Scoprire Genova - Appartamento in Affitto

Il diario di Walter

 

 

Diario del viaggio e della permanenza alle Friendly Islands
© 1998 by \//.\\\ascarin, Pangai - Tonga Kingdom.

Capitolo 11

7 Gennaio 98

Ieri notte un ciclone, catalogato col nome di Ron, si è abbattuto su Niua Foa, l’80% delle abitazioni non esiste più. Ci sono anche alcuni feriti. Le notizie arrivate fino ad ora sono estremamente scarse in quanto anche i mezzi di comunicazione sono stati in gran parte distrutti. Si sa’ che la gente necessita di tutto tranne che di viveri. Oggi, in giornata Ron si è spostato verso ovest ed è passato su Niuatoputapu, da li’ non è giunta più alcuna notizia: ogni collegamento è saltato.

Si tratta di un ciclone piuttosto giovane, solo tre o quattro giorni di vita, sta’ ancora crescendo in potenza e dimensioni e non è molto grosso (almeno non ancora), nel suo epicentro il vento soffia a circa 150 nodi. Quando parlo di locazione, intendo l’area di maggior impatto, in quanto gli effetti, sia pure in parte attenuati, si estendono per centinaia di km. Le prime notizie d’allarme per Lifuka sono arrivate verso le 5 del pomeriggio. Verso mezzanotte era segnalato ad 85 miglia a NE delle Vava’u, rotta per SW, in lento movimento, circa 10 nodi, si prevede arrivi sulle Vava’u domattina alle 7. A quell’ora, qui a Lifuka, più di un centinaio di km di distanza, si prevedono venti attorno agli 85 nodi, a Tongatapu, altri 100 km più a sud il vento potrebbe raggiungere i 45 nodi. Qui già in nottata, ed a Tongatapu in mattinata, sono previste piogge molto forti e caduta di sassi, il fenomeno tenderà ad aumentare. Ron dovrebbe passare sopra le Ha’apai occidentali (arcipelaghi di Tofua, di Ha’afeva e di Nomuka nel primo pomeriggio, ma non è che qui si starà molto meglio, siamo a circa 35 km da Ha’afeva, e per quell’ora, qui, si prevedono venti ad oltre 110 nodi.

La radio, che normalmente sospende le trasmissioni da mezzanotte alle 6, questa notte continua senza interruzioni, solo musica, ed ogni ora un bollettino con le ultime notizie, però l’erogazione dell’energia elettrica, in nottata è stata sospesa, riprende per pochi minuti ogni due ore in corrispondenza dei bollettini di aggiornamento alla radio.

Qui il vento è andato rinforzando durante tutto il giorno, stimo che attualmente (mezzanotte) sia sui 40/50 nodi. Il mare è parecchio grosso: con la bassa marea, nonostante 50/80 mt di reef (e con la bassa marea il reef è completamente scoperto), le ondate arrivavano con notevole violenza sulla scogliera di contenimento che divide la spiaggia dal prato sovrastante; tale scogliera, normalmente non e’ bagnata nemmeno durante l’alta marea.

La mia casetta, qui, ha il pavimento in cemento armato, poi la classica struttura locale: travetti di legno, rivestimento delle pareti interne con pannelli di faesite, all’esterno un foglio di plastica pesante e ricoperta da canne di bambù, le capriate sono chiuse con compensato di 3 cm di spessore e tetto in onduline di lamiera. Non è che in questo caso sia molto sicura, inoltre è a soli 3 o 4 metri dalla spiaggia, per cui ho fatto i bagagli ed impacchettato tutto, domattina, alle prime luci, trasferirò tutto nel fabbricato centrale del Niu’Akalo: è un edificio ad un solo piano, però ci sono le colonne portanti e gli architravi in cemento armato, i muri perimetrali, realizzati in mattoni (blocchi di cemento forati), sono stati armati e cementati pure loro, credo che sia l’edificio più robusto dell’isola. Ho qualche dubbio sul tetto, ma dovro’ tenermelo.  Anche gli altri 3 attuali guests dell’albergo, una coppia di svizzeri (credo in luna di miele) ed un neozelandese, sono stati consigliati di fare i bagagli e di trasferirsi nel fabbricato centrale.

Attualmente in quest’area del Pacifico ci sono 4 cicloni: uno sulle Vanuatu, Ron sulle Tonga, un terzo in aperto oceano, ma è fermo, e dovrebbe essere oramai quasi esaurito, e poi c’è Susy, su questo non ci sono segnalazioni dirette, ne’ da navi ne’ da stazioni a terra, c’è solo il monitoraggio dei satelliti. E pure lui giovane, 3 o 4 giorni, ma è già classificato tra quelli grossi, con venti attorno i 250 nodi (oltre 450 km/ora), sta’ ancora crescendo e raccogliendo forza, e NW da qui, e si sta’ muovendo in questa direzione. Il timore principale è che incroci la rotta fatta da Ron prima che la situazione si sia ristabilizzata, in tali casi, solitamente, come entra nell’area ancora perturbata muta rotta e si mette sulla scia del ciclone precedente, a circa una giornata di distanza. Se Ron dovesse proseguire sulla rotta attuale e Susy ci si instradasse dietro i risultati potrebbero essere catastrofici.

8 Gennaio 98

Sono stato sveglio tutta la nottata, la radio (quando c’era l’energia elettrica) ha dato dei bollettini, ma si è trattato quasi sempre di ripetizioni delle stesse notizie. Verso le 5, con le prime luci, ho traslocato i bagagli e poi mi sono messo a dormire fino poco prima delle 9. Il vento, che aveva soffiato tutto ieri e tutta la notte da NE e cambiato, ora viene da sud, e si è parecchio attenuato (20/25 nodi). Il mare comunque è in forte burrasca, ed a tratti piove forte.  i collegamenti sia aerei che marittimi restano sospesi (in mattinata c’è stato un volo da Nuku’alofa, ma anziché proseguire per le Vava’u, l’aereo è rientrato alla base. Le notizie sono buone: Ron, verso le 5, ha mutato rotta e velocità, ora va verso est a circa 15/20 nodi, la nuova direzione potrebbe portarlo entro un paio di giorni su Thaiti e Rarotonga. Certo potrebbe nuovamente mutare direzione ma si tratterebbe comunque di una direzione di massima verso est: difficile che torni indietro, quindi, il pericolo per le Tonga, per quanto riguarda Ron, per il momento è rientrato.

Nel tardo pomeriggio ed in serata la situazione è nuovamente cambiata in peggio, il vento è girato prima da ovest e poi da NW, ora e’ (stima mia) sui 40 nodi, ci sono piovaschi improvvisi e prendere quella pioggia, con quel vento è come essere presi a frustate, il mare è uno spettacolo orrido, la spiaggia è piena di pezzi di corallo strappati via delle onde, frasche, rami d’albero ed immondizie varie sollevate dal fondo. Si tratta di Susy che (per ora) sembra aver deciso per un soggiorno alle Fiji: lo segnalano su Suva, e li’ la situazione dev’essere spaventosa perché quello che abbiamo qui non sono altro che gli effetti a lunga distanza, e sono 420 miglia (poco meno di 800 km). Stanotte, per misura prudenziale (e per consiglio ricevuto, si sa mai che Susy decida di spostarsi nuovamente ad est), dormirò nell’edificio centrale.

Nota di colore del giorno: ho ricevuto gli auguri di Natale da una coppia di amici di Bologna, erano stati qui in vacanza una decina di giorni in luglio o agosto, l’indirizzo segnato sulla busta e’:

X Walter
Niu’Akalo Beach Hotel
Tonga Kingdoom
Oceania

La lettera è arrivata tranquillamente, senza alcuna difficoltà, pur senza avere cognome, arcipelago, isola e città (per non parlare del CAP :-), che qui decisamente non si usa), anzi, Sini, la ragazza dell’ufficio postale, quando mi ha visto (stavo giocando a carte sotto un albero nel “parco” cittadino) è venuta a portarmela, fresca fresca, appena arrivata. Per arrivare dall’Italia, gli auguri ci hanno impiegato quasi 4 settimane.
Ieri, è arrivato in città un nuovo ispettore di polizia, parigrado di Sailosi, solo che non ha tutta la sua anzianita’. è giovane, forse 30 anni, forse addirittura meno, ed è anche parecchio carina :-), per il momento alloggia qui al Niu ‘Akalo.

10 Gennaio 98

La situazione del tempo, nella nottata dell’altro ieri è andata peggiorando, per precauzione abbiamo dormito tutti nell’edificio centrale, tutto ieri ed in nottata la situazione è rimasta sul brutto sabile, il vento è rimasto quasi sempre attorno ai 50/60 km. C’è da dire una cosa, riguardo al vento, non si tratta di raffiche, ma bensì di vento costante, forte ma costante. Anche la pioggia ha dato parecchio fastidio. Oggi la situazione è migliorata, il vento, sin dalla prima mattinata e andato pian piano calando, inoltre c’è stato bel sole tutto il giorno, in serata le cose erano quasi normali, anche questa è passata senza danni, soltanto un po’ di preoccupazione.

16 Gennaio 98

Ieri mi sono fatto la prima litigata tongana: 3 settimane fa’ avevo ordinato un libro (Intensive Course Tongan Language) al Friendly Island Bookshop, quelli hanno controllato la disponibilita’ con la sede centrale  Nuku’alofa, e, scoperto che ce n’era una copia, se la sono riservata, io dovevo solo aspettare una settimana per averlo, il tempo di spedirlo. Il guaio è che si sono dimenticati di mettere il titolo nell’ordine, ed ovviamente da Nuku’alofa non l’hanno spedito.  Cosi’ la settimana successiva l’hanno messo in elenco, solo che stavolta è stato a Nuku’alofa che si sono dimenticati di metterlo nello scatolone, quindi aspettare un’altra settimana, l’altro ieri avrebbe dovuto arrivare, solo che in tutto questo tempo, qualcuno a Nuku’alofa ha venduto il libro a qualcun altro, e qui tutto quello che mi hanno detto è stato “Gone, is not a my problem”. Ho deciso che deve diventare un LORO problema, cosi’ ora, ogni volta che passo davanti alla libreria entro e chiedo notizie del mio libro, e tiro un ciocco della madonna. Ieri, la prima volta che ci sono andato li ho avvisati che finche’ non avro’ il mio libro in mano, andrò a litigarci ogni volta che ci passo davanti, credo che mi abbiano preso sottogamba, ma già ieri alla quarta litigata hanno realizzato in pieno cosa significa avere un Walter incazzato che litiga per una mezz’ora per quattro o sei volte al giorno.

Oggi, la prima volta ho tirato fuori il discorso delle spese: li avevo avvisati, quando ho ordinato il libro e loro hanno confermato l’ordine, che stavo aspettando il libro per ripartire per le isole, per cui ho chiesto CHI pagherà il mio soggiorno in albergo per tutto il tempo che perdo aspettando a causa dei loro errori, la cosa, credo, li abbia spaventati notevolmente, perché alla seconda litigata della giornata mi hanno assicurato che il libro è stato riordinato presso l’editore e dovrebbe arrivare in 14 giorni (a partire da ieri), gli ho risposto che non ci credo, che continuerò imperterrito ad andare a chiedere notizie (e litigare) finché non avrò il libro in mano, questo perché la loro credibilita’ è arrivata allo zero assoluto.

Ora, tutti i perditempo del luogo, quando mi vedono and are in quella direzione (e’ sulla strada principale, quindi ci passo davanti sia quando vado in città sia quando torno), si radunano li’ davanti solo per godersi la nuova lite, io d’altro canto, se non trovo nuove cose di cui accusarli e di cui renderli colpevoli, passo da un’altra strada :-). Un po’ anche mi ci diverto: entro, chiedo se hanno il libro, ed allo risposta negativa comincio a litigarci, richiamandoli alle loro responsbilità in commercio. Oggi, alla terza visita, la commessa ha cercato di dare una mano alla proprietaria nel tenermi testa, ma guardacaso è quella che si era scordata di mettere in nota il libro la prima volta, per cui è stato facilissimo zittirla dandole dell’incompetente e dicendo che con lei non era proprio il caso di parlare, che li’ c’è un “responsabile” con cui stavo già parlando e che per piacere, dopo il guaio che LEI aveva già combinato, avesse almeno la decenza di non disturbare chi cercava di risolvere i problemi creati da lei. Oggi ho visitato il negozio 3 volte (ieri 4), ed ogni volta si tratta di una buona mezz’ora, oramai è diventato lo spettacolo cittadino, oltre ai perditempo cominciano anche a fermarsi le macchine, attirate dalla piccola folla davanti al negozio :-).  continuerò cosi’ finché non si saranno perfettamente resi conto che la mancata consegna è un loro problema, e fino a quel momento sarò IO il loro problema.

L’altro ieri sono arrivate le foto da Nuku’alofa, buone direi, se non fosse per il fatto che sono quasi tutte “fuori mira”: quello che si vede nel mirino, quando si scatta, è solo la parte centrale ed in basso di quello che in effetti impressiona il negativo, ora che lo so ne terrò conto, ma per le foto già fatte, bisognerebbe, in fase di stampa, ingrandirle tutte e tagliare il fuoricampo inutile ai lati ed in alto. Ho già iniziato la distribuzione :-).

Ottima serata, per finire in bellezza, con un sacco di buona musica al fai kava al club di Holopeka. Sono stato invitato ad assistere, domani, ai lavori di costruzione di un nuovo edificio che dovrebbe servire per dei meetings, non meglio specificati, e per domenica ad un faifekau (=megamangiata) che verrà tenuto a Koulo per festeggiare i ragazzi promossi a scuola.

17 Gennaio 98

In mattinata altre 2 visite alla libreria, stavolta hanno realizzato bene cosa significa avermi tra le oo a tempo indeterminato: la proprietaria, dopo la prima delle 2 visite, ha chiamato Nuku’alofa ed ha fatto ordinare il libro all’editore, quando ci sono andato la seconda volta mi ha annunciato, tutta speranzosa, che il problema era risolto e che in 2 settimane il libro dovrebbe arrivare dalle Hawaii, l’ho gelata dicendo che non era per niente credibile, che già 3 volte mi aveva promesso “la settimana prossima” e che ora non faceva altro che chiedere due ulteriori settimane di tempo, per cui ho detto che continuerò ad andare a controllare ogni volta che sarò li’ di passaggio finché non avrò il libro in mano; sembrava disperata!

Nella tarda mattinata sono andato a vedere i lavori di costruzione: in programma, per la giornata, la gettata in cemento armato per il pavimento. Intanto, appena arrivato, mi hanno chiamato sotto una tettoia a bere kava con i notabili ed a guardare i giovani lavorare.  E’ stato spettacolare vedere mescolare il cemento: i ragazzini con i secchi portano la sabbia e formano un serpentone, uno piglia i sacchi di cemento, li apre e li aggiunge al mucchio, poi cominciano i badilanti, in fila 4 per parte a sbadilare e mescolare il tutto, come dei forsennati, poi il mucchio viene allargato e ci versano sopra un po’ di carriolate di ghiaia, quindi i badilanti ricominciano mentre uno, con il secchio versa l’acqua, in 5 minuti d’orologio si sono fatti buoni 4 metri cubi di roba, quindi con le carriole a spostare il calcestruzzo sulla cassaforma. Alle 2 hanno terminato, erano almeno una trentina, sia di Holopeka che di Koulo, mentre gli uomini (ed i ragazzi) lavoravano, le donne hanno preparato il pranzo, le ragazze portavano da bere aranciata fresca ai lavoranti, e noi in 6 o 7 a guardare e bere kava. Poi, finito il grosso del lavoro tutti a tavola per una mangiata in comune, non un banchetto, diciamo solo una colazione di lavoro :-). Dopo pranzato in 4 o 5 hanno lisciato la superficie del cemento, quindi tutti a casa.

Dopo cena ho dovuto andare nuovamente ad Holopeka: assemblea generale per decidere circa il “comitato sportivo”, ovviamente la cosa si tiene attorno ad una boule di kava, non sapendo come funzionasse la cosa, mi ero portato dietro un pacco di kava, ed all’arrivo l’ho lasciato davanti alla boule: non era assolutamente necessario, l’hanno interpretato come mio dono personale al presidente dell’assemblea, ed hanno parecchio gradito la cosa. A tutte le votazioni mi sono astenuto. Alla fine dei lavori dell’assemblea la serata è continuata con un fai kava normale :-).

18 Gennaio 98

Oggi giornata a Koulo, fortunatamente, appena fuori dal Niu Akalo, uno col camioncino mi ha dato uno strappo, cosi’ sono arrivato sul presto, poco dopo le 9: piccola cerimonia di kava fino alle 10, poi in chiesa per il servizio religioso, ed alle 11 tutti alle mangiatoie: i ragazzi e le ragazze festeggiati facevano, sia in chiesa che al fai fekau, gruppo a se stante, tutti vestiti di bianco e con le ta’ovala tutte decorate. Quando è stato il momento dei discorsi, mi son alzato pure io ed ho fatto un breve intervento: non se lo aspettavano, e durante il breve discorso, mentre quelli che capivano l’inglese approvavano col pollice alzato, uno ha fatto da interprete per gli altri, ho ringraziato tutti, pure quelli che hanno preparato tutto quel ben di Dio, per cui, dopo di me’ ha parlato una delle donne che stavano fuori (a nome di tutte le altre), per ultimo il prete weslweyano.
Dopo mangiato volevo tornarmene a casa, ma hanno voluto che rimanessi:
era prevista, nel pomeriggio un’altra breve funzione religiosa, poi altra mangiata della gente di Koulo e di Holopeka tutta assieme, cosi’ sono andato a casa di Asa a farmi una dormitina sotto una tettoia di palme di cocco. Nel tardo pomeriggio breve menata in chiesa (solo 20 minuti), poi mangiatoia, quindi tutti a casa. Dopo cena (la seconda cena, quella al Niu Akalo) sono venuti a prendermi con la macchina per un fai kava al club di Holopeka. Altro invito, per domani, ad assistere ai lavori dei carpentieri che tireranno su’ la casa, nonché pranzo in compagnia e, se ne avrò voglia, andare a settare un paio di videoregistratori :-).

19 Gennaio 98

In mattinata breve visita alla libreria: c’era un sacco di gente (i mormoni hanno riaperto la scuola), la povera crista era sulle spine, cosi’ dopo che si era moralmente preparata a sentire un’altro ciocco me ne sono andato senza dire nulla, lasciandola ancora più spiazzata.  Alla seconda visita l’ho abordata gentilmente: dato che domani sera potri partire, a lei la scelta tra l’avermi tra i piedi ogni giorno finché non arriva il libro, oppure il suo impegno a seguire effettivamente il mio libro e quando sarà arrivato spedirmelo c/o Auka ad Ha’afeva. Non le pareva vero di cavarsela cosi’ a buon mercato ed ha promesso di spedirmi il libro, però è rimasta un tantino sorpresa quando ho chiesto una bibbia e gliel’ho data da baciare :-), cosa che ha fatto. Poi, oramai in armistizio, ha voluto sapere dove avessi appreso circa quel tipo di suggello, io ho nicchiato, mi sono limitato a dire che ORA potevo stare tranquillo sul mio libro.

Ad Holopeka i carpentieri hanno tirato su’ lo scheletro della nuova costruzione a tempo di record: tutte le pareti, sia esterne che interne, con gli architravi per porte e finestre, in travetti di abete da 8x4, sia in verticale che in orizzontale ogni circa mezzo metro.  Telanisi alla sega circolare che tagliava su misura, i ragazzini a portare in giro i pezzi richiesti, ed i vari carpentieri a martellare il tutto in opera. Breve sosta verso l’una per una mangiata in compagnia. (io sempre ad osservare, da sotto la tettoia, bevendo kava, il pasto ce lo hanno portato li’). Nel pomeriggio ho sistemato un VCR, poi mi hanno portato a Koulo per il secondo, quindi indietro per un terzo. Quest’ultimo è scassato, la meccanica tira dentro il nastro e se lo macina (e’ già stato aperto da qualcuno che poi non l’ha nemmeno richiuso), per quest’ultimo, ho detto che senza attrezzi e senza ricambi non potevo fare nulla, il proprietario se lo aspettava, però aveva voluto provare lo stesso. Dopo finiti i lavori, tutti sul prato di casa di Telanisi a prendere il the con i pasticcini :-).

Ho approfittato del momento favorevole per abordare Telanisi, gli ho detto che probabilmente mi trasferirò ad Ha’afeva, e che li’ avrò bisogno di una casa e magari anche di un pezzo di piantagione. Ha voluto prima sentire che progetti avevo, per cui ho accennato al nuovo molo che dovrebbe essere terminato verso meta’ 98 e quindi al fatto che li’, nessuno sa riparare alcunché’, e che quindi era mia intenzione mettere su’ una piccola attività’ di riparazioni varie. Mi ha dato il terreno per la casa (ce n’era già una, ma probabilmente quel po’ che è rimasto è da demolire), poi mi ha dato un biglietto (scritto a matita su un pezzo di cartone ondulato) indirizzato ad un suo cugino ad Ha’afeva, nel quale lo incarica di individuare  una qualche piantagione libera e di darmela. Ho chiesto circa il prezzo d’affitto, lui ha risposto che se vado li’ e riparo anche solo qualcosa, tutta la comunità ne guadagnerà, quindi il tutto è gratis (però più avanti tornerò alla carica: meglio pagare un prezzo proforma ed avere un contratto che stare gratis ma senza alcuna garanzia). Quindi, ora, dispongo, ad Ha’afeva, di un appezzamento in paese per la casa, vicino alla spiaggia, un buon posto, oltre a ciò di una piantagione di 3.3 ettari (che non so ancora dove sarà)

20 Gennaio 98

In mattinata al porto, a chiedere info per la nave per Ha’afeva, c’è la Tau Tahi, che è rimasta ferma a Pangai per più di 3 settimane con dei problemi alle macchine, è stata riparata, nel pomeriggio ha fatto il giro di collaudo e partirà per Nuku’alofa lle 7 di sera, per cui dovrei essere d Ha’afeva verso le 9. Poi un salto all’aeroporto con Puluno, ed al ritorno, verso le 2 e mezza, mi sono fatto lasciare ad Holopeka: appena seduto sotto la tettoia, dopo la prima tazza di kava, mi hanno portato il pranzo :-). In giornata, lavoro dei carpentieri e’ stato di costruire le capriate per il tetto e metterle in opera. Ad ogni capriata montata arrivavano le donne con delle stuoie decorate e della tapa (doni per i carpentieri), che sono stati appesi, cosicché verso le 6, a lavoro ultimato, l’intero edificio sembrava un albero di natale. La costruzione è virtualmente terminata,(lo scheletro e’ completo, mancano solo le lamiere del tetto, i pannelli di compensato e di faesite alle pareti e porte e finestre premontate).
In serata, dopo la cena al Niu Akalo, altro ottimo fai kava al club, con ottima musica, peccato senza tou’a.

21 Gennaio 98

Ieri è arrivata da Nuku’alofa, ed è qui ospite al Niu Akalo, la responsabile dell’ufficio immigrazione, ne ho approfittato per chiedere info circa il mio visto, ha detto che non c’era alcuna documentazione circa i miei mezzi di sostentamento, per cui un salto alla banca, ho spiegato l’inghippo e mi hanno dato una lettera che certifica i miei trasferimenti di fondi, nonché il cambio di un bel po’ di travellers check, lettera prontamente consegnata al comando di polizia, la tizia non sembrava ancora soddisfatta, mi ha chiesto se avevo una lista di come fino ad ora ho speso i soldi, ho risposto (leggermente seccato) di no, e che non ho alcuna intenzione di tenerla nemmeno per il futuro. Quella ha tirato fuori dalla valigetta il mio passaporto con il visto, ma voleva 86 T$ per le spese dei documenti, le ho risposto picche, che i soldini li avevo già dati a Sailosi quando ha istruito la pratica e che non era mia intenzione ripagare le spese una seconda volta, ha detto che il passaporto mi verrà dato nel pomeriggio da Sailosi. più tardi, con Sailosi, sono saltati nuovamente fuori gli 86$ da pagare, gli ho rammentato di averglieli gia dati, e lui ha ricordato e confermato la circostanza, se n’e’ ricordato anche il sergente che ha portato a mano tutta la documentazione a Nuku’alofa (lui ha consegnato personalmente pratica e soldi proprio alla tizia responsabile dell’immigrazione che ora rivuole i soldi), per cui, visto che sono coinvolti il capo della polizia delle Ha’apai e la responsabile dell’ufficio immigrazione di Nuku’alofa, lettera di protesta al Ministro di Polizia, spiegando l’accaduto e pregandolo di far luce su chi a Nuku’alofa ha fatto sparire i miei soldini :-(.
La Tau Tahi, che doveva partire alle 7 di sera, è partita alle 2 del pomeriggio, cosi’ partirò dopodomani con l’Olovaha, io sbarcherò ad Ha’afeva, Sailosi che partirà pure lui, proseguirà (con la mia lettera di protesta, da consegnare a mano al Ministro) fino a Nuku’alofa :-).

Il mio passaporto, comunque è qui a Pangai e c’è stampigliato su’ il visto, purtroppo però, anziché i 2 anni richiesti e promessi, i maldidos dell’immigrazione me l’hanno dato per un solo anno, piena residenza e con permesso di lavoro. In effetti, però, si tratta di soli 9 mesi, perché la data di inizio è del 22 ottobre scorso e quindi 3 dei 12 mesi sono già passati. Questo scombussola parecchio i miei piani, specie per la casa: se è pensabile spendere 4000/5000 $ per costruire la casa, da ammortizzare in 22 mesi (attualmente l’affitto di questa casetta è di 300$ mensili, quindi in 20 mesi sono già 6000$ ed avrei già il mio utile), con soli 9 mesi davanti, sarei uno stupido ad investire tanti soldini nella faccenda, col rischio che in ottobre mi dicano che devo lasciare il paese al più presto, specie considerando che la casa (se qui a Lifuka) la costruirei probabilmente sul terreno del Niu Akalo (che Seletute mi ha gentilmente messo a disposizione), e considerando che la figlia e’ pasta e ciccia con la capa dell’immigrazione e che ci sono diverse voci in giro che Seletute voglia vendere il business, sarebbe esattamente come invogliare Seletute  dire alla figlia “appena finita la casa fagli negare il visto, cosi’ quello che compra pagherà a me buoni 5000$ in più di quello che pagherebbe oggi”, insomma un po’ come mettere il coltello in mano al macellaio, gli zebedei sul ceppo e dirgli “per favore taglia” :-(. Lo stesso se la costruissi in città a Pangai o ad Ha’afeva, sui terreni offertimi da Telanisi o in qualsiasi altro posto: io costruisco e qualcun altro se la gode, decisamente NO BUONO.
 

Capitolo 12
 

FOTUHA’A

La mia seconda visita a Fotuha’a va dal 23 gennaio al 23 Febbraio 98, con una sosta iniziale ad Ha’afeva di quasi una settimana a causa delle avverse condizioni del mare, ed una breve visita a Kotu verso la fine di tale periodo.

Durante la prima settimana ad Ha’afeva, poche le cose da segnalare:
una certa freddezza (ma potrebbe essere una mia impressione) in Auka, e peggio di tutto il fatto che la famiglia di Ena, la ragazza su cui contavo parecchio, ha detto picche: in tutta la settimana sono riuscito a vederla ed a passarci assieme un solo bel pomeriggio, poi c’è stato il veto, ed ogni ulteriore contatto, con lei o con la famiglia è stato impossibile e la cosa mi ha buttato giu’ parecchio, anche lei è parecchio giu’ di corda, l’ho incontrata dopo un paio di giorni, per caso, ma dalla sua espressione forzata ha capito che non era nemmeno il caso di chiederle come stava, molto probabilmente non avrebbe nemmeno potuto rispondermi. In definitiva, tra l’incazzatura del visto di un solo anno, sfumata la ragazza, Auka piuttosto tetro, il maltempo ed il mare agitato che non mi permettono di andarmene da questa isola, che ora non mi sembra più molto invitante è stata una settimana decisamente di cacca.

più volte, in questa settimana, mi è passata per la mente l’idea di abbandonare l’avventura della Polinesia e ripiegare sull’America Centrale: la mia seconda scelta era il Costa Rica, ma ne ho sentito parlare piuttosto male: paese piuttosto povero di risorse naturali, gli abitanti sono quasi tutti bianchi spagnoli cattolici, da starci molto attenti perché (dicono) ti fregano le mutande mentre cammini, per cui forse è meglio l’Honduras, un po’ più ricco, popolazione indios, cosi’ a prima vista sembra meglio, darò un’occhiata all’enciclopedia sul CD al mio rientro a Pangai, anche se so già che non ci troverò granche.

La partenza per Fotuha’a viene rinviata di giorno in giorno (“maybe tomorrow”, però una barca di Fotuha’a è arrivata qui ed è tornata indietro senza alcun problema), partirò comunque con la barca di Feke che deve portare li’ del materiale supplementare per la costruzione del nuovo edificio presso la scuola GPS. A proposito del materiale supplementare, c’è da dire che manca materiale per gli edifici di tutte e 4 le scuole, ma opino che non si tratti di materiale non spedito inizialmente, almeno a giudicare da quello che succede qui: e’ arrivato il supplemento per tutte e 4 le costruzioni, e sono stati fatti sulla spiaggia 4 mucchi coperti con dei teloni, in attesa di spedirli a destinazione, però ogni giorno arriva qualcuno con la carriola, alza questo o quel telone e si tira su un po’ di sacchi di cemento, un po’ di mattoni, del legname, chiodi etc. etc. e se li porta via. Non è che la gente si freghi tali cose, tutt’altro: sono i VIP locali (generalmente preti delle varie congregazioni) che giudicano che le riparazioni delle chiese (o deile halls annesse, a volte delle loro case) siano più importanti e mandano a prelevare quanto gli serve, cosicché, per fare un esempio, ad una decina di metri dal kava club di Feke è stata costruita un’appendice (guardacaso, proprio appoggiata alla sua casa) con doccia e gabinetto (che a quanto è stato detto servirà per il club), con mattoni, cemento, tubi, rete e tondini per armare il cemento, travetti, porte, finestre etc. etc. gentilmente presi a prestito dai mucchi di materiale destinati ai nuovi edifici delle varie isole (ma ripeto, questo è solo UN esempio).

Altra cosa da riportare, in questa settimana, l’amicizia con 2 vicine di casa (mai viste prima): Sapete (Elisabetta), 21enne, molto carina, di Nuku’alofa, qui in visita per accompagnare la cugina Depola (Deborah), 24enne, un po’ in carne ma niente affatto male, 2 figli (adottati da qualcun altro) avuti con uno che ora è sparito in New Zealand, non sposata. Depola può essere considerata quasi una “vecchia mancata conoscenza” perché ai tempi del college stava al Niu Akalo, l’accordo tra le due famiglie era che la ragazza sarebbe stata ospitata da Seletute per il periodo di frequenza al college, in cambio avrebbe dato una mano per le varie necessita dell’albergo; dopo due anni, però, l’accordo fu interrotto perché (sempre a detta di Depola) di fatto veniva comandata di ogni e qualsiasi lavoro, dal mattino presto a notte fonda (un po’ come Lisia adesso) e la sua frequenza al college era praticamente a zero. Sono state loro ad abbordarmi ed invitarmi la prima volta, a passare la serata a casa loro, credo si potrebbe facilmente combinare qualcosa, sicuramente con Depola e probabilmente anche con Sapete, ma sono totalmente scazzato, mi manca lo stimolo e non ne ho nessuna voglia, cosi’ lascio perdere, nonostante i chiari inviti sia a casa loro, sia nelle “passeggiate” nel bosco dei giorni seguenti, e tutto finisce in niente, chissà che idea si saranno fatte :-).

L’unica cosa buona da riportare di questa settimana ad Ha’afeva è il fatto che qui i manghi hanno ancora i frutti, ed è stata una continua scorpacciata, ne avevo decisamente voglia.
Come nota di colore locale e per la cronaca, devo riportare della battuta che il dottore ha dato alla sua donna (una gran bella ragazza di Tungua, non sono sposati, hanno un figlio di circa un anno), qui e cosa abbastanza normale battere la moglie (o la donna) se combina qualcosa di storto, ma normalmente le cose vengono sistemate in privato e vola solo qualche sberla. Non ho idea del perché, però una mattina lui l’ha pestata ben bene nel giardino della clinica, tutti ne parlano come di cosa scandalosa, ma degli astanti comunque nessuno e’ intervenuto (io non c’ero).

Finalmente il vento ed il mare si calmano un poco, cosi’ il 30 gennaio sveglia alle 7 e si parte poco prima delle 8, sulla spiaggia solo Auka e Luce a salutarmi, il mare non è che sia molto quieto ma abbastanza buono, ed arriviamo a Fotuha’a poco dopo le 10 e mezza.

Fotuha’a è un’isola diversa da tutte le altre Ha’apai, si tratta di una massa di roccia corallina che emerge da un fondo marino di oltre 300 mt di profondità, pura roccia che si erge a strapiombo per buoni 40 o 50 mt sopra il livello del mare, segue una fascia larga una cinquantina di metri in declivio, ma ora è terra, non più roccia, che si innalza di un’altra ventina di metri ed è ricoperto di una fitta vegetazione selvatica tropicale, quindi l’altipiano piatto su cui ci sono il villaggio, le piantagioni ed una bella fetta di superficie lasciata a bosco selvatico. Attorno all’isola non c’è reef, e qui siamo in pieno oceano, il mare pesta forte: quando e’ molto calmo le onde sono sui 3 o 4 metri, quando c’è vento forte le onde arrivano a volte fino all’altipiano, e non sono balle inventate dai locali, ci sono le devastazioni lasciate sul declivio boscoso dalla mareggiata dell’inizio del mese, quando c’erano Ron e Susy che imperversavano alle Niua (250 km a nord) ed alle Fiji (750 km ad ovest).
Gli abitanti chiamano la loro isola Lahi Maka, letteralmente “Grossa Pietra”, circa un km più a nord c’è un altro piccolo affioramento roccioso, forse 30 mt di diametro, di poco sopra il livello del mare, tale scoglio è chiamato Maka (Pietra), ad una trentina di miglia a NW Tofua e Kao.

L’isola dispone di 2 punti di approdo: il porto ed il molo. Il porto e’ un canalone sul lato SW, scende dall’altipiano e finisce in un canyon in parte invaso dal mare, all’imbocco del canyon ci sono delle rocce affioranti. Sia per entrare che per uscire dal porto bisogna cavalcare l’onda, ossia aspettare un’onda più alta delle altre e poi dare alla barca la giusta velocità in modo da essere sulla cresta quando l’onda passa sopra le rocce, è una manovra che non si può fare quando c’è bassa marea, e comunque la fanno solo alcuni isolani, non tutti; quelli che arrivano con le barche dalle altre isole, invece, si presentano vicino al molo (una roccia più o meno al livello del mare sul lato NW dell’isola), uno resta sulla barca e gli altri si tuffano in mare e raggiungono il molo a nuoto, se hanno necessita’ di approdare con la barca sarà uno del villaggio che scenderà al molo, si tufferà e raggiungerà la barca a nuoto e ne prenderà il timone per arrivare al porto, li’ la barca sarà caricata o scaricata da uomini immersi fino alla vita, mentre altri 3 o 4 a nuoto cercano di tenere ferma (si fa per dire) la barca, donne, vecchi e bambini vengono traghettati a spalla. Per andarsene la manovra è la stessa, e, se la barca è foresta, il pilota, quando oramai sono fuori dai frangenti, si tuffa in mare e raggiunge il porto a nuoto, sempre cavalcando l’onda sopra gli scogli. c’è un altro modo per approdare o andarsene dall’isola, ma anche in quel caso è necessaria l’assistenza degli isolani e serve una popao (nemmeno loro rischiano di fracassare una barca sulle rocce), le popao sono più facili da costruire e non necessitano di legname importato, basta abbattere un mango delle giuste dimensioni e lavorare sul tronco. La descrizione di questo modo di approdare è già stata data in questo diario, in occasione della mia prima visita qui in agosto 97.

Gli isolani prendono il mare o rientrano, mediamente non più di 150 giorni all’anno, quelli delle altre isole non arrischiano qui attorno, mediamente, più di una cinquantina di giorni all’anno. Per dare un’idea, quando ho detto che abbiamo spettato ad Ha’afeva; (meno di una decina di miglia di distanza) una settimana a causa del mare agitato, mi hanno detto “strano, qui il mare è buono da più di 2 settimane”.

La popolazione dell’isola conta poco più di 100 abitanti (di cui 25 sono i ragazzini delle GPS), 20 case. Pochi vanno per mare, non vanno quasi mai a pescare a causa delle difficoltà dell’ambiente, durante le oltre 2 settimane che sono stato li’ soltanto una volta, in 2 sono andati a pescare (più che altro per provare i lancia arpioni che avevano riparato con materiale preso a prestito tra quelli per l’edificio in costruzione), però l’esito è stato più che ottimo: in 2, poco più di un’ora tra andare, cacciare e tornare, hanno portato su due bei pescioni sui 5/6 kg l’uno e 7 grosse murene, oltre 1.5 mt di lunghezza.

Sono essenzialmente dei contadini, coltivano le loro piantagioni e molte sembrano quasi dei giardini, e l’unica isola in cui ho visto quasi tutti selezionare le piante per la semina: quando tirano su’ il raccolto mettono da parte le talee solo delle piante che hanno dato i frutti migliori per piantare solo quelle nel nuovo campo, lo stesso con le banane e papaie, riproducono solo le piante che danno frutti grandi, sani e caschi pesanti. se una pianta non da buoni frutti la estirpano e ne mettono una nuova al suo posto. L’unico che abbia visto fare la stessa cosa, sulle altre isole, è Auka ad Ha’afeva: i suoi yam spesso raggiungono il metro, mentre quelli degli altri sono grandi se raggiungono il mezzo metro, per le banane Auka fa anche incroci ed innesti che qui invece non ho visto fare. Però qui Tonga tiene sempre in casa un casco di banane da mangire cosi’, quando si ha voglia di spizzicare qualcosa, sono le migliori banane che abbia mai visto o assaggiato, ed a metterci su un bollino colorato e commercializzate da noi si meriterebbero sicuramente almeno un bel 13 e lode.

Tutti quanti coltivano un’estensione di terreno più grande di quelle che sono le loro reali necessita’, semplicemente non possono permettersi il rischio di rimanere scarsi di cibo: nelle altre isole, se dovesse succedere, possono integrare con cibo importato, ma qui non sempre è possibile. L’eccesso di produzione di prodotti agricoli va a finire ai maiali, per cui sono particolarmente ricchi anche di quelli, la popolazione suina è più del triplo (pro capite) di quanto non sia sulle altre isole, ed i maiali qui, con la dieta che fanno (quasi tutta la canna da zucchero e parecchia manioca, quest’ultima, però deve essere prima bollita) sono più grandi e più grossi e, a quanto ho visto, sono pronti prima che negli altri posti, ove i porci si nutrono solo con i pochi avanzi, con quello che razzolano nelle immondizie e con noci di cocco.

Qui effettuano anche la rotazione delle culture, solitamente un anno yam, il secondo taro o kape, il terzo manioca o patate dolci, poi per un anno niente, lasciano crescere tutto selvatico, l’anno dopo, quando devono ricominciare il ciclo, non tagliano e bruciano gli arbusti cresciuti, ma li estirpano e li lasciano li’ a marcire e fare humus.  Il grosso della produzione agricola è canna da zucchero e manioca, quest’ultima cresce in fretta, soli 6 mesi, quindi 2 raccolti l’anno, si può piantare durante tutto l’anno, non necessita di eccessiva preparazione del terreno ne’ di sarchiature, ed è facilissima da coltivare: dalle canne della manioca già raccolta si fanno talee di circa 30 cm l’una che vengono interrate per meta’, dopo 6 mesi si tirano su i tuberi e con le canne delle piante migliori si fanno nuove talee, tutto il resto viene lasciato li’ a marcire. Per la canna da zucchero si alternano due anni di canna, un anno manioca ed il quarto si lascia selvatico. Anche per le patate il procedimento è più o meno simile: se la pianta ha dato ottimi frutti, il fogliame viene messo da parte, dalle cime del fogliame si ricavano talee di circa 30 cm di lunghezza che vengono lasciate all’ombra ma in modo che le frequenti piogge li bagnino, oppure, un paio di volte al giorno gli si butta sopra un mezzo secchio d’acqua, in brevissimo emetteranno radicette ed a quel punto si pianterà un altro pezzo del nuovo campo.

Le donne, oltre a curare i figli intrecciano stuoie, cominciano fin da ragazzine, si mettono assieme 3 o 4 e producono la stuoia di una di loro, poi quella di un’altra e cosi’ via, intrecciano stuoie tutto il giorno ed anche alla sera, alla luce delle lampade a kerosene fino a tardi, le mani lavorano e gli occhi controllano, loro, nel frattempo chiachierano e se la raccontano. Anche qui, come nelle altre isole, i maschi attorno ai 14/15 anni vengono lasciati a se stessi, devono arrangiarsi ad andare a raccogliere quanto gli serve e cuocerselo, devono farsi il bucato e cosi’ via. Chiunque ne abbia bisogno, può requisire uno o più ragazzini o maschi giovani ed assegnargli un lavoro comunitario, tipo scaricare o caricare le barche o metterle in mare, o riparare i recinti o anche lavori personali (ma questi ultimi, in genere, sono di breve durata: mentre chiunque può spedire uno a prendere 4 secchi d’acqua, nessuno si sognerebbe di requisire 2 o 3 giovani e mandarli a dissodare un campo, questo lo fa solo il padre: chiama i 2 o 3 figli e vanno tutti assieme nella piantagione, un paio di giorni ed il lavoro è finito).

Nel villaggio ci sono 2 chiese, una dei Wesleyani ed una della Church of Tonga, anche qui hanno lo stramaledetto vizio di suonare le campane e pestare sui tamburi verso le 4.30 della notte per chiamare la gente in chiesa (e quelli ci vanno), ed ancor peggio entrambe le chiese sono in un raggio di 50 mt dalla casa ove mi alloggeranno e sono le uniche costruzioni in muratura (oltre alla GPS), dispongono anche di un generatore elettrico in comune tra loro che viene acceso per le funzioni religiose delle 4.30 del mattino e ciò costituisce tutta l’elettricità disponibile sull’isola.
Visti l’esiguo numero di abitanti, le difficoltà di approdo e quindi di comunicazioni e di scambi con le altre isole, l’organizzazione sociale in famiglie estese e il tradizionale tabu’ di sposarre qualcuno della stessa famiglia (la legge vieta il matrimonio fino zio/nipote, già tra primi cugini, sempre per la legge, il matrimonio e’ possibile; per la tradizione, invece, c’è il divieto assoluto tra membri della stessa famiglia estesa, ed è un tabu’ osservato da tutti), la situazione sociale è qui, ancor più che in altre isole, particolarmente pesante. Ci sono diversi casi in cui semplicemente non c’è nessun coniuge possibile, altri casi in cui c’è soltanto una persona possibile, quindi la libera scelta consiste in “o quello o niente”. Questo tabu’ sociale, comunque, è piuttosto recente, risale a poco più di un secolo e mezzo addietro, è databile circa al tempo della cristianizzazione, prima (a quanto riportano i pochi scritti dei primi visitatori bianchi) non c’era alcuna remora per nessuno: i due si piacevano e cominciavano a vivere assieme, se e quando si stancavano si dividevano per poi magari iniziare la convivenza con qualcun altro. Ora, per i maschi la situazione è in parte alleggerita dal fatto che, tradizionalmente, un maschio può andare a cercare moglie su qualche altra isola, per le femmine invece le cose sono più pesanti: le femmine non vanno in giro a cercare marito ma devono aspettare che qualcuno venga qui a cercare loro. Questo stato di cose pregresse, in una comunita’ geograficamente chiusa e confinata, ha portato, nel lungo tempo, ad una drastica riduzione del pool genetico, per cui ora, nell’isola, ci sono diversi casi di tare ereditarie anche piuttosto pesanti.

Attualmente, con poco più di 100 abitanti, c’è un caso di mongolismo (in quella famiglia sembra essercene uno o due ad ogni generazione), uno di cretinismo, un sordo congenito, uno con 6 dita (normalmente funzionanti) a mani e piedi, in una famiglia l’80% dei maschi nasce con una malformazione ai piedi che causa loro, nel tempo, grosse difficoltà di deambulazione. Non so quale sia la media in altri luoghi, ma qui comunque mi sembra che si tratti di una percentuale altissima.
Questa più o meno la situazione generale in cui io sono piombato all’improvviso, certo, invitato da uno dei maggiorenti locali, ma credo che non ci contasse molto. Noi, arrivati da Ha’afeva, siamo in 4: lo skipper, 2 giovani per dare una mano a scaricare ed io (peso morto), ed  abbiamo del materiale da scaricare, ci avviciniamo al molo ed i 2 ragazzi saltano in acqua e raggiungono il molo a nuoto, ove si arrampicano (uno con parecchia difficoltà), poi salgono fino al villaggio. Dopo una mezz’ora arriva il pilota, si tuffa e ci raggiunge a nuoto, poi porta la barca al porto. Li’ la barca viene scaricata di buona parte del materiale, poi, con a bordo solo i sacchi di cemento e poco altro, viene issata a forza di braccia, con l’aiuto di corde e di tronchi che fanno da rullo, fino a poggiare la poppa all’asciutto e si finisce di scaricare ciò che assolutamente non può correre il rischio di essere bagnato, poi, sempre a forza di braccia si ala nuovamente la barca in acqua, se ne vanno lo skipper, i 2 ragazzi ed il pilota che appena fuori dai frangenti si tuffa in acqua e torna in porto a nuoto, mentre la barca prende la rotta per Ha’afeva.  Nell’isola ci sono in tutto 5 barche, 3 sono mezze fracassate ed in parte sventrate, comunque issate in salvo ed assicurate con funi alle pareti del canyon, servono per essere cannibalizzate e forniscono legname per le riparazioni, le altre 2 sono in condizioni operative, una dispone di un fuoribordo da 20CV, l’altra di un 25CV, anche queste sono issate fuori dall’acqua, puntellate ed assicurate con funi alle rocce ed agli alberi.
Lascio fare alla ventina di uomini del luogo, che iniziano la processione portando in spalla il materiale arrivato fino al sito della nuova costruzione, su al villaggio, molti sono rimasti stupiti nel vedermi sbarcare, ma nessuno ha detto nulla. Mi piglio in spalla i miei bagagli (devo imparare a viaggiare più leggero, molto più leggero!) e risalgo il canalone, appena arrivato sul piano mi rendo conto di aver lasciato il berretto sulla barca, e qui il sole è a picco sulla pelata, sarà una bel match. Arrivo al villaggio e la prima accoglienza è un coro di ragazzini che gridano “palangi”, blocco una donna e le chiedo di indicarmi qualcuno che parla inglese, non capisce niente di ciò che le dico per cui lei decide che e meglio mandarmi da qualcuno che parla inglese :-), proprio ciò che volevo, chiama un ragazzino e gli dice qualcosa, poi mi indica di seguire il ragazzino che mi porta ad una tettoia di stuoie di cocco sotto cui 3 donne intrecciano stuoie di fibre vegetali, nessuna parla inglese, però mi fanno capire che devo aspettare, nel frattempo li attorno c’è una frotta di ragazzini, dopo qualche minuto, dal cesso che sta’ dall’altra parte della strada, vicino alla recinzione del villaggio, esce quello che parla inglese, proprio il vecchio con i capelli bianchi che, in dicembre, ad Ha’afeva, mi ha invitato a visitare Fotuha’a, cercavo lui e l’ho trovato praticamente al primo colpo.
E’ piuttosto sorpreso di vedermi, pensava che quando d Ha’afeva gli avevo promesso di andare li’, stessi solo dando aria ai denti, però sembra molto contento che ci sia andato. Si chiama Davida Ilotaki, qui lo chiamano generalmente Lotaki, per distinguerlo dall’altro Davida (prete della Church of Tonga), ha 63 anni, mi invita subito a sedere sulle panche fuori del suo negozio (un casottino di lamiera di 3x2 mt), però sopra le panche c’è un telone che da ombra, da’ una voce ad uno dei ragazzini e quello sparisce, dopo qualche minuto arriva una ragazza, con della limonata fresca, lui dice “wife brother”, solo più tardi capirò che inverte sister con brother, e che si tratta si’ di sua cognata, ma della sorella della moglie e non della moglie del fratello.

Poi comincia subito a “presentare” la merce che vorrebbe vendermi, dice che la ragazza ha 19 anni, si chiama Vika e che se la voglio posso sposarla anche subito, ma che posso anche pensarci su un poco :-). è in effetti un gran bel fiore di ragazza, ma mica sono li’ per sposarmi in 3 minuti e tergiverso senza rifiutare e senza accettare, e’ un continuo gioco di scherma, lui attacca ed io paro e continuiamo cosi’ per una buona ora, nel frattempo Vika se ne sta seduta al mio fianco e si preoccupa di riempirmi il bicchiere di limonata ogni volta che è vuoto o scarso, capisce pochissimo l’inglese ma sa molto bene di cosa stiamo parlando. Poi, pian piano, cominciano ad arrivare tutte le ragazze dell’isola (la casa di Lotaki è quasi al confine est del villaggio), vestite a festa, giuro! Prima due, abitano li’ vicino, una e’ molto grassa, pesante, l’altra sarebbe carina ma ha una grossa cicatrice che le sfregia la guancia destra e che risale fino all’occhio, Lotaki mi chiede se mi piacciono, dico di no, e lui torna alla carica con la cognata, le due se ne vanno e ne arrivano altre 3, una grassa, una giovane ed una ottima, stessa domanda, dico quella si, le altre no, è stupito che abbia scartato la giovane (che non e’ male, ma avrà forse, si e no 18 anni), spiego che quella no perché troppo giovane, gli sembra strano ma accetta il fatto, poi altre 2, forse sorelle, una di 16 e l’altra di 17 che scarto immediatamente per lo stesso motivo, per farla breve me ne sfilano davanti da sole, od in gruppetti di due o tre, forse una ventina, in età variabile tra i 16 ed i 25 anni circa, alcune magre, parecchie grasse, comunque ce ne sono 5 o 6 decisamente belle ed in età appetibile, mi sento come uno che ha deciso di andare al mercato delle vacche per comprarne una, e che ispeziona tutti i capi in vendita, e non è affatto una bella sensazione. Poi finalmente la sfilata finisce; qualche giorno dopo, un paio di ragazzi del luogo faranno la conta delle nubili in attesa di marito e ne conteranno 24.

Poi arriva Tonga, il town officer, mi riconosce, ci siamo già incontrati qui in agosto, nella mia visita precedente, ed un paio di altre volte in Ha’afeva, ed è contentissimo di vedermi, vuole ospitarmi a casa sua ma Lotaki non vuole mollarmi, i due discutono un poco, poi raggiungono un accordo: dormirò in una casa di Tonga (quella che lui tiene per gli ospiti, la stessa ove in agosto abbiamo bevuto kava), lui e la sua famiglia vivono in un ltro edificio che insiste sullo stesso cortile, però prenderò i pasti da Lotaki. Tonga ha già recuperato i miei bagagli, che avevo lasciato all’inizio del villaggio per non doverli trascinare dappertutto, e li ha portati a casa, mi dice che mi aspetta dopo mangiato. A dirlo ora sono 4 parole, ma bisogna tenere in considerazione il fatto che Tonga non parla inglese, il meglio che riesce a dire è “mi no sculu, mi no inglisi”, però è pieno di risorse e riesce a capire ed a farsi capire in qualche modo, oltre ciò io conosco forse 200 parole in tongano (buono, cattivo, molto, poco, grande, piccolo, casa, mangiare, bere, andare, venire, dormire, lavarsi, caldo, freddo, vento, pioggia, soldi, i numeri etc.., tutte parole di uso primario) quindi la comunicazione è in qualche modo aperta anche con lui.

Poi Lotaki mi indica le 2 donne rimaste sotto la tettoia di cocco, dall’altra parte della strada, davanti casa sua, uno sui 60 e l’altra sui 30 e mi dice che una è sua moglie, io per prenderlo in giro dico quella giovane, e lui dice di si, l’altra è sua suocera, la madre di Vika, li attorno ci sono una frotta di ragazzini, 5 sono suoi figli e, tutto orgoglioso, dice che la moglie 31enne aspetta il sesto per fine agosto.

Poi Vika se ne va a preparare il pranzo, e noi restiamo li’ a chiacchierare ed a fumare. Dopo il pranzo dico che devo andare da Tonga ma che tornerò più tardi, solo che Tonga, nonostante l’accordo, ha preparato il pranzo anche per me pure lui, cosi’ devo mangiare una seconda volta. Poi mi presenta Ana, sua moglie ed Ana-si, la nipotina, in casa c’è pure sua figlia Nenci col figlioletto lattante, lei vive normalmente a Tongatapu, ma è ammalata, non so di cosa, ed è qui perché possono più facilmente prendersi cura di lei; in queste due settimane la vedro’ poco, forse un paio di volte al giorno, generalmente se ne starà in casa a dormire, riposare e curare l’infante. Fa caldo, c’è un bel venticello, ma il villaggio e’ schermato dagli alberi e l’aria si muove solo in alto, sulle cime dei pochi alberi, in basso ogni tanto arriva qualche folata a dare un po’ di sollievo e refrigerio, ma e poca cosa.

ll pomeriggio, dopo una pennichella, torno da Lotaki e ricomincia la schermaglia, solo sul tardi raggiungeremo un accordo: io starò a vedere come va’, lui, settimana prossima deve andare a Tongatapu per qualche giorno, deciderò e ne riparleremo al suo ritorno. Poi andiamo in giro per l’isola, lui mi fa da guida e mi porta  vedere le cose più notevoli dell’isola, le scogliere alla cui base arrivano le ondate oceaniche, sono impressionanti, poi sul lato sud c’è un roccione quasi sferico, circa 4 mt di diametro, e poggiato su una roccia piatta ed ha un solo altro punto di sostegno, lo chiamano Maka Ili Taha (La pietra con un solo piede), ci sono parecchie scritte grafite, aiuto Lotaki a salirci sopra, poi lui prova ad aiutare me ma devo rinunciare, mi limito a fare un paio di foto. Tutti i sentieri sono ben tenuti, ripuliti dalle erbacce, sui due lati, ovunque, a mo di siepe, degli ananas, ci sono parecchi uccelli e si sentono cantare, anche qui un sacco di manghi, ma purtroppo qui il periodo di fruttificazione è già terminato, peccato, è un ambiente bellissimo, mi piacerebbe starci. Parlando con Lotaki scopro che non sono affatto il primo bianco  mettere piede li’: sicuramente, dopo il ciclone dell’82 ci sono stati i militari neozelandesi per l’opera di ricostruzione, ed anche sulla base della Maka Ili Taha c’erano graffiti alcuni nomi non tongani con date precedenti al mio arrivo, non molti, ma c’erano, quindi il vecchio che l’altra volta ha detto di non ricordarsi di altri bianchi li’ prima di me, o è corto di memoria, oppure mentiva spudoratamente. Quello del mentire, qui come in tutte le altre isole, non è cosa riprovevole: so già che non c’è da fidarsi molto di ciò che ti dicono o che ti promettono, è un fatto di cultura locale.

Al ritorno, nonostante l’accordo già raggiunto, giusto per mettere lo zucchero sopra il dolcetto, dice che a Tongatapu lui ha tre case (affittate a dei cinesi), più un’altra casa vuota ed una piantagione incolta, se prendo Vika e voglio andare li’, posso prendermi, con la ragazza, casa e piantagione, se invece preferisco stare a Lifuka lui conosce il proprietario dei 2 pezzi di terreno tra la strada ed il Niu Akalo e può farmeli avere gratis, però a Lifuka, per la casa, devo pensarci da me, non so quanto sia credibile, però metto le news assieme alle altre cose che apprendo. Giusto per vedere come sta’ lo cosa, ad un certo punto chiedo a Vika che ne pensa, ma quella non capisce, cosi’ la faccio alzare, mi metto al suo fianco e la prendo per mano, poi indico le due mani con le dita intrecciate e chiedo si o no, quella capisce al volo e dice di si, Lotaki ride. Staremo a vedere che succede, qui ne va anche del suo grado sociale riuscire a sposare la cognata ad un palangi, e Vika è decisamente una gran bella ragazza, non grassa (ma probabilmente ingrasserà con il tempo), molto ben fatta, una leggerissima acne ma è cosa che sparisce “con l’uso” :-), Lotaki vuole farmi una foto abbracciato a Vika, cosi’ mi presto gradevolmente alla bisogna.

più tardi arriverà qui a farsi vedere anche Lavinia, altra notevole bellezza locale, forse 21/22 anni, che in mattinata, durante la sfilata delle altre, probabilmente era occupata altrove, oppure ha preferito apparire da sola, e non in mezzo al mucchio con le altre, indossa solo la gonnellina di paglia che non arriva al ginocchio, mossa dal vento ed un gillet a due bottoni, roba da saltarle addosso, oppure rinunciare e rischiare un colpo apoplettico, lei parla inglese e mentre scambiamo qualche formalita’ e chiacchieriamo un poco non posso evitare di sbirciare qui e la, ma non occorre sbirciare molto, e’ tutto li’ molto ben esposto; Vika nel frattempo, al mio fianco, non capisce cosa diciamo ma sa che l’altra è li’ per cercare di piazzare la stessa merce che sta’ cercando di vendere lei (e per entrambe si tratta di gran bella merce), ribolle come una pentola sul fuoco, Lotaki scambia battute con la moglie e la suocera che continuano ad intrecciare stuoie sotto la tettoia, dall’altra parte della strada, e ride.

In serata, dopo fatto il bagno, arriverà Tonga con un piattone di maiale e di manioca cotti di fresco nell’umu ed un cestello di banane, ce n’e’ abbastanza per 4, metterò quel cibo in comune con quello che Vika avrà preparato per la cena della famiglia e mangeremo tutti assieme, Lotaki ha pianificato per me, domani, un picnic con Vika alla Maka Ili Taha, da come ne parla ho il sospetto che si tratti del locale posto classico per innamorati, e per domani sera un fai kava li in casa, tou’a Vika. Vedremo che succede.

In serata fai kava a casa di Sailosi, un dirimpettaio di Tonga, tou’a Haele, avrà forse 25 anni, maestra GPS a Nuku’alofa, in visita qui alla vecchia madre Loloma fino a marzo, non so dove abitino, sembra quasi che non abbiano casa, dormono una notte qui ed una la’, spesso la madre in una casa e la figlia in un’altra. C’era parecchia gente (parecchia per Fotuha’a), circa 15, comunque non è successo nulla di particolare, in pratica la mia presentazione alla gente dell’isola.  Sul tardi, a dormire nella casa degli ospiti di Tonga (Ana la chiama “fale fakaofa”, letteralmente “la casa che ispira sentimenti d’amore <perché (la casa) fa’ pietà>” :-) ).

L’indomani, non so perché, il picnic è sfumato, faccio un altro giro con Lotaki per le piantagioni, incontriamo e chiacchieriamo con parecchia gente, passo il resto della giornata facendo niente. Nel pomeriggio, un po’ per scherzo ed un po’ sul serio, dico  Vika che dopo il fai kava, stasera, mi fermerò a dormire con lei e quella dice di si. Piu tardi Lotaki riporta’ la cosa alla suocera e lui traduce la sua risposta, dice che anche lei è d’accordo.

Dopo cena il fai kava, siamo in pochi, solo 8 (uno con la chitarra), più altri 2 cantanti con le chitarre fuori della porta di casa, questi 2 sono relatives con Vika e non possono partecipare al fai kava, staranno li fuori solo per cantare e non berranno. Dei presenti, a parte me, Salesi (Charles) di Nuku’alofa, 26 anni, li’ per dare una mano alla costruzione del nuovo edificio per la scuola, e Molokai, circa 35 anni, locale, completamente sdentato, tutti gli altri sono già sposati: è tutto ciò che l’isola può offrire a Vika, 8 maschi non relatives, di cui 5 sposati, più due forestieri ed un locale scapoli. A me, come “pretendente”, spetta offrire i primi 2 pacchi di kava per la serata ed uno dei 2 posti accanto alla tou’a, gli altri aggiungeranno eventualmente il loro contributo con uno o due pacchi di kava, ma in effetti sono tutti a corto di soldini e sarà Lotaki a mettere a disposizione altri 2 pacchi, si tratta comunque di 40 litri da far fuori in 8, ce n’è più che a sufficienza per chiunque. Ogni volta che spetterebbe a lui, per due volte ad ogni giro, uno dei 2 vicino alla porta e distratto è sta parlando, cosi’ l’altro che deve passargli la coppetta la posa sopra un barattolo, dal di fuori spunta una mano e si frega la coppetta che poi viene rimessa vuota sul barattolo, stessa cosa una seconda volta, poi il distratto smette di parlare ed il giro torna normale, cosi’ anche i due di fuori bevono, nessuno, ovviamente, da’ alcun segno di notare la cosa ;-).

Verso le 10 i cantanti tirano fuori il loro repertorio migliore per l’occasione, Vika è radiosa, si gode ed assapora fino in fondo la sua serata, io le parlo un poco in tongano ed un po in inglese, e da lei e’ un continuo “io” o “yes”, sembra cotta a puntino, gli altri ci scherzano sopra, anch’io mi diverto un mondo, capisco la cosa ed apprezzo la serata per come si sta’ svolgendo, mi piace veramente molto. Poco prima di mezzanotte, la kava è oramai quasi alla fine, Salesi che nel frattempo ha cambiato posto e si è messo dall’altra parte di Vika, le parla sottovoce fitto fitto per una decina di minuti, lei è attenta, chiede qualcosa ogni tanto e lui spiega e continua a parlarle. Poi c’è l’ultimo giro, la kava ed il fai kava sono finiti, tutti ringraziano, salutano e se ne vanno, io resto per l’Aa’Aa (=insonnia, periodo notturno in cui non si dorme), Vika si avvia alla sua camera, mi ci avvio anch’io ma qui colpo di scena: lei non mi vuole e mi caccia via, non capisco cosa stia succedendo, non lo sa’ nemmeno Lotaki, comunque mi consiglia a quel punto di andare a dormire per conto mio, cercherà di parlarle e di scoprire che diavolo e’ successo, me lo dirà domani, sempre se lo scopre. Anche lui sembra molto sorpreso e dispiaciuto, io da parte mia sono, oltre che spiaciuto e frustrato, anche un po’ incazzato e me ne vado, in bianco, a dormire.

Il mattino dopo sono di umore nero, parlo con Salesi e gli chiedo cosa diavolo le abbia detto, lui dice solo fesserie, che era mezzo ubriaco di kava e che le ha raccontato tutte le cazzate e puttanate, voci e leggende che girano sui palangi, le cose più impossibili che conosceva, inoltre, visto che lei gli dava retta, altre se l’e’ inventate li’ per li’ sul momento, e lei ci ha creduto, ha bevuto tutto, ha mandato giù esca, amo ed anche la lenza. Maledico tra me e me Salesi, però penso anche che, se una è cosi’ stupida da credere a certe fesserie, meglio saperlo prima che dopo. Poi, visto che e’ domenica, me ne vado prima a bere kava e poi in chiesa (dai Wesleyani, hanno le panche per sedersi, mentre i C.o.T. si siedono per terra sulle stuoie).

Dopo la funzione religiosa, sempre nero, vado da Lotaki. Lui dice che non è riuscito scoprire cosa sia successo, Vika semplicemente rifiuta di parlarne (per la verità, al mio arrivo ho dato il buongiorno a tutti, e tutti, tranne Vika, mi hanno risposto, e la cosa non e’ passata inosservata). Lei, stamane, dopo la chiesa si è cambiata ed e’ addirittura oltraggiosa: indossa soltanto una camicetta ed una gonna a mezzo polpaccio, entrambe di velo, niente biancheria, nient’altro, e non perde occasione per farmi ballare il tutto, alto e basso, sotto agli occhi, come a dire “guarda un po’ cosa hai perso”.  Lotaki cerca di ricucire la situazione in qualche modo, dice che dopo sposati le cose non saranno certamente cosi’, io obbietto che una che mi ha già rifiutato in quel modo, mica la voglio se prima non ho la certezza che mi desidera veramente, e che non mi sogno nemmeno di chiedere una ragazza solo per scoprire (poi) che non mi vuole proprio, quindi o prima si scopa e poi se ne può riparlare, oppure non se ne fa niente, e su questo sono irremovibile. Lui propone di fare da interprete e di parlarne con la madre, io dico che se la prendo, prendo la figlia e non la madre, che con la madre se ne può parlare dopo, ora non serve. Anche la madre, la sorella ed il fratello (venuto per la visita domenicale) di Vika sono dispiaciuti per come si sono messe le cose, ma è ovvio che non dipende da loro e che non possono farci nulla.

Più tardi ho mangiato a casa, con Salesi, cibo domenicale preparato da Tonga, Salesi si diverte un mondo per come è andata la faccenda e ride come un matto, sono indeciso tra il ringraziarlo ed il prenderlo a calci nel culo. Me ne sono andato un po’ in giro per il paese, a Hihifo ho incontrato Lavinia, l’altra bellezza locale, ieri quando si e’ saputo del fai kava si era sentita oramai fuori gioco, oggi che non c’è nulla di fatto ed è Vika a sembrare fuori gioco, è lei alla carica: per lei, sull’isola, siamo eventualmente disponibili solo in 2, io e Salesi, nessun’altro. Però per Lavinia c’è un piccolo problema, ha una sorella mongoloide, ed anche un fratello del padre lo era (ora è morto), ed in famiglia ci sono parecchi casi di altre tare ereditarie (e’ stata lei la prima a parlarne), io non dico ne si ne no, solo che la terrò in considerazione, ma che sono li’ da 2 giorni e che c’è tempo per considerare le cose, che prevedo di stare li’ almeno un paio di settimane e che quindi ci sarà sicuramente l’occasione di riparlarne.

Sono arrivato sull’isola con solo 2 pacchetti di sigarette (ad Ha’afeva erano finite), per cui le sto’ razionando rigorosamente, solo 2 o 3 al giorno, qui d’altronde non ci sono ne sigarette ne tabacco,
solo il tabacco tongano, per cui già dal primo giorno avevo tirato fuori la pipa e la scorta di tabacco autoprodotto (che però non e’ molto, non durerà granché, nemmeno a razionarlo, forse una
settimana). Stamattina, al fai kava prima della chiesa ho notato c’erano altre 2 pipe in giro: una il prete wesleyano (una pipa Peterson’s), l’altra Davida, il prete della C.o.T., più una terza,
rotta e fuori uso, però esibita lo stesso orgogliosamente da Sailosi
:-).

In serata fai kava da Davida, tou’a Keleni, sua figlia, quella giovane nel gruppo di tre nella sfilata del primo giorno, ha già un po’ di pancetta, probabilmente ingrasserà parecchio crescendo, ha passato tutta la serata ad occhieggiarmi, sorridere e sospirare, sembrava mezza cotta, ma ero lontano e non era proprio il caso di cambiare di posto; c’ho scambiato solo 4 parole, parla un buon inglese, peccato sia cosi giovane. Davida ha chiesto a me di organizzare, per domani sera, un fai kava li’ da lui, questo significa che devo portare io almeno i primi 2 (meglio 4) pacchi di kava e che mi spetterà il posto vicino alla tou’a, stasera ho portato, come contributo il mio ultimo pacco, ne prenderò dell’altra domani da Lotaki (ha il negozietto davanti casa, vende di fatto solo zucchero, farina, tabacco, kava, qualche detersivo e qualche scatola di corned beef), ho accettato di buon grado.

Siamo a lunedì 2 febbraio, ho visto Vika (oggi almeno mi parla), le ho chiesto come mai ha cambiato idea cosi’ all’improvviso, ha iniziato a raccontarmi una storia di uno zio a Nuku’alofa, ammalato all’ospedale, non avevo voglia di sentire balle strane, cosi’ l’ho interrotta con un OK. Poi, andandomene un po’ in giro, ho incontrato Haele e siamo andati in giro assieme, ci siamo fermati a parlare un poco in una casa, una delle donne che stava intessendo stuoie ad un certo punto, per scherzare ha chiesto se eravamo “moa” (fidanzati), lei si è schernita, comunque io ho preso la palla al balzo ed andandocene ho proseguito il discorso, sembrava sorpresa ma anche contenta, ha voluto sapere se ne avevo altre, su altre isole, ho detto che ne avevo una ma che era oramai tutto finito e chiuso, ha voluto sapere che ci facessi qui alle Tonga e in nell’isola in particolare, cosi’ ho spiegato un po’ della mia vita, era interessata. Girovagando abbiamo incontrato almeno altre 4 o 5 ragazze, lei ha chiesto se mi piacevano, per alcune ho detto di si, per altre no, ma che non aveva importanza, perché avevo chiesto lei e non loro, questo l’ha colpita parecchio.  Poi siamo andati a casa di Sailosi (oggi lei la usava come casa sua) a chiacchierare un po’ in santa pace e con un po’ di privacy. Ho avuto modo di guardarla meglio, non è bella, ma nemmeno brutta, corpo un po’ pesante, un po’ di pancetta, grossa di sedere, però non è stupida ed ha un modo di fare molto accattivante. Ha 20 anni (ne mostra di più), quando mi ha chiesto cosa mi aspetto dalla vita ho detto che voglio una vita quieta, una famiglia, qualche figlio, uno o due, non 24, ha riso, ha detto che per lei va bene, è più o meno lo stesso che vuole lei, quindi ha accettato, ora siamo moa. Per il pomeriggio ha proposto una passeggiata alla Maka Ili Taha, però ha detto che dovrà esserci anche un ragazzino, forse due, da parte mia ho confermato che per me andava bene, come per i figli, uno o due, non 24, poi era tempo di andarmene, anche se con rammarico. In complesso un paio d’ore estremamente piacevoli.

Sono andato a vedere il cantiere, e finalmente ho scoperto cosa diavolo stanno costruendo: si tratta di unita’ abitative per i maestri delle GPS, ognuna delle costruzioni (una per isola) ha una zona giorno per meetings, 2 stanze da letto, una zona cucina ed una stanza da bagno, può essere usata, a seconda delle necessita’, o da un insegnante con famiglia, oppure da 2 insegnanti (eventualmente con moglie, ma senza figli). già che c’ero ho dato una mano a segare e scalpellare, poi c’erano delle assi che uno segava per il lungo, cosi’ ho preso la pialla ed ho iniziato a piallarle sul lato segato. Mi hanno interrotto quasi subito e detto di non toccare più nulla, poi, dopo una mezz’ora quello che è il capomastro e che era sul tetto a sistemare le giunzioni delle lamiere è sceso, ha esaminato le due assi che avevo già piallato, ha spiegato cosa gli serviva e mi ha dato il benestare per continuare, poi se n’è andato a fare qualcos’altro, cosi’ sono stato arruolato nella squadra di lavoro.  Qui fanno parte della squadra quasi tutti i ragazzi dell’isola, dai 15 ai 25/30 anni che non hanno nulla da fare e che sarebbero altrimenti in giro per il paese. Due di loro sono il reparto vettovagliamento: al mattino vanno nella piantagione di qualcuno (lo contattano prima) e si portano via una carriolata di manioca, trovano un maiale, o della carne di pecora, un giorno le murene pescate da qualcun altro, e preparano da mangiare per tutti. Gli altri (me compreso) fanno un po’ di tutto, chi sega, chi pianta chiodi e martella, chi è capace scalpella o pialla, qualcuno vernicia, altri fanno la malta o intonacano, al pomeriggio si reclutano anche i ragazzini della GPS, loro compito e di passare la sabbia (che è stata portata su a secchi, dal porto, ove è stata presa dal fondo del mare, perché sulla spiaggia ce n’è pochissima, sono quasi tutte rocce), la sabbia per fare la malta viene passata attraverso una reticella metallica, per eliminare i pezzi di corallo più grossini.
Non è che siano lavori stressanti, si lavora una mezz’ora e si riposa un’altra mezzora, si fuma una sigaretta e si riprende a lavorare, qualcuno alterna mezz’ora di riposo con un’ora di altrettanto riposo :-). Al mattino, verso le 10 e mezza arriva la prima colazione, un cestone di keke (una speie di krapfen, dolci, senza ripieno), li prepara la moglie di uno dei maestri con farina e lievito e zucchero “della comunità”, arriva sempre anche un secchione di limonata zuccherata, qualche volta anche una grossa teiera di caffè tongano, cosi’ si interrompe il lavoro e si mangia, 5 o 6 keke a testa, un paio di tazze di limonata o di the, una sigaretta e poi si riprende il lavoro/riposo. Verso le 3 e mezza del pomeriggio i due del vettovagliamento arrivano con il pasto grosso, si tratta quasi sempre di un maiale di medie dimensioni ed una carriola di manioca cotta nell’umu. Quasi sempre, per mangiare, si uniscono alla squadra di lavoro 4 o 5 altri in quel momento sfaccendati, spesso anche qualche ragazzino, si mangia tutti assieme, tirando pedate ai cani che cercano d’intrufolarsi per fregare qualcosa, poi la giornata lavorativa e’ pressoché finita, qualcuno che ne ha voglia continua per un altro paio d’ore, gli altri o restano li’ a fancazzare, oppure se ne vanno.  Questo sarà, più o meno, come passerò le prossime due settimane, quando non avrò altro da fare.

Il pomeriggio, dopo il lavoro, sono andato all’appuntamento di Haele:
se n’era scordata, cosi’ abbiamo ripiegato per una passeggiata alle rocce sud, belle, però la passeggiata è stata uno schifo: come chaperon, con noi, una delle figlie di Sailosi, quella brutta e grassa, per starsene un po’ fuori dalle oo ha voluto una foto, con me che la tengo sottobraccio: ho pagato il duro prezzo del ricatto, però e’ stato inutile perché quasi subito sono arrivati due ragazzini a chiamarle, non so per cosa, cosi’ abbiamo dovuto tornare. Appuntamento per domattina alle 9, a casa di Sailosi. Poi sono andato in cerca della kava per la serata, solo che nell’isola sembra non essercene più: Lotaki, nel negozio, l’ha finita, sono andato a cercarne dal prete wesleyano, da Tonga e da altri 2 o 3 che potrebbero forse averne, ma tutti hanno risposto di non averne, di averla finita.

Dopo cena è venuta a cercarmi a casa Vika, non so cosa esattamente volesse, però oramai mi ero rotto ed ho detto che avevo da fare, se voleva vedermi che tornasse più tardi, dopo il fai kava, verso mezzanotte e l’ho condita via cosi’, ovviamente poi non si è fatta vedere. Al fai kava, per prima cosa ho dovuto scusarmi: ho spiegato che la kava, almeno per me, è stata introvabile, Davida ha risposto con un saluto cerimoniale che non ho capito (Lotaki, più tardi, dirà che è il modo con cui si salutano i nobili), poi in inglese ha detto che non c’era alcun problema, ha tirato fuori una delle radici cerimoniali, ne ha staccato un po’ di radicette e le ha messe davanti alla boule, poi ha chiesto se per me erano abbastanza; Lotaki mi ha spiegato che cosa significava: ci sarebbe stato il fai kava, con Keleni tou’a e solo io a bere kava, tutti gli altri presenti avrebbero passato la serata li’, però formando un gruppo a parte e formalmente non avrebbero partecipato al fai kava; ho detto che andava bene, però ero molto dubbioso e sospettoso, un fai kava con solo la  tou’a ed uno solo partecipante, da queste parti, ha un significato particolare, e Keleni avrà forse 17 o 18 anni :-(. Uno ha pestato le radicette con le pietre e preparato la kava, fortunatamente, nel frattempo, era arrivato qualcun altro con altre radici, cosi’ hanno partecipato tutti ed il fai kava è stato del tipo solito. Io però ero l’organizzatore, quindi mio il posto era accanto alla tou’a, è stato un po’ imbarazzante passare la serata in quel modo con una quasi ragazzina, abbiamo un bel po’ ma non volevo monopolizzarla a causa del significato che ciò avrebbe avuto, d’altro canto, quella, quando non era impegnata a servire kava o a parlare con qualcun altro (molto poco, in verità), è stata li’ a guardarmi in adorazione tutta la serata.

Il mattino dopo, alle 9 a casa di Sailosi non c’è nessuno @*#! Mi dicono ci sono le barche che partono, una va ad Ha’afeva, l’altra a Pangai, cosi’ vado al porto (ho già dato a Tonga la lista della spesa ed un po’ di $ da dare allo skipper della barca per Ha’afeva: 4 pacchetti di sigarette, 3 o 4 pacchi di kava, batterie per la mia torcia e per la radio di Tonga, ritirare, se c’è, la mia posta da Auka), se ne va, tra gli altri, anche Keleni (ma ieri sera mica l’ha detto che se ne andava), e tornerà domani sera. L’amica, quella grassa, avrà 21 o 22 anni, dopo la partenza, approfitta dell’occasione per qualche avance, ma proprio non mi va, cosi’ non le do corda su quel piano e parliamo d’altro. Rientrato dal porto incontro Haele, le rammento dell’appuntamento sfumato perché non c’era nessuno, dice che dormiva, la cosa mi fa un po’ girare i santissimi, cavolo, se la cosa non le interessa, lo dicesse chiaro e tondo :-(. Faccio visita a Lotaki e quello torna alla carica, vuole piazzarmi Vika, dice che giovedì deve andare a Nuku’alofa, che sia Vika che la madre andranno con lui, lui e Vika torneranno la settimana prossima, la suocera dopo 3 settimane, lui vorrebbe un mio impegno subito, prima di partire, io dico che no, che una che ha dimostrato in quel modo quanto io le piaccia non la voglio proprio, o prima dimostra che le vado a genio (= me la molla, o qualcosa di simile, altrettanto impegnativo) o niente, lui parla un po’ con Vika, non so cosa si siano detti, comunque niente di sicuro o conclusivo, vedremo. Il resto della giornata al cantiere. Parlando con Fare (dovrebbe essere nipote di Tonga), il discorso cade su Keleni, vuol sapere se mi piace, dico che si, che è carina, ma che è troppo giovane per me, questo lo stupisce, dice che no, che non è troppo giovane, io dico di si, che avrà forse 18 anni, lui dice di no, che lui ne ha 24 e lei e’ sicuramente di alcuni anni più vecchia, non sa quanto, però se la ricorda più grande di lui, quand’era bambino, la cosa mi sconcerta un poco, dovro’ approfondire. Serata a dormire (non c’è kava sull’isola)

Il giorno dopo al lavoro al cantiere. La barca da Ha’afeva, che doveva rientrare oggi non è rientrata, Haele mi snobba (o non le frega nulla), meglio chiudere il discorso, Lotaki non è affidabile, pur di piazzarmi la cognata direbbe che ha 6 gambe ed 8 tette, Vika a parole dice di si, ma a fatti è un secco no su tutta la linea, fanculo tutti.

Nel pomeriggio, andando in giro, mi chiamano da una casa, ci vive Viula, forse 35/38 anni, 4 figli, aveva anche un marito che ora e’ sparito, come donna, oramai è parecchio sciupata, non parla inglese, assieme a lei altre 4 o 5 donne a intrecciare stuoie, Susanna (quella che parla inglese meglio di tutte), con il figlio lattante al collo, comincia, cosi’ a freddo, col chiedermi cos’ho dentro alla mia “sweetcase” (la borsa dei dolci), dico che c’ho proprio i dolcetti, e che ogni tanto, quando capita, ne do via qualcuno, vuol sapere se sono dolci grossi o piccoli, dico che non lo so, che non sono io il miglior giudice, ma che fino ad ora nessuna si è lamentata, se qualcuna di lorsignore vuol controllare e darmi il suo giudizio.. lei diche che per l’appunto si, ci sarebbe Viula che vorrebbe controllare di persona, ma che non parla inglese, quindi ha chiesto il supporto dell’interprete, rispondo che per me va bene, non li’ subito sul posto, perché non è il momento adatto, ma che in seguito, basta farmi un fischio, e sarò lieto di esibire il campionario. Tutta la conversazione, ovviamente condita dalle risate e dagli interventi di tutti, e stato veramente spassoso. Quando sto’ per andarmene Susanna vuol sapere se in quel momento è duro, dico di no, che quando non mi serve se ne sta’ tranquillo al suo posto, che si da fare solo al momento del bisogno. Mi avvio e quando passo davanti a Viula quella allunga una mano ad accarezzarmi una gamba, dall’alto al basso, su tutta la lunghezza (il gesto, fatto pubblicamente, è assolutamente impensabile, per un tongano), cosi’ mi fermo e torno indietro per ricevere una seconda carezza, dal basso all’alto, tutta la gamba ed un po’ più su, poi ringrazio e me ne vado tra le risate generali. Serata moscia, parlando con Salesi, prima di dormire, faccio cadere il discorso su Keleni, lui dice che ha 31 anni, che gliel’ha chiesto non molto tempo fa’ e lei ha detto 31.

Al mattino si sospendono i lavori al cantiere: sono rientrate entrambe le barche, si va tutti al porto a scaricarle e tirarle in secco, quando arrivo al porto la gente è già sbarcata, scaricano bagagli e merci e do’ una mano. Sulla spiaggia incontro Keleni e le do il bentornato sull’isola, sia lei che il padre sono gongolanti. Poi c’è da portare la roba scaricata al villaggio, addocchio una delle valige che non sembra troppo pesante e me ne faccio carico, ci pensassero i giovani a portare gli scatoloni ed i secchi pesanti, guardacaso è proprio la valigia di Keleni, me lo fa notare Saia, non lo sapevo, l’ho scelta solo per il suo aspetto, ingombrante ma non pesante, comunque la cosa mi va benissimo :-).

Il pomeriggio, dopo il lavoro, vado a fare una passeggiata, da solo, fino al molo, tornando indietro, la prima casa del paese è quella di Lavinia, che mi chiama in casa a parlare un poco, so che Salesi la sta’ curando, e che in quel caso mettersi in 2 in caccia significa solo rompersi le oo a vicenda, non c’è guadagno per nessuno dei due, per cui le faccio capire che non mi interessa, però mi dispiace parecchio: me la ricordo fin troppo bene col gonnellino di paglia ed il gillet :-). Dopo il the la visita finisce, mi accompagna alla prossima casa, l’amica grassa di Keleni, che mi prende in carico per pochi minuti, ma sa già che non mi piace, cosi’ mi sbologna a casa dell’amica: ora sono io a sentirmi la vacca al mercato, sotto esame dei possibili acquirenti :-(.

Resto a casa di Keleni a chiacchierare in pace (o quasi) per più di un’ora, bevo dell’altro the, però qui sono ricchi, hanno anche un divano e 2 poltrone e non è necessario sedersi per terra. Durante il colloquio parliamo di me e di lei, poi, più tardi, anche se non esplicitamente, di fatto si propone, non è una proposta che esiga una risposta immediata, tra l’altro le ho chiesto l’età ed ha detto di avere 30 anni (forse se n’è scalato uno per me o forse ne aveva aggiunto uno per Salesi :-)), comunque sembra molto più giovane, decido di farci su’ un serio pensierino, sembra valerne la pena. Mi invita al fai kava che terra’ li’ in serata, e le chiedo di riservarmi un posto vicino :-). In serata vado al fai kava, ma mi ritrovo in un posto tra i VIP, quindi lontano dalla tou’a, ricevo ogni tanto i soliti sguardi adoranti che ricambio con sorrisi, ma è Saia che di fatto la sta’ quasi monopolizzando, in complesso è una serata del tutto insoddisfacente. Cosi’ verso le 11.30, finito il fai kava me ne vado, so che c’è un fai kava anche da Lavinia, e che li’ c’è Salesi in caccia, ed in definitiva io ho un debito da pagare a Salesi per la sua chiacchieratina con Vika, cosi’ decido di andare a rompergli un po’ le pallottole e di pagarlo ora. Li si va avanti fino all’una, Lavinia è in crisi: io le avevo fatto capire che non mi interessava, ma ora sono qui e tampino di brutto (e vengo dritto dal fai kava di Keleni, il che significa che di la non sono rimasto granché soddisfatto), però c’è pure Salesi che punta come un cane da caccia, e per lei, le scelte possibili ora sono solo: io, lui o nessuno, li’ non c’è nessun altro scapolo che non sia suo relative), poi finisce la kava, unico risultato apprezzabile della serata è che io e Salesi raggiungiamo un gentleman agreement: nessuno dei due romperà più all’altro. Uscito da casa di Lavinia, giusto di fronte, c’è la hall del paese, ed anche li’ c’è un fai kava (senza tou’a), e vado pure li’ a bere kava e sentire musica fino alle 3, poi me ne vado a dormire.

E siamo al 6 febbraio, la giornata del grande rifiuto, la serata in cui Walter, scazzato, ha fatto tremare fin dalle fondamenta l’edificio sociale di Fotuha’a, facendo assolutamente niente. La giornata e’ stata normale, al cantiere, un paio di scappatelle o tre, cercando di pescare Keleni (il cantiere è vicino alla sua casa), ma tutte infruttuose. Nel pomeriggio Haele si fa viva, dice che terra’ un fai kava a casa di Sailosi stasera, e che dopo il fai kava verrà a dormire da me, di mandare Salesi a dormire da qualche altra parte, ma la sua credibilità e zero assoluto, specie se dice di venire a dormire da me, cosi’ dico di si, però più tardi propongo addirittura a Loloma (madre di Haele) di tenere un fai kava, che se lei lo fa, io ci vado, ovvio che la cosa fa sbottare tutti dalle risate. Keleni non si è fatta viva, un paio di ragazzi mi dicono che terra’ un fai kava al faifekau, ma non so dove sia questo posto, chiedo e mi dicono a Hihifo (la parte ovest del villaggio, giusto una buona meta’), e’ tutto ciò che riesco a sapere. Verso le 8 risalgo tutto il villaggio fino a casa di Keleni, ma li, in mezzo alla stanza ove tengono i fai kava ci sono solo i suoi genitori che mangiano, e nelle altre case nessun fai kava, cosi’ dico nuovamente fanculo tutti e me ne torno a casa.

Verso le 9 arriva Villi (20 anni, fratello di Keleni) a cercarmi, non parla inglese, ma si fa capire, dice che mi cerca Loloma, cosi’ vado con lui, che mi porta a casa di Viula e poi se ne va’, li’ c’è Viula che intreccia stuoie, i 4 figli che dormono e Loloma che non fa niente. Parlo un po’ con le 2 donne, ma nessuna delle 2 parla inglese, cosi’ ben presto finiamo di dire tutto ciò che è possibile dire, poi Loloma se ne va, ma mi dice di non andarmene, di aspettare li’. Dopo un po’ arriva Susanna che mi propone di passare la notte li con Viula, quest’ultima conferma, dice “ikai talanoa, kapekape”, ikai talanoa significa +o- niente discorsi, non per parlare, ma kapekape mi giunge nuovo, Susanna me lo traduce nell’inglese “to fuck”, ed io dico “io”, vedremo che succede. Entro una mezzora arrivano altre 4 o 5 persone, scambiano 2 parole e poi se ne vanno: si è sparsa la voce, il palangi da Viula (una paria, in questo ambiente), e tutti vengono a controllare di persona. Viula da una parte continua ad intrecciare stuoie, ed io seduto per terra, appoggiato alla parete, ad un paio di metri di distanza aspetto, ogni tanto quella alza gli occhi e sorride, ma è imbarazzata, si vede che non sa che pesci pigliare. più tardi, alle 10, arriva Saia, dice che l’ha mandato Keleni a chiamarmi per andare al fai kava, e che lei vuole parlarmi, Susanna è ancora li’, e curiosa di vedere cosa farò, ed io dico di no, che non ci vado, che ho aspettato tutto il santo giorno che si facesse viva, e visto che non ho avuto nessuna notizia ho deciso di passare la serata a modo mio, ora sono le 10 di sera e sono già occupato con qualcos’altro, se Keleni vuole parlarmi si facesse viva domani, cosi’ Saia se ne va a riportare il messaggio, ed io, a solo beneficio di Susanna aggiungo un bel fuckoff a Keleni ed anche a Saia. Dpo un po’ se ne va anche Susanna, cosi’ mi sposto e vado vicino a Viula, però quella continua con la sua maledetta stuoia, e respinge le avances, cosi’ aspetto che abbia finito il pezzo in lavorazione e poi le dico di smettere, ma quella rifiuta di smettere, dice che vuole continuare e ne inizia un altro pezzo. Finalmente a mezzanotte finisce la stramaledetta stuoia, se la ammira, la misura, e poi si sdraia per dormire e mi dice di andare a dormire a casa mia.

Sono di nuovo incazzato nero, qui sta’ diventando lo sport locale farmela ballare davanti, farmela aspettare e poi mandarmi in bianco e non ci penso 2 volte: mi alzo e me ne vado a dormire da solo. Verso le 3 rientra Salesi, è andato al fai kava di Haele (allora l’ha fatto, la lazzarona), mi chiede com’è andata la serata, gli dico che è venuto a cercarmi Villi, che mi ha portato da Viula e che sono stato li a guardarla a fare stuoie finché non mi sono rotto, poi me ne sono venuto a casa a dormire, serata in bianco per entrambi, ci siamo fatti anche una sonora risata tutti e due.

Al mattino, appena alzato, in cortile incontro Ana, la moglie di Tonga, mi chiede in modo provocatorio se deve andare a prendere Viula e portarmela li’, è incazzatissima, non so se con me o con Viula, ed io altrettanto incazzato, dico di no, che non andasse a prendere proprio nessuno, che Viula non la voglio, che Viula può continuare a fare le sue maledette stuoie per tutta la vita, per quello che me ne frega, che quella ha ed avrà dalla vita stuoie e soltanto stuoie, e che capisco benissimo perché il marito l’abbia piantata e se ne sia andato: lei preferiva 20 cm di stuoia a quelli del marito. Ana capisce poco l’inglese, e credo che non abbia capito niente di ciò che ho detto, però, se non altro da come l’ho detto ha capito benissimo che sono furioso con Viula (e quello non è certamente l’atteggiamento di uno che ha appena abusato della credulità di una povera crista), e si calma di colpo, li inoltre, c’è anche un’altra donna, la moglie di uno dei 2 maestri, e quella l’inglese lo capisce benissimo, stentava a trattenersi dal ridere quando ho parlato dei 20 cm di stuoia e di quelli del marito, sarà casomai lei a spiegare ad Ana ciò che ho detto. Ana, con me, non accennerà mai più a Viula.

Io sono nero e furente e me ne vado al cantiere. Li, oggi, le cose sono  diverse: sono quello che ha rifiutato la ragazza bene del paese, il miglior partito dell’isola, per passare la serata con Viula, quasi un paria locale, solo perché Viula s’e’ fatta viva per prima (Saia ha riportato a tutti ciò che gli ho detto), oltre a ciò, tutti si aspettavano che passassi la notte con Viula (anch’io a dire il vero), e questo avrebbe significato che sono una persona da poco, uno che lascia perdere tutto il domani pur di fare una scopata subito, foss’anche con una povera crista, io invece non ho fatto nemmeno quello, a mezzanotte me ne sono andato a dormire da solo (news riportata da Salesi), questo significa che non ero interessato a scopare, e che ho semplicemente messo sullo stesso piano Viula e Keleni, che non faccio distinzioni sociali, e non è che cosi’ facendo io abbia abbassato il livello di Keleni, ho solo alzato quello di Viula. Tutto ciò regge solo perché Viula si è ritrovata ad aver espresso un desiderio ad alta voce e quello si è avverato, solo che lei non se l’aspettava proprio e non ha più saputo che fare, forse non era nemmeno ciò che voleva veramente, chissà, ed a quelli che le hanno chiesto perché io me ne sia andato via cosi’ (se poi gliel’hanno chiesto) non ha detto nulla.

Nella tarda mattinata mi chiama Keleni, sembra che il fatto che abbia preferito passare la serata con Viula piuttosto che con lei, solo perché lei ha dato per scontate troppe cose, l’abbia resa molto più malleabile (forse troppo). Siamo dietro casa, lei sta facendo il bucato (almeno nominalmente, in tutto avrà lavato, in quelle 2 ore, forse 3 panni), qualcuno mi porta una sedia, io comincio col dire che l’altra sera avevo chiesto di stare vicino a lei perché volevo parlarle mi sono ritrovato all’altro capo della fila in mezzo ai preti e lei ha preferito farsi monopolizzare da Saia, che ieri l’ho cercata più volte ma che non era mai disponibile, che ho aspettato tutto il giorno che si facesse viva in qualche modo ma senza risultato, che in serata sono passato da casa sua ma c’erano solo i due a mangiare, e quindi ho deciso di passare la serata in qualche altro modo, e che quando Saia è venuto a cercarmi mi sono pure arrabbiato, non ci sono andato perché non sono li’ ad aspettore lei e poi semplicemente perché non pianto in asso qualcuno solo perché qualcun’altro (che s’e’ l’e’ presa troppo comoda) mi vuole parlare, chi arriva tardi deve aspettare il suo turno, la metto giù piatta piatta, piuttosto sul duro, nessuna concessione alla forma.

Lei sta li’ come un cane bastonato, si scusa per ieri, poi dice che le piaccio e resta li ad aspettare, replico che anche lei mi piace, ma che prima pensavo fosse troppo giovane, e poi semplicemente non ho più avuto occasione di parlarne con lei, diavolo, proprio di ciò volevo parlarle l’altra sera e ieri, ma che lei si è resa irreperibile. Andiamo avanti cosi’ per un po’ io pian piano mi calmo e torno sul gentile, finiremo per concordare un periodo di moa, lei avrebbe voluto qualcosa di più, ma mica può pretendere che le chieda di sposarmi senza almeno conoscerla un po’, e glielo dico chiaramente, però aggiungo che si può anche parlare del futuro, sperando che le cose vadano per il verso giusto. Vuol sapere se vorrò vivere li’ o dove, dico che li’ è troppo duro, che c’è troppa poca gente, lei conviene, dice che se c’è bisogno del medico si rischia di lasciarci la pelle solo perché il mare è troppo agitato per settimane, chiede che ne penso di Nuku’alofa, io scarto l’idea, scarto anche Lifuka, lei propone Foa, li è quasi come a Pangai, ci si arriva in macchina, c’è pure l’autobus, però li’ la gente ha più lo spirito degli isolani che di quelli di Pangai, a me potrebbe andare bene, dice che anche a lei sta bene, che li la sua famiglia ha delle proprieta’ e delle piantagioni abbandonate e che potremmo prendere una di quelle. Seguono altri piani e progetti per il futuro, sempre se QUEL futuro si dovesse realizzare, in definitiva un colloquio soddisfacente.

Nel pomeriggio sarà Haele a dare la prima dimostrazione di un certo interesse: gelosia od orgoglio ferito?. Quasi mi assale, vuol sapere se sono andato a letto con Viula, e dico di no, dice che ha spiato dalla finestra (ma se è vero, l’ha fatto dopo le 3 di notte, dopo finito il suo fai kava) e che c’era uno che dormiva con lei e vuol sapere chi era, dico che non lo so che è possibile che ci fosse qualcuno, ma che quello non ero io, io me ne sono andato a mezzanotte e non ho idea di chi possa essere, se non lo sa lei che l’ha visto come posso saperlo io che dormivo da un’altra parte, e che comunque, se la cosa la interessa veramente, lo chiedesse a Viula, lei lo sa per certo. Vuol sapere se ho detto “moa” a Viula, dico di si, ma che non vuol dire nulla, c’era anche lei, un paio di giorni prima, qundo ho detto moa addirittura a Loloma (sua madre), e che per me è stata esattamente la stessa cosa, insiste per sapere se mi piace Viula, dico di si e di no, si come mi piacciono tutti, uomini donne e bambini, cani, no come donna da prendere, chiede se prenderò una dell’isola, a me cominciano a girare i santissimi, dico che non lo so, forse si e forse no, che avrei voluto prendere lei e che gliel’ho pure detto, ma che lei non mi caga nemmeno, come diavolo si fa a corteggiare una che un giorno si dimentica dell’appuntamento con te e che il giorno dopo, anziché farsi trovare all’appuntamento concordato se ne sta’ a dormire, che forse prenderò Keleni e non mi frega se per i concetti dell’isola è vecchia (30 anni), sono vecchio pure io, o forse prenderò qualcun’altra, sempre se troverò quella giusta, altrimenti cercherò da qualche altra parte oppure resterò single se non ne trovo una che piaccia a me ed alla quale io piaccia, che non mi interessa ne che sia giovane ne che sia particolarmente bella, se avessi voluto ciò avrei preso Vika, ma quella si è dimostrata troppa stupida. Questo sembra metterla un po’ in pace, essersi vista preferire Keleni (certo non giovane, però di buona famiglia,.ricca, e’ stata in NZ, college, buon inglese etc. etc.) è una cosa, ma Viula (povera crista, vecchia e sciupata, gia piantata dal marito, 4 figli a carico e via dicendo) sarebbe stato veramente pesante.

In serata fai kava alla hall, niente tou’a, ma ottima musica, ho usato il mio ultimo pacco di kava.
Il giorno dopo, domenica, nulla da riportare, solo un lunghissimo e noiosissimo fai kava da Davida (senza tou’a, Keleni ha un piede fasciato ed ha marcato visita, però si è tirata a lucido ed e’ uscita). Il lunedi’ partono tutte e due le barche, vanno a Pangai, dovrebbero rientrare domani, parte anche Tonga con la figlia (probabilmente vanno all’ospedale), parte anche Viula. In giornata il maestro mi chiede di organizzargli una lezione (in inglese) sulla conquista dello spazio, cosi’ ho dovuto andare indietro con i ricordi fino allo Sputnik, Laika e Gagarin prima di citare Armsrong e la Luna (il materiale che ha lui è di origine USA, e parla solo ed esclusivamente dei progressi USA). Poi ho spiegato il perché per certe missioni (non ripetitive, targets lontani) si usano i razzi, mentre per altre (ripetitive, targets orbite terrestri) gli shuttles, dei satelliti in orbite polari ed equatoriali, delle differenze delle orbite e perché quelli delle telecomunicazioni sono geostazionari, e perché per esserlo devono essere tutti in orbite entro una ristretta fascia d’altezza in tutto 4 buone pagine di roba, avrebbe anche voluto qualcosa, sempre in inglese, sul “governo” locale, ma per questo ho declinato l’incarico: conosco troppo poco la materia. Nel pomeriggio vedo Keleni un paio di minuti, ha il piede ferito e fasciato, dice che ha già accennato alla cosa ai genitori, che oggi non sarà possibile vedersi a casa sua perché il padre ha in programma un meeting per le cose di chiesa, le chiedo di organizzarmi, quanto prima un incontro con suo padre. La serata è fiacca, tutta spesa a perdere tempo davanti al cantiere, c’è la luna piena e niente da fare, la kava, sull’isola sembra esaurita, dovrebbero portarne dell’altra le barche da Pangai, domani. Alle 10 ce ne andiamo tutti a dormire, però poco dopo arriva Saia, dice che ha un pacco doppio di kava e che potremmo andare da Keleni e chiederle di farci da tou’a, ora quasi tutti sono andati a dormire e non dovrebbe arrivare quasi nessuno, obbietto che oramai sono le 10 e mezza, e che è tardi, lui dice di no, che va bene, unica cosa e che dovrei essere io a presentare la richiesta, cosi’ partiamo in due, lui prende a casa il pacco di kava e lo nasconde, poi risaliamo il villaggio, non c’è in giro nessuno, ma il guaio è che anche alla casa ove siamo diretti dormono tutti, Saia dice di bussare e chiamare, cosi’ provo un paio di volte, ma nessuno si fa vivo, ed anche se lui insiste, io rinuncio, (non è l’ora ne il caso di rompere le oo alla gente) e ce ne andiamo, però mi tengo la kava che mi aveva affidato ed in cambio gli do i $, si sa mai che le barche, domani per qualche motivo siano impossibilitate a rientrare, meglio avere la kava che i soldini.

Il giorno dopo, finito il lavoro al cantiere, verso le 5 si fa vivo Villi, mi chiede di andare a casa di suo padre per un fai kava, penso si tratti dell’incontro che ho chiesto a Keleni di organizzare, cosi’ tiro su il pacco di kava avuto da Saia da portare come regalo e ci vado, solo che li, dopo pochi minuti arriva un sacco di gente, è un fai kava normale ed io ho sprecato forse l’unico pacco di kava dell’isola (le barche non sono rientrate), verso le 8 viene Keleni a fare la tou’a, ma è una menata e mi annoio come una bestia tutta la serata, che finisce verso le 10 e mezza. già che sono da quella parte provo a dare un’occhiata a casa di Lavinia, ma anche li’ tutto e’ buio, cosi’ me ne torno a casa.

Per strada mi abborda Molokai, (era anche lui al fai kava), dice che vuol parlarmi di Keleni, cosi’ ci fermiamo a parlare ed a fumare, il succo del discorso è questo: Keleni mi sta’ prendendo in giro, vuole spingermi fino a chiederla ufficialmente solo per potermi rifiutare (perché troppo vecchio) altrettanto pubblicamente, il fatto di aver rifiutato un palangi le aggiungerebbe “peso sociale” e le aprirebbe una nuova fascia di possibili pretendenti, lo ha detto oggi nella hall alle altre donne che intrecciavano stuoie con lei, e la voce è giunta fino a Molo. Non capisco la storia della nuova fascia di pretendenti e me la faccio spiegare: socialmente non è molto ben visto un matrimonio con la moglie più vecchia del marito, foss’anche di solo un anno, mentre è più che accettabile il marito più vecchio della moglie, anche se la differenza è grossa (vedi Lotaki, più vecchio di 32 anni), però non è che sia un tabu’, semplicemente agli uomini non piace avere la moglie più vecchia di loro, ora Keleni ha 30 anni, sull’isola ci sono, oltre a me, solo 3 possibili scapoli per lei, uno e’ proprio lui, molo, 35 anni, gli altri 2 sono Saia e Solomone, entrambi sui 25. Cosi’ come stanno le cose, Molo sarebbe l’unico con un età accettabile. ma il fatto di avere lei rifiutato un palangi, molto probabilmente la renderebbe appetibile anche agli occhi degli altri due, quindi quasi sicuramente Saia (che però potrebbe aver perso quel po’ di interesse che poteva forse avere, quando io ho addirittura preferito stare con Viula piuttosto che andare da Keleni, e proprio Saia era il messaggero dell’invito e del rifiuto). D’altro canto Davida ha detto pubblicamente che darà la propria benedizione a chiunque dell’isola gli chiedesse la figlia. Lui, Molo, l’avrebbe pure chiesta se non fosse stato di fatto sicuro che lei avrebbe detto di no, semplicemente quella non è la ragazza per lui. Aggiunge che mi sta’ riportando l’indiscrezione perché anche a lui, come a molti altri sull’isola, e piaciuto molto come mi sono portato la serata con Viula, rifiutando di andare da Keleni, e non gli piace vedermi prendere in giro per una questione di puro calcolo. La cosa mi sembra grossa, comunque qui tutto è possibile, è anche possibile, però, che Molo stia mentendo alla grande e che abbia inventato tutta la storia, soltanto per tagliarmi fuori e far si che sia io a rifiutare la ragazza, il che la abbasserebbe socialmente e forse riaprirebbe una possibilità per lui. Comunque sia lo ringrazio e chiudiamo il discorso.

Il giorno dopo rientrano le due barche da Pangai, una è già ripartita per Ha’afeva, con questa sono partiti tra l’altro Lotaki, Vika e la suocera, vanno a Tongatapu, Lotaki ha detto che lui e Vika torneranno la settimana seguente. Con l’altra barca, tra gli altri sono rientrati anche Tonga e la figlia, Tonga però ripartirà in nottata con Ana ed Ana-si, andranno nuovamente a Pangai. Approfitto di qualche minuto e del momento favorevole e tasto Ana sulla questione Keleni, prendendo la cosa molto alla lontana, lei non dice chiaramente nulla, ma lascia capire una conferma di quanto dettomi da Molo; più tardi farò la stessa cosa con Loloma, e questa sarà un po’ più esplicita (anche se non molto) a confermare. Anche Susanna, che dopo la serata con Viula quasi non mi parlava più (probabilmente pensava che io non avessi voluto farmela ma solo prenderla in giro), e che dopo un paio di giorni era tornata normale (probabilmente è riuscita a far parlare Viula e sapere com’è andata veramente, ma ha avuto il buonsenso di tenere la cosa per se), mi becca da solo fuori dal villaggio, sul canalone del porto e mi consiglia di cambiare l’amica, e non aspettare domani, di farlo ieri! A lei rispondo che non ho nessun’amica, quella che sembrava volesse diventarlo è già stata esaminata e scartata, proprio ieri. E con questo ho deciso, e già iniziato, a tagliare tutti i ponti con Keleni.
In giornata, al cantiere, a quelli che mi indicano Keleni (che mi chiama) dico che ho visto, ma che non mi interessa, dopo un paio di volte è proprio Saia a chiedermi come mai, nei giorni scorsi sembravo interessato ed andavo a parlarci ed oggi no, la cosa mi va a fagiuolo, e gli dico che dopo quella famosa sera, Keleni mi ha cercato ed abbiamo parlato più volte, ma che proprio parlando con lei mi sono reso conto che non va proprio bene per me e che non la voglio, e, anche se lei vorrebbe continuare ad insistere, a me proprio non va giù ed ho deciso di chiudere definitivamente quel discorso. più tardi sento che ne parla con gli altri, io qui ho parecchia credibilità e dei miei dialoghi con Keleni ci possono essere solo due versioni: la mia e la sua, ed i fatti sembrano appoggiare la mia, cosi’ ho tagliato definitivamente tutte le possibilità a Keleni, desso e lei quella che avrebbe voluto e che è stata rifiutata, alla bella faccia del progetto di rifiutarmi lei, di cui ha gia parlato: ora o è Molo, oppure qui nessun altro, se ne vuole un altro dovrà inventarsi qualcos’altro o andare a cercarselo a Nuku’alofa, ma mentre qui è “la ragazza bene, il miglior partito dell’isola”, li’ sarà solo un numero, una delle tante, e vecchia per giunta.

Nel pomeriggio trovo Haele e Mele, Haele dice che farà un fai kava per me stasera, mi indica la casa, dice che inizieremo alle 8, che non ci sarà troppa gente, ma che serve qualcuno per preparare la kava, mi dice di chiamare Saia, cosi’ al cantiere becco Saia e lo requisisco per la serata, onde evitare che si sparga troppo la voce non gli dico ne chi ne dove, resto sul vago e gli dico Hihifo, lui dice che Lavinia non va bene perché e della stessa famiglia, gli dico di non preoccuparsi, non è Lavinia, lui deve solo essere pronto per le 8, lui insiste, dice che potrebbe essere una della sua famiglia, gli dico di no, che è stata proprio la ragazza a dirmi di chiamare (non di chiedere a) lui, se fosse della stessa famiglia lei lo saprebbe e non avrebbe indicato lui, questo lo tranquillizza, ed a dire il vero e’ stato bravo, non l’ha nemmeno detto a nessuno e verso le 7 arriva bello e pronto, solo che è troppo presto e si unisce a noi Lotaki (e’ tornato l’altra notte da Nuku’alofa, da solo, Vika è rimasta li’), cosi’ andiamo a casa sua ad aspettare l’ora giusta, anche Lotaki vuol sapere chi e dove ma io resto muto. Alle 8 partiamo, ma la casa e’ buia, a quel punto dico che aspettiamo Haele e Saia dice che non può, e’ sua cugina, e si scopre che la porcona mi ha preso ben bene per il naso (suppongo che sia il pagamento per la serata con Viula, anziché da lei).

Però siamo in 3, abbiamo la kava e detto fatto si cambia obbiettivo:
Lotaki mi manda a casa di Sailosi e di chiedere Seini (20 anni, molto carina, però purtroppo so già che non la interesso minimamente ;-(, ho già parlato con lei), ci andrebbe lui ma l’altro è arrabbiato perché ieri lui ha dato una sberla ad uno dei figli di Sailosi ed adesso bisogna aspettare che gli passi, cosi’ vado da Seini che non consulta nemmeno il padre e accetta subito volentieri. Saia non viene con noi, è imparentato anche con Seini, lui dice “my sister”, io gli dico che ha troppe sorelle e lui assente: anche per lui le possibilità, per i legami familiari, sull’isola, sono ridotte all’osso: o Keleni o la sua amica grassa (questa so che non gli va proprio), e l’altra ho appena finito di tagliargliela via io. Comunque serata senza lode e senza infamia, però lunga, lunghissima, abbiamo finito alle 4, Seini, che all’inizio era estremamente aggressiva con tutti, alla fine era esausta. Prima di andarmene l’ho ringraziata come di prammatica e, chiaramente scherzando, le ho chiesto se fosse disponibile per la sera dopo per un altro fai kava, mi ha risposto di no.
Il giorno dopo sveglia tardi, verso le 10, giusto in tempo per la colazione al cantiere :-), d’altronde, meno di 6 ore di sonno non e’ che siano poi troppe. Verso l’una qualcuno mi dice che Keleni va a Tongatapu, io dico OK, buon viaggio, ma che la cosa non mi tange (se e’ vero vuol dire che ieri ho tirato indietro il culo appena in tempo). In serata fai kava con Haele, peccato che non sia per me, in complesso un po’ deludente. Solomone la marca stretta e lei ha occhi solo per Fare che però non se ne accorge e la ignora.

Il lavoro al cantiere è quasi finito, ci vorrà forse meno di una settimana per finire. Ad uno dei 2 maestri (che sta’ spettando per andarci ad abitare) do giornalmente un preventivo sul tempo necessario per finire i lavori: un giorno 3 settimane, il giorno dopo 2, poi 5, poi 3, quando mi ha chiesto in base a cosa do i numeri (il giorno delle 5 settimane) gli ho detto di guardarsi in giro: l’unico che stava lavorando era il capomastro :-), lui si è messo a ridere), oggi gli ho dato, per la prima volta, 1 settimana. In mattinata Loloma ha voluto farmi il bucato, ed ha fatto un ottimo lavoro.

Ho detto in giro che partirò con la prima barca disponibile, destinazioni possibili:
Ha’afeva, Matuku, Tungua e Kotu. Poco dopo è arrivata al molo una barca da Lofanga, un ragazzo è rimasto sulla barca e due donne sono venute a terra a nuoto. Tonga e famiglia sono ancora a Pangai. Uno dei nipoti di Tonga (loro possono andare solo ai fai kava di Haele o a quelli senza tou’a), mi consiglia di andare a Lofanga, dice che li ci sono un sacco di ragazze sole, gli rispondo che è cosi’ dappertutto, anche qui, poi gli rammento che è stato proprio lui con Fare, giorni fa’ a fare l’elenco dei nomi ed a contarne 24, si rattrista, dice di si, ma che per lui non ce n’è nessuna, lo consiglio di approfittare della barca e di andare LUI a Lofanga, si ride, ma non è che sia una risata molto allegra.

più tardi Haele mi dice che se stasera NON vado al fai kava viene a dormire da me, peccato che sia credibile quanto un politicante che promette di abbassare le tasse :-(. Sul tardi è arrivata la barca da Pangai, rientrano Tonga e famiglia (Ana ha detto che il mare è stato molto cattivo), sono andato a dare una mano ad alare la barca ed a portare al villaggio un po’ di mercanzia: Tonga ha deciso di riaprire il negozio (che era chiuso, senza merce, da un sacco di tempo, lui, al riguardo, aveva detto: finita la merce e finiti i soldi, la gente compra a credito e quando non c’è più merce non ha soldi per pagare il conto, cosi’ lui non ha più potuto riapprovvigionarsi). Ora tutto il montemerce del negozio assommerà, forse, a 400$, Salesi si e’ messo a stivare tutto sulle scansie, ma non è che sia stato chissà che gran lavoro, non c’era molto da stivare, poi ha consultato la fattura di acquisto, ha fissato i prezzi di vendita e si è messo al banco, il negozio chiude alle 10 di sera. Fare vuole andare al fai kava alla hall e mi ha chiesto 1$ per le sigarette, gliel’ho dato.  Qualcuno ha detto che Seini, stasera, tiene un altro fai kava, cosi’ vado a vedere (e’ di fronte a casa), ma non è vero, li era tutto buio, cosi’ me ne sono andato al fai kava alla hall, ma sul tardi, dopo le 10 ed avevano quasi finito la kava, per cui a letto alle 11 e mezza.

Oggi è sabato, Tonga ha detto che probabilmente lunedì o martedì ci sarà una barca per Ha’afeva, sono svogliato e scazzato, partirò con quella. Ho fatto un salto al cantiere ma me la sono svignata subito: troppo caldo e troppe mosche, inoltre oggi lavorano solo i “volontari”, erano in 4 in tutto. Vedo Haele ma non fa alcun cenno a ieri sera. In giro non si vede nessuno delle solite facce, sono spariti tutti. Nel pomeriggio Ana e Haele necessitano della casa per un qualche lavoro su na stuoia, cosi’ ammucchio la mia roba in un angolo e le lascio lavorare in pace. Quando hanno finito ho trovato il notes in cui tengo il draft di questo diario completamente spostato e le pagine girate:
Haele è andata a curiosare, però il draft è in italiano, l’unica cosa che può aver capito sono le date.ed i nomi (anche il suo, ovviamente .-) ). Oggi sono andato in giro per le piantagioni a far su viveri, al mattino con Fare, cibo per oggi, il pomeriggio con Tonga, per domani. Oggi uno, per provocare o per prendere in giro, mi ha detto che la mia ragazza è a Nuku’alofa, gli ho detto che no, che si sbaglia, lui ha insistito, e certo che Keleni sia li’, gli ho risposto che per esserci, ci sarà certamente, che si sbaglia nel dire che sia la mia ragazza, aggiungo anche che non lo è mai stata: fino ad ora, avevo sempre negato con uno alla volta, stavolta però qui sono in molti, ho negato pubblicamente e questo ha scombinato parecchio tutti, non si tratta più di voci riportate da questo o da quello, ora la cosa è ufficiale. In serata era previsto un fai kava da Seini ma e’ abortito, quando mi hanno detto che lo terranno nella hall (senza tou’a) ho detto che me ne andavo a dormire, però Lotaki, con la scusa che era li’ e che altrimenti avrebbe dovuto andare fino al negozio mi ha spolpato 2 pacchi di kava, dubito che me li renderà domani.

Oggi è domenica, mi sono alzato tardi, giusto radermi ed andare in chiesa (dai wesleyani) con un buon quarto d’ora di ritardo. Oggi e’ arrivato Feke da Ha’afeva per i suoi affari di chiesa, potrei tornare indietro con lui, ma c’è mare grosso e non ho voglia di affrontarlo, meglio aspettare. Quando ne ho accennato a Tonga, lui ha detto che se voglio posso andare ma che lui lo sconsiglia. Fa parecchio caldo, c’è vento forte ma solo in alto, in basso soltanto raramente qualche breve folata, troppo poco. In serata sul presto, fai kava da Davida (il padre di Keleni), non ho voglia di andarci ma è un must: c’è praticamente tutto il villaggio, ed io potrei partire domani, questo e’ il momento ed il luogo adatto per ringraziare e salutare pubblicamente tutti. In giornata (stranamente) Lotaki mi ha restituito i 2 pacchi di kava, cosi’ li ho portati al fai kava che però e finito presto, verso le 9. All’uscita Solomone e Saia mi hanno chiesto se avevo voglia di continuare nella hall, ho detto di si, ho recuperato l’ultimo pacco di kava come mio contributo e ci siamo andati, si sono subito aggregati altri 4 o 5 ed hanno tirato fuori altri 2 pacchi.  Poco dopo è arrivata altra gente, compresi i tre chitarristi, buona musica, però purtroppo poca kava e troppa gente, finiremo presto.
Verso le 10 e mezza, a sorpresa, arriva una ragazza, avrà forse 25 anni, grossa e tozza, abbastanza bruttina e mal fatta, vive coi suoi in una casa nel bosco, fuori dal recinto del villaggio, non la si vede quasi mai, ora è vestita a festa, dice che vuol fare la tou’a per noi. La cosa sorprende tutti, mi dicono che non ha mai fatto la tou’a prima di oggi, comunque è qui e prende il suo posto dietro alla boule, contemporaneamente più di meta’ degli astanti si alza e se ne va: relatives. La kava è quasi finita, ce ne sarà forse per 5 o 6 giri, comunque riprendiamo, peccato che anche uno dei chitarristi abbia dovuto andarsene. Dopo i primi 2 giri arriva la mazzata a ciel sereno e capiamo tutti perché la ragazza sia venuta: la tou’a mi chiama per nome e mi indica il posto a sedere vicino a lei. Gli altri non sanno che pesci pigliare: fatta in quel modo e cosi’ platealmente la cosa significa che la tou’a ha fatto la sua scelta, non sanno se so o meno cosa dovrei’ fare e se vorrò farlo, ma li calmo subito, dico ad uno che so già quello che si deve fare in un caso come questo e mi sposto, loro restano comunque dubbiosi, ma non c’è nulla che possano fare al riguardo. Mi do da fare un poco, cerco di parlarle in inglese, ma non mi capisce, il mio tongano è assolutamente inutile in questo frangente. è lei che poco dopo mi chiede un Aa’Aa, io dico di si, lei precisa che non sarà per parlare, io chiedo “kapekape?” lei “io”, ed io confermo che ci sarò, e un suo diritto. Gli altri sono li’ col fiato sospeso, noi abbiamo parlato a voce molto bassa, ma qualcuno ha sentito è capito e fa un gesto, tutti tirano un fiato di sollievo.  Però le cose non vanno bene lo stesso, la kava è quasi finita, ed e’ chiaro a tutti che ne io ne lei siamo ancora psicologicamente pronti, non sono convinto io, figuriamoci se riesco a convincere lei, quindi la cosa probabilmente andrà a finire malissimo. Villi se ne va e torna dopo 5 minuti con un bel mazzo di radicette di kava e le mette davanti alla boule, non so proprio dove possa averle prese. Uno si mette subito al lavoro e le pesta con le pietre, appena ne ha pronta un po’ un altro prepara la kava (la ragazza non ne è capace), mentre aspettiamo parliamo ancora un poco, io mi sto’ sgelando, non granché ma almeno un poco, anche lei si sta’ rilassando, i due chitarristi si danno da fare e tutti cantano, non siamo ancora alle canzoni d’amore, ma  non tarderanno molto, poi viene pronto il primo secchio di kava ed il giro ricomincia. Con le radicette portate da Villi ne faranno circa 25 litri, non granché ma ora non siamo in molti, a sufficienza per tirare mezzanotte. più tardi, verso le 11 (i cantanti hanno già iniziato il loro miglior sdolcinato repertorio per l’occasione), e, senza che sia successo nulla, mi ritrovo cambiato, non vedo più una ragazza brutta e grassa, solo una ragazza, forse non molto piacente, ma simpatica, lei parla tongano e, pur non capendo le sue parole, so cosa vuole dirmi, poi butto via l’inglese e comincio a parlarle in italiano, non devo più far fatica ed attenzione a ciò che dico solo per scoprire a meta’ di una frase che mi mancano i vocaboli per dire ciò che vorrei, ora le cose vanno molto meglio, non è ciò che dico, ma come lo dico che mi rende convincente.

Ogni tanto arriva qualcuno, ma i più, vedono la ragazza e se ne vanno, si aggiungeranno al gruppo solo un paio di persone. più tardi vedo un riverbero alla finestra: nel cortile della casa di Lavinia qualcuno ha acceso un falò, attorno c’è gente che canta, troppa gente per essere solo quella famiglia, devono esserci anche parecchi delle case vicine. più tardi, oramai la kava sta’ quasi finendo, arriva uno, dice che nel villaggio ci sono 5 falò e che a dormire ci sono solo i bambini, gli altri sono tutti attorno ai fuochi. Nelle pause dei cantanti si sentono i canti della gente all’esterno, quasi sempre quelli della casa di Lavinia che è a pochi metri, ma a volte, portati dal vento che soffia da est anche qualche accenno di cori più lontani. Poi la kava finisce, e con quella il fai kava: ci sono i ringraziamenti di rito e poi ci alziamo tutti e ce ne andiamo, uno mi indica la capanna polinesiana in cui dormono i fratelli di Lavinia, dall’altra parte della strada e mi ci dirigo, la ragazza, senza esitare, viene con me e cammina al mio fianco. Alcuni si uniscono alla gente nel cortile, gli altri vanno da qualche altra parte, i tre chitarristi sono di nuovo assieme, li nel cortile.

Nella capanna c’è una lampada accesa, qualcuno ha steso, sopra le stuoie dei ragazzi che normalmente dormono qui, una tapa ed ha lasciato una coperta/lenzuolo ben ripiegata, hanno pensato anche al comfort: in un angolo, su un piattino uno zampirone per le zanzare sta’ fumando. Ora viene il difficile: la ragazza si sdraia supina e rimane li’ dura come un baccalà, forse è spaventata e non sa che fare, dovrebbe essere alla sua prima esperienza sessuale, probabilmente si aspetta che le salti addosso, le alzi la gonna, le dia 4 colpi e via, stile coniglio (o qualcosa di simile), ma non e’ cosi’ che ho intenzione di fare. Mi avvicino e mi sdraio al suo fianco, senza toccarla, ricomincio a parlarle come prima finche non la vedo rilassarsi nuovamente, poi pian piano ci giriamo sul fianco guardandoci, le parlo ancora e mi parla pure lei, poi le cose prendono il loro corso naturale. c’è ancora un attimo, quasi comico, di incertezza o di timore, quando inizio a spogliarla, non sa cosa voglio, e sta’ per reagire, poi decide di fidarsi, si lascia andare e lascia fare a me. Non è stata certo quella che si possa definire una notte di folle passione, pero è stato bellissimo lo stesso, e da quanto ho visto e capito, non solo per me. Ci sono stati anche momenti decisamente ridicoli, capita quando non sai nemmeno come si fa a dire “spostati un po’ più in la”. Poi ci addormentiamo, mezzi abbracciati, Ci svegliano le campane alle 4 e mezza, da fuori oltre alle campane ed al vento sulle cime degli alberi, si sente solo lo strimpellare, stanco, delle tre chitarre ma solo uno dei tre sta cantando e lo fa più per se stesso che per altro. La ragazza mi si stringe ancora contro ed io le dedico nuovamente tutta l’attenzione di cui sono capace. Verso le sei mi sveglio nuovamente, il sole è appena spuntato, fuori tutto e silenzio ed è tempo di andare mi alzo e mi rivesto. Prima di andarmene la bacio su una guancia e bevo una lacrima, lei finge di dormire, ma non si piange mentre si dorme. Non ci diciamo nemmeno una parola d’addio, sappiamo entrambi che ora tutto e’ finito e me ne vado prima che finisca la magia che me l’ha fatta vedere, per qualche ora, diversa da come la vedevo prima e da come, forse, la vedro’ domani. Sulla strada di casa incontro solo un paio di persone, ma non ci scambiamo il tradizionale “malo ‘e lelei” del buongiorno, solo un cenno con la testa. Arrivo a casa, Salesi non c’è, è andato a dormire da qualche altra parte, cosi’ mi metto a dormire nuovamente.

Mi sveglio e mi alzo verso le 9, fuori, all’ombra di un albero del pane c’è Ana, seduta su una panca che aspetta, vado alle consuete operazioni mattutine, e quando torno, sulla porta di casa ci sono in fila:  Ana con in mano una tapa ripiegata, Tonga con un piatto con la colazione e Nenci con il figlioletto al collo, tutti e tre mi sorridono. Dall’altra parte della strada Sailosi, la moglie e le figlie più qualcun altro, sono tutti li a guardarmi, nessuno dice una parola, ma hanno tutti un’espressione contenta e soddisfatta. Ana mi consegna la tapa e comincia, col suo inglese peggiore di quello del marito a spiegarmi cos’è e cosa devo farne, la interrompo quasi subito, dico che lo so già, che a Pangai ho un’altra tapa, proprio come questa, e che le terroòentrambe con estrema cura, fino al momento in cui potrò consegnarle. Poi io e Tonga entriamo in casa e facciamo colazione assieme.
Nessuno, a Fotuha’a, mi parlerà o mi farà, nei due giorni che starò ancora li’, accenno alcuno riguardo quella notte e quella ragazza. E non ne parleranno nemmeno tra loro ne con altri perché cose come questa non accadono mai: non possono accadere. Eppure, in breve tempo, tutti, li’ e sulle isole attorno, lo sapranno lo stesso, e se mai qualcuno venisse a chiedere gli diranno che sono solo storie inventate. Io, in questi ultimi giorni non la vedrò più, è tornata alla sua casa, fuori dal villaggio, nel bosco. Non so nemmeno come si chiami, non l’ho chiesto a lei e mi è sembrato fuori luogo chiederlo, dopo, a qualcun altro, cosi’ suppongo che non lo saprò mai. Unica cosa che chiederò, forse per un tardivo scrupolo di coscienza, è la sua età: mi diranno 24 anni. Non credo proprio che la sua sia stata una decisione dettata dall’amore, come vorrebbe la tradizione più pura, forse è stata dettata solo dal bisogno di avere anche lei qualcosa, forse addirittura un atto di calcolo, ma non ha importanza, ha messo in rischio ed ha donato del suo, onestamente e senza porre condizioni, solo sperando che tutto andasse per il meglio, e questo, comunque lo si voglia considerare, è e resta un atto d’amore di cui le sono grato e spero di essere riuscito a darle tutto ciò che lei desiderava avere. Spero anche per lei che sull’isola ci siano diversi scapoli oltre i 25 anni che non siano suoi relatives: per quello che so’ della cultura e delle tradizioni locali, la sua decisione dovrebbe renderla desiderabile quanto e forse più di quanto non lo sia una ragazza delle migliori e ricche famiglie, e il fatto che il partner scelto sia stato un palangi che ha accettato ed onorato la sua scelta dovrebbe aggiungere ulteriore peso e valore alla sua decisione. Per fare un confronto: se Keleni avesse avuto la sua stessa età e fosse riuscita a mettere in atto il suo progetto di rifiutarmi pubblicamente sarebbe comunque meno desiderabile di quanto non lo sia ora quella grassa, tozza, sgraziata e brutta mia sconosciuta compagna di letto di una notte; che abbia i miei migliori auguri, anche se non saprà mai che glieli ho fatti.

Per il resto della giornata c’è poco da dire, al cantiere non ho fatto praticamente nulla, ogni volta che ho iniziato a fare qualcosa mi hanno tolto tutto dalle mani e mi hanno detto di andare a riposare :-). Siua ha tirato fuori una boccetta di una tintura blu e del cotone per medicare due ferite infette alla gamba destra che mi tormentano oramai da parecchio, Il pomeriggio sono andato a vedere una battuta di caccia: sulle scogliere dell’isola nidificano un sacco di uccelli marini, ce n’è un paio di specie che, accorrono ad un particolare grido di richiamo e svolazzano a non più di un metro di distanza attorno a quello che lo emette. Gli uomini ed i ragazzi si mettono in fila sui crinali delle rocce e li chiamano, quando quelli arrivano li abbattono con dei bastoni, Gli uccelli abbattuti, poi vengono spennati e finiranno nella pentola della cena. Durante la caccia mi sono bruciato la pelata al sole :-(. Ci sono altri 5 o 6 della squadra di lavoro che hanno deciso di partire e di andare a Nuku’alofa, partiranno mercoledi’, ho deciso che andrò con loro fino ad Ha’afeva.  Nota di colore della giornata: Davida è incazzato come una biscia col figlio Villi perché ieri sera gli ha fregato tutta la kava che lui teneva gelosamente da parte per le piccole cerimonie prima della funzione religiosa della domenica, Villi (dice) che ha cercato di spiegare perché l’abbia sottratta, ma il padre non ha voluto sentire ragioni. In serata fai kava (senza tou’a) alla hall, non so chi e dove abbia tirato fuori la kava, però eravamo parecchi ed abbiamo tirato tardi, con un sacco di buona musica.

Oggi è l’ultimo giorno, domattina riparto, un po’ mi spiace, ma non troppo. Mi sono alzato tardi, al cantiere Siva (il carpentiere) ha marcato visita, ha un brutto ascesso ad un dente ed un faccione gonfio da fare pena. Gli hanno preparato della pastina in brodo con della carne (corned beef, naturalmente) ma ha rifiutato anche quella, ha bevuto solo della limonata. Non so se la tintura blu sia utile o meno alle mie piaghe, però ha un pregio: tiene lontane le mosche, domani ad Ha’afeva andrò dal medico per un po’ dei soliti antibiotici. Nel pomeriggio ho incotrato Haele e Mele, all’amica 16enne che l’accompagna sempre come un’ombra, Haele ha detto di andarsene, che voleva restare sola con me, quella ha fatto le boccacce a tutti e due e se n’è andata. Siamo andati a fare una passeggiata sulle rocce a sud, dopo le piantagioni, pensavo volesse portarmi alla Maka Ili Taha, ma abbiamo girato proprio all’ultima deviazione. Ci siamo fermati li’ a guardare le ondate frangersi una dopo l’altra alla base delle rocce, 40 metri più in basso, seduti senza fare o dire nulla per parecchio tempo, voleva dirmi qualcosa ma non sapeva decidersi, poi ha parlato pochissimo, ha detto solo che le dispiace che sia andata cosi’, che vorrebbe che ci fosse, in futuro, un’altra occasione di incontrarci, e che se ci sarà e se vorrò, potrebbe essere molto diverso. Non so quanto fosse credibile, forse era sincera e forse era il suo solito gioco. Poi siamo rimasti ancora un bel po’ a guardare l’oceano, io non ho detto assolutamente nulla, l’ho solo ringraziata quando, un paio d’ore dopo, siamo tornati al villaggio. In serata niente fai kava, non c’è più kava sulla Grossa Pietra.

Sveglia abbastanza presto, salto la colazione per non dover dare da mangiare ai pesci durante il viaggio, faccio i bagagli e vado al porto, mi accompagna solo Saia che si prende carico del più pesante dei miei due sacchi, in giro per il villaggio non si vede nessuno.  Sono quasi tutti al porto, i ragazzi che avevano deciso di partire hanno rinviato, ai primi se n’erano aggiunti altri 5 o 6 e la barca sarebbe stata troppo carica, cosi’ partiranno tutti assieme domani o dopo. Con me partono Fare e Loloma diretti a Tongatapu, Davida per Ha’afeva e Susanna con 2 bambini, probabilmente anche lei per Ha’afeva, carichiamo anche parecchi cesti di yam, qualche sacco di bredfruit e 2 caschi di banane di quelle da 13 e lode di Tonga, finiranno al mercato di Nuku’alofa e frutteranno qualche $ a Fare: saranno tutto il suo capitale iniziale. Loloma piangeva prima sulla spiaggia e piange ora sulla barca, poi ci danno una spinta e partiamo, il motore al minimo, poi un’improvvisa accelerata, cavalchiamo l’onda sopra gli scogli e siamo in mare aperto. Susanna, io ed i 2 bambini nel sottoponte (a tratti piove), Davida e Loloma preferiscono stare fuori, nel pozzetto, a prendersi la pioggia e gli spruzzi delle ondate, oltre a noi c’è solo lo skipper. Fare passa quasi tutto il tempo a sgottare. Ad un certo punto penso che dovrei dire a Fare di come Haele lo guardava, durante il fai kava, e di farci un po’ di attenzione, la prossima volta che gli dovesse capitare di incontrarla, ma poi mi ricordo del discorsetto di Haele di fronte all’oceano e non gli dico nulla. Il mare è “quasi buono” (per quelli di Fotuha’a) e verso mezzogiorno sbarchiamo ad Ha’afeva.
 

Capitolo 13
 

Per prima cosa passo a salutare Auka e Luce, li avviso anche dei miei prossimi obbiettivi, la scelta è abbastanza ampia: Matuku, Tungua e Oua, ma anche Kotu potrebbe andarmi bene, se per caso vengono a sapere di qualche barca.. poi vado a farmi una dormitina. Nel primo pomeriggio incontro Tisileli che mi invita ad andare a Kotu, lui è li’ per un meeting di preti, appena finito il meeting si parte, per cui decido per Kotu, starò li’ qualche giorno, e poi mi sposterò a Matuku che e’ molto vicina, quindi avviso Auka che ho già trovato il passaggio, davanti al suo negozio c’è anche altra gente, Auka mi dice che ci sono due altre barche disponibili, una per Matuku (conosco di vista lo skipper) ed una per Oua, ma ho già scelto la mia destinazione. Faccio un salto dal dottore per le mie piaghe, il dottore non c’è, è a Pangai, però la sua donna mi da’ delle garze e del cerotto, non è granché, però almeno è qualcosa di pulito da metterci sopra per proteggermi dalle mosche. Restiamo li a chiacchierare, lei butta subito il discorso su quello che le interessa, lo dice abbastanza apertamente, vuole qualcuno (chiunque sia, per mio conto) che la sposi, dice che non sta’ bene avere un figlio senza essere sposati, se il figlio fosse un problema può farlo adottare, sembra parecchio stufa di stare col dottore e di farsi bastonare e scopare e basta. E giovane, avrà forse 21 o 22 anni, è anche bella e parla un buon inglese, ma non ho nessuna voglia di intromettermi in una simile situazione (se avesse già rotto col dottore giuro che ci farei volentieri un pensierino), mi limito, quando me lo chiede, a dare le solite informazioni su di me, e per lei qualche frase di circostanza.  più tardi arriva una sua amica e le due si mettono a parlare tongano, per cui me la svigno. Tisileli continua a girovagare, ogni volta che lo vedo mi dice che il meeting sarà più tardi, solo verso le 7 di sera mi dice che lo hanno fissato definitivamente per le 10 (in effetti stavano aspettando gente da altre isole, e finché non sono arrivati tutti, manco loro sapevano quando sarebbe iniziato, nel frattempo hanno iniziato un fai kava che si sta’ trascinando dal mattino, mi ci hanno anche invitato ma non ci sono andato, non ho molta voglia di star li’ a sentire gente che parla di chiesa, di bibbia e di Gesu’, e di come la gente non paga le spese di gestione della chiesa come vorrebbero. Verso le 8 si alza il vento ed il mare ingrossa, per cui Tisileli mi avvisa che non si partirà più nella tarda serata come previsto, ma domani mattina, per cui recupero dalla barca (ove li avevo già caricati) i miei bagagli e porto tutto nella casa di Sonny, stanotte dormiro’ li’.

Siamo al 19 Febbraio, tra una menata e l’altra si parte da Ha’afeva a mezzogiorno, il mare è buono, sulla barca siamo in 5, Tisileli, due giovani, lo skipper ed io, in un’ora siamo a Kotu, lascio i bagagli nella hall in mezzo alla piazza e vado dai Fine: se possono ospitarmi loro starò da loro, altrimenti Tisileli ha detto che posso andare da lui. I Fine mi accolgono bene, anche altra gente del villaggio che incontro sembra contentissima di rivedermi. Do’ una mano a Fine: stasera ci sarà la riapertura del club di kava (era fermo da un paio di anni), si tratta di una struttura stile hall, con pareti in lamiera alte circa un metro, il resto è aperto, la copertura in lamiere ondulate. Il lavoro consiste nel finire di ripulire il tutto, spianare il pavimento di sabbia, stenderci sopra del linoleum e sopra ancora delle stuoie, appendere alle capriate un paio di tubi al neon e stendere il cavo di alimentazione fino alla cucina (ove verrà piazzato il generatore, preso a prestito dalla chiesa wesleyana giusto li’ di fronte), poi bisogna pestare un bel po’ di kava nel mortaio (per questo ci alterniamo in 4, una cinquantina di colpi a testa), e finalmente recuperare un paio di ettolitri di acqua (questo lo fanno gli altri, io guardo). Poi il tocco finale, un cartellone scritto col gesso che dice che, prima di bere ciascuno deve pagare 2$ :-), non è che sia un gran lavoro, però riesciamo a farlo durare fino ad ora di cena.
Per il fai kava, al club, inizialmente ci sono 3 gruppi, mi metto in uno a caso, quando arrivano le prime 2 ragazze (Lesieri ed un’altra gran bella manzetta), a me capita Lesieri. più tardi arriverà anche un’altra ragazza, per il terzo gruppo, anche lei un bijoux, chiedo info su quest’ultima a Lesieri, si chiama Sulu, ha la sua stessa età ma è troppo giovane per me (quando Lesieri dice cosi’ significa che tra amiche ne hanno già parlato, magari solo scherzando, e quella, ha nicchiato), poi spontaneamente mi indica l’altra, dice che anche lei ha la sua stessa età e che quella non è troppo giovane. più tardi, quando in diversi, dai due gruppi, migrano a quello di Sulu, io approfitto e mi sposto dall’altra, ove sono rimasti in pochi; con Lesieri resta solo uno, poi pure lui si sposterà da Sulu e Lesieri chiuderà il gruppo e si metterà a lavorare all’uncinetto su una ta’ovala:-). La nuova tou’a si chiama Paea, ha quasi 20 anni (la credevo molto più giovane), e molto carina, ben tornita senza essere grassa (però col tempo probabilmente ingrasserà se non si controlla), nessuno del gruppo che la stia curando, sono abbastanza vicino per cui mi ci metto io e lei sembra gradire le attenzioni, purtroppo però, anche se capisce abbastanza l’inglese (almeno sembra capirlo), non lo parla quasi per niente, parlo quasi solo io, lei si limita a farmi dei gran sorrisi assassini e fare OK col pollice alzato, parla anche un po’ in tongano, ma il mio vocabolario per questo tipo di approcci è troppo scarso, e capisco solo qualche parola sparsa, peccato perché minacciava bene; gli altri quattro del gruppo ci ignorano e chiacchierano tra loro. In tutto ci sono 27 presenti al club, però Fine ed il “segretario” non pagano e devono essere tenuti fuori dal conto. Fine domani dirà che ha incassato in tutto 34$, perché alcuni (cartello o no) si sono seduti a bere anche se non avevano soldi, altri hanno pagato solo 1$, ad occhio e croce Fine ha speso dai 15 i 20 $ tra kava e benzina per il generatore, non e’ che sia un gran business il suo, ma almeno ne ha tirato fuori le spese e c’ha guadagnato la gloria (il proprietario di un kava club e SEMPRE una persona importante). Finiamo quando finisce la kava, verso l’una e mezza. In complesso un’ottima serata, anche se senza musica.

In mattinata cerco il tizio che mi aveva offerto in moglie la nipote, lo trovo e dopo i convenevoli di rito gli dico che mi spiace, ma per sua nipote ho deciso per il no e quindi la libero dall’impegno; lui se lo aspettava, o perlomeno non ci sperava mica molto, comunque mi ringrazia e ci lasciamo da buoni amici. Faccio una visita al locale cantiere della scuola (l’unita’ abitativa per i maestri, gemella di quella di Fotuha’a). Qui i lavori sono decisamente indietro, a lavorare c’è solo il capomastro e 2 ragazzini (forse 12 o 13 anni) che gli danno una mano, ma è poca cosa: si limitano a passargli gli attrezzi o a segare qualche asse (quando le misure non sono critiche), Tisileli, ad Ha’afeva, mi ha detto che oltre che per il meeting della chiesa, lui era li’ anche per cercare dei volontari per portare un po’ avanti i lavori, ma non ne ha trovati, comunque li’ spargeranno la voce. Dopo mangiato vado a cercare il maestro che mi aveva offerto la casa, voglio vedere se è ancora disponibile, mi è venuta voglia di trasferirmi qui in pianta stabile, non lo trovo, ma trovo l’altro maestro, quello cui avevo dato le foto per la gente di Kotu e di Tofua, la prima settimana di questo viaggio, quando lo avevo incontrato ad Ha’afeva: mi invita a casa sua, quando viene pronto il pranzo declino l’offerta, comunque sto’ li’ con loro a perdere tempo.  Dopo una mezz’ora mi sento salutare da Salesi: hanno lasciato Fotuha’a in mattinata e ad Ha’afeva hanno sentito che qui cercano volontari per il lavoro al cantiere (non sono pagati, la gente si limita a fornirgli un alloggio di qualche tipo e cibo), sono in 12, quasi tutta la squadra, devono vedere quanto indietro sono i lavori (=se gli piace l’isola) e poi decideranno se restare o no.

Per le ragazze di Kotu è una festa, avere 12 visitatori scapoli (13 con me) tutti in un colpo solo, non si tratta più di dire o si o no a un visitatore singolo, si tratta di poter addirittura scegliere tra questo o quello, qui è cosa molto rara, certo qualcuno è relatives ed altri magari non saranno interessati, o saranno giovani o non piaceranno, però lo stesso è un avvenimento, il pomeriggio ne vedrò parecchie passeggiare per il paese vestite a festa.

più tardi trovo l’altro maestro e gli chiedo della casa, cosi’ mi porta a vederla, è piuttosto mal messa, necessita di un sacco di riparazioni, lui dice che posso prenderla cosi’ come sta’ o ripararla, a mio piacimento :-), sono parecchio dubbioso, comunque preparo un breve elenco di ciò che assolutamente si deve riparare, ne parlo con Fine, ci vorranno almeno 600$ di solo materiale, Fine dice che il lavoro, se voglio, possiamo farlo noi due, non serve manodopera specializzata, comunque anche lui non è molto convinto, più tardi mi dirà che ha parlato con la madre del maestro (la casa appartiene al figlio ma la madre ne ha l’usufrutto) e quella ha deciso di non affittare la casa (ho voluto io che si parlasse di affitto, onde evitare in futuro rogne con quelli dell’immigrazione).
Però Fine mi dice che c’è un’altra casa vuota, proprio vicino a casa sua, cosi’ andiamo a vederla, a parte la veranda esterna che ha il pavimento in pessime condizioni, tutto il resto è in ottimo stato, ha una grossa raintank seminterrata ed una più piccola sopraelevata su un traliccio, cosi’ l’acqua (pompata a mano una volta al giorno) e’ disponibile per caduta ovunque, sia in casa che nei servizi (esterni, in muratura, all’europea, c’è pure la doccia), annesso alla casa c’è un bel pezzo di terra recintata, con 5 o 6 alberi del pane (Fine attinge liberamente ad uno di essi vicino a casa sua, ed il raccolto di quell’albero più quello dei suoi due copre il fabbisogno della sua famiglia: 3 adulti e 3 ragazzini), oltre a ciò ci sono diversi manghi, alcuni cocchi e dei banani, il resto è incolto, ma potrebbe diventare un ottimo orto (se il terreno è buono). il proprietario vive a Nuku’alofa oramai da anni, qui c’è solo una sua vecchia zia che ogni tanto va a dare un po’ d’aria alla casa, è la stessa casa nel cui giardino Sione ha costruito la sua famosa rete da pesca (che e’ ancora qui, sotto la veranda, mai usata :-)). Sentito anche Fine, decido che è ottima cosa contattare il proprietario, lui che lo conosce, settimana prossima, andrà ad Ha’afeva e lo contatterà telefonicamente, prospettandogli l’idea: io offro 35$ al mese e lui gli dirà che può tirare fino a 40, forse addirittura 500$ l’anno ma io sono disponibile a dargliene anche di più, diavolo, adesso ne pago 300 al mese per meno di 30 mq, d’accordo che a Pangai ho anche la luce elettrica e nei 300 c’è anche il servizio lavanderia, ma sono sempre 300$, poi telefonerà a me a Pangai, e se il proprietario e’ disponibile, prenderò la Tau Tahi a Pangai mercoledì notte, lui si imbarcherà (a mie spese, s’intende) ad Ha’afeva ed andremo assieme a parlare e fissare il contratto col nostro uomo, se c’è l’Olovaha venerdì o sabato torniamo con quella, altrimenti Lunedì notte con la Tau Tahi.

In serata Fine mi dice che ci sono 4 fai kava a casa delle ragazze, c’è da scegliere, mi dice anche i nomi ma non le conosco per nome, chiedo di Paea ma mi dice che non tiene mai fai kava in casa, il padre non vuole, ha fatto la tou’a al club ieri sera solo perché Fine e Lopeti (il padre) sono amici fraterni e quindi con Fine la ragazza e’ come a casa, altrimenti niente fai kava. Andremo in giro per il paese, più tardi, buttando un’occhio dalla finestra nei posti ove tengono i fai kava, al secondo tentativo Fine dice che è il posto ideale per me, lui non può perché Langi, la tou’a, è della sua famiglia, cosi’ ci vado, ci sono già 8 partecipanti, uno di Kotu e 7 di Fotuha’a :-), purtroppo Langi è una che Lesieri ha già definito troppo giovane, però e simpatica, e parliamo parecchio, l’unico altro che parla con lei è Salesi (e’ nuovamente in punta), gli altri bevono come forsennati, quando finisce un giro c’è sempre qualcuno che chiede un altro giro entro 10 secondi, hanno un sacco di kava (chissà dove l’hanno pescata), però alle 11 è già finita e finiamo anche il fai kava, cosi’ rientro e vado a dormire.

Mi sveglia un bel po’ di trambusto, verso le 3 e mezza di notte. Fine, Sela e Lesieri stanno parlando, sono molto agitati: una zia di Fine, che stava all’ospedale ad Ha’afeva, è morta nel pomeriggio, è appena arrivata una barca con la salma che è stata portata a casa, per cui inizia subito il putu (=funerale, periodo delle onoranze funebri), per prima cosa i 3 recuperano una stuoia, grande e lercia e la tagliano in pezzi, saranno le loro 3 ta’ovala durante il putu, poi mi dicono di rimettermi a dormire, loro andranno alla veglia funebre, ci vedremo in mattinata, cosi’ mi rimetto a dormire.
Il putu dura 5 giorni consecutivi, giorno e notte, per tutta la comunita, poi prosegue, per la sola famiglia estesa per altre 5 notti, segue poi il periodo di lutto, che è di un anno per i parenti di primo grado (fino ai primi cugini), di circa 6 mesi per gli altri.  Durante il putu il villaggio diventa una comune: tutti vestono a lutto (visto che non ne ho una adatta, i Fine mi presteranno una ta’ovala atta all’uopo), sono sospesi tutti gli avvenimenti sociali di piacere, tipo fai kava etc. etc., i kava clubs restano chiusi, tutti i lavori (tranne la raccolta e la preparazione del cibo) sono sospesi, tutto il cibo viene portato giornalmente all’ammasso, vicino alla casa del defunto, li’ viene suddiviso e redistribuito alle singole famiglie, in funzione della disponibilità e del fabbisogno di quella famiglia. Una parte del cibo viene preparata sul posto, servirà per i visitatori che dovessero arrivare prima della prossima redistribuzione e per i maggiorenti che se ne stanno li’ per tutto il periodo, ad aspettare ed a rendere gli onori del caso ai visitatori.

Tutti i visitatori portano qualcosa, ogni giorno. Ci sono le cose più strane, io il primo giorno ho portato un paio di tuberi di manioca (visto che non avevo nulla, me li ha dati uno dei ragazzi di Fotuha’a che ne stava portando un sacco), il secondo giorno un maialino (datomi
dai Fine, loro portavano altre cose, ma visto nella spartizione del cibo mi avevano aggregato alla famiglia Fine e che io sono nei VIP hanno dato a me da portare la cosa più consistente portata dalla famiglia), il terzo giorno ho portato 4kg di zucchero, 3 scatole di cacao e 2 pacchi di tabacco comprati al negozio, ma ho visto anche gente portare rami e legna secca ed altri combustibili per l’umu e per i vari fuochi, altri tape, coperte funebri, una tanica di kerosene per le lampade e via discorrendo. In una casa o in una hall, li’ vicino, viene aperto un fai kava che durerà (nominalmente) ininterrottamente per tutto il putu: in effetti, al mattino, poco prima di colazione, arriva la tou’a (spesso più di una) ed i maggiorenti, viene preparata la kava, a volte si fa’ un giro (ma nel putu tutti prendono solo un assaggio di circostanza), a volte non si fa nemmeno un giro, semplicemente si sta’ li, arrivano anche eventuali visitatori (e chiunque altro voglia andarci, la cosa è assolutamente libera), poi, col fai kava aperto, arrivano le donne con il cibo, che viene servito dalle ragazze non ancora sposate, entrano e portano i singoli piatti davanti ai partecipanti ed alla/e tou’a, quando tutti sono serviti uno dice una preghiera (non si tratta di preghiere recitate, viene inventata li’ sul momento, il secondo giorno hanno chiesto a me di dirla ed ho improvvisato qualcosa in italiano; c’è un modo particolare di recitare le preghiere, si dice una frase completa e si fa una pausa, nella pausa qualcuno (o tutti) rispondono, generalmente con un “io” (=si), o con Mo’oni (e’ vero) o “malo’” (=grazie), a seconda della frase della preghiera, nel mio caso, ho iniziato ciascuna frase con “we thank” o “it’s the truth”, o “yes” in inglese per poi proseguire in italiano, giusto per far capire agli altri cosa dovevano rispondere, ma anche se me l’ero aspettato e quindi mi ero preparato, devo dire che è una cosa difficile da fare e che la mia preghiera, rispetto alle loro, è stata miserevolmente corta. Dopo la preghiera si mangia, poi a volte si resta li’ a bere kava, a volte semplicemente si va via tutti, ma qualcuno dei maggiorenti ed almeno una tou’a sono sempre li attorno, appena uno qualsiasi si dirige da quella parte riprendono il giro, e entro pochi minuti arriva altra gente per riprendere normalmente, verso mezzanotte semplicemente tutti decidono di andarsene, ma se qualcuno volesse restare non c’è problema, si va avanti ad oltranza. più o meno tutte le ragazze fanno la tou’a, alternandosi a turno, a volte una sola, spesso in due o anche tre assieme, qualche volta, tra i vecchi c’è qualcuno che non e’ in grado di mangiare da solo, in tali casi è la tou’a che mangia assieme a lui e lo aiuta (arriva addirittura ad imboccarlo, se dovesse essere necessario)
Nel fai kava del putu cade il divieto di partecipare ai familiari della/e tou’a, cade anche il divieto di avere una sola ragazza nel gruppo, però gli argomenti di conversazione dei partecipanti sono di tipo “serio”, sono gradite in modo particolare discussioni sulla vita di Gesu’, sulle organizzazioni delle varie chiese e di carattere religioso, discussioni su passi della bibbia, ma si parla anche di altre cose, del raccolto, della pesca, si raccontano aneddoti e cosi’ via. Assolutamente vietato, invece, l’atteggiamento frivolo o il corteggiare la tou’a. Non ho sentito cantare nessuno, non saprei dire se c’è il divieto di cantare o se sono permessi inni sacri. Anche l’abbigliamento non è libero, obbligatoria la ta’ovala funebre, meglio se anche tupenu e camicia (entrambi neri), ma questi ultimi non sono obbligatori, solo molto indicati.

Quando, pochi minuti prima di imbarcarmi, sono andato li’ a salutare e ringraziare tutti, visto che non avevo la ta’ovala sono rimasto fuori della porta spalancata ed ho parlato da li’, sono entrato dopo il mio breve discorso, soltanto per un giro di strette, quando da dentro qualcuno mi ha teso la mano. Il cerchio del fai kava, nel putu, è completamente diverso dal solito: c’è la boule e la/le tou’a, naturalmente, ai fianchi gli assistenti (che possono essere le altre 2 ragazze) poi il cerchio si allarga ai due lati e si chiude di fronte alla tou’a con il più importante dei presenti, in questo cerchio siedono i maggiorenti (o chiunque voglia sedercisi, non c’è regola, semplicemente gli altri non ci vanno), se non ci sono abbastanza partecipanti da poter far circolare facilmente le coppe della kava si chiama qualcun altro, magari da fuori, a riempire alcuni posti vuoti, se e quando arriva qualcuno e si siede in questo circolo, il “chiamato” non più necessario, in genere, dopo poco si alza e se ne va dal fai kava, per magari rientrare dopo 1 minuti e prendere un posto nel giro dei non maggiorenti. I non maggiorenti, normalmente siedono e formano uno o più mezzicerchi dietro le spalle della/e tou’a.
Quel primo mattino, comunque, sono stati portati una decina di maiali (grossi), più un sacco di altre cose. I maiali sono stati abbattuti, ripuliti e spellati sul fuoco, lavati e squartati, poi la carne divisa in pezzi e quindi ammucchiata. più tardi sono arrivate barche con gente dalle varie isole, anche questi hanno portato diversi maiali, quelli già uccisi hanno subito lo stesso trattamento, gli altri sono rimasti li’, vivi, ad aspettare il loro turno, alcuni più sul tardi, man mano che arrivava gente e si valutavano le nuove necessita’, altri l’indomani o i giorni seguenti. Nel cortile è stata approntata una cucina improvvisata ed alcune donne si sono messe a fare e cuocere keke in quantità industriali. Altre preparavano bevande (calde e fredde), chiunque voglia qualcosa va li’ e la prende (o la chiede, se non la vede in giro). Spesso le ragazze portano in giro piatti di cibo, o teierone piene di bevande, chiunque ne voglia si fa dare un piatto o un bicchiere di bevanda, e la ragazza va a prenderne un altro o prosegue il giro.

Davanti alla casa della defunta, sotto un telo, una quindicina di donne (a volte di più), alternano pianti e lamentazioni varie ad inni sacri. Verso le 3 del pomeriggio una decina di uomini se ne vanno al cimitero, uno decide dove scavare la fossa e gli altri cominciano a scavare, a due alla volta, però siamo sotto il sole dei tropici, dopo 2 o 3 minuti di lavoro i badilanti necessitano del cambio. Quello che ha deciso dove scavare, ogni tanto, controlla le dimensioni, la forma e la profondità e fa spesso rettificare i bordi. Quando la fossa e quasi finita arriva una donna con una fettuccia di fibre vegetali: la misura dell’altezza del defunto, con quella fettuccia si controlla la lunghezza della fossa, se necessario la si amplia, la fossa e’ profonda, alla fine, circa 1.60 mt, uno degli ultimi due badilanti e’ riuscito a saltar fuori da solo, l’altro, più basso, ha dovuto essere tirato su per le braccia. La terra estratta dalla fossa forma un mucchio ben squadrato a fianco della fossa con la cima piatta, come un tronco di piramide. Poi, verso le 4, dalla casa parte il corteo, la salma è poggiata ed avvolta in una stuoia grandissima e portata a spalla da una quindicina di persone, seguono i familiari, poi un codazzo di preti, e poi via via tutta la gente del villaggio e gli altri visitatori. Al cimitero la salma viene appoggiata sul mucchio di terra a fianco della fossa, poi tutti si siedono per terra (io prima mi sono messo li vicino, poi mi sono spostato più lontano, assieme ad altri, all’ombra). La morta apparteneva alla congregazione della Church of Tonga, per cui tutti i preti di quella congregazione dell’arcipelago sono qui per le esequie, da qualche isola solo uno, da altre due o tre, in tutto sono in 13, più altri 4 preti wesleyani, che però non sono qui in veste professionale). Ciascuno dei preti comincia il suo sermone, non è che duri granché, solo 5 o 6 minuti, poi ciascuno una preghiera, poi ciascuno, sempre a turno, legge un passo della bibbia che giudica adatto, poi c’è la preghiera funebre che viene letta da un libriccino, un pezzo per ciascuno, non è che parlino per molto, ma sono in 13 e le cose vanno per le lunghe. Poi viene stesa un’immensa tapa, come un paravento tutto attorno alla fossa, sorretta dall’esterno da gente che volge la schiena alla fossa, all’interno soltanto qualcuno dei familiari più stretti, dal paravento esce la stuoia che fungeva da bara e poi si sentono lavorare i badili, il paravento viene tolto ed i badilanti prendono il posto dei familiari e riempiono la fossa, la gente se ne va’ al luogo del putu, li’ vengono distribuiti i cibi: ci sono cesti di 3 dimensioni diverse, c’è uno con la lista delle famiglie e chiama i nomi, qualcuno della famiglia si presenta e gli viene  consegnato il cesto delle dimensioni giudicate adeguate, poi mentre alcuni di ciascuna famiglia vanno a casa a cuocere il cibo ricevuto, altri restano li attorno a ciondolare o vanno al fai kava, andranno a casa quando stimeranno che il pasto sia cotto (o prima, se si saranno stufati), per poi magari tornare più tardi, il fai kava si interrompe a mezzanotte, riprenderà domattina.

Il secondo giorno (e’ domenica) quasi tutti quelli di Fotuha’a se ne sono andati, sono rimasti solo in due o tre, evidentemente familiari, però è sicuramente arrivata un’altra barca da quell’isola, perché ho visto Seini e qualcun altro che ieri non erano qui. A parte la funzione religiosa in chiesa in più e la sepoltura in meno, la giornata è una copia di quella di ieri. Cominciano a farmi male le ossa del bacino e delle ginocchia a forza di stare seduto a gambe incrociate per ore.

Il terzo giorno alcuni sono andati a pescare, ho visto rientrare la barca verso le 11 del mattino (me n’ero andato dal fai kava per dare un po’ di sollievo alle ginocchia doloranti), erano in 7 od 8, sono usciti in mare verso le 5 e mezza, prima del sorgere del sole, cacciano in apnea con gli arpioni o con i fucili ad elastico, hanno portato all’ammasso, ad occhio e croce, poco più di un quintale di pesce, non è granche’, sull’isola ci sono ora più di 200 persone, ed entrambe le barche andranno ad Ha’afeva nel tardo pomeriggio (partirò anch’io), per andare a prendere i familiari della defunta che arriveranno stanotte con la Tau Tahi, se le due barche non bastassero, sarà qualche barca di quell’isola a farsi carico del trasporto degli altri.

Uniche note da riportare che non riguardano il putu: Fine oggi mi ha chiesto che ne penso di Paea (ha aperto lui quel discorso), ha lasciato capire (ma non so se ci credo per niente, in queste cose ttutti cercano sempre di prenderti in giro alla grande) che gliene ha parlato o lei o Lopeti, il suo “compagno di teiera” della mia visita precedente, quello che al mattino è stato prelevato ed accompagnato a casa dalla figlia (Paea, per l’appunto), comunque, giusto per non buttare via l’occasione, se per caso fosse vero, gli ho detto che mi piace e che per me va bene, ma che è meglio riparlarne più avanti, dopo finito il putu; gli ho rammentato l’incarico delle telefonate per la casa e gli ho anche medicato un piede (ha pestato un’asse con un chiodo sporgente) col materiale avuto dalla donna del dottore di Ha’afeva.

Alle 5 e mezza faccio i bagagli, partiamo verso le 7, siamo in 5 ma dopo mezz’ora ne sbarchiamo due a Matuku e noi proseguiamo per Ha’afeva. Cerco di dormire nel sottoponte, ma c’è umido e non riesco a prendere sonno, si rolla e si beccheggia parecchio, imbarchiamo un po’ d’acqua ed uno deve sgottare continuamente; un’altra mezz’ora e siamo ad Ha’afeva. Sbarco per meno di 10 minuti, il tempo di salutare Auka, ritirare una cartolina che mi arriva dal Canada e reimbarcarmi; lo skipper decide che è meglio attraversare subito il braccio di mare fino all’ancoraggio della Tau Tahi, anziché aspettare di vederla all’orizzonte come si fa di solito, il mare ora è abbastanza calmo ma potrebbe peggiorare, cosi’ partiamo. Con la barca all’ancora, schermati dall’isolotto, non si balla molto e riesco a dormire forse un’ora, non di più. All’una arriva la nave e mi imbarco, poi è il solito viaggio fino a Pangai ove arriviamo alle 4.

A Pangai vado al passenger shelter e cerco di dormire su una panchina fin verso le 7, poi con un taxi raggiungo il Niu Akalo. Seletute e Lotolua sembrano  curiose di sapere qualcosa del mio viaggio, loro chiedono ed io racconto, vogliono sapere anche qualcosa della mia ragazza di Ha’afeva cosi’ spiego che è tutto finito e perché. Verso le 8 arriva Lisia, cosi’ vado a farmi una vera ricca ed opulenta doccia, poi colazione e quindi in città: prima alla libreria a pagare il libro, poi all’ufficio postale da Sini per ringraziarla e sospendere il dirottamento della posta e quindi da Sailosi, per un saluto e ritirare il maledetto passaporto. Dopo la mia lettera al ministro hanno chiarito tutto, ci sarebbero stati altri 5$ da pagare (l tss per il visto di un anno costa 5$ di più di quello di due), però Sailosi mi rida’ il passaporto e non vuole nulla, dice che va bene cosi’. Lui è più esplicito con le domande, mi chiede come va’ con la ragazza di Ha’afeva :-(, la voce allora è già arrivata, lui vuole solo divertirsi e sentire cosa dico io, ma non gli do’ molto gusto, dico solo che lei era daccordo ma la famiglia no, e che quindi niente più ragazza ad Ha’afeva, tutto chiuso e finito, amen!. Se Ena ne trarra un vantaggio sociale (come sembra accadere da queste parti, per una cosa simile) ne sono contento, avrei voluto darle qualcosa d’altro e di più, che abbia almeno questo.

Poi dico a Sailosi che Auka vorrebbe coltivare delle patate dolci, ma che sull’isola nessuno ha più patate e quindi non c’è la possibilità di fare le talee, suggerisco di fargliene preparare un cesto da quelli della prigione (loro coltivano patate), ma lui dice che sono per un amico, quindi tira su la macchina di servizio ed andiamo nella sua piantagione, a Foa, e siamo noi due a preparare un paio di cesti di talee (lui ha patate di due specie diverse, quindi un cesto per ciascuna specie, sarà Auka a decidere cosa preferisce), Sailosi le manderà ad Auka appena saranno pronte, poi, tornando, mi lascia al Niu Akalo, ove mi inizio a scrivere questo diario seguendo le note del draft. E’ martedì 24, scriverò con pochissime interruzioni tutti i giorni fino a sera tardi, finirò sabato 28, nel pomeriggio.

Questo viaggio è durato un mese anziché i due previsti, però ho visitato solo una delle 3 o 4 isole che avevo programmato in partenza.  Non so se farò altri viaggi, se mi stabilirò a Kotu, o se addirittura abbandonerò l’avventura delle Tonga, qui il guaio maggiore e che non si può decidere assolutamente nulla, ogni volta che decido di fare qualcosa capita qualcos’altro che rimette tutto in discussione od in forse.

27 Marzo 98

Poche le cose da riportare, e di scarsa importanza in questo periodo, per giunta: 2 interventi sull’hardware ad un 486 del Ministero dell’Agricoltura: da Nuku’alofa hanno spedito un PC, ovviamente riciclato :-), solo che quando è arrivato qui a Pangai non funzionava più, si piantava al post con un errore sul controller del disco. A Nuku’alofa insistevano che li’ funzionava, e qui disperati perché non andava proprio (e’ il loro secondo computer, il primo e’ un MAC del ‘83 o giu’ di li’, roba da collezionisti, che proprio non va più, nemmeno a spingerlo). Il direttore locale mi ha chiamato (avevamo bevuto kava assieme un paio di volte ;-) ). Era disperato: ha sudato, pregato e pianto per più di 4 anni prima di averlo e poi e’ arrivato un cadavere.. Per giunta quelli di N.A. a dire che l’ha scassato (=maumau) lui. Ho aperto il coccio, staccato e riattaccato il flat e mosso la scheda, poi il PC e ripartito normalmente :-).

Ci hanno impiegato più di 1 ora per trovare un cacciavite a croce di misura adeguata, poi in meno di di 10 minuti ho sistemato il tutto, compreso aprire e richiudere. Seconda cosa da fare era di installare la nuova stampante (quella attacata originalmente era quasi nuova, per cui gliene hanno mandata un’altra più vecchia, ovviamente SENZA il floppy con i drivers: una telefonata ed il giorno dopo, con l’aereo, e’ arrivato il floppy, e tutto è andato a posto: già dopo quel primo intervento ero lo specialista indiscusso. Dopo 3 o 4 giorni, l’hanno spostato, ma poi il monitor non funzionava più, cosi’ mi hanno chiamato una seconda volta. Una mezz’ora per trovare un pin sulla scarpetta del cavo del video, storto ed a massa, più di 2 ore per trovare una pinzetta abbastanza piccola ed una lente per controllare l’allineamento e 30 secondi per raddrizzarlo: ora sono IL GENIO :-), pinzetta, lente e cacciavite sono stati “requisiti ed adottati” dal M.A. a mio futuro uso e necessità.

Dopo quell’intervento mi hanno chiamato ad Holopeka per un forno a microonde (riparato) e 2 VCR a Koulo (uno riparato e l’altro no), domani dovrebbero portarmi uno stereo: ho richiesto un tester, saldatore e stagno, altrimenti non lo guardo nemmeno (se serviranno parti di ricambio le devono procurare loro). Le radio da riparare vengono rifiutate categoricamente: se accettassi di guardarle avrei un mucchio di rottami alto un paio di metri davanti alla porta, e nemmeno una resistenza, per non parlare di transistor, di ricambio.

Assieme al locale direttore del Ministero dell’Agricoltura sto’ organizzando un corso per utenti di PC, lezioni un paio d’ore due volte a settimana, non più di 15, max 20 “studenti”. Si dividerà in 4 fasi:

1 - Criteri generali ed architettura
2 - DOS (+ accenni ad altri S.O.)
3 - Windows 3.x
4 - Installazioni hardware (optional e solo se ci sarà qualcuno adatto ed interessato)
 


Nota dell’autore:

Quanto sopra narrato è l’esperienza personale del mio soggiorno in Pangai, Ha’afeva, Fotuha’a e Kotu (Ha’apai Group, Kingdom of Tonga).  I fatti descritti non sono immaginari, ma sono come effettivamente io li ho vissuti, nel periodo dal 1 gennaio al 31 Marzo 1998. I nomi delle persone sono reali, anche se in qualche caso sono stati volutamente omessi.

Walter Mascarin


 
 
 
 
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