Scoprire Genova - Appartamento in Affitto

Il diario di Walter

parte 5


 
 

19 Settembre 97

Mattinata spesa tutta a perdere tempo nel consegnare gli ultimi documenti per il visto, qui sono specialisti nel far durare 3 ore quello che può essere fatto in 2 minuti, d’altronde li capisco, alle volte sono occupati, ma altre non hanno nulla da fare, cosicché perdono tempo volentieri.

Non hanno voluto i 76$ di tassa governativa: hanno detto di portarglieli l’ultimo giorno, perché altrimenti c’è il rischio che il sergente li perda o se li beva :-), certo che se perdono il mio passaporto, ora che mi arrivi un duplicato passerebbero 6 mesi, forse un anno, strano che nessuno di quelli cui hanno rifiutato il visto ci abbia ancora pensato :-).

Oggi ho saputo che procedura seguirà la mia richiesta di visto: arriva direttamente alla segreteria del Ministro di Polizia, lui da’ il suo parere (non vincolante), poi il tutto viene portato ad una seduta del consiglio dei ministri, e, se il consiglio approva, è il Primo Ministro che da’ l’OK, ed il Ministro di Polizia, come portavoce, avvisa i propri subordinati che timbrano il passaporto, oppure preparano la lettera di rifiuto. Comunque sia, la risposta ti arriva portata a mano dal primo corriere che ha occasione di venire da Nuku’alofa (nemmeno loro si fidano troppo del servizio postale :-))

Su consiglio di Sailosi ho deciso di non chiedere la lettera di raccomandazione a Telanisi: a Nuku’alofa potrebbero interpretare male. Sempre Sailosi mi ha consigliato di aspettare il visto prima di andare a Koulo da Asa, Seletute sa’ perché ci vado, ma la figlia, non sapendone le cause, potrebbe credere che abbia litigato o qualcosa di simile, meglio aspettare.

Interessante colloquio, oggi, con Ofa, si è parlato un po’ di tutto, però si è sciolta ed ha parlato parecchio di se: è la prima volta che raccolgo le confidenze personali di un tongano. Certo che con quel nome è un po’ strano salutarla, perché dirle "Hi Ofa" significa letteralmente "Ciao Amore" :-).

Stasera fai kava a Hihifo (molte isole hanno un villaggio chiamato Hihifo, significa ovest), ottimi i cantanti, veramente molto bravi. Parecchi dei partecipanti parlavano inglese, tutti comunque colpiti dalle mie cicche alla Tou’a (che pero’ parlava solo tongano, peccato).

Oggi tempo decente (solo un po’ di pioggerellina ogni tanto, niente vento, mare quasi calmo), stanotte dovrebbero arrivare, dalle isole, le barchette di quelli che devono vendere/comprare al mercato del sabato mattina, spero bene, anche se non ci credo più molto. Il mercato del sabato mattina è strano: comincia verso le 4/5, ed alle 7 è già finito, cosicché la gente delle isole, generalmente, è a casa prima di pranzo; vi si trattano solo vegetali, ma a cesti, un cesto di papaie (20/25 kg) costa 3$, taro, yam, patate e kape 2$, manioca 1.70.

Oggi ho saputo che una buona parte degli abitanti di Kotu hanno una bella fetta di sangue europeo: è l’isola ove si è fermato il Bounty, prima dell’ammutinamento (avvenuto nelle acque di Tofua), e, sempre a Kotu, si sono fermati poi per qualche tempo gli ammutinati, prima di andare a Pitcairn (non tutti, alcuni sono rimasti a Kotu).

Black mi ha invitato ad una spedizione di pesca: partono in 3 con una barchetta e vanno nelle acque di Tofua, in due pescano (snappers) ed il terzo pulisce e stiva il pescato nei contenitori termici col ghiaccio, previsti 3 giorni di lavoro senza soste a terra, dormiranno e mangeranno, come e quando capita, nel sottoponte, obbiettivo da raggiungere i 400 kg di pesce che venderanno alle Hawaii. Ho declinato l’invito :-))

 

20 Settembre 97

 

Ieri sera mi ha accompagnato al fai kava di Hihifo uno dei due poliziotti di servizio, si chiama Mahe, ma tutti lo chiamano Mahi (significa "limonata" ma anche "mutande"), lui ci si incazza un pochino, ma poi lascia perdere perché altrimenti è peggio :-). Mahi ha approfittato dell’occasione per offrirmi del terreno in affitto, a Foa, nella zona di Falelonga, ove potrei costruirmi una casa (una casa semplice viene a costare attorno ai 1000 T$, circa 1.500.000 di lire, un po’ più grande e fatta decentemente attorno ai 2000.

Stamattina, tornando da Pangai, mi sono fermato chiacchierare un po’ con Melino (confinante a sud col Niu Akalo), mi ha offerto del terreno di sua proprietà, vicino al suo villaggetto, su cui costruire una casa, termini del contratto: il terreno me lo cede gratis, e quando me ne vado la casa resta sua, gli ho detto che è mia intenzione restare qui’ a vita, che potrebbero passare anche 20 anni, ma sembrava non crederci molto, cosi’ non ha ritirato l’offerta. al momento opportuno ci penserò bene perché la posizione è meravigliosa, pero’ bisognerà stendere un contratto a prova di bomba, se del caso chiederò’ l’aiuto legale di Sailosi.

Nel frattempo ci hanno raggiunto due ragazze: sua moglie e sua nipote (figlia del fratello, 19 anni, lui ne ha 42 e sua moglie sembra più giovane della nipote), me la ha presentate e poi ha detto che sia sua nipote, che tutta la famiglia, sarebbero lieti se volessi prenderla in moglie. Pensavo stesse scherzando, cosi’ scherzandoci sopra pure io ho rifiutato, le due donne erano parecchio deluse (e si vedeva), lui si è immediatamente raffreddato, cosi’ ho capito che non si trattava di uno scherzo, ma di un’offerta in piena regola. Ripensandoci, più tardi, ho capito che col mio scherzarci su devo averli pesantemente offesi, domani andrò a far loro visita, spiegare l’incomprensione ed a scusarmi.

Nessuna notizia d Ha’afeva (il mare, questa notte era calmo). Non credo sia un caso che tale proposta mi sia stata fatta oggi, anzi, opino che nei prossimi tempi riceverò forse altre proposte analoghe: almeno ora so cosa posso aspettarmi.

 

21 Settembre 97

 

All’uscita’ della chiesa (oggi dai metodisti wesleyani) ho trovato il Governatore, cosi’ siamo andati un po’ in giro per il paese assieme, poi mi ha invitato a pranzo da loro, ma era un invito di convenienza, visto il luogo e l’ora, cosi’ ho rifiutato, arriverà sicuramente un altro invito, e stavolta non sarà di convenienza.

Stavo rientrando ed ho incontrato Telanisi che mi ha di fatto sequestrato e portato ad un pranzo di nozze. Nelle famiglie estese tongane ci sono 2 persone importanti, il cosiddetto capofamiglia (era suo padre, ed ora è lui), ed un altro, che impersona qualcosa come la figura del "nobile" all’interno della famiglia (ma devo farmelo spiegare bene). Uno dei compiti del capofamiglia, in avvenimenti come un matrimonio o simili, è di accertarsi che tutto funzioni bene, che tutta la gente sia avvertita, trovare e fornire, quando serve, mezzi di trasporto, trovare ospiti importanti da portare alla festa e cosi’ via. Quando siamo arrivati non sapevo si trattasse di una festa di nozze, credevo fosse solo la classica mangiata domenicale, solo verso la meta’ del pranzo ho capito di cosa si trattava. è stato interessantissimo ed anche commovente: i due sposi (lui sui 25/30, lei sembrava giovanissima, non più di 16 o 17, ma ne ha certamente qualcuno di più). Si sono sposati qualche giorno fa’ a Nuku’lofa, ma hanno fatto la festa qui’ alle Ha’apai oggi, la prima domenica. Mi hanno piazzato a fianco della sposa, ci sono state preghiere e discorsi, cibi in abbondanza: saremmo stati forse 40 o 50 persone anche se li’, sulla stuoia, c’era una vera montagna di roba, solo di maiali arrostiti interi ce n’erano 5. Il pranzo non è durato molto, poco più di un’ora, ovviamente non abbiamo mangiato tutto (sarebbe stato comunque impossibile), poi mi hanno spiegato che quello era il pranzo per i parenti stretti e gli ospiti importanti, tutti gli altri invitati nei turni successivi.

Come previsto, dopo il pranzo, sono stato "pilotato" e lasciato solo a parlare con una ragazza: Tilla, forse sui 22/23, carina, gentile e molto simpatica, forse ci faro’ un pensierino, per ora siamo rimasti al "ci rivedremo domenica prossima (se non capita prima) after church" :-)).

 

Rientrando Telanisi, oltre a rammentarmi la festa di sabato prossimo a Holopeka, mi ha invitato per l’11 ottobre ad un altro matrimonio nella famiglia, a Nuku’alofa, andremo giu’ il giovedì con l’Holovaha, le nozze e la festa verranno celebrate la domenica e torneremo indietro col ferry del lunedì o del martedì. In quei giorni sarò ospite di Telanisi, da qualche parte a Nuku’alofa.

Parlando degli usi e costumi locali, gli ho chiesto chi, visto che qui’ non ho una mia famiglia, sarà quello che organizzerà’ la mia festa, se dovessi farla, prontamente ha risposto "io", ha aggiunto che quando succede, è un amico ad occuparsene e che sarebbe lieto di farlo per me.

 

22 Settembre 97

 

Oggi sono andato a far visita ad Asa a Koulo, ed ho avuto cosi’ occasione di conoscere sua moglie e la figlia, che avevo solo intravisto per pochi minuti (simpaticissimi tutti quanti, anche se la piccola (14 mesi), era visibilmente spaventata da un estraneo cosi’ strano (strano per lei :-)). La moglie ha deciso che mi farà’ una tapa da indossare, a mo’ di ta’ovala, se e quando dovessi sposarmi, dovrò pero’ fermarla, perché Seletute mi ha offerto l’uso (per quella occasione) della ta’ovala di famiglia: viene conservata dalla donna più anziana della famiglia, ed alla sua morte viene passata alla più vecchia delle figlie ancora nubili. Lei l’ha avuta dalla nonna che a sua volta l’aveva avuta dalla propria nonna, quindi stimo che quella ta’ovala abbia +o- 120/150 anni. La vestono, il solo giorno del matrimonio, i maschi della famiglia, l’ultimo ad usarla è stato Puluno, nel mio caso Seletute ha detto che mi spetta, perché, anche se non adottato dal punto di vista legale (sono troppo vecchio per poter essere adottato), in effetti tutti mi considerano far parte della famiglia stessa, prevedo un conflitto di opinioni tra Seletute e Telanisi, al riguardo (come se ce ne fosse bisogno).

Per la tapa, se loro sono d’accordo, vedrò di farmene fare uno scampolo di un paio di metri (non è granché: qui’ fanno dei rotoli di tapa alti 4 metri e lunghi, a volte, anche 50 o 70 metri), che faro’ poi tagliare dalla sarta per un gilet o un giacchino senza maniche, e, dopo messo assieme il capo (la tapa non viene cucita: si usa un collante ottenuto da alcuni vegetali che resiste bene anche all’acqua, anche se la tapa non viene MAI lavata: perderebbe i disegni ed i colori), sarà la moglie di Asa a dipingerlo e rifinirlo. La tapa, oltre che essere donata e scambiata, viene usata appunto come capo di vestiario al posto della ta’ovala nelle grandi occasioni, ho sentito di qualcuno che ne ha fatto delle camicie (estremamente costose), viene appesa alle pareti come un arazzo, viene usata come lenzuola il giorno del battesimo e quello delle nozze (e simili), o in seguito, come una coperta, e come sudario (o altro capo di vestiario) quando uno muore.

Ho approfittato dell’occasione per chiedere come funzionano i legami nelle famiglie estese: quando una coppia si sposa, la moglie, pur restando nella propria famiglia, diventa membro effettivo anche di quella del marito, il marito invece resta nella propria, i loro figli faranno parte di entrambe. Il più vecchio in assoluto della famiglia (maschio o femmina, non ha importanza) è il capofamiglia, e si occupa solo delle questioni all’interno della famiglia stessa. Il secondo in età, quello che diventerà il nuovo capofamiglia quando l’attuale dovesse morire, è quello che riveste la parte del "quasi nobile" e rappresenta la famiglia nei rapporti con esterni. Quando il capofamiglia muore, il "quasi nobile" diventa il nuovo capo, e quello che era il terzo diventa il nuovo rappresentante, se invece il rappresentante è sfigato e muore per primo, semplicemente gli succede, nell’incarico, il prossimo in ordine di età.

Ho anche scoperto che, quando c’è una festa, quelli che sono stati i cuochi ed hanno preparato i cibi, non hanno il permesso di mangiare con gli altri: festeggeranno e mangeranno gli stessi cibi, ma stando tra loro, separati dagli altri, non mi hanno saputo dire l’origine di questa strana tradizione, ma suppongo derivi dal fatto che, nei tempi antichi, erano gli schiavi a preparare i cibi, e questo, in un certo senso, ancora oggi, declassa i cuochi (almeno in certe occasioni).

Stasera fai kava al club di Koulo (lo fanno tutti i lunedì), conoscevo gia’ una parte dei presenti, ora più o meno tutti.. serata buona, Tou’a (Angelica) che parla inglese, simpatica e parecchio di spirito (vive e lavora, abitualmente Nuku’alofa, è qui’ per un paio di settimane per aiutare la sorella il cui marito, fratello di Asa, era stato ricoverato all’ospedale con la polmonite), ottima musica (il trio di Holopeka è qui’ di casa ogni lunedì sera).

 

25 Settembre 97

 

Ieri sera altra serata teatrale: alla city hall di Hihifo i ragazzi dello St Joseph hanno replicato il loro spettacolo, cosi’ sono andato a godermeli una seconda volta. Thimoty, ieri sera, era forse leggermente giù di tono, ma lo stesso ne valeva la pena: sono decisamente bravi, i solisti, in particolar modo (superato lo scoglio del debutto), sono stati splendidi, anche i balletti, ieri sera, sembravano migliori, credo che si siano esercitati non poco, in questo frattempo. So che stasera c’è un’altra replica a Falelonga, ma ho preferito non andarci: due volte è abbastanza.

Oggi ho sentito due storie pazze accadute da queste parti.

La prima accaduta nel 75 o giu’ di li’, riguarda un certo Cim Stewart (tongano anche se ha un cognome da palangi), all’epoca circa 30 anni di età. Stava lavorando a Tofua, caricava la copra sul barcone che va in giro per le isole a raccoglierla, lui (ed altri, naturalmente) caricava, a terra, i sacchi pieni di copra su una canoa a bilancere, poi pagaiando superava il reef, raggiungeva il barcone e li’ depositava il carico. Il tempo era piuttosto cattivo, pur non essendo proibitivo. Nessuno sa con esattezza cosa sia successo, solo che ad un erto punto del nostro Cim nessuno seppe più nulla, nessuna traccia nè di lui ne della sua canoa, era sparito.

Una serie di raffiche di vento l’avevano allontanato, poi la corrente l’aveva ulteriormente trascinato al largo, fino a lasciarlo disperso in mare. Lui, alla deriva, portato dalle correnti, riusci’ a prendere terra, più di un mese dopo, in un’isoletta che geograficamente fa parte delle Vanuatu (guardare sull’atlante dov’è Tonga e dov’è Vanuatu), anche se politicamente appartiene alle Isole Salomone. Il viaggio non dev’essere stato molto piacevole: una canoa di quel genere è lunga, fuori tutto, dai 2 i 2.5 mt, è ricavata da un tronco di mango scavato all’interno, la parte scavata non supera, in larghezza, i 35 cm, comunque Cim fu estremamente fortunato perché in quel periodo piovve parecchio, cosicché ebbe acqua da bere e per il cibo, aveva con se un’intero cario di copra, oltre un centinaio di kg, ed anche se la dieta fu monotona, ebbe da far andare le mascelle più che a sufficienza (anche letteralmente: la copra non è molto morbida).

La popolazione dell’isola ove prese terra (circa 300 persone) è composta da melanesiani: lo accolsero molto gentilmente e si presero cura di lui come meglio poterono (anche se vivo, era in pessime condizioni). Quasi subito si accorsero che lui, anziché nero di pelle, come loro, era marroncino chiaro, e questo, per loro, dovette significare qualcosa, anche se chissacché :-), tant’è che entro pochi mesi, dopo che si fu ristabilito, lo avevano eletto loro capo. Lui godeva di qualche minima conoscenza superiore a quelle dei locali, poche e semplici cose, ma furono sufficienti: sotto il suo comando, ci furono notevoli sviluppi, sia nell’agricoltura che nella pesca. Nuovi metodi che vennero presto esportati anche nelle isole vicine, ove ben presto acquisto’ parecchia fama.

Il buon Cim, nel frattempo, si godeva la pacchia, qualche anno dopo disponeva di un harem di un centinaio di mogli: sia dalla sua, che dalle isole circostanti arrivavano doni (e nuove spose) per lui. Aveva anche, in qualche modo, preso contatto con la sua famiglia alle Tonga: fu presto raggiunto sia dai genitori, sia da altri membri della sua famiglia.

La storia non finisce qui’, addestro’, come meglio potè, un gruppo di giovani locali, come soldati, li armo’ (armi bianche, forse un fucile da caccia o qualche carabina), ed ogni volta che sull’isola (o su quelle su cui aveva esteso la propria influenza) arrivava qualche funzionario governativo, lui lo tratteneva come prigioniero. Il suo "esercito", sparso nelle varie isole, arrivo’ ad essere di circa 300 uomini, fece anche approntare difese antisbarco, dopodiché rispedì a casa uno dei funzionari prigionieri, con una bella dichiarazione d’indipendenza e l’avviso che, ospiti inattesi e non graditi, sarebbero stati trattati come nemici belligeranti, o peggio, come spie.

Il governo delle Salomone invoco’ l’assistenza della flotta USA, mise assieme una spedizione militare che rioccupò le isole che lo avevano supportato e vi lascio’ delle guarnigioni, dopodiché sbarco’ in forze sulla sua isola, non ci furono combattimenti: la disparità tra i due "eserciti" era tale da convincere chiunque che quello non era proprio il caso. La guerra d’indipendenza di Cim fu più o meno contemporanea a quella delle Falkland. Lui fu catturato e processato e condannato per "ribellione", e, a quanto se ne sa, è ancora in gattabuia.

La seconda storia riguarda un altro tongano, gia’ ai lavori forzati per qualche suo crimine, ed accusato di ulteriori misfatti. Il giorno prima del processo fu prelevato dalla piantagione ove scontava la pena, e messo in cella al comando di polizia di Nuku’alofa, cella da cui evase quella stessa notte, poi spari’. Le indagini successive appurarono che prese il ferry per le Vava’u, qui’ vi soggiorno’ per una settimana, poi prese il traghetto per le Niua, li si trattenne circa un mese (la polizia lo stava ancora ricercando a Tongatapu :-)), poi frego’ una piccola imbarcazione con fuoribordo e della benzina e prese il largo.

Dopo parecchi mesi fu segnalato che in una delle isolette della Nuova Guinea (anche qui’, un occhio all’atlante la dirà lunga), tempo prima, era arrivato un polinesiano rispondente alla sua descrizione, furono prese delle fotografie, sue e della barca, ed attraverso quelle fu riconosciuto, per cui il Governo Tongano ne chiese l’estradizione. La Nuova Guinea l’avrebbe pure concessa, solo che il capo villaggio ove quello risiedeva (capo che gode ufficialmente di notevoli poteri), visto che il tizio in questione, li’, stava vivendo tranquillamente ed era benvoluto da tutti, rispose picche, fece sapere che l’avrebbe riconsegnato soltanto a condizione che alle Tonga la sua pena fosse amnistiata e che tutte le accuse contro di lui venissero ritirate, condizioni che furono ritenute inaccettabili e quindi respinte. Vive ancora oggi, tranquillo, rispettato e beneamato da tutti in quell’isoletta della Nuova Guinea.

 

Oggi, qui’ a Pangai, era giorno di processo: il caso più interessante riguarda 2 pescatori, dipendenti da una compagnia Coreana che ha acquistato, qui’, alcuni diritti di pesca. Su segnalazione di altri pescatori, la polizia li ha sorpresi in immersione con i fucili da caccia subacquea (e questo è permesso) ma non erano in apnea in superficie il peschereccio aveva un compressore e dei lunghi tubi di gomma per il rifornimento d’aria dei 2 sub (bombole e palombari, per pescare, assolutamente proibiti dalla legge). I due pescatori rischiano una multa da 20 50$, mentre la compagnia ne rischia una da 10.000 a 50.000. La legge, qui’, prescrive che il magistrato normale può trattare casi che prevedono come multa minima fino a 3.000$, oltre tale cifra, il magistrato può giudicare il caso solo se entrambe le parti (accusa e difesa) sono d’accordo, nel caso una qualsiasi delle parti non sia d’accordo il caso passa di competenza alla corte superiore, a Nuku’alofa. L’accusa era sostenuta dal locale direttore del ministero della pesca, le prove fornite dalla polizia (le attrezzature illegali, i fucili, i tubi di gomma ed il compressore sequestrato).

Sia l’accusa che la difesa erano d’accordo per l’odierno processo qui’: l’accusa per non dover sostenere le spese di missione per i funzionari e per i testimoni, la difesa perché riteneva che era meglio farsi affibbiare la multa da un giudice che normalmente tratta casi da 500 o 1000$, per il quale 10.000 o 15.000, probabilmente, sono già cifre più che ragguardevoli, anziché avere un giudice che tratta abitualmente casi da 50.000 o 100.000. Il legale rappresentante della compagnia (un coreano) si è dichiarato colpevole, poi la sorpresa: il magistrato, pur riconoscendo che la legge gli dava l’opportunità di giudicare il caso perché le parti erano d’accordo, si è lo stesso dichiarato incompetente ad emettere il giudizio ed ha rimesso il tutto alla Corte Superiore.

Dopo il processo, pranzo improvvisato a casa di Sailosi: maiale arrosto, breadfruit, cetrioli di mare, molluschi, tre grossi granchi e frutti di mare vari, il tutto raccolto in mattinata dalle donne di casa, sul reef, Un pasto per loro povero: il maiale era loro, l’albero del pane cresce li’ in giardino ed il mare ha fornito il resto, un paio d’ore di lavoro di due donne ed una ragazza, per loro costo 0, da noi costerebbe un occhio della testa. Ne è avanzato più di meta (Sailosi ha detto per cena, ma ha aggiunto che dubitava parecchio che ad ora di cena ci sarebbe stato ancora qualcosa). Si mangia in "cucina", una baracchetta coperta da lamiere arrugginite (il ministero di polizia, che deve fornire l’alloggio, non ha ancora provveduto a far costruire una cucina), per terra ghiaia su cui c’erano un paio di stuoie, in giro un po’ di tutto: Il ferro per aprire le noci di cocco, il panchetto con la lama per grattuggiarle, il deposito delle bucce che servono da combustibile, un maialino in un sacco (maiale trovato a pascolare in mattinata sul prato di casa, non si sa di chi sia, ma è stato subito "adottato" e messo nel sacco onde evitare che, andando in giro, si perda una seconda volta :-)), il focolare formato da due travetti di cemento con un tondino di ferro ripiegato ad U, ed una quantità di altre cose strane.

Detto cosi’ sembra molto squallido, e fors’anche lo è, pero’ le stuoie su cui sedeva la famiglia erano pulite, cosi’ pure le stoviglie, la gente simpaticissima, felice e di ottima compagnia, il cibo poi, veramente squisito ed è stato un vero piacere condividere il loro pasto. La tradizione vuole che il capofamiglia e gli ospiti peschino da una loro serie di piatti, mentre gli altri pescano da una seconda serie, cosicché c’erano, per terra, sulla stuoia, per ogni tipo di cibo, due piatti colmi, uno per Sailosi e per me, e l’altro per la moglie, il figlio, la nuora, una nipote sui 15 ed i 3 nipotini. Un paio di ragazzi, di ritorno da scuola, ed i 2 poliziotti di servizio hanno mangiato da qualche altra parte. Noi li’ attorno, seduti per terra a gambe incrociate; ovviamente si mangia con le mani: la moglie voleva darmi forchetta e coltello, ma sarebbe stato decisamente fuori luogo e per giunta di pessimo gusto, cosi’ ho preferito adeguarmi anch’io alle loro usanze.

Stasera, al Niu Akalo non c’erano altri ospiti, per cena un grosso pesce, attorno ai 50 cm, 2 o 3 kg ad occhio e croce, quand’ho visto i pesci portati dal pescatore, mi è tornato in mente (ed in bocca), il sapore del pesce arrostito, al matrimonio di domenica scorsa, avevo veramente l’acquolina, poi la delusione: li hanno tagliati a meta (interi non stava nella pentola) e lessati, una vera bestemmia; per buono era buono, ma lessato perde un sacco di sapore. A volte, di notte, sogno pesci arrostiti :-(. Ho deciso che uno di questi giorni, anziché lasciargli fare a modo loro, me lo faccio dare crudo, accendo un fuoco sul prato qui’ davanti e me lo arrostisco da solo, oppure vado a pescare con Melino, poi faccio fermare la barca, su qualche scoglio disabitato, il tempo necessario ad arrostire un paio di pesci.

 

27 Settembre 97

 

Stamane è passato a prelevarmi Telanisi, poco prima delle 10, a

Holopeka si stava preparando una grossa festa: ciascuna delle varie chiese raccogli le offerte dei fedeli, ed una volta all’anno si tirano le somme ed il ricavo viene versato alla chiesa centrale che userà poi, quel denaro, principalmente per le scuole. Qui’ a Pangai, ad esempio, c’è la primary school (equivalente alle nostre elementari) che è governativa, poi ci sono 2 colleges, nei quali è possibile frequentare la secondary e la high school (più o meno le nostre medie e superiori), uno dei colleges è il St. Joseph (cattolici romani), l’altro il Pilolevu (metodisti wesleyani), i mormoni hanno solo una scuola secondaria. Oggi ad Holopeka si chiudeva la raccolta dei metodisti: nell’annata hanno raccolto circa 1.300 $, sembra una fesseria, ma bisogna considerare che tutta la comunità conta (forse) una ventina di famiglie, meno di 200 anime, delle quali meno di 50 sono metodisti

Per prima cosa la mattinata si è aperta con un fai kava, da quanto mi è sembrato solo i capifamiglia del villaggio. Li’ erano già in 6 o 7, poi poco dopo sono arrivati anche gli altri, una ventina in tutto. Verso la fine sono arrivati degli altri ospiti, ma solo alcuni si sono seduti nel consesso a bere kava, gli altri in disparte ad assistere, tra questi ultimi un tedesco (turista), ed un coreano (o giapponese o chissà che altro, residente x business). Verso le 12.30 il fai kava si è chiuso, ed i wesleyani ed io (Telanisi gli aveva detto che sono cattolico, ma che vado indifferentemente di qua’ e di la’ :-)) in chiesa per la funzione religiosa, le ultime offerte ed il rendiconto dell’annata, poi il ricavato è stato consegnato ufficialmente al presidente dei responsabili di tutte le scuole confessionali del regno (che guardacaso è un prete wesleyano pure lui), che ha anche officiato il servizio religioso. Ad un certo punto il coreano (o quel che è) ha fatto la sua cazzata quotidiana: mentre la gente inginocchiata (faccia allo schienale del pancone) pregava, si è messo a fare fotografie, nessuno ha detto o fatto nulla, io pero’ l’avrei preso volentieri a calci nel culo.

Poi la pappatoria: partecipava tutto il villaggio e gli ospiti (non ho visto il coreano, forse era fuori, forse non l’ho visto io, o forse proprio non c’era più :-)), un centinaio di persone all’interno, nella stessa hall ove avevamo tenuto il fai kava, gli altri all’esterno, chi sul prato, chi sotto le verande delle case circostanti. C’è da dire che già verso la fine del fai kava, erano arrivate le prime tavole già pronte ed imbandite. I cibi sono stati preparati un po’ da tutti, ciascuno a casa propria, poi i camions hanno fatto i vari giri, ciascuno con 2 tavole vuote, le vivande raccolte di qua’ e di la’ e stivate sulle tavole, che, quando colme, sono state portate alla hall e scaricate (ci vogliono 6/8 uomini per scaricare un tavolo pieno). Ciascuna tavola è lunga circa 3 metri e larga 1, non ha gambe, è solo una piattaforma di legno con un bordo alto circa 15 cm, come a formare un grosso catino rettangolare, il catino viene letteralmente riempito colmo di cibi: ai bordi vengono stivati grossi pezzi di yam o di kape, per alzare il bordo fino a circa 25 cm, poi, dentro, tutto il resto, il mucchio di roba, l centro, supera il mezzo metro. Le tavole accostate, una di seguito all’altra, in 3 lunghe tavolate, poi sopra tutto ciò vengono aggiunte le leccornie: i maiali arrostiti interi (non porchette, maiali adulti), la frutta tagliata all’ultimo momento, i dolci, più tutta la roba portata con i cesti dai singoli. I gelati sono stati serviti solo alla fine :-).

I commensali seduti i due lati della tavolata, uno ogni mt circa (occorre spazio per stare seduti a gambe incrociate). C’è da dire che quando mi sono sentito pieno ho dichiarato forfait, ma dopo una decina di minuti ho ricominciato con una seconda tornata. Alla fine, pur avendo mangiato di tutto a crepapelle, unico segno visibile, nel mucchio davanti a me, ad indicare che li’ qualcuno aveva già mangiato, era un kapè, incominciato e non finito (il kapè è un mezzo tronco di circa 30 cm di diametro, lungo 50 o 60 cm, arrostito nell’umu, di sapore a meta tra il pane dolce e le patate), il maiale non l’ho nemmeno toccato (non la mia "parte" di maiale, il MIO maiale: ne avevo uno tutto per me)

Tutto quel ben di Dio è stato in minima parte consumato li’, il resto, nel pomeriggio, è stato diviso tra le varie famiglie, in ciascuna poi, una parte verrà consumata in serata, una parte domani, ed il resto distribuito ai related non residenti ad Holopeka.

Verso le 4 del pomeriggio tutti a casa, per fortuna mi hanno accompagnato con la macchina: tra la mattina ed il pranzo, oggi sono stato seduto a gambe incrociate oltre 5 ore, e le ossa del bacino e delle ginocchia avevano (ed hanno ancora) qualche protesta da dire al riguardo; la pancia riempita in quel modo, poi, certamente non è che inviti molto a camminare.

 

29 Settembre 97

 

Oggi, verso mezzogiorno stavo dormicchiando sull’amaca, ed ho ricevuto la visita della "fidanzata" + la madre e la zia: c’era bassa marea e stavano pescando molluschi sul reef, poi sono passate qui’ davanti e, vedendo la porta aperta, mi hanno chiamato (sempre stando con i piedi mollo sul reef :-)), cosi’ le ho raggiunte ed ho scambiato 4 parole, poi se ne sono andate, ma la cosa più interessante è successa dopo un’oretta, stavo parlando con Seletute quando Lotolua (la figlia) le ha riferito che le tre donne sono passate qui’ davanti apposta a chiamarmi, cosi’ il discorso è caduto su di loro (ragazza + madre e zia che passano a salutare un sigle, da queste parti, ha un solo significato). A sentire Seletute si tratta di un’ottima famiglia, lavoratori e non pigri :-), pero’ fare molta attenzione a mettersi in affari con loro, perché hanno già’ intrapreso 3 o 4 attività diverse senza chiedere le necessarie licenze (e pagare le relative tasse), cosi’ sono stati obbligati, ogni volta, a chiudere baracca :-).

Poi il discorso è caduto sulla mia situazione qui’ (chissà perché), e Seletute prima ha detto che la casa ove sto’ ora va benissimo per un’ospite temporaneo, ma non per uno che voglia stabilirsi qui e magari mettere su famiglia, inoltre mi costa 350$ al mese, poi la sorpresa: posso prendermi un pezzo di terra, ora a prato, e costruirmi una mia casa, all’inizio sarà’ solo un falè polinesiano (costo 0), poi a mio piacere costruire qualcosa di più stabile e confortevole.

Ci sarà, oltre l’abitazione, un secondo falè per la "cucina". I pasti posso prepararmeli da solo (se non trovo qualcuno che lo fa’ per me :-)), oppure venire a mangiare qui’, servizio lavanderia fornito dalla famiglia, per le pulizie della casa, quando necessario, ci penserà Lisia (come se, povera donna, non ne avesse già più che abbastanza, pero’ lei si è dichiarata contenta di occuparsene), anche questo gratis: Lisia è già pagata ed è sulle spese dell’albergo. A mio carico solo la luce elettrica ed eventuale telefono. Per i pasti qui’, e l’affitto della casa ove sto’ ora non devo più preoccuparmi se dovessi rimanere scarso di soldi: se ci sono bene, altrimenti bene lo stesso. Insomma un’adozione in piena regola. Ho detto solo "malo’ aupito" (tante grazie), lei e Lotolua hanno detto "io" e questo ha siglato l’accordo.

 

30 Settembre 97

 

Ho appena finito di parlare con 2 ing. della Telecom locale, mi hanno confermato che a dicembre sarà operativo il nuovo sistema telefonico. Nelle prossime 3 settimane, arriveranno qui’ maestranze specializzate dal Giappone(qui’ finalmente hanno avuto il buonsenso di buttare a mare Cable & Wireless) per installare le apparecchiature e fare le prove tecniche, subito dopo andranno alle Vava’u, poi le 2 stazioni alle Niua, (la stazione di Tongatapu è già funzionante), quindi il sistema dovrebbe essere operativo: 12 settimane da oggi :-).

Il tutto, sempre SE riesco mettere le mani su una linea telefonica abilitata alle chiamate oltremare, perché per ora, qui’, il sistema è questo: i telefoni sono normalmente abilitati soltanto alle chiamate nazionali, se uno vuole essere abilitato anche per l’estero deve chiedere una linea particolare ed assicurare (e pagare) un certo traffico minimo stabilito, oppure, se vuole telefonare deve andare alla Telecom locale e chiamare da li’; pero’ di tali linee particolari, per ora, non ce n’è nessuna disponibile. Spero che col nuovo sistema (nuove centrali che lavorano su satellite) non ci sia più tale limite imposto da quei pezzenti di inglesi della C&W. Se sarà cosi’, ai primi di gennaio riesumerò il modem ed il buon vecchio Frontdoor, e potrò avere nuovamente l’uso della matrix, e perché no, forse un’echo area (Sergio preparati spiritualmente, saprotti dire), avrò dei links una volta settimana. Chiedo a tutti un unica cosa: abbiate pieta’ della mia bolletta telefonica e scrivete il minimo necessario, inoltre, prima di chiedere news, leggetevi il diario, anche i capitoli precedenti. A Sergio chiedo qui subito: se ci sono dei matrix troppo corposi diretti a me, ebbene cancellare senza pietà, il mittente provvederà a riformulare il mex in modo meno verboso, se ci tiene a che passi.

Se qualcuno sarà interessato a fare una vacanza da queste parti, bene, si faccia vivo: posso organizzare qualcosa, non granché perché non sono (nè voglio essere) un Tour Operator (qui’ non ce n’è manco uno: non esiste Alpitour, tutti turisti "fai da te"), ma vale sempre il vecchio detto "Piuttosto che niente, meglio piuttosto". Non aspettatevi niente di particolare, non ci sono cinema o teatri, niente dancings o discoteche, non ci sono nemmeno bar (pero’ c’è comunque dell’ottima birra, niente vino, c’è una pizzeria gestita da un’americana che aveva un ristorante in Messico: pizza buonina), si fa vita semplice e quieta, aria sana, cibo buono ed abbondante, sole, spiagge, mare, snorkeling, sub per gli appassionati, il fronte del reef, sott’acqua è un immenso giardino, pesci di ogni genere e via discorrendo; per i soli maschietti, se vogliono, c’è la kava (ma qui’ siamo a Lifuka, non nelle isole e le vecchie tradizioni, qui’, sono in parte perdute )-: ), ma nient’altro. Le prenotazioni sono aperte: la spesa maggiore è il viaggio aereo: Air New Zealand, andata e ritorno 2.400.000 a persona.

 

3 Ottobre 97

 

Stamane, a Pangai, Sailosi mi ha invitato per domani, ad un nuovo viaggio per mare, andremo Kauvai (sulle mappe è erroneamente segnata Ha’ano, ma quello è il nome di uno dei 4 villaggi, forse a suo tempo era il più grosso, ora nemmeno quello), saremo di ritorno in serata. Scopo del viaggio è di portare li’ l’High Commissioner (=Ambasciatore Residente) Australiano, tale Andrew Mullin, e fargli vedere la fine dei lavori di costruzione del recinto di protezione attorno al villaggio (serve a tenere dentro i maiali ed altri animali, per evitare che vadano in giro per le piantagioni a fare danni). I lavori sono finanziati con uno dei tanti progetti di aiuto, dal Governo Australiano. Molto probabilmente ci saranno anche altre autorità, quasi di sicuro qualcuno della "Tongan Developement Bank" attraverso la quale vengono erogati i fondi qualcuno del Ministero del lavoro, e, credo, il Governatore ff delle Ha’apai. Se ci sarà il momento e l’occasione propizia, vedrò di vendere la mia idea di aprire una scuola di computer qui’ a Pangai, all’High Commissioner, si sa mai cosa può succedere: "se va’, ha le gambe!"

Quand’ho detto che domani sono in giro con tal tipo di gente, qui’ mi hanno guardato con tanto d’occhi: non è molto comune che uno vada per diporto in compagnia con gli ambasciatori residenti; Lisia-si ha lasciato cadere per terra quello che aveva in mano, Seletute ha chiesto come ho fatto ad avere l’invito :-).

 

4 Ottobre 97

 

Stamattina sveglia presto, alle 9 ero gia’ a Pangai, per poi scoprire che la partenza era stata ritardata a mezzogiorno, cosi’ me ne sono tornato casa a dormire :-9. Comunque siamo poi partiti quasi in orario, solo le 12.10.. C’era parecchia gente, una quindicina +o- (oltre all’equipaggio). L’ambasciatore con moglie (una fijiana, da giovane dev’essere stata una bellezza) ed il figlio circa diciassettenne. Poi Sione Mone (Segretario del governatore, quello vero non il ff), quello che era venuto a suo tempo al Niu Akalo e che cantava "O sole mio", un altro tongano che ho già visto qui’ attorno, anche lui governativo, Sailosi, io, Jim (sicurezza per l’ambasciatore) con sua moglie, una donna come interprete ufficiale, un paio di funzionari (donne) della banca e 3 o 4 donne che non ho capito chi o cosa rappresentassero, una, di sicuro, è delle PPTT, poi un fotografo ed un nipote di Sailosi.

Il viaggio è durato circa un’ora, poi, dopo lo sbarco, un giro per vedere la recinzione: una cordonata di mattoni e cemento più una rete metallica alta circa 1.40 mt sostenuta da paletti di ferro più una linea di filo spinato sopra, con cancelli sulle varie strade, in tutto circa 600 mt di recinzione. In un punto la rete faceva una grossa pancia, qualcuno ha chiesto come mai, e la spiegazione (roba da mirror climbing) è stata: all’inizio, avevano costruito poco più di una ventina di mt, qualcuno ha avanzato dubbi circa la consistenza della difesa, cosi’ hanno preso il maiale più grosso che avevano e l’hanno aizzato e lanciato contro la rete, che ha retto benissimo, ma è rimasta storta. L’ambasciatore sembrava parecchio scazzato di dover andare (lui ambasciatore) a vedere una rete metallica in un villaggio pulcioso in un’isoletta in mezzo all’oceano.

Dopo il giro d’ispezione tutti a tavola, c’era al solito parecchia roba, anche se non l’esagerazione di Holopeka. Stavolta sono stato bravo, sono riuscito a stare tutto il tempo seduto e senza dolori :-). L’ambasciatore ed il figlio, invece, non sono stati altrettanto in gamba :-). Comunque, come al solito, mentre tutti mangiavano, qualcuno si alzava e faceva il suo discorsetto, quando è toccato Sailosi, oltre ad altre cose, ha pure detto che in futuro, se avranno dei maiali grossi, di non rischiare una cosi’ bella recinzione, ma di mandare i maiali a Pangai, che ci penseremo noi. Subito dopo, a sorpresa, mi sono alzato pure io a dire la mia, ho detto che a prima vista, per un forestiero, una rete sembra nulla, ma che può significare fame o abbondanza per parecchie famiglie, e che anche una cosa cosi’ semplice come una recinzione in effetti è un dono immenso che un popolo amico fa ad un altro. Ho aggiunto di non dare retta a Sailosi, e non aspettare che i maiali diventino grossi e pericolosi, ma di mangiarli prima, e che, se per quello necessiteranno di aiuto, di farcelo sapere, che saremo lieti di raccogliere un gruppo di volontari ed organizzare una spedizione di soccorso. Già’ prima ghignavano tutti come matti quando Sailosi aveva detto di mandarli a Pangai, quando poi io ho parlato della spedizione di soccorso (e l’interprete traduceva in tongano) è scoppiato un mezzo finimondo. Comunque sia, ho notato che quello che avevo detto circa la rete ha fatto riflettere il buon Andrew, e quando alla fine ha parlato lui, se anche era ancora scazzato, perlomeno non l’ha più dato a vedere.

Dopo la pappatoria, un cestone (era portato da 2 uomini) di cibi vari, dono all’ambasciatore, quindi quasi tutti si sono imbarcati, io ho preferito andare a piedi fino all’altro villaggio in programma, circa 2 km di distanza, con me, a piedi, Sailosi (oramai ci chiamano i gemelli), Sione Mone, la moglie di Jim ed il nipote di Sailosi. A Kaivau, oltre alle piantagioni, c’è anche parecchio bosco allo stato naturale, inoltre c’è una serie di colture sperimentali del Ministero dell’Agricoltura, ho visto anche del mais (striminzito, purtroppo).

A Ha’ano c’è una grande hall, costruita coi fondi australiani (mai ispezionata prima), cosicché ci siamo fermati li’: altri discorsi di ringraziamento (nonché lista delle ulteriori necessita :-)), comunque l’ambasciatore ha detto che l’Australia, qui’ alle Tonga, è impegnata solo per le Ha’apai, e che oltre a progetti grossi (stanno rifacendo tutto il porto di Pangai, oramai è quasi finito), hanno anche una lunga serie di progetti minori, e che lui, per quanto gli è possibile, preferisce per ora spendere i (purtroppo pochi) soldi che ha a disposizione per l’acqua potabile (in effetti, almeno 1/3 delle raintank che ho visto, sia Lifuka, sia in giro per le isole, hanno la scritta "Donated by Australia", le date variano, dall’89 al 97 e sono tutte tanks grosse, da 20 o 30 mila litri: un villaggio alla volta, le varie famiglie interessate si mettono in lista, la lista viene approvata e le tanks costruite ed installate, poi il costruttore manda il conto all’Ambasciata Australiana che provvede al saldo. A Kauvai ho visto 3 villaggi su 4, e in nessuno ho visto le classiche raintanks di cemento, cilindriche (evidentemente il programma australiano deve ancora passare di la’), solo cisterne di fortuna. Nel secondo villaggio (piccolo, forse 100 abitanti) addirittura niente cisterne: hanno scavato un piccolo bacino di raccolta, come una parabola, profondo al centro un paio di metri e circa 15 di diametro, nel mezzo una cisterna sotterranea ed un pozzo. Quando piove l’acqua raccolta nel bacino viene filtrata dallo strato superficiale di terra e finisce nella cisterna, poi la tirano su dal pozzo coi secchi.

Anche a Ha’ano doni all’ambasciatore, 3 grossi cesti di cibarie, e, a sorpresa, una donna ha regalato prima una bellissima stuoia (quello che qui’ è un letto), e poi un’altra, circa 6x4 mt (da pavimento) alla moglie dell’ambasciatore. Ho visto che guardavano indecisi anche dalla mia parte (mi ero seduto defilato proprio per evitare situazioni imbarazzanti), poi il town officer ha scambiato 2 parole con Simone Mone, ed ha fatto segno di no, cosi’ si sono tranquillizzati.

Ho avuto modo di parlare con la moglie dell’ambasciatore, saputo del mio (ex) mestiere, ha voluto sapere se fossi disponibile, quando avranno nuovamente problemi coi computers dell’ambasciata, ad andare a Nuku’alofa a vedere di sistemare le cose (ora, quando succede, deve venire qualcuno dall’Australia), ovviamente ho detto che, se ne avranno necessita, sarò lieto di dare una mano, le ho poi accennato alla mia idea di insegnare qualcosa, riguardo ai computers, ai ragazzi dell’ultimo anno nei 2 colleges di Pangai, il tutto come "volunteer", ne è sembrata colpita.

Poi l’imbarco, un’altra oretta di navigazione (tempo ottimo, mare calmo) e rientro a Pangai. Dei doni ricevuti si sono tenute solo le 2 stuoie, i 4 cestoni di viveri (già cotti, pronti da mangiare) sono stati lasciati li’, con istruzioni di distribuirli, oggi e domani, a chiunque ne avesse bisogno.

 

6 Ottobre 97

 

Voglio scrivere ora, e non correggerò alcunché, domani o dopo, anche

se dovessi accorgermi che in effetti avrò scritto delle solenni cazzate: oggi è stato il 50esimo compleanno di Puluno ed abbiamo festeggiato, soltanto pochi amici: Sione Mone, io, uno che non conoscevo prima e sua moglie, e, più tardi, Willy (il padre adottivo di Puluno) ed un altro che avevo già visto (Peter),

La serata è iniziata verso le 5 del pomeriggio, con barbecue ed una quantità di birra, poi il rhum e la coca-cola, e, dopo un lauto pasto a base di gallina, costine di maiale arrostite e breadfruit, canzoni e scherzi. Mi sento benissimo, forse un po’ troppo euforico: qui’ le lattine di birra sono marcate 355 ml (e non 333 o 330 o peggio ancora 300 o 250), e le bottiglie da "litro" di rhum "pesano" 1.250 ml (e non 0.90 come nei paesi "civilizzati" :-(). Ho scoperto che per il brindisi, qui’, si die "ofa atu" che, guardacaso, è la stessa cosa che si dice ad una donna quando le si vuol dire "Io ti amo": non c’è alcuna differenza: sempre "ofa atu".

Ora, sono quasi le 11, la serata è finita, ognuno se n’è andato a casa, da domani, Puluno, anziché tangata (uomo) avrà diritto ad essere chiamato tangata eiki (uomo anziano), ma non farà alcuna differenza. Gli ho augurato altri 50 anni di vita felice, lui ne ha chiesti 80 ed io sono stato lieto di acconsentire. Mi sento veramente bene e sono felice (forse solo sbronzo).

 

14 Ottobre 97

 

È un po’ che non scrivevo nulla, poche news da riferire. Oggi avrei avuto (se l’avessi preso) l’ultimo possibile volo di rientro con i miei biglietti (c’è un solo volo a settimana, il martedì), ed i miei biglietti scadono il 19 ottobre.. :-); il visto non è ancora arrivato, ma le news da Nuku’alofa (di oggi) sono "All OK, don’t worry".

Le stramaledette banche e quei cazzoni di bancari che tirano la fiacca: il 29 scorso ho richiesto fondi via fax, e, naturalmente, non sono ancora arrivati (alla mia banca a Milano avevano detto che in 48 ore potevano farmi avere i soldini), la volta scorsa ci sono voluti 6 giorni, stavolta sono già 15, e ce ne vorranno altri 5 o 6: sono decisamente troppi; dovrebbero castrare il tizio che ha messo il mio trasferimento di fondi in un cassetto e se n’è scordato, poi appendere alla porta del suo ufficio i suoi ex gioielli, come monito per i suoi colleghi, e farlo poi cantare gli inni natalizi con la sua nuova voce bianca (se è una tizia, cucirgliela!).

Per ora, per le sigarette e quant’altro mi fanno credito, e, visto che i soldi nel frattempo erano proprio finiti, ho dovuto farmi prestare 10 $ per chiamare casa e mandare qualcuno a far tracciare e sollecitare l’operazione. Con Telanisi, avrei dovuto andare a Nuku’alofa e starci una settimana (ospite a spalla), poi avremmo dovuto andare, un’altra settimana, in un’isola che è proprietà personale del Re, ma c’è comunque un villaggio di 150 persone, gente che ci vive e ci lavora (Telanisi è l’amministratore del Re per le Ha’apai), anche li’ sarei stato ospite, invece, niente soldi per la nave e quindi niente viaggio. Lo scherzone da prete delle banche, oltre alle 2 settimane di mancato divertimento, mi costa quasi 400$ in puro denaro (anziché gradito ospite di qualcuno sono cliente dell’albergo e devo pagare il conto).

Per la casa, avevo deciso di costruirla in pietra e legno: i muri perimetrali in pietre a giorno, fino all’altezza del davanzale delle finestre, in legno la parte superiore. Avevo anche ‘pensato di fare una raintank sotterranea, profonda 1.5 mt sotto tutta la casa (circa 70 m quadri, in pianta). Ho già fatto il progetto di massima: soggiorno, cucina, bagno e 2 stanze da letto, più una bella veranda, costo preventivato dell’opera completa (casa robusta, servizi di tipo europeo) dai 3 ai 4 mila T$ (4.5/6 milioni di lire). Stasera, pero’, verso le 10, qui’ c’è stato un bel terremoto ondulatorio, è durato un buon paio di minuti e stato molto forte, qui ballava tutto (ho avuto modo di apprezzare l’elasticità del legno), per cui ho deciso di cambiare il progetto: anziché pietre naturali, probabilmente i muri perimetrali saranno in mattoni (blocchi di calcestruzzo) fino a circa 1 m di altezza, ed i fori dei blocchi (uno ogni 2) saranno cementati ed armati :-), la parte superiore resta in legno come previsto. La raintank non sarà più sotterranea, ma una delle solite cilindriche da 22.000 litri (magari forse riesco a farmela finanziare dagli australiani).

Ho già individuato il posto ove costruire: un rettangolo (attualmente a prato, piantumato a cocchi, uno ogni circa 10 mt) grossomodo 300 mq, ad una quindicina di mt dalla spiaggia (meglio pensare anche alla cattiva stagione ed al mare durante i cicloni). A circa 6/7 mt dalla futura casa ho il punto di allaccio per l’acqua potabile (finchè non ho la mia tank), ed a quella non potabile per i servizi, e per gli scarichi nelle biologiche, ho già l’OK di Seletute e di Puluno. L’accesso dalla strada maestra è per una ventina di mt su strada bianca (quella che ora serve l’albergo), poi continua sul "mio", posso ovviamente recintarmi. In tutto devo abbattere soltanto un cocco ed un pezzo dell’attuale siepe di recinzione, quasi nessun lavoro di sterro. Probabilmente mi piglierò’ anche un pezzetto di piantagione (ora non coltivata, solo cocchi ed erbacce) da adibire ad orto. Appena mi arriva il visto e la residenza vedrò di riscuotere qualche credito di favori: trovare qualcuno del Work Ministery da incaricare come direttore dei lavori, fargli revisionare il progetto, poi trovare il costruttore, quindi il via ai lavori, considerando anche i tempi di attesa per il cemento armato, dovrei avere la casa finita in circa ¾ mesi, forse meno.

Onde evitare "problemi" futuri, prima di iniziare, vedrò di invitare Sailosi ed Asa, per illustrare loro il progetto (Seletute presente), sarà mia cura di ammaestrarli a dovere con le domande da fare, in modo da avere un paio di testimoni più che attendibili circa il fatto che la casa è MIA e che l’uso del terreno per tale casa è "No money, no pay": di Seletute mi fido, pero’ è sempre meglio avere anche la cintura di sicurezza.

Parlando di cicloni: settimana scorsa c’è stato il primo ciclone della stagione (un po’ in anticipo, a dire il vero): nome del ciclone Lucy, veniva da Sudest ed è passato sopra le Fiji, è durato 4 o 5 giorni ed ora si sta esaurendo; qui’ alle Tonga si sono sentiti solo gli effetti marginali (vento sui 25/30 nodi ed un po’ di pioggia), ma ho sentito dalla radio che nell’area ove il fenomeno è stato più marcato, tiravano venti ad oltre 120 nodi (circa 200 km/ora).

 

15 Ottobre 97

 

Ho appena rifiutato di andare ad una "festa": anche i cattolici sono in giro a chiedere fondi, pero’, rispetto agli altri, questi usano un sistema diverso, non chiedono un’offerta, bensì hanno diviso i fedeli in 4 o 5 gruppi ed hanno assegnato, a ciascun gruppo, un target da raggiungere. Il gruppo di Seletute, circa un centinaio di persone, è quotato per 9000 T$ l’anno, da raccogliere e versare il 15 ottobre (circa 13.5 milioni), non so quale target sia stato assegnato agli altri gruppi. Questi soldi non servono per la scuola, ma sono lo stipendio del prete, della monaca e le spese per la chiesa. Non gli ho dato una beata mazza di nulla, principalmente perché non essendo arrivati i fondi, non ho nulla da dare (forse, quando arriveranno, gli darò 5$, e forse manco quelli), ma anche perché non mi piace per niente il sistema di tassare in tal modo la gente, poi qualcuno dovrebbe spiegare ben bene a chi di dovere, che dire messa una volta a settimana dovrebbe essere un’opera di vocazione e non un lavoro per cui essere retribuiti (qui’) 30 o 40 mila $ l’anno e che esistono anche i preti lavoratori, certo, qui’ non ci sono fabbriche, pero’ la chiesa è proprietaria di parecchie piantagioni, si tratterebbe, dopotutto, solo di lavorare la propria terra. Aggiungo che la cosiddetta "festa" la tengono alle 3.30 del pomeriggio, non so proprio che festa possano fare. Anche i cattolici tengono il fai kava, alla domenica dopo la messa, ma nessuno ha mai pensato di invitarmi: niente kava = niente festa (e niente dollari (-: ).

 

19 Ottobre 97

 

Finalmente sono arrivati i soldini.. 20 giorni per un trasferimento di fondi che richiede, a farla grande, forse 20 minuti in tutto. La causa del ritardo è da imputare ad un maledetto pirla dell’ufficio cambi internazionale della mia banca in Italia (per decenza non citerò la banca per nome). Il bigolo ha ricevuto, il 3 di ottobre, un mex dalla banca di New York che diceva più o meno "La Chase Mnhattan Bank ci ha rimandato indietro i soldi perché non sono in grado di eseguire le Vs "Sta’ bene instructions", Vogliate darci ulteriori istruzioni, in attesa terremo noi per una settimana i fondi, poi in mancanza di Vs istruzioni in merito, ve li rimanderemo indietro"; e che ha fatto il pisquano? NULLA, non ha nemmeno avvisato dell’empasse la filiale che aveva richiesto il trasferimento, ha deciso, in modo del tutto utonomo, che era meglio che fossi io da qui’ a lamentarmi del mancato arrivo con me stesso in Italia e che dovessi, sempre io, andare alla mia agenzia a chiedere lumi. Il problema, alla fin fine, era dovuto al fatto che una delle varie banche citate per il trasferimento, essendo stata assorbita dalla Chese Manhattan, non esisteva più. Un tizio cosi’ bisognerebbe appenderlo, con una lenza sottile, per le balle, finchè, maturo, non cada lasciando il picciuolo appeso all’albero.

Ho approfittato dell’arrivo per pagare qualche debito contratto in questo periodo :-).

 

29 Ottobre 97

 

Da circa una settimana è ospite del Niu Akalo, Saki, una ragazza giapponese di Osaka, sui 25 anni +o-. Giorni fa’ voleva fare un giro in bicicletta per vedere un po’ l’isola, ma aveva piovuto da poco, cosi’, causa fango, abbiamo rinunciato, poi, per caso, abbiamo incontrato Telanisi ed ho chiesto a lui di portarci un po’ in giro.. cosa che ha fatto (sembrava volentieri). Ha pure invitato Saki, per la domenica, a pranzo da loro, lei ne ha approfittato, poi, per conoscere un po’ di gente: è interessata ai loro lavori di piccolo artigianato, cosi’ ha voluto imparare come battono la tapa, come fanno le stuoie ed altre cose del genere, e Telnisi le ha trovato, via via, le varie "insegnanti".

Ieri, per il mio giro quotidiano in città, visto che Saki non aveva altri impegni, ci siamo andati assieme. Ho fatto visita anche a Sailosi, e qui’ prima sorpresa: per il pomeriggio avevano in programma un viaggio, con la vedetta, ad ‘Uiha, cosi ci siamo aggregati pure noi:

Solo Black e 2 poliziotti di equipaggio, un commesso del tribunale (sospetto che avesse anche un warrant in bianco, già firmato, se se ne fosse presentata la necessità). Un’oretta di navigazione, poi siamo sbarcati (ad ‘Uhia c’è pure un molo, non serve il Caronte). Avevamo circa un’ora per vedere il villaggio, poi era previsto il rientro, solo che dopo un’ora, all’imbarco, non c’era nessuno, cosi’ dopo un’altra mezz’ora, siamo andati a cercarli: erano tutti belli e tranquilli, nel locale club, a cantare e bere kava!!. Al nostro ingresso mi hanno invitato bere con loro, non avevano la tou’a, cosi’, parecchio’ per scherzo e molto poco sul serio, hanno chiesto a Saki di fare la tou’a per loro, e lei, senza sapere cosa comportasse, ha accettato, lasciandoli tutti spiazzati. Le ho spiegato, in 4 parole cosa dovesse fare, ed è stata anche brava, ha imparato subito. Già dopo una mezz’ora, pero’, la voce si era sparsa: una tou’a giapponese, mai successo prima di ieri, almeno qui’ alle Ha’apai, che la tou’a non fosse una tongana, cosi’ ha cominciato ad arrivare gente, anche dagli altri villaggi. è stato parecchio interessante, erano tutti contenti come pasque, ci hanno anche proposto di restare li’, ospiti, per la nottata, Black si è offerto di trovare lui, per l’indomani, un mezzo per venire a prelevarci, purtroppo pero’ non è stato possibile accettare, Saki era attesa qui’ a Pangai poco dopo le 18, cosi’, molto a malincuore, alle 5.40 ce ne siamo andati. Black ha spremuto i motori fino all’ultimo cavallo, siamo addirittura entrati in porto a Pangai in piena velocità, con un indietro tutta all’ultimo momento per fermare la barca prima del molo, tra’ lo smadonnamento generale di pescatori e gente degli yachts ;-), 29 minuti, un record.

Ieri sera sono andato al club di Holopeka, li’ sapevano gia’ tutto: mi hanno chiesto info sul fai kava del pomeriggio, ed addirittura se fossi stato disposto a portare anche li’ da loro, la tou’a giapponese :-) (che pero’ non ci andrà: Saki dovrebbe partire stasera o domani sera, dipende dal mare, con il ferry, per Nuku’alofa).

Il town officer, a ‘Uhia, mi ha invitato ad andare ospite li’ da loro per qualche tempo, cosi’ ho deciso che tra qualche giorno me ne andrò per 2 o 3 settimane, di nuovo in giro per le isole. Prevedo qualche giorno Ha’afeva per organizzare il tour (spero che Feke mi dia una mano trovare i barcaioli e spargere la voce), poi una settimana a Kotu, una a O’ua, ed al rientro un’altra a ‘Uhia, magari, poi, se ci saranno le condizioni, anche qualcosa da qualche altra parte, stavolta, pero’ dovrò portarmi dietro qualcosa da regalargli in cambio dell’ospitalità. Per Kotu, ho già deciso: un bel rotolo di corda di un centinaio di mt, per gli altri non ho idee, si vedrà.

 

2 Novembre 97

 

Oggi giorno dei morti (solo per i cattolici, i protestanti non hanno santi), stamattina mi sono preparato per andare in chiesa, e quando qui’ mi hanno visto andare mi hanno avvisato che oggi la messa sarebbe stata officiata alle 5 del pomeriggio al cimitero, ma ero oramai pronto, cosi’ ho detto che comunque sarei andato in chiesa, e quando hanno obbiettato che in chiesa non ci sarebbe stato nessuno, ho detto "fuck pico pico patele" (in tongano "faka pico pico" = pigro, "patele" = prete, cosi’ la mia risposta è stata un mix tra prete pigro e prete fottuto :-) ), ho aggiunto che qui’ ci sono almeno 20 chiese e che una vale l’altra, cosi’ me ne sono ito dai metodisti wesleyani, li’ ci ho trovato pure Asa, poi, durante la funzione religiosa c’è stato il battesimo del figlio di Pilla (il poliziotto che era con noi nel viaggio alle isole): l’ultimo nato dei suoi 9 figli :-). Dopo la funzione le sorprese: prima il governatore mi ha invitato a bere kava con alcuni di loro, e, dopo la kava, a un mega banchetto, simile a quello di Holopeka: oggi, qui’, si chiudeva la raccolta di fondi per le scuole (circa 150 famiglie, parecchie "ricche", hanno fatto su 54.000 T$), e quindi si doveva festeggiare. Non starò a descrivere le vivande, dirò solo che erano più che in abbondanza (il centrotavola sui 40 cm di altezza), e che, al solito, erano ottimi cibi. Certo, con le aragoste ci sarebbe stata bene anche la maionese, o anche soltanto un po’ di limone, stessa cosa con la polpa di granchio, magari anche 2 foglioline di prezzemolo tritato, ma bisogna ben considerare che siamo in un paese sottosviluppato del terzo mondo, e qualche sacrificio bisogna pur farlo :-). Anche stavolta, non ho nemmeno assaggiato il "mio" maiale (ma non era grosso: solo una porchetta, una quindicina di kg +o-). Qui’, le tavolate (almeno una buona meta’), anziché per terra, erano appoggiate a dei cavalletti, e c’erano pure sedie e panche per sedersi, unici altri palangi presenti (solo alla pappatoria: per loro niente kava) i 3 peace corps che insegnano al college dei metodisti.

Domenica prossima stessa festa a Hihifo (gia raccolti oltre 40.000 T$, circa 200 famiglie di wesleyani), e l’ultima domenica di novembre a Koulo (paese piccolo, poca gente, quasi tutti planters, ergo pochi soldini), non credo andrò a Hihifo, ma a Koulo si’, è un must: ho chiesto ad Asa di indicarmi una famiglia povera (ma non perché pigri), cosi’, quando chiameranno quelli, aggiungerò una trentina di T$ al loro magro raccolto: dovrebbe fare effetto.

 

3 Novembre 97

 

Oggi ho deciso che in attesa del visto, me ne andrò di nuovo in giro per le isole: con il ferry (o forse con qualche pescatore) fino ad Ha’afeva, li’ ci staro 2 o 3 giorni, giusto il tempo di organizzare trasporti e sistemazione: mi faro’ "consigliare" da Feke, poi una settimana a Kotu ed una a Tofua, e, se trovo un barcaiolo che mi ci porta, vedrò di fare pure una sortita di un paio di giorni e scalare Kao (vulcano, geologicamente classificato come attivo, ma senza attività’ percettibile da oltre un secolo) 1100 mt circa, isola completamente disabitata, magari mi faro’ accompagnare da uno "sherpa" di Tofua :-). Comunque, a Ha’afeva sarò ospite di Feke (o magari nuovamente di Luce), per Kotu ci penserà Feke a trovare la sistemazione adatta, anche se sono quasi certo che, sia li’ che Tofua, sarò ospite del relativo Town Officer: si tratta di 2 fratelli, uno vive su un’isola e l’altro sull’altra, entrambi, da parecchi anni, eletti T.O. dalle rispettive comunità. Quello di Kotu lo conosco personalmente, l’altro vedrò di farmelo presentare. Parecchia gente di Kotu lavora nelle piantagioni di kava di Tofua, e credo basti far passare la voce che c’è un palangi (non turista e neppure in business), ospite a casa del fratello, che vorrebbe conoscerlo per vederlo arrivare con la prima barca disponibile.

Altre news: ho deciso di non fare nulla con Tilla (la ragazza conosciuta al matrimonio tongano): troppo rischioso! 24 anni, in collegio dalle suore da quando aveva 7 anni, voleva farsi monaca pure lei, ma sembra non l’abbiano accettata, ora ha deciso per la vita civile, ma una tirata su’ dalle monache per oltre 15 anni e che fino ad ora nessun’altro ha voluto, anche se diversi hanno provato a conoscerla un po’ meglio, per poi scappare a gambe levate appena ci sono riusciti (fonte delle news: Lisia-si), non è che sia proprio quello che vado cercando, quindi meglio lasciarla nel suo brodo.

Da Nuku’alofa, circa il mio visto, ancora nessuna notizia: qui’ il consiglio dei ministri si riunisce una volta al mese, l’ultimo venerdì del mese, quindi dovrebbero aver deciso qualcosa venerdì scorso. Loleto è qui’ da sabato, partirà domattina, ne abbiamo parlato ma non ha niente da riferire, oltre al solito "don’t worry, it’s all OK".

Per la casa: ho picchettato l’area, bruciato le erbacce e la sterpaglia in quello che sarà il mio pezzo di piantagione, ma faro’ iniziare i lavori solo dopo che avrò il visto in mano (sempreché, nel mio viaggio alle isole non trovi qualcosa che mi faccia cambiare idea), unico guaio del ritardo è che molto probabilmente la casa non sarà finita prima di natale, e quindi in rischio per la stagione dei cicloni (gennaio e febbraio).

Magari, se le cose andranno in quel verso, ai primi di dicembre (o forse i primi di gennaio) me ne andrò di nuovo in giro per le isole: penso le Niua, uno o due mesi in ciascuna delle due (un sacco di tempo perché sono distanti e non ho intenzione di tornarci una seconda volta), sono a circa 400 km a nord da qui’, 19 ore di navigazione dalle Vava’u, pochissimo frequentate dai turisti e fuori dalle rotte degli yachts, una montagnosa, l’altra la caldera di un vulcano esploso con un lago in mezzo, come a Tofua, entrambe parecchio boscose, attività preminente della gente è l’agricoltura e la pesca dei granchi (li catturano sulle scogliere che circondano le isole, e sono parecchio grossi, vengono esportati alle Fiji ed alle American Samoa e pagati molto bene), starò via, probabilmente, fino all’arrivo della bella stagione. Viaggiare "ospitati" è difficile la prima volta (bisogna essere accompagnati o presentati da qualcuno conosciuto), la seconda è più semplice, poi, più si è conosciuti nella zona e più facile diventa. Alle Niua ho bisogno solo del primo aggancio, ma non dovrebbe essere molto difficile trovarlo, ci deve pur essere qualcuno, qui’, che ha dei parenti lassù.

Sabato scorso, uno di Lofanga (mai visto prima), mi ha fermato e tra una cosa e l’altra ha detto di andare anche da loro con la tou’a giapponese, foss’anche per una sola serata al club, che tutti, li, ci stanno aspettando. è rimasto parecchio deluso quando ha saputo che Saki è partita, pero’, tutto speranzoso, ha aggiunto: "may be, next time, an’other one?" :-).

Ultimamente, già in un paio di occasioni (e da persone diverse), sono stato "consigliato" di tornare a Nomuka (senza nessuna spiegazione sul perché), cosi’ ho chiesto a Sailosi se qualcuno dei suoi uomini laggiù, avesse riportato qualcosa: mi ha detto solo che lui, al mio posto, un giro a Nomuka lo farebbe sicuramente, anche solo qualche giorno, che posso andare col ferry per Nuku’alofa del giovedì e tornare con quello per Pangai del martedì "se proprio voglio tornare", per l’accomodation, ha aggiunto ghignando, se non dovessi trovare di meglio, di chiedere ad uno dei suoi 2 uomini. Gli ho chiesto +o- quando riteneva opportuno che ci andassi, e lui: "up to you, just go" e non ha voluto dire niente altro (con lui sono già in 3, lui, pero’, mi ha fatto anche il piano di viaggio :-)). Magari nel ritorno da Tofua, posso prendere il ferry a Ha’afeva (in questa stagione non ci sono barche piccole che affrontino quel braccio di oceano) e farci una capatina per vedere che succede, amenoché Feke non mi consigli pure lui di andarci: in tal caso prima Nomuka, poi si vedrà :-).

In un tratto di terreno confinante con la casa di Puluno, a Pangai, c’era una piccola piantagione di tabacco, attualmente è abbandonata, ci sono una quindicina di piante già adulte (ho preso una trentina di foglie da 4 di quelle e le ho messe ad essicare). Puluno ha detto che alla stagione giusta lasciano cadere i semi e dopo qualche tempo crescono un sacco di nuove pianticelle, come in un vivaio, ma dopo qualche tempo muoiono quasi tutte perché troppo fitte, cosi’, quando sarà il momento, andrò li’ a rifornirmi e ne trapianterò una cinquantina dietro casa. Ho già provato il tabacco locale, è ottimo, specialmente con la pipa, penso che quando la nuova feature sarà operativa la cifra attualmente in bilancio per le sigarette dovrebbe scendere vertiginosamente :-).

Da una rivista americana ho saputo che il governo Prodi è caduto (spero che cadendo si sia almeno rotto una gamba), perché il buon Bertinotti (come aveva sempre detto di voler fare) ha votato NO a qualcosa che non gli piaceva per niente, a prescindere che "si debba" o meno, "si deve" una sega! Dopotutto, le pensioni che si vogliono tagliare. non sono un "regalo" che il paese fa agli anziani, ma è la contropartita per quanto quelli hanno gia’ fatto (e pagato) per una vita. Personalmente mi sento derubato di 14 anni di pensione: quando io ho iniziato a pagare l’Inps, le regole del contratto erano: io pago per 35 anni, poi (seppure il minimo) sarò pagato finchè campo, ma dopo 34 anni di versamenti, qualcuno ha aggiunto al contratto la postilla che sarò pagato solo DOPO aver raggiunto i 65 anni di età, lasciandomi col culo scoperto per 14 anni. Poiché la vita media del maschio italiano è di 72 anni, col vecchio sistema potevo aspettarmi di pagare per 35 anni e riscuotere per 22, col nuovo sistema dovrei pagare per 50 e riscuotere per 7 (sempre che non cambino ulteriormente il limite, magari a 70 o 75, o che non inventino qualche altra troiata, cosa che Prodi voleva fare ma gli è andata buca), il chè costituisce, a mio vedere, solo una rapina, con dietro un decreto che la rende legale, e non frega niente se "non ci sono soldi": quando era il mio turno, io HO pagato, li avessi disponibili o meno, e mica trovo molto giusto che per una decina di anni, onde evitare di avere "disoccupati", l’Inps desse in giro "prepensionamenti" come caramelle a cani e porci: in quel modo qualcuno si è fottuto i MIEI 14 anni di pensione, faka Prodi e tutti quelli prima di lui.

 

8 Novembre 97

 

Ho preso ieri contatto con Feke ad Ha’afeva, ci penserà lui a farmi prelevare dal primo che avra’ occasione di venire con la barca qui’ a Pangai, e se non dovesse esserci nessuno prima, ci andrò col ferry (la Tau Tahi) giovedì notte. Quando l’ho pregato di trovarmi una accomodation presso qualche famiglia si è rifiutato: ha detto che dovrò accontentarmi di stare da loro, non sono ammessi rifiuti :-), ora ho l’imbarazzo di cosa regalargli, se almeno fumasse potrei regalargli un paio di pacchetti di tabacco, ma è esente da vizi, dovrò farmi venire qualche altra idea.

Per la mia visita a Tofua, ho l’incarico "ufficiale", da parte di Sailosi, di guardarmi in giro per vedere che per caso non ci siano in giro piante con le foglie simili a quelle dei pomodori :-), devo anche chiedere espressamente (eventualmente insistere) di visitare le isolette del lago interno alla caldera, dove ammara l’idrovolante (a dire di Sailosi, ultimamente, l’idro, fa’ troppi voli a Tofua).

Ieri sera sono andato alla "Pilolevu Hall" a vedere il "Concerto": uno spettacolo notevole, un pianista cieco alle tastiere ed una ragazza per la parte vocale, coreografie e danze polinesiane: c’erano ragazze nei costumi tradizionali dalle Fiji, Samoa, Vanuatu, New Caledonia, un gruppo da Thaiti e Polinesia francese, Cook Island, Hawai, Salomone, Nuova Guinea e da tutta l’area del sud Pacifico, oltre alle tongane, ovviamente. Spettacolo ottimo, le musiche ed i canti tutti di tipo tradizionale, ottima anche l’idea di presentare nello stesso spettacolo danze e costumi del tutto diversi tra loro: le hawiane nella hula e le Thaitiane che ti fanno ballare il seno (per l’occasione coperto) sono qualcosa di molto notevole, le 2 delle Cook Islands hanno ballato, in coppia con 2 "guerrieri" armati di spade (bastoni di legno con incastrate, sulla lama, grosse scaglie di madreperla acuminate), tiravano, saltando, sventolate spaventose, strano che alla fine non ci fossero feriti o morti.

Subito fuori dalla hall, all’entrata principale, sotto la veranda ed al fresco, direttamente di fronte al palco (nessuno in mezzo: tutti gli spettatori sui 2 lati della hall), una quindicina di persone sulle stuoie, con una boule di kava: ne conoscevo diversi, per cui, quando al mio arrivo mi hanno invitato ad unirmi a loro ci sono andato volentieri, dopo un po’ è arrivato il Governatore ff, lui si è seduto e quasi tutti se ne sono andati per formare un nuovo gruppo. Siamo rimasti in 7: quello che serviva la kava ed i 2 assistenti (personale "di servizio"), poi da una parte io ed il Governatore e dall’altra il direttore del Pilolevu College ed un vecchio (che pero’ non beveva); credo che sia stata, più o meno, la mia presentazione formale alla collettività secondo la Tongan way. La cosa strana è che nessuno sapeva che ci sarei andato (ho deciso all’ultimo momento), quindi, probabilmente, già da qualche giorno mi "aspettavano" nelle varie manifestazioni pubbliche per qualcosa del genere. Stamattina, come reazione, in giro per Pangai, diversi "Good morning sir" (o "sir Uatta") e "Malo ‘e lelei Uatta" ("Uatta" è il mio nome, la deformazione locale di Walter, cosi’ come Roland, il tedesco del Watersport, è diventato Lolani, ed Harry, il 70enne americano la cui moglie tongana ha messo al mondo un figlio la settimana scorsa è "Helli"), pero’ il "sir" non mi piace molto, preferivo prima. Per me, da ieri sera, il Governatore, è "sir David", per gli amici di vecchia data è "Davida", e per tutti gli altri "sir Governor" :-)

Oggi, parlando con Seletute, ho scoperto 2 cose:

1) Sia Sailosi (polizia) che Sione Mone (uff. governatore), verso meta’ giugno, le avevano telefonato, chiedendo ufficialmente infos sul mio conto, all’epoca avevo da poco ottenuto l’estensione a 6 mesi del visto come visitor.

2) Sia lei che Lotolua stanno facendo da "filtro", hanno già respinto alcune (sicuramente almeno 2, forse di più, non era il caso di indagare) mie "aspiranti mogli", perché, a detta loro, o non mi sarebbero piaciute ("too much fat"), o "non adatte" a me (cattiva famiglia, troppo pigra, buona solo per la notte, etc. etc.). Questo spiega un po’ anche l’incazzatura di Lotolua (povera crista, credo che nessun uomo l’abbia mai guardata, non dico 2 volte, ma nemmeno una), al mio rientro dalle isole, trascorsa la settimana di "pensamento", Seletute mi aveva chiesto cosa Lucy avesse deciso, e quando avevo detto che non avevo avuto alcuna notizia, ne positiva ne negativa, Lotolua era esplosa in una serie di invettive, piuttosto colorite, un po’ in inglese e parecchio in tongano, circa "quella li’, cosa crede di essere, un palangi cosi’, che diavolo vuole di più", e via discorrendo; tutti i presenti ridevano a crepapelle, e più quelli ridevano più lei si incazzava; Talo, Puluno e Seletute, tra le risate, traducevano, qui’ e la’, le parti più interessanti. Alla fine voleva telefonare ad Ha’afeva, chiedere all’operatore di chiamare la ragazza del palangi e dirle una sola parola (la traduzione, fatta da Seletute, è stata, più o meno "vai al cesso e guardati dentro al buco", che, considerando come sono fatti i cessi tongani, credo sia parecchio più pesante del nostro "stronza"), Puluno aveva fatto parecchia fatica a convincerla a soprassedere e calmarla :-).


 
 
 
 
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