mai sono li’, e quello gli racconta tutto, anche loro ridono come matti, piu tardi se ne va, dice che vuole andare di la a vedere come vanno le cose, poi arriva altra gente: quello andato ha sparso la notizia, alcuni sono venuti qui ed altri sono andati di la, poi arriva uno che viene dall’altro fai kava, dice che la ragazza è contenta perché pensava di essere stata messa all’ostracismo, ed invece li’ ci sta’ andando un sacco di gente. Ridono tutti anche li, solo che la ragazza ed i quattro ridono di come mi sono fatto prendere in giro, e gli altri, che sanno che sono qui ed ho gia rotto, ridono di loro.  Nessuno, quasi si fossero messi d’accordo, ha riferito di come stanno le cose qui.

Mi è passata l’incazzatura e mi sto’ divertendo, la compagnia è brilante e spiritosa. Poco prima dell’una finiamo la kava e chiudiamo la serata, andandomene chiedo alla ragazza se qualche sera potrò tornare, dice di si, quando voglio, che ne sarà felice.

Il mattino dopo solo la recita trita di un copione vecchio come il mondo: tutti quelli che mi vedono mi chiedono se ieri sera ho bevuto kava, e quando dico di si, mi chiedono se la ta’ahine (=ragazza) mi piace e se mi sono divertito, ma non aspettano risposta, se ne vanno ridendo. La famiglia della fidanzata dalle stelle alle stalle. Io, se possibile, tre gradini più su’ di prima in considerazione sociale: un palangi che ha rimesso al suo posto (rispettando le tradizioni) una che le tradizioni le stava offendendo, oltre ad offendere lui. Vedo anche lo zio, ora non scuote più la testa, mi sorride e mi saluta (e’ la prima volta), al suo <fefe ake?> rispondo <sai aupito aupito> (che va immensamente bene), lui dice che si sente cosi’ anche lui, oggi, dice che prima non mi aveva capito, che a volte aveva addirittura pensato che fossi uno stupidotto incantato e fatto su da una ragazza, ma ora ha visto cosa ho fatto e come ho reagito, ed anche se la ragazza è della sua famiglia, è contentissimo, però aggiunge che per sua fortuna lui e il fratello della madre e non del padre, e che non sono problemi suoi.

Chiedo a Luce informazioni su Ena e sulla ragazza di ieri sera, e sulle loro famiglie, vorrei corteggiarle tutte e due, ma è meglio una sola, e non so decidere quale, ma poi penso che Ena, in tutto quel periodo non si è più fatta vedere, probabilmente non le interessa e decido per la nuova. In mattinata, alle prove di danza, Fussi ha cambiato completamente atteggiamento: ora provoca, e pesantemente: si defila per non esere vista dagli altri e mi invita con gesti che definire osceni è un’eufemismo, ma so che è solo uno scherzo (almeno credo). Continuerà cosi’ (ed anche molto peggio) per quasi tutta la settimana. Si calmera un poco (non troppo) una sera, in un club ove
sarà venuta apposta per me. Sarà l’unica tou’a al club, quella sera,entrerà, altera come una regina, ed verrà, dritta come un fuso, a sedere al suo posto nel nostro gruppo, per cominciare immediatamente con le provocazioni, ma quella sera risponderò per le rime, proponendo, a gesti, cose che da noi sono abbastanza comuni, ma che la lasceranno stupefatta ed allibita, il tutto in mezzo ad una quindicina di persone che capiscono che sta succedendo qualcosa, ma non cosa. Il
giorno dopo Fussi mi chiederà conferma dell’interpretazione di quei gesti, avutala, dirà che non immaginava si facessero cose simili e se davvero da noi sono d’uso, risponderò ridendo “solo come preparazione, il meglio viene dopo”

La mia ex, prima sempre impossibile a vedersi, oggi gira tutto il giorno qui attorno, mi limito al mattino, dalla cucina a fare ciao con la mano, continuerà a girare qui attorno, quasi a tempo pieno per un paio di giorni prima di trovare il coraggio di parlarmi, solo per sentirsi dire picche, proseguirà allo stesso modo, come un cane bastonato finché non me ne andrò. Mi dispiace vederla cosi’, ma ora, per come sono messe le cose, non posso farci assolutamente nulla, e per giunta non voglio.

Mi chiamano al telefono, dal Niu’Akalo mi avvisano che mia figlia dall’Italia mi ha cercato, ma non posso chiamere: la linea con Nuku’alofa è caduta (il sole è troppo alto, forse stasera, forse domattina).

Assisto alla prova generale dei vari gruppi di Ha’aveva per il festival, la fanno al campo sportivo della GPS. C’è tutta l’isola ad assistere, in un lato una boule di kava con i maggiorenti, mi invitano li’. Scatterò qualche foto. Sono decisamente bravi, è un’ottimo spettacolo. Ha’afeva conta circa 350 abitanti, domani mattina arriverà la gente dalle isole, si prevede che arrivino circa 800/1000 persone.

Rivedo la ragazza di ieri sera da lontano, la chiamo a gesti, arriva dopo 2 minuti (nel frattempo si è cambiata), è tutta un sorriso.  Discorriamo un po’, poi deve andare, dico che vorrei rivederla, risponde che oggi e domani sarà molto occupata, ma poi sarà completamente libera per me. Mi chiede che farò in serata, dico che andrò al club per un po’ di kava, vuole sapere quale e glielo dico, non assicura, ma se le sarà possibile dice che verrà pure lei e vuole che vada nel suo gruppo. Più tardi andrò al club ma non la troverò, peccato. Arriverà invece Fussi a provocare.
Sempre nel pomeriggio mi hiamano per un’altro VCR, ci vado, spetto che accendano il generatore, lo scoppiettio è del tutto irregolare.  Accendo il tutto e scopro che l’immagine balla, va e viene seguendo il ritmo del generatore, cosi’ spengo e vado a vedere quello. è un barachino, piuttosto vecchio Il guasto (o almeno 1 guasto) è evidente, ci sono 2 bulloni del 13 che trattengono una parte della testata, uno manca del tutto, e dal cilindro esono le fiammatine, gli dio he per ripararlo devono smontare anhe l’altra vite (con me non ho niente, mano una pinza), poi con la vite ome ampione devono trovarne una eguale, spiego che quello he onta è il passo e he se la trovano più lunga devono tagliarla per portarla alla stessa lunghezza del campione, meglio un bit di meno che di più, ma non troppo di meno, sono soddisfatti e me ne vado.

Il giorno dopo sveglia al mattino presto, verso le 6. Comincia ad arrivare gente dalle isole, il mare, pur se non calmo è abbastanza buono, ma rinforzerà pian piano nella giornata, fino a dventare proibitivo, vengono con barchette di 4 o 5 metri, in flottiglia, ogni barca è sovraccarica, sul sovrapponte dieci, a volte quindici persone, sotto i bagagli e viveri, sulla spiaggia ci sono diversi gruppi, sparsi qui e la, con le boule della kava per il benvenuto. La gente sbarca, gli umini si siedono per un paio di tazze di kava e per una sigaretta, poi raggiungono le donne e scaricano le barche, tutto il bagaglio ed i cesti dei viveri restano sulla spiaggia, saranno le donne che li porteranno via, gli uomini di dividono, alcuni nelle piantagioni dei related a raccogliere yam taro e manioca, frutti e quant’altro possono, gli altri tornano alle barche e subito in mare, a pescare (torneranno dopo un’oretta, consegneranno alle loro donne il pescato che servirà per il pranzo, e subito dopo usciranno una seconda volta) I ragazzini e le ragazze giovani vengono spediti nel bosco cercare fiori e frasche odorose, dovranno farne collane e kiekie da indossare sopra i costumi. Quasi tutte le barche di Ha’afeva sono fuori: sono andate negli isolotti disabitati, qui attorno, e tornano cariche di legna da ardere, sbarcano il combustibile sulla spiaggia, in mucchi, e ripartono, ogni barca farà 3 o 4 viaggi, chi ne ha bisogno va al mucchio più vicino e prende quanto gli serve. Vedo arrivare 2 barche da Kotu, sbarcano, tra gli altri c’è Sela con i ragazzi ma non vedo Fine, Sela mi dice che è rimasto a Kotu, Lesieri fa un lievissimo accenno ad una bottiglia di rhum, più tardi arriveranno da li’ altre 5 barche, lui non sarà neppure su quelle. In questi giorni li vedrò poco, Kotu è alloggiata in un’altra parte del villaggio.

Indossano tutti abiti da lavoro, ed il bagaglio di ciascuno può essere definito standard: cuscino ed una coperta avvolti nella stuoia che gli servirà da letto, l’abito della festa ed i costumi di scena.  Si sono portati dietro parechi viveri, in genere cesti di yam, taro, manioca, kape, bredfruit e banane verdi, spesso frutta: ananasma, manghi, angurie, comunque credo che saranno insufficienti, spetterà ad Ha’afeva integrare, parecchi sbarcano maiali e galline. Spesso le donne hanno dei lattanti al collo. Dormiranno dappertutto: nelle hall, nelle chiese, nelle poche case vuote (la GPS è off limits, dovrà servire come spogliatoio per i gruppi che daranno spettacolo), cuoceranno (in turni) i loro cibi nelle cucine delle case circostanti, in ogni cortile ci sono almeno due o tre umu, dappertutto in giro si vedono i fuochi con attorno gli uomini che maneggiano le lunghe pertiche su cui sono infilati i maiali ad arrostire allo spiedo.  Ovunque c’è sempre, a tutte le ore, qualcuno che mangia, i passanti vengono sempre invitati. Spesso i gruppi di ospiti fanno da mangiare anche per i padroni di casa. Più tardi vedrò arrivare le due barche grosse di Nomuka, sbarcano in un solo colpo quasi 150 persone (si fa per dire: dovranno usare i caronte, tra la gente, i bagagli ed i viveri ci impiegheranno un paio d’ore), più di  meta’ e gente di Fonoi, alcuni (pochi .-)) da Mango, e non sono tutti, molti altri arriveranno da Nomuka con le barchette.

In mattinata Luce mi sposta di alloggio: fino alla fine del festival dormirò in casa loro, Sonny sotto una tettoia: la casa è destinata ad una ventina di persone (donne e ragazzini), uno dei gruppi di Tungua, altre donne, ragazzi e gli uomini sono da qualche altra parte.  Noi ci stavamo in due, a volte tre.

Il festival non è solo danze, canti gare di corsa con le barche e spettacoli vari, nonché qualche mangiata pantagruelica. è molto di più.  Spesso è l’unica occasione nel corso dell’anno per incontrare figli e parenti che vivono in altre isole. Il telefono funziona solo qui ed a Nomuka, in questi 3 giorni approfitteranno tutti per telefonare (chiamata a carico destinatario) ai parenti oltremare, chi in NZ, chi in Australia, chi negli USA. Proverò a chiamare l’Italia, l’operatore mi chiederà se è cosa urgente, perché se non lo è dirà che preferisce dare priorità a loro, io potrò chiamare tra 4 giorni, quando se ne saranno andati, perché comunque lui non riuscirà ad esaurire tutte le richieste, e la mia chiamata farebbe ritardare quella di qualcun altro di un intero anno, per cui rinuncerò volentieri.
Poi ci sono i rapporti sociali, forse l’aspetto più importante. Nelle varie isole, i gruppi familiari sono molto spesso legati fino a formare solo 3 o 4 famiglie estese, a volte anche meno, ed all’interno della stessa famiglia NON ci si sposa. I maschi, bene o male, girano per le isole e trovano, chi di qua’, chi di la’, la fidanzata e la moglie, ma per le ragazze è diverso: loro devono aspettare che qualcuno vada li’ per conoscerle, e quando capita, non c’è possibilità di scelta, o quello ti va bene o devi spettare il prossimo visitatore (se sarà interessato a te), in cambio c’è parecchia concorrenza, perché non sei l’unica in quella situazione, ad aspettare, come te ce ne sono altre 15 o 20. I festivals sono la maggior occasione, per loro, di farsi vedere, conoscere e di addocchiare i possibili futuri fidanzati e mariti, in queste occasioni si combinano più fidanzamenti e più matrimoni che in tutto il resto dell’anno. A dirlo sembra quasi il mercato delle vacche, ma non è cosi’, bisogna vederlo, viverlo.

Dappertutto, in questi 3 giorni, alla sera si tengono dei fai kava particolari, a volte nelle case avute in prestito (nella zona giorno, mentre gli abitanti, ad un metro di distanza, dormono nella zona notte), a volte sotto gli alberi, a volte vengono erette tettoie temporanee coperte con stuoie di foglie di cocco intrecciate. La gente delle varie isole è generalmente raggruppata tutta assieme, ed alla sera, nei dintorni del sito, parecchi fai kava: tou’a le ragazze di quelle particolari isole, ospiti a bere i maschi delle altre isole, spesso all’inizio, arrivano e bevono solo un paio di tazze, poi cambiano gruppo, esauriti i gruppi cambiano sito, per tornare, più tardi, nel gruppo che più ha suscitato il loro interesse, spesso solo per trovare il posto già occupato da qualcun altro :-(, è un viavai continuo, ed i fai kava terminano solo alle 4.30, quando suonano le campane per chiamare la gente in chiesa. I giovani, in quei 3 giorni, dormono molto poco.

Spesso capita che non ci siano zii di qualche ragazza, in tali casi, generalmente, la famiglia, prima della partenza, ha incaricato qualcuno (solitamente un anziano che non dovendo lavorare avrà tempo libero, a volte è uno solo per tutte le ragazze della spedizione, magari anche 20 o 30) ad agire in loco parentis: ha, per delega, tutta l’autorità necessaria per combinare un matrimonio partendo da zero, e non sono rare le ragazze che arrivano qui per il festival e tornano a casa dopo 3 giorni, già sposate dal Town Officer di Ha’afeva, accompagnate dal neo marito, solo per fare la cerimonia in chiesa, il banchetto nuziale, prelevare i propri bagagli e seguire poi il marito in qualche altra isola. Quando non si sposano per direttissima, se hanno deciso, spesso i due sigillano la promessa baciando la bibbia, e’ un voto che non può essere rotto: seguirà immancabilmente, a breve, il matrimonio.

In questi 3 giorni andrò 3 volte (2 nello stesso giorno), in qualità di “ospite importante”, al banchetto di matrimonio che lo sposo offre per la famiglia della ragazza, e da queste parti sono rare le famiglie che possono dire di essere state onorate, al matrimonio delle loro figlie, dalla presenza di un palangi, quelle 3 avranno problemi nel dover ricambiare. Un altro paio di inviti, con dispiacere, ho dovuto declinarli, non posso partecipare a 4 banchetti di nozze nello stesso giorno, anche perché non ci si può limitare a spizzicare qualcosa, sarebbe non apprezzare il cibo offerto, bisogna mangiare, e di buon appetito! Mi conoscono in molti, per me sono tutte facce mai viste, ma loro si ricordano di avermi visto nel mio giro di agosto, altri a Lifuka, quasi tutti mi chiamano “sir”, molti mi salutano in modo strano (Auka mi dirà che sono le espressioni d’uso quando ci si rivolge ad un nobile)

La cerimonia di apertura del festival la fanno sul campo sportivo della GPS, sotto la tettoia i notabili di tutte le isole, mi hanno invitato a stare con loro, ma ho detto che vorrei scattare delle foto (finché ho negativi), cosi’ hanno steso una stuoia sul prato, 3 o 4 metri più avanti e leggermente sulla sinistra, siederò li’ da solo (vestito da palangi, niente tupenu e ta’ovala), il pubblico una decina di metri più indietro e poi tutto attorno al campo sportivo. Ci sono un paio di discorsi (durante uno dei discorsi un cane si ferma davanti all’oratore, il quale non si scompone troppo, sempre parlando gli allunga una sonora pedata ed il cane fila con un “cain”), poi un paio di inni sacri e le immancabili preghiere.

Il primo numero è dei marciatori di Kotu, ora sono in uniforme:
maschi in pantaloni neri con banda rossa e camicia bianca, tutti con scarpe nere, le femmine in gonna nera al ginocchio e camicetta bianca, sandali e calzini bianchi, il comandante del plotone ha i cordoni rossi ed il bastoncino (nero lucido) da ufficiale sotto l’ascella, il gomito regolarmente piegato nella posizione prescritta. Ora, in testa al plotone c’è pure un tamburo maggiore che fa svolazzare la mazza.  Io li ricordo come un’accozzaglia di paperi, dei quali alcuni non sapevano distinguere il piede destro dal sinistro, ora marciano perfettamente, un passo unico, il comandante dopo il giro d’onore (ordinerà un “attenti a” quando mi passano davanti, ed un secondo, 5 metri dopo, per le autorità), mentre il plotone prosegue, lui si ferma, da solo davanti alla tribuna, guardando dritto verso le autorità, non guarderà più i marciatori, lancerà i suoi ordini al momento giusto, loro faranno parecchie figure, sia in marcia lenta che in marcia veloce, qualcuna anche con maschi veloci e femmine lente, comunque tutte figurazioni perfette. Riprenderà il passo col plotone al momento esatto, farà l’ultimo giro, per poi fermarsi, cantare un coro, e quindi andarsene. Deve aver imparato a memoria tutta la sequenza ed il numero di passi necessari, per una marcia con figurazioni di almeno 20 minuti. Gli applausi sono scroscianti, se li meritano. Seguono diversi numeri di lakalaka coi tamburi e danze di gruppo coi sonagli ai piedi, il tutto sempre al suono dei tamburi a 4 mani ma a me non dicono molto, poi le danze delle bambine.

Proclamano i vincitori: Kotu per la marcia, Tungua per i tamburi e Fonoi per le danze delle bambine. Lo show termina verso le sei, è durato 3 ore, appena in tempo, ce ne stiamo andando e comincia a piovere. C’erano stati un paio di accenni di pioggerellina leggera, ma solo un minuto e non avevano dato alcun fastidio.

La sera, a cena ho del pesce e del maiale (entrambi arrostiti, almeno 2 kg di roba, buonissimi), più i bredfruit, l’insalata, la frutta ed il dolce, e non è farina del sacco di Luce: Auka non c’è, è ancora Nuku’alofa, arriverà in nottata, verso le 3, con l’Olovaha ed il carico, Luce è stata tutto il giorno al negozio, c’è sempre una folla di gente che necessita di tutto da servire, la cena per Luce, Sonny Fohiva e me viene dalla gente di Tungua. Nelle due pause per i pasti che Luce si è concessa, si è fatta sostituire da Sivi. Nella prima serata faccio un giro per i fai kava delle ragazze delle isole, sarà in uno di quelli che mi raggiungerà un giovane, forse 25 anni, parla abbastanza bene l’inglese, si scusa per avermi disturbato, spiega che ha trovato moglie e che domani darà la festa in onore della famiglia della ragazza, sa che non lo conosco, ma lo stesso spera di non essere troppo sfacciato nel chiedermi di partecipare al banchetto, è di Matuku, la festa si farà domani all’una, al loro sito, sono contentissimo di accettare.

Verso le 9 vado al club, ci sono diversi gruppi, solo un paio con la tou’a, ma sono ragazze giovani, forse sui 16/17, cosi’ vado in un gruppo che ne è privo, prima o poi arriverà qualcuna. Infatti, dopo manco 10 minuti arriva Star, non sapevo facesse la tou’a, comunque non ha importanza. Sa che ora sono libero e parte all’attacco, devo addirittura riprenderla perché non da abbastanza retta agli altri del gruppo, e non voglio trovarmi infognato un’altra volta, e comunque sicuramente non con lei.
Il mattino dopo sveglia alle 4, fuori c’è una confusione terribile, Auka è rientrato ed ha scaricato dalla nave una tonnellata di roba, e’ tutta ammucchiata sotto la veranda, lui, Luce e Sonny la stanno stivando nel negozio, però la gente, anche a quest’ora è li per comprare di tutto, è un marasma. è ancora buio, vado in cucina, ci sono delle donne di Tungua che mi danno qualcosa da mangiare. Sono ¾ addormentato, verso le 5 sono sotto la veranda ed ho forse l’incontro più straordinario di questo viaggio. Arriva un uomo anziano, sui 60/65, capelli candidi, lo conosco. è vestito sobriamente: camicia bianca (nuova), cravatta con un nodo perfetto, giacca blu che gli sta’ a pennello, la indossa aperta sopra un tupenu chiaro ed una bella ta’ovala, sandali, rasato di freso, non magro, ma nemmeno grasso, parla un ottimo inglese. è il tongano meglio vestito che io abbia mai visto in assoluto. Mi saluta ed accenna al fattto che ci siamo già visti, prima che continui gli dico di si, che abbiamo bevuto kava assieme quando sono stato a Fotuha’a in agosto, è visibilmente compiaciuto che mi rammenti di lui, poi mi dice piatto piatto che è venuto a parlarmi per una questione di famiglia.

Comincia col dire che è venuto a quest’ora insolita perché mi ha visto quando sono andato in cucina, e, se ora c’è confusione, più tardi ce ne sarà di più, poi prosegue, ha avuto l’incarico di agire da zio per tutte le ragazze del suo gruppo, chiama quindi una ragazza che sta’ li in disparte, lei si fa avanti, e bella, veramente bella, anche se vestita molto miseramente. Dice che è stata la ragazza ad andare da lui (come zio) perché venisse a parlarmi, ha 28 anni, non e’ più giovane, mai stata sposata, mai avuto un uomo, dovrebbe sicuramente essere in grado di mettere al mondo 4 o 5 figli prima di diventare troppo vecchia, e vorrebbe sposarmi. Lui ha cercato di dissuaderla, ma lei ha insistito, lei ha detto che è forse una delle sue ultime possibilità, ed anche se disperata, ha voluto provare. Non mi lascia il tempo di rispondere, dice che sa già che dirò di no ma se questa non mi piace, a Fotuha’a ce ne sono molte altre, troppe, giovani e senza marito. La loro è una situazione pesantissima, loro prendono il mare e ritornano sull’isola abbastanza facilmente, ma la gente delle altre isole, li’ non approda quasi mai. I loro maschi cercano e trovano le mogli sulle altre isole, ma gli uomini delle altre isole non vanno mai da loro, e le loro figlie diventano vecchie come questa (sic) senza sposarsi, senza avere mai conosciuto un uomo.  Quest’anno 7 delle loro ragazze sono arrivate all’età da marito, sempre quest’anno c’è stato un solo matrimonio, altri due, forse, riuscirà a combinarli in questi giorni. Sa che non ci posso far molto, però mi prega lo stesso di andare sulla Big Stone (loro chiamano cosi’ la loro isola), saranno lieti di avermi con loro finché mi piacerà di starci. Dico che ci andrò sicuramente, non so ancora quando ma sicuramente sarà in gennaio o febbraio, che aspetterò qui ad Ha’afeva una delle loro barche del lunedì o martedì notte. Mi ringrazia e ci salutiamo, poi se ne vanno entrambi.

Verso le 6 una ragazzina (forse 16 anni, più facile meno), di Tungua, mi chiede se può mandare suo zio a parlare con me, le dico che è meglio di no, che è troppo giovane, se ne va avvilita. Subito dopo lo spettacolo del mattino (saranno forse le 11) sarà un’altra ragazza di Fotuha’a proporsi in prima persona, dice che le voci corrono e che si dice che non ho moglie e nemmeno fidanzata ma vuole conferma, avrà 24 o 25 anni, anche lei carina, anche se grossa di fianchi (o forse è solo la ta’ovala che fa quell’effetto), parla abbastanza bene l’inglese, dice che preferisce parlarmi direttamente, prima di mettere di mezzo la famiglia, le confermo che per ora sono libero, ma anche a lei dico che passerò sulla Big Stone in gennaio o in febbraio, di aspettare, se sarà il caso ne parleremo allora. Se ne va, non soddisfatta, ma nemmeno delusa, forse speranzosa.
Alle 8 e mezza ricomincia lo show, in mattinata gli ultimi lakalaka e le danze delle ragazze, nel pomeriggio avrebbero dovuto esserci le gare delle barche: 2 classi di fuoribordo ed una per le popao, ma il mare è troppo agitato, cosi’ le gare sono state annullate. Luogo per lo show un prato di fronte alla chiesa wesleyana, qui hanno eretto una tettoia di foglie di cocco intrecciate, sotto ci sono due stuoie, una grande per le autorità, ed una più piccola, sulla destra, per me.  Auka mi ha portato un negativo da 24 pose, meglio che niente.  Scatterò parecchie foto. Quando finirà il lakalaka di quelli di Kotu resteranno tutti ammutoliti, la musica è completamente diversa da quanto abbiano mai sentito, l’esecuzione è stata superba. Per le danze le 4 ragazze di Ha’afeva sono decisamente le migliori, le tre giovani non sono più legnose, non all’altezza di Fussi, ma molto al di sopra di tutte le altre ballerine. Sia per le danze che per il lakalaka i giudici assegneranno la vittoria ad Ha’afeva.

All’una vado alla festa di matrimonio, ci saranno 150, forse 200 persone, non so dove abbiano scovato, in un frangente come questo, tutta quella montagna di roba da mangiare, ma il monte è li’. Hanno preparato 3 tavolate ed una piccola appendice a fianco della prima.  L’appendice è per me: mangio da solo, ho un mio mucchio personale. Ad un metro da me l’altra tavolata, per la famiglia della sposa e le altre persone importanti, il ragazzo è stato furbo, ha invitato tutti i ministri di tutte le chiese locali, gli anziani della sua isola, la famiglia della ragazza è intervenuta con tutta la spedizione al completo li’ ad Ha’afeva. Mi secca parecchio che mi abbiano messo per conto mio, il primo, sull’altra tavolata è Feke, mi lamento con lui della sistemazione, dice che devo imparare a stare al mio posto, e che il mio posto, in quella situazione, e quello, che mi piaccia o no non posso stare in mezzo agli altri, qualcuno potrebbe non vedermi, invece non devo passare inosservato, per nessuno.

Al pomeriggio sono a casa per una pennichella, Auka dorme pure lui, dev’essere esausto, e Luce quanto lui. Arriva un giovanotto e chiama Auka, non parla inglese, è un invito per me, per domani ad un’altra festa di matrimonio, lui è di Fonoi, la ragazza di Oua. Sto’ spiegando d Auka che accetto, a condizione che non mi mettano da solo, quando arriva un altro, è di Matuku pure lui, mi ha visto alla festa dell’amico ed ha pensato di fare lo stesso, riesco a salvare capra e cavoli, per questo tipo di banchetti, l’ora standard è l’una, cosi’ uno comincerà alle 12.30, l’altro alle 2, io andrò da tutti e due, (quei banchetti non durano molto, generalmente un’ora, non c’è conversazione: si mangia e basta, solo eventuali discorsi: chi vuole parlare si alza e dice ciò che ha da dire, poi si risiede e riprende a mangiare, gli altri ascoltano mentre mangiano) io vedrò di stare parco al primo non mi rimpinzerò come oggi. Accettano tutti e due di non farmi mangiare da solo, sono contrariati ma dico che se mi dovessera mettere da solo, come oggi, tutti vedrebbero che mangio pochissimo, questo li convince, sarò nella tavolata principale, leggermente staccato ma sempre a tavola con gli altri. è invitato anche Auka, ma dice che non può, troppo casino in questi giorni col negozio, non può lasciare sola Luce all’ora di pranzo. Più tardi arriveranno altre due richieste analoghe, una alla volta, rifiuterò entrambe.

Auka e Luce si alterneranno tutto il giorno, fino a tarda sera, in negozio, tranne che all’ora di pranzo in cui saranno li’ tutti e due, li aiuteranno a turno Sonny e Sivi. Quello che non sarà in negozio dormirà una o due ore, poi andrà a dare il cambio all’altro.

Alcuni nel pomeriggio cominciano a partire, restano quelli che eseguiranno i dramma stasera e domani, e quelli che hanno qualcos’altro da sbrigare. Restano anche tutti i mormoni: loro si sono organizzati diversamente, hanno un loro festival, in contemporanea con gli altri, però per loro, ogni giorno tocca ad un’isola: sia gli spettacoli che preparare da mangiare per tutti, ogni giorno un’isola diversa (due assieme se sono piccole), il loro festival dura 6 giorni, finirà domenica, sarà il turno di Ha’afeva.

Vado a vedere due dei dramma, in uno c’è la natività di Gesù’, nell’altro la Crocifissione. Per la miseria, l’argomento di quest’anno doveva essere la pace, qui qualcuno ha capito male, molto male.

In serata si inaugura il nuovo cavo del video: 3 film, uno dopo l’altro, una scorpacciata, qui sembrano non esistere le mezze misure.  Sono seduto con le spalle alla parete, sotto la finestra, fuori una frotta di persone  vedere il film. d un certo punto qualcuno mi accarezza la pelata, è Star, dopo un po’ sento un tocco diverso, blocco la mano e mi giro, è Fussi, dopo un’altro po’ un terzo tocco, blocco anche questo e sono di Toni, manco mi volto, alzo l’altra mano e chiudo di scatto i pannelli di vetro della finestra schiacciando malamente le dita a Tomorrow, quello lancia un’urlo. Fuori tutti ridono come matti, poi sblocco i vetri ed il malcapitato se ne va’ con le dita doloranti. Subito dopo l’inizio del terzo film me ne vado a letto, è mezzanotte passata, a parte un’oretta dopo pranzo, sono in piedi dalle 4.

Oggi è l’ultimo giorno del festival, l’ultimo dramma (Ha’afeva con Sione che condanna la gente e Sonny che la impicca), l’ho già visto, quando l’hanno rappresentato il giorno prima del festival e non ci vado. Premieranno la Crocifissione (la giuria è tutta di preti), chiederò ad uno cosa centra la crocifissione di Gesù con la pace, mi dirà che Gesù è importante. Poi competizioni di cultura biblica, delle quali non mi frega nulla, vado vedere come si svolgono: c’è uno che apre la bibbia a caso e legge qualcosa, il concorrente deve continuare a memoria, Qualche altra volta gli dice libro, capitolo e verso e quello deve recitare, solo un grosso lavoro di memoria. Me ne vado subito, vedo la ragazza del fai kava di domenica, dice che al pomeriggio, se voglio, mi porterà in giro per il paese, una specie di giro turistico guidato (per me, vuole solo che andiamo in giro per tutto il paese assieme), comunque l’idea mi solletica’, dico che passerò da casa sua dopo il pranzo di matrimonio.

Più tardi vado ai due pranzi, c’è in entrambi meno gente, e meno esagerazione di roba, rispetto a ieri, però lo stesso ci sono i mucchi, ed è anche roba preparata molto bene. Comunque sia, si tratta solo di una grossa sbafata in 2 rate.

Vado poi  cercare la ragazza che dovrebbe portarmi in giro per il paese, ma è sparita, a casa non c’è nessuno, cosi’ vado sulla spiaggia a vedere la gente che se ne va. Partono quasi tutti, restano qui solo i mormoni e pochi altri. Una delle barche è in panne, il fuoribordo non parte, lo aprono e lo guardano sconsolati ma non serve a risolvere il problema, danno una voce a terra e qualcuno gli dice che forse può ripararlo il palangi, sono già li sulla spiaggia a fare niente, cosi’ mi chiamano e ci vado. Controllo qualcosa, la benzina è ok, la corrente d’accensione anche, c’è uno che spiaccica qualcosa d’inglese, più a gesti che a parole chiedo la chiave delle candele ma non ce l’hanno, cosi’ qualcuno va a cerarne una, ritorna con almeno una dozzina di accompagnatori che si fermano a guardare, ma ha la chiave, smonto la candela. Ad occhio e croce non è mai stata cambiata, l’elettrodo centrale è quasi inesistente e le incrostazioni sono a livello stalagmite. Gli dico che gli serve una candela nuova, ma non ce l’hanno, e sull’isola, mi spiegano gli spettatori, non ne esistono, cosi’ col temperino ripulisco quella alla meglio, qualcuno mi da un pezzo di carta vetrata e il risultato migliora notevolmente, avvicino un po’ gli elettrodi, è il meglio che posso fare, poi la rimonto, il motore parte al primo colpo. Gli dico che comunque non durerà a lungo, entro un mese devono procurarsene una nuova e sostituirla. I ringraziamenti sono lunghi, molto lunghi, uno fa una specie di discorso, non ci capisco nulla ma va bene lo stesso. Quando finisce, una delle donne sul sovrapponte tira fuori un paio di collane di fronde e me le mette al collo, poi sbarco e loro se ne vanno. Ora sono anche il meccanico.

La gente di Tungua se n’è andata, così Sonny ed io traslochiamo nuovamente nei nostri appartamenti.

In serata, con Sonny e gli altri 3 proviamo a cercare di nuovo la ragazza, ma a casa sua ci dicono che è da un’altra parte, andiamo di la’ ma non ne sanno niente, io dico “fanculo, let’s go to somebloody other”, andiamo da qualche maledetta altra. Sonny propone Fetu’u, gli altri approvano, non l’ho mai sentita nominare e per me va bene, però dico che è meglio se non c’è troppa gente. anche stavolta tocca a me chiedere se vuole fare la tou’a per noi, sembra quasi che loro abbiano paura (dovrò informarmi meglio su questo aspetto della vicenda).  arriviamo alla casa e Sonny chiede della ragazza: sta’ in una dependance, la chiamano e mi mandano avanti a fare la richiesta, cosi’ imparo una nuova parola in tongano: fetu’u significa stella (Star), ma ora è troppo tardi per tirarsi indietro, e presento la mia bella richiesta che viene accettata. Io mi sono portato dietro un solo pacco di kava, non avevo troppa voglia di tirare per le lunghe, o di offrire da bere a mezza isola, solo che per la strada ci si sono accodati altri 2, fa niente, saremo in 6, meglio, finiremo prima. Sonny va a prendere la boule e le tazze, ma ci impiega una valanga di tempo, intanto liberano la zona giorno della casa ed andiamo  sederci, senza i 3 che sono spariti siamo già in 8.
Aspetto ancora, la ragazza, è di la’ (solitamente viene dopo che la kava è stata versata nella boule ed è stato fatto almeno un giro) fa suonare un carillon. Poi arriva il fijiano, l’interprete dell’isola, e mi si piazza vicino, ci conosciamo già e ci salutiamo, io comincio a fiutare rogne. Finalmente, subito dopo l’arrivo del fijiano le cose si sbloccano (rogne ancora più grosse: significa che sono andati a chiamarlo e stavano aspettando lui), preparano la kava (qualcuno ha portato un altro pacco di kava, cosi’ inizieremo con 20 litri, ma siamo oramai una quindicina), poi cominciamo, sono seduto vicino alla boule (mi spetta stare vicino alla ragazza perché sono stato io a cercarla), poi, se le interessa, sarà eventualmente lei a chiedere che qualcun altro le sieda vicino, io farò anche l’assistente, la ragazza si siede e mi spara sorrisi a 32 denti 32, dall’altra parte ho il fijiano che con un filo di voce comincia ad istruirmi sugli usi e costumi e sui miei diritti/doveri, mi spiega che se voglio, posso chiedere di restare dopo il fai kava, che se si tratta di parlare il padre (e me lo indica, porcaccio boia, qui le cose vanno malissimo) ha già dato l’ok, per altre cose dipenderà da come va la serata, comunque sia, l’ultima risposta spetta alla ragazza. Il fijiano dopo le spiegazioni, addirittura si accerta che io abbia capito bene, e dice che lui comunque è li’, se ho bisogno di altri chiarimenti (=le cose stanno andando di male in peggio |-@).

Unica novità è uno di Eua (isola più a sud di Tongatapu), ha un modo stranissimo di bere: quando gli passano la sua tazza la porta all’altezza degli occhi, la guarda per qualche secondo, quasi come se pregasse, poi beve, mi piace quel momento di riflessione fatto in quel modo, credo che lo adotterò pure io, da’ un certo stile alla cosa. I 20 litri stanno per finire, cosi’ decido che se loro hanno preparato la bicicletta, io devo pedalare, ma pedalerò a modo mio. Chiedo al fijiano qualcosa, lui è un po’ stupito, ma dice che va’ benissimo, se e’ quello che voglio va bene cosi’. Chiedo a Fetu’u se dopo il fai kava posso restare a parlare con lei, lampo di gioia negli occhi, poi chiede di cosa voglio parlare, ed io preciso che voglio solo conoscerla un poco, della sua vita, di cosa pensa, dei suoi sogni e cose simili, niente altro, la risposta gliela leggo negli occhi: delusione profonda, ed anche se lei per il momento non dice nulla sarà un no, mi è andata bene!
Ora tutto questo parlare, non è che sia fato a voce alta, generalmente si tratta solo di bisbigli, inoltre, sia con la ragazza che col fijiano, io parlo inglese ed è praticamente impossibile, per gli altri, capire cosa è stato detto, lo possono capire solo dalle reazioni dei protagonisti (e sono qui, quasi tutti, perché curiosi di sapere cosa combinerò questa volta). Si accorgono che la richiesta e’ stata fatta, ma non riescono a capire se c’è stata risposta, ed in quel caso se è si o no, ci vuole tempo per capire, ma la kava sta’ finendo, cosi’ arriva un doppio pacco (altri 20 litri) e andiamo avanti, nessuno capisce assolutamente cosa sta’ succedendo: io che inequivocabilmente ho chiesto di restare sono tranquillo e beato come se mi avesse detto di si, la ragazza che avrebbe voluto che restassi sembra triste come se non le avessi chiesto nulla,. il fijiano è uscito, esce anche il padre, il fijiano tornerà (suppongo dopo aver riferito), ma il padre no, sarà andato a dormire (ha visto cosa è successo all’altra ragazza per aver messo i buoi troppo davanti al carro, e finché io non avrò presentato una domanda formale chiedendo la figlia, lui non si sogna nemmeno di esporsi, è un saggio), d’altro canto il fijiano gli ha detto che si ho chiesto di fermarmi, ma solo per parlare ed anche di che cosa, lui ha già dato l’ok e non se lo può rimangiare, e comunque quella sera non ci saranno sorprese per lui.

Il fatto che il padre, dopo aver parlato col fijiano sia andato a dormire aggiunge ulteriore incertezza agli altri, sono curiosi, gli serve altro tempo, quindi altra kava, e tra una cosa e l’altra tiriamo le 3 e mezza prima di finire. All’ultimo momento, subito prima di alzarmi, affondo la lama, dico a Fetu’u che ho chiesto di restare e non ho avuto risposta, deve decidere e dirmi qualcosa, è mio diritto avere una risposta. Lei dice che sono le 3 e mezza, che è stanca e propone un rinvio per l’indomani, non vuole essere lei a rifiutare, però ha capito che non mi interessa, e non sa che pesci pigliare e mi ributta la palla. Accetto il rinvio, ora la palla e sua, ed io sono sicuro che domani non se ne farà nulla, ed anche se fosse tanto pazza da organizzare l’incontro si tratterebbe solo di chiacchierare e basta. Me ne vado con gli altri, sanno solo che c’è stato un rinvio ed io sono tranquillo e contento come se avessi gia concluso. Tra una cosa e l’altra me ne vado a dormire alle 5, dopo la seconda campana, maledetti loro e le loro stramaledette campane.

Il mattino dopo Auka mi chiede cosa sia successo in serata da Fetu’u, (gli sono arrivate voci, ma nessuno c’ha capito nulla) gli spiego l’inghippo del nome e del fatto che mi sono trovato spiazzato dove non era mia intenzione andare, e come me la sono cavata. Ride di gusto, dice che sono stato grande, anche lui conferma che in quella situazione non ci sarà alcun colloquio, farlo sarebbe solo esporsi al ridicolo. Chiedo come mai l’altra, che sembrava cosi’ favorevole, sia sparita tutto d’un tratto, dice che probabilmente è opera sua: ha parlato con Ohiawee, un paio di giorni fa, le ha detto che sono interessato alla nipote, ma di andare avanti solo se lei è interessata a me come persona, a prescindere dal fatto che sono un palangi, se invece l’idea fosse quella, meglio lasciar perdere, perché comunque io mi tirerei indietro appena lo scoprissi.

In nottata è arrivata la Tofua, è un grosso pontone da trasporto, viene da Nuku’alofa, trasporta il materiale per costruire 4 nuove scuole, una qui e le altre a Matuku, Kotu e Lofanga, i soldi sono stati gentilmente donati dagli australiani. La Tofua ha aspettato al largo l’alta marea (il trasporto è stato anche organizzato in un periodo a cavallo della luna piena per avere una marea più favorevole), ha superato il reef ed è arrivata alla spiaggia poco dopo la massima ed ha aspettato di arenarsi, poi hanno calato il ponte e scaricato il materiale. Sono andato a vedere, c’è tutto il villaggio che lavora, chi dispone di una carriola l’ha portata. Prima di tutto hanno scaricato tutto sulla spiaggia, la Tofua verrà disincagliata dalla prossima marea e DEVE partire, ha poco più di un’ora per arrivare a Kotu per arenarsi nuovamente, e li’ se mancasse quella marea dovrebbe aspettare la prossima luna piena. Lavorano tutti, devono spostare il materiale dalla spiaggia al sito ove verrà costruito il nuovo edificio, a parte l’acqua e la sabbia, hanno spedito tutto: ghiaia, cemento, legname vario, pannelli, lamiere, vetri, reti metalliche, tondino etc. etc. Ognuno si prende in spalla qualcosa e la porta dall’altra parte, fa 3 o 4 viaggi (non è lontano, forse 300 mt), poi si siede una ventina di minuti a riposare, quindi ricomincia. Ho visto uno portare delle scatole di chiodi zincati da 25 kg, ce n’erano 3, quindi 3 viaggi, ma una era sfondata e ad ogni scossone cadevano i chiodi, niente paura: lui davanti con la scatola e dietro 2 ragazzini a raccogliere i chiodi caduti. La vecchia Mele ed altre 2 o tre donne anziane portano i vetri delle finestre, 4 o 5 alla volta, non sono molto pesanti.

Anche questo lavoro è occasione per una festa, ogni tanto arriva qualche donna con un pentolone di cibo e qualche caraffa di beveraggio (normalmente limonata zuccherata), chiunque sia, se vuole mangiare, si avvicina, mangia e beve qualcosa e poi se ne va. Le carriole vengono usate principalmente per i sacchi di cemento da 50 kg. La ghiaia non e’ sfusa: l’hanno messa nei sacchi, la misura giusta è di mezzo sacco, circa 30 kg, quello che un uomo può portare in spalla abbastanza agevolmente. Le cose più difficili da portare sono le lamiere del tetto ed i pannelli di faesite per le pareti, non è che siano pesanti, le portano a 4 o 5 alla volta, solo che si tratta di superfici di 4 o 5 metri quadrati, e tira sempre il vento, ora saranno 15 nodi, e quei 5 mq sono una grossa vela. Per spostarle devono essere in 3 o 4, uno davanti, uno dietro, gli altri in mezzo, sul lato sottovento per puntellare.

Le reti metalliche per armare il cemento sono arrivate a rotoli, troppo pesanti per essere portate a spalla, e la conformazione del terreno non permette di farli rotolare, per cui hanno tirato fuori i piani di costruzione, srotolato la rete sulla spiaggia e la tagliano su misura come da disegno, poi portano i singoli pezzi. Assieme al materiale è arrivato il supervisore dei lavori (uno unico per tutte le 4 scuole), Ora non c’è granché bisogno di lui, siede all’ombra, sulla spiaggia, assieme ad Auka e ad un’altro anziano del consiglio scolastico (e me, naturalmente). Il lavoro di costruzione vero e proprio dovrà farlo la gente delle varie isole, il supervisore (e’ un costruttore di professione) si limiterà a controllare ed a dare qualche suggerimento, ove ce ne fosse bisogno, e finché i lavori non saranno finiti, continuerà a viaggiare, un giorno qui ed uno la, a seconda del bisogno. Sarà a pranzo da noi, e stupirò Auka alla fine con un <macona aupito> anziché il solito <fiu aupito>, ha lo stesso significato, più ho meno “ho mangiato più che abbastanza”, ma il macona è per le occasioni formali, e non sapeva che lo conoscessi, la cosa gli farà parecchio piacere per la presenza dell’ospite. Dalla finestra ha visto Feke portare un paio di grossi secchi di cibarie per l’equipaggio della Tofua.

Più tardi passa una donna anziana, porta un grosso fascio di frasche di manioca per la capra, chiama Luce e le lascia 3 ananas per me.  Quando sono in cucina o sotto la veranda, qui davanti c’è una continua processione (come era stato a Kotu) di madri con le figlie in eta’ da marito (secondo loro, le più giovani avranno forse 14 o 15 anni) vestite a festa :-)
In serata vado a bere kava al club di Feke, ma è una serata moscia, le ragazze sono tutte nuove, giovanissime, forse 16/17 anni, alla loro prima esperienza, sono timide e spaventate, col tempo impareranno, si faranno anche loro.

Il giorno dopo, in mattinata, mi chiamano per riparare una lavatrice, avrà 10 anni, di quelle cilindriche, carica dall’alto e sul fianco 2 rulli sovrapposti per strizzare i panni, qui è un modello molto diffuso. Il motore non gira. Come attrezzi dispongo delle dita e di una chiave inglese regolabile, ci provo ma non riesco nemmeno a svitare i bulloni, la chiave è troppo grossa, ci vorrebbe una pipa, o il cricchetto e le bussole. Mi spiace veramente, ma non posso fare assolutamente nulla. Il pomeriggio piove forte, un nubifragio, la strada che scende alla spiaggia è un torrente, i maiali grossi ci sguazzano, quelli piccoli spesso vengono travolti e finiscono in mare, ma risalgono.

In serata Sonny dice di andare a bere kava ed io mi unisco, per strada chiedo dove: ci sono solo 2 fai kava, uno dalla ex, per gli sbandati ed uno da Fetu’u, entrambi verboten per me, quindi dico di no, Sonny e Fohiva insistono, ed io per tagliare ogni discussione torno indietro, a malinquore tornano a casa pure loro. Più tardi, sono sotto la veranda, arriva Fussi, chiede come mai non sia a bere kava, dico che stasera non c’è alcun posto buono per me, più per scherzo che per altro chiedo se vuol fare lei la tou’a per me, ci pensa su un poco poi accetta, dice che non servono altre persone e ci avviamo verso casa sua, siamo solo in 3, lei io ed una sua amica, chiedo se serve qualcosa (boule, coppette etc. etc.) ma lei dice di no, c’è tutto, solo “follow me, follow the leader”. Quando arriviamo davanti a casa sua tira avanti diritto, non so dove stiamo andando, però poi vedo che si dirige verso la casa di Fetu’u, quando scopro le sue intenzioni dico di no, è un no secco e inequivocabile, lei insiste un poco ma sono irremovibile. Forse sa che ho chiesto di parlare, e del rinvio non onorato (equivale ad un rifiuto), credo pensi che io mi senta offeso, io invece sono solo contento di essere riuscito a sfilarmi cosi’ a buon mercato e non voglio rischiare nuovamente.  Così non insiste troppo e torniamo indietro (non ci sarà un fai kava da lei), mi accompagna per un po’, parlando di lei e delle sue provocazioni di questi giorni, le dirò che è pericolosa, come una bomba senza sicura, meglio guardarla da lontano e non toccarla assolutamente. Poi, lungo la strada mi chiede se può lasciarmi solo: deve tornare a casa, cosi’ la lascio andare. L’amica, in tutta la serata non ha aperto bocca.

Passo davanti alla chiesa dei mormoni, sul prato c’è gente che suona e canta: un numero di ballerine. Mi fermo, fuori dal recinto, a guardare, segue un lakalaka, ottima canzone, mi piace. arrivano 2 ragazzi che fanno apostolato, sono i 2 di Kotu, uno è quello che mi ha tagliato i capelli. Mi dicono che oggi è il turno di Tungua, ma è tardi e questo è l’ultimo numero della serata. Mi invitano per domani, e’ l’ultimo giorno anche per loro e sarà il turno di Ha’afeva, cominceranno alle 9 e mezza con lo spettacolo, alle 11 interromperanno per un meeting (la loro funzione religiosa), dopo il meeting si mangia tutti assieme. Le feste ricominceranno nel tardo pomeriggio, poi un’altro meeting. Ringrazio dell’invito e dico che domattina sarò li’, poi me ne vado a dormire.
Il giorno dopo è domenica, poco dopo le 9 sono pronto, Luce ieri ha fatto il bucato anche per me, e stamattina ha stirato un paio di camicie. Vesto alla tongana, ed ho la ta’ovala di lusso, quella chiarissima che qui senbra fare parecchio effetto, ed arrivo puntuale. C’è uno che smista la gente all’arrivo, mi chiede chi mi abbia invitato, dico uno degli Elders di Kotu, non ne conosco il nome, assente e mi accompagna al mio posto: per lo show sono con 6 tizi di livello presidente (lo leggo sulle targhette, le portano tutti, dicono il livello, il nome la chiesa e la località di appartenenza), non so se sia un livello molto alto nella loro gerarchia, qui però, da quello che vedo, è il top. Rispetto agli altri, con i mormoni c’è una grossa novità: non siedono per terra, ma sulle sedie, e, se possibile, vestono all’europea, piuttosto che tradizionale. è un po’ ridicolo vedere le donne con le gonne al ginocchio, gambe pallide (e pelose) fin quasi alla caviglia ed abbronzate sotto. è comunque un ottimo show, mi stupise vedere, in un lakalka, Ena e le sorelle danzare e cantare (Ena non canta, non finge nemmeno, si limita a danzare), non sapevo fossero mormoni. Solo alla fine del lakalaka mi farà un grossissimo sorriso, e dopo il meeting verrà a parlare un po’ con me, mentre aspetteremo che imbandiscano la tavola per il pranzo.

Segue il meeting, parlano tongano e non capisco nulla, sono in prima fila, giusto di fronte al tavolo dei presidenti, mi si chiudono gli occhi e tendoad assopirmi ma riesco a resistere ed a sembrare sveglio ed interessato (almeno spero).

Passo un’oretta molto interessante con Ena, per prima cosa vuol sapere che diavolo è successo: sembravo interessato a lei, e lei, dopo averci pensato su bene aveva deciso, ma poi le cose sono precipitate: io che mi sposo con un’altra, e dopo pochi giorni non la voglio più, sembro interessato a questa ma non la frequento, poi a quella ma non frequento manco quella, si parla di diverse delle isole ma le scarto tutte ad una ad una, a lei sono arrivate solo le voci, e delle voci non bisogna mai fidarsi troppo, vuole sentire da me come stanno le cose, e se la mia mezza proposta è ancora attuale, cosi’ spiego le cose (un po’ a modo mio, ma si prestano abbastanza bene ad essere stiracchiate), e si, la mia mezza proposta è ancora attuale, anzi, in queste due settimane sono rimasto in attesa che fosse lei a farmi sapere o almeno capire cosa ne pensasse, e che a parte una situazione in cui mi sono trovato invischiato, residuo di una precedente visita sull’isola, ma che ho chiuso definitivamente appena possibile, in tutte le altre cose che mi sono capitate tra capo e collo (a prescindere dalle storie che la voce di popolo mi ha attribuito) sono stato limpidissimo, ed il mio comportamento lo dimostra, ho sempre detto di no: io stavo aspettando.. ma lei non si è più fatta viva.  Credo di essere stato convincente (o forse voleva solo essere convinta), purtroppo ci interrompono e ci chiamano per il pranzo.

Al solito si tratta di una tavola col monte, sono seduto ad un capo, vicino ai presidenti, all’altro capo ci sono gli elders che fanno apostolato, sono convenuti tutti qui per il festival. Noto che il monte, dall’altra parte è parecchio più basso, e che i maiali arrostiti sono tutti e 3 dalla nostra parte :-), qui il tavolo ha le gambe, e ci sono le sedie. è un’ottimo pranzo, e la roba, al solito, e’ avanzata a mucchi sia di qua’ che di la’, semplicemente di la’ ne è avanzata di meno. Le aragoste mi piacciono sempre di più, mi sto’ viziando. Alla fine una tizia mi invita anche per la serata, alle 8 e mezza, dico che non ne sono certo, ma se mi sarà possibile vedrò di esserci.
Il pomeriggio delle domeniche è sempre noioso, unica cosa da fare è dormire. Più tardi, sono sulla porta di casa e passano Ena, le sorelle ed un’amica, una delle sorelle mi fa il gesto della luna ed indica Ena, io sorrido e ricambio il gesto, lei riindica Ena, io dico di no, è per lei. Molla tutto e viene a parlarmene, scopro che è un gesto da non fare mai, solo da ricevere. In serata, dopo mangiato, decido all’ultimo momento di tornare dai mormoni. arrivo con un minuto di anticipo, ma loro hanno già cominciato il meeting, uno dei presidenti lascia il palco e siede accanto a me, si scusa del fatto che hanno iniziato in anticipo, ma per ora sono solo alle formalità, farà da interprete durante tutto il meeting, durerà solo una mezz’ora, poi mi invitano a mangiare, rifiuto gentilmente, ho già mangiato, cosi’ me ne sto’ li attorno a bighellonare finché non mi raggiunge Ena con le sorelle e l’amica, queste però se ne andranno quasi subito. Sono contento di aver deciso di andare li’, ed anche di aver cenato prima di andarci: passo un’ottima serata, in santa pace, senza casini e tradizioni varie da rispettare (sembra che i mormoni non ci badino troppo, soltanto un po’, e dentro il recinto è comunque zona franca), c’è la luna piena, ma sotto agli alberi c’è penombra, sono con una ragazza che mi piace, ed a lei fa piacere stare con me, ci limitiamo a parlare (poco), ma è il tipo di incontro che volevo.  Ringrazio il cielo che i mormoni c’impiegano il doppio degli altri tongani per cenare, però comunque sia finiscono sempre troppo presto.

Me ne vado a dormire, ma non ho molto sonno, cosi’ mi rialzo ed esco, li sull’angolo una decina di persone stanno organizzando una kava, mi invitano, non ho ne kava ne sigarette, a loro va bene lo stesso, quindi andiamo alla Nomuka Hall (e’ un capannone costruito a loro spese dalla gente di Nomuka, quando qualcuno di quell’isola viene qui ha un posto dove andare, senza dover chiedere ospitalità a nessuno.  Ora non c’è nessuno e lo usiamo noi per il fai kava, niente tou’a.  Sarà un’ottima serata. Uno mi rifornisce di sigarette, quando ne ho solo una davanti me ne lancia 4 o 5, la prima volta ho detto che erano troppe, lui ha obbiettato che oramai tutti, per le sigarette, fanno riferimento su di me, e che se resto senza io non fuma più nessuno, quindi in quel modo rifornisce me ed anche i questuanti. Arriverà più tardi lo zio di Ena (il prof di matematica, loro abitano la casa accanto alla hall), in queste due settimane siamo diventati amici, stasera mi farà delle domande molto inusuali, deduco che lei ha già cominciato ad accennare qualcosa in casa (o forse lui ci ha solo visti passare il tempo chiacchierando sotto agli alberi, al chiar di luna), meglio cosi’. La serata finirà verso le 2, e sarà stata un’ottima serata, sotto tutti gli aspetti.

Oggi è l’ultimo giorno, poco dopo mezzanotte mi imbarcherò sulla Tau Tahi per Pangai, dovrebbe venire con me anche Auka, o Sonny (Auka aveva deciso di venire lui, poi ha cambiato idea ed ha deciso per Sonny, poi ha cambiato idea altre 2 o 3 volte, non so come stia ora, ma non importa, perché probabilmente la cambierà ancora più volte prima di stasera :-)). Per oggi è previsto anche un movimento strano dell’Olovaha, dovrebbe arrivare poco dopo mezzogiorno diretta a Nuku’alofa.
Sento nell’aria la tristezza della partenza, qui sono stato molto bene, ma sono in giro da più di un mese, devo tornare a Pangai, anche se sicuramente in gennaio sarò di nuovo qui e molto probabilmente ancora in giro su altre isole. Il prossimo viaggio potrebbe durare 2 o 3 mesi, forse di più.

In mattinata vado in giro per qualche fotografia, trovo Ena e la sorella e mi fermo con loro, ma non siamo più in zona franca, e non ho più la scusa delle gambe a pezzi, l’incontro è troppo breve (e troppo pubblico) per i miei gusti, le farò (su sua richiesta) un paio di scatti, ci riconfermeremo a vicenda quanto deciso ieri sera, poi dovrò andarmene. Una nota di colore: mentre facevo le foto, è passata la mia ex fidanzata che ha fatto qualche commento, subito rimbeccato da Ena, ne è nato un battibecco, ed ho avuto modo di assistere, per la prima volta, ad una lite tra due giovani donne tongane, non si sono azzuffate, anche se non c’è mancato molto, però non si sono risparmiate nessun epiteto (la sorella mi traduceva le espressioni più fiorite di entrambe), poi la cosa è finita all’improvviso, quando Ena, anziché continuare a parolacce, ha detto qualcosa che è stato tradotto +o- in “prima ce l’avevi tu, ma sei troppo stupida per tenertelo, vattene, non è per te”, (non ho chiesto quale fosse la causa del contendere e di chi stesse parlando ;-), però si trattava certamente di un “lui” perché la sorella ha usato l’him), l’altra se n’è andata tra le risa e gli sberleffi della vincitrice e della sorella.

Verso mezzogiorno vado in spiaggia, non ho mai visto l’Olovaha di giorno, solo le sue luci nella notte, e butterà l’ancora proprio qui davanti. Mi accampo sopra la chiglia di una barca rovesciata, è un buon posto, tutto attorno parechi perditempo. Arriva Fussi con la madre, ha una sacca, dice che va a Nuku’alofa, e le auguro buon viaggio. Mi farà l’ultimo gesto osceno dal sovrapponte del caronte che la porta alla nave, e le risponderò con uno di cui conosce già il significato e che la farà rabbrividire. Poi le barche ritornano e la nave se ne va. Se ne vanno quasi tutti, sono rimasto io sulla barca rovesciata, e ad una decina di metri 3 ragazze, non sono di Ha’afeva.  Una mi chiama per nome e mi fa segno di andare da loro, cosi’ ci vado.

Quella che mi ha chiamato dice di chiamarsi Jennifer, sono di Tungua. Quasi nessun preambolo, mi chiede se loro tre mi piacciono, dico che due si (e indico lei ed un’altra), per la terza, invece, mi spiace ma non è proprio il mio tipo. Jennifer ride, annuisce e dice che è troppo grassa. Dopo qualche minuto la “grassa” se ne va.  L’altra disegna sulla sabbia un grosso ovale, e mi chiede se so cosa sia, dico di no. Jennifer ne disegna un’altro, stesse dimensioni, attaccato, e chiede se cosi’ va meglio, dico ancora di no. Aggiunge una piccola appendice e mi guarda interrogativa, dico che adesso so cos’è, ma che le proporzioni sono completamente sbagliate, lei cancella l’appendice e la ridisegna, più grande. Dico che va meglio ma le proporzioni sono ancora sbagliate, lei dice che non fa niente, che anche solo cosi’ va già bene e sogghigna.

Poi cancella e disegna qualcos’altro che riconosco, la cosa va avanti 3 o 4 volte, non so dove vogliano andare a parare, ed a cosa esattamente serva questo “esame”, però mi sto’ divertendo e sto’ al gioco. L’altra non dice nulla, si limita, di tanto in tanto a fare qualche ritocco e a dare una mano per cancellare. Jennifer mi chiede se sono disposto a baciarla, li sul posto, dico di si, che per me’ non e’ unn problema farlo in pubblico, come so esserlo per lei, dice che lo sa e si accosta, ma quando mi accosto pure io si ritrae, il tabu’ per lei, è troppo forte, o forse è stato solo un’altro aspetto di quello strano esame sulla spiaggia, forse per me o forse per lei. Poi cancellano tutto, il nuovo disegno è un pupazzo, stile 1ø anno di asilo: un cerchio per la testa, un tratto per il corpo, due per le braccia e due per le gambe divaricate, tra le gambe ci appende un attributo più lungo delle gambe stesse, dico che non va bene, che è troppo grande, lei ci studia su, poi dice che non si può cancellare, però allunga le gambe, dice che cosi’ è perfetto. Dico che forse si, ma che purtroppo non siamo tutti perfetti, ridono tutte e due, il loro commento è che lo sanno, ma almeno nei disegni si possono fare le cose per bene. Jennifer mi chiede dove abito, la casa da li’ non è visibile, però glielo spiego, e per chiarire disegno una piccola mappa, conoscono il posto, dicono che c’erano li’ altre donne di Tungua, io confermo, il posto è quello. Vuol sapere se abito da solo (no, c’è pure Sonny ed un altro), se ho una stanza tutta per me (si) se c’è un letto o se dormo per terra o sulle stuoie (c’è un letto), se c’è una porta da chiudere (no, c’è una tenda, ma non c’è problema, se serve posso buttare fuori di casa gli altri due e chiudere entrambe le porte esterne), questo le suona completamente nuovo e strano, chiede conferma, poi chiede quando i due torneranno a casa oppure se staranno li fuori ad aspettare (se ne andranno da qualche altra parte, torneranno solo dopo l’ora che avrò fissato).  L’altra si alza, dice che il marito, probabilmente, la starà cercando, saluta e se ne va lasciandoci soli.

Jennifer è soddisfatta, sembra che io abbia superato l’esame: per inclinazione, per capacita’ e per attitudine. Comincia a raccontarmi la sua storia: ha 23 anni, si è sposata poco più di un anno fa, ma hanno rotto il matrimonio dopo un mese, non dice perché ed io non lo chiedo, resto li’ ad ascoltare. Prima di sposarsi dormiva da sola, o qualche volta con le sorelle, ed andava tutto bene, ma dopo matrimonio e rottura, dormire da sola non va affatto bene, ed anche con le sorelle non le basta più. A Tungua, ci sono solo due uomini liberi, gli altri o sono sposati o vogliono sposarsi, e quei due non sono brava gente, inoltre, se ci provasse, tutti e due vorrebbero sicuramente una storia lunga, e lei, quella, proprio non la vuole, specie con quelli li. Ha saputo che sarei partito stanotte, ed ha aspettato oggi proprio per quel motivo, con me non sarebbe una storia.  Vuole venire stasera a casa, verso le 10 e stare con me finché non è ora di partire: è più di un anno che non ha nessuno. Non so se stia scherzando o che, però sembra sincera, tasto ulteriormente il polso, e dico che le 10 non vanno bene, che ci vuole comunque un certo tempo per fare le cose per bene, che alle 11 e mezza Sonny dovrà rientrare per fare i bagagli perché parte pure lui, meglio alle 9. Ci pensa su, alle 9 non sarà libera, ma sicuramente prima delle 9 e mezza può esserlo, ma che anche solo dalle 10 alle 11 c’è tutta un’ora, e che basta ed avanza. Dico di no, che per l’orario, prima delle 9 e mezza mi va bene, ma per quello che ho in mente io un’ora non basta proprio, anzi, sarebbe meglio tutta la notte, ma quello, mi spiace, non posso proprio.

Mi sento chiamare, è Luce, all’inizio della spiaggia, mi dice che il cibo e cotto, tiro una saracca, però oramai abbiamo stabilito, mi scuso ma mi chiamano e devo andare, dico che l’aspetterò a casa dalle 9 alle 10, poi, se non sarà arrivata sarà troppo tardi perché non posso tenere gli altri fuori di casa per niente, lei conferma che ci sarà, molto prima delle 10. Me ne vado. Luce chiede chi sia, io dico Tungua, ed aggiungo che lei pensasse a cuocere i suoi cibi e lasciasse a me il tempo di cuocere per bene i miei, ride di gusto, dice che stavo cucinando una gran bella gallina (in italiano rende bene l’idea, ma in inglese non ha molto senso, però è un gioco di parole: in tongano sia gallina che amico/a, fidanzato/a si dice “moa”), poi andiamo a mangiare.

Il pomeriggio dirò a Sonny che prima delle 9, sia lui che gli altri devono andare FDB, e fino alle 10 devono rimanerci. Dopo le 10, se la porta è aperta possono venire a casa, se è chiusa tornassero dopo le 11 e mezza. Vuole sapere perché, gli dico che mi serve la casa e basta. Capisce e ride, chiede chi e io dico solo Tungua. Chiede se può stare li attorno per vedere la tizia, gli rispondo di no, ci sarebbe il rischio che quella venga, veda gente li’ attorno a fare la posta e se ne vada, restando e lasciandomi in bianco, quindi lui pigliasse i suoi amici ed andassero a giocare a volleyball dai mormoni, e guai se vengono a rompere prima del tempo, lui promette.

Jennifer arriverà dalla porta posteriore (e’ parzialmente nascosta dalla raintank, e non è illuminata dalle luci del negozio) alle 9 e un quarto, e per mia fortuna se ne andrà dopo un paio d’ore, altro che tutta la notte!. Prima di andarsene’ ha detto che se vado a Tungua mi cercherà: vorrebbe rifarlo.
Alle 11 e mezza rientra Sonny, chiede com’é andata ma non si aspetta nessuna risposta, si cambia per il viaggio, io impacco la mia roba, passo a salutare Auka e Luce, dico che probabilmente ci rivedremo in gennaio, per loro è ok purché vada a stare di nuovo da loro. Mentre sono li’ arriva Tonga, il Town Officer di Fotuha’a, quello che a suo tempo mi ha traghettato con la popao, lo chiamo per nome e ci stringiamo la mano, è stupito ma lieto di rivedermi, fa qualche minimo acquisto, al negozio, un articolo alla volta che paga contando i centesimi rimasti prima di chiedere qualcos’altro, dico ad Auka di dargli anche una scatola grossa di corned beef, ma quelle grosse sono finite, allora 3 di quelle medie, lui gliele da e gli dice “ofa ka palangi”, Tonga accetta e ringrazia con un <io> e se ne va. Per me quello è stato il modo migliore che abbia potuto trovare per ringraziare Auka e Luce, nello spirito di quella che chiamano “Tongan Way”: qualcuno (mi) ha donato qualcosa, io dono qualcosa, senza che ciò sia uno scambio, solo il piacere, per me, del donare. Poi scendiamo tutti alla spiaggia, quando all’orizzonte spuntano le luci della Tau Tahi c’è solo un breve giro di saluti e strette di mano, due baci sulle guance, quindi ci imbarchiamo sul caronte e partiamo.  Saranno due ore e mezza di navigazione tranquilla, prive di storia, poi lo sbarco a Pangai.
 

* 1 - Qui per girlfriend si intende qualcosa di più di un’amica e di meno di una fidanzata. è normale avere contemporaneamente più di una girlfriend o (per le ragazze) diversi boyfriend, è solo il primo gradino di quello che forse diventerà un rapporto di coppia. La competizione, dicono, favorisce un buon risultato. Poi con il tempo ci si conosce un po’ meglio, si perdono un sacco di xxxfriend e magari se ne acquista qualcun altro, si approfondiscono i rapporti con qualcuno a scapito di quelli con gli altri, finché alla fine non resta più che una coppia, o nessuno :-(.
 

Nota dell’autore:

Quanto sopra narrato è l’esperienza personale del mio viaggio ad Ha’afeva (Ha’apai Group, Kingdoom of Tonga). I fatti descritti non sono immaginari, ma sono come effettivamente io li ho vissuti, nel periodo dal 29 novembre al 15 dicembre 1997. I nomi delle persone citate sono reali (o perlomeno, con quei nomi le ho conosciute), anche se in qualche caso il nome è stato volutamente omessi.

Walter Mascarin

 
 
 
 
 

 
 
 
 

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